Missioni Consolata - Giugno 2006

KENYA TAN7ANIA Mercoledi 2 agosto Venerdì 18 agosto Mercoledi 2 agosto Venerdì 18 agosto 2006 Non è un viaggio turistico. È un'occasione che ti porta nel cuore della cultura di numerosi popoli africani. È anche una forte esperienza missionaria, che apre vasti orizzonti ed edùca alla mondialità, alla fraternità e alla solidarietà evangelica. Per informazioni: padre Adolfo De Col Corso Ferrucci 14 - 10138 Ti>rino ! tel. 011/4.400.444 - fax 011/4.400.459 E-mail: adolfo.decol@consolata.net

<<FORGIARE LE LANCE IN FALCI E LE SPADE IN VOMERI>> L ostillicidio delle notizie edelle immagini televisive dei militari italiani caduti in Afghanistan ed in Iraq, hanno riempito i notiziari radiotelevisivi ed i giornali di questi giorni. I volti dei familiari, le lacrime strazianti delle persone care che accolgono i loro morti, il vecchio presidente che appoggia le mani sulle bare coperte dal tricolore, non possono lasciarci indifferenti. Di fronte alla morte ci si raccoglie in silenzio ed in preghiera. Con la mente riandiamo ad altre scene simili awenute in un recente passato, con altri giovani riportati acasa nelle bare coperte dal tricolore; ementre aogni morte subentra quasi un sentimento di assuefazione, non possiamo fare ameno di interrogarci sul perché di queste morti. Nel Discorso della Montagna (Matteo cap. S) vengono chiamati beati coloro che costruiscono la pace, perché come dice il testo, saranno chiamati figli di Dio. Costruire la pace, quindi, èvivere la figliolanza del Padre; operare per costruire la fraternità degli uomini èmolto di più che enunciare fredde dottrine. Ogni anno il 24 di marzo, anniversario dell'assassinio di mons. Oscar Romero, la grande famiglia missionaria fa memoria di coloro che, in diversi paesi del mondo, impegnati in un lavoro di promozione umana e di evangelizzazione, pagano con la vita la loro fedeltà agli ideali proposti dal vangelo. Scriveva padre Christian Marie de Chergè, priore della Comunità trappista di Tibhirine, in Algeria, massacrato insieme ai suoi confratelli 10 anni fa, presagendo la tragica fine che l'aspettava: «Semicapitasse un giorno di essere vittima del terrorismo...,mipiacerebbe che la mia comunità, la mia chiesa, la miafamiglia, si ricordassero che la mia vita era donata aDio eaquesto paese. Che essi accettassero che l'unico Padrone di ogni vita, non potrebbe essere estraneo aquesta dipartita brutale... Allora potrò, aDio piacendo, immergere il mio sguardo in quello del Padre, percontemplart! con lui isuoi figli dell'islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla Gloria di Cristo... Eanche ate, amico dell'ultimo minuto, che non avrai saputo quello chefacevi; si, anche per te voglio dire questo grazie equesto "ad-Dio': Eche ci sia dato di ritrovarci, ladroni, beati, in paradiso, se piace aDio, Padre nostro di tutti e due. Amen! lnsciallah». Queste parole illuminano meglio di qualunque altro discorso quanto sia fondamentale per chi crede nel vangelo di Gesù, saper donare la propria vita per costruire un mondo di giustizia, di libertà edi pace. M agli interrogativi restano e si fanno brucianti di fronte al prezzo di vite umane sacrificate sull'altare di una politica, il più delle volte al servizio di potentati e interessi economici estranei alla vita di ogni giorno. Come mai siamo in terre così lontane per contrastare tiranni edittatori, mentre manteniamo ottime relazioni con altri personaggi che da tanti anni tiranneggiano i loro paesi? Come mai ad alcuni paesi non vendiamo armi perché calpestano i diritti umani e ad altri che fanno esattamente le stesse cose, li riforniamo delle più sofisticate tecnologie belliche, come fu fatto con i talebani afghani eSaddam Hussein? Come mai per chi è impegnato in «discutibili azioni di pace» gode di una considerevole reputazione, mentre altri volontari e operatori laici, giornalisti, operatori umanitari come lo sono i missionari italiani, vengono giudicati improvvide e incaute presenze in regioni instabili e poco sicure? La mente èconfusa di fronte acerti avvenimenti edavanti adelle bare che racchiudono giovani ragazzi morti, perché anche loro credevano di andare a portare pace, lo sgomento ci assale e ci sembra persino doveroso sognare un mondo di pace, dove non ci sia più la guerra, perché come afferma il Nuovo Catechismo degli adulti della Cei (pagg. 493/494): «La guerra è il mezzo più barbaro e più inefficace per risolvere i conflitti. li mondo civile dovrebbe bandirla totalmente e sostituirla con il ricorso ad altri mezzi, come la trattativa e l'arbitrato internazionale. Si dovrebbe togliere ai singoli stati il diritto di farsi giustizia da soli con la forza, come già èstato fatto ai cittadini... Appare sempre più urgente promuovere nell'opinione pubblica il ricorso a forme di difesa nonviolenta. Ugualmente meritano sostegno le proposte tendenti a cambiare struttura e formazione dell'esercito per assimilarlo ad un corpo di polizia internazionale». COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE DIOCESI DI NOVARA EVERCELLI MC GIUGNO 2006 ■ 3

I I I I I I Ai lettori Forgiare le lance (...) Commissione Giustizia e Pace di Novara e Vercelli Dai lettori Cari missionari (lettere a MC) Italia Consolata: madre dei poveri di Ugo Pozzoli Giappone Sulle orme di Saverio di Vincenzo Mura Ciad Un bambino d salverà di Giuliano Vallotto Colombia Un prete per la pace dal settimanale «Semana» Italia L'eretico dell'amore di Fausto Marinetti Irlanda del Nord Muro o dialogo? di Piergiorgio Pescali Bosnia Il ponte sullo Spreca di Silvia Bianco www.missioniconsolataonlus.it Il numero è stato chiuso in redazione il 5 maggio 2006. La consegna alle poste di Torino è avvenuta prima del 10 giugno 2006. In copertina: monaci al cimitero di Koyasan, in Giappone. Foto di: Paolo Moiola. Gli articoli pubblicati sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente l'opinione dell'editore. L---------------------------------------------------------------------------- -------------

Chiesa nel mondo a cura di Ugo Pozzoli Come sta Fatou? Malattie dimenticate (1): «Noma» di Valeria Confalonieri «Così sta scritto... » (13) di Paolo Farinella Tuttomondo a cura di Benedetto Bellesi Mondo in un libro Fotografie (i numeri indicano le pagine): Archivio IMC (4,7,11,12,26,67) - Bellesi (6,12,72) - Bianco (64-66) - Casadei (73) - Comboni Press (23) - Dal Bon (10) - Franzoi (26,27,28) - Hucnur/Harson (21,25) - Internet (5,8,9,22,25,47,60,61,67) - Marengo (13) - Marinetti (63) - Marzo (71) - Moiola (5) - Nomadelfia (4,49-53) - Pescali (4,54-59) - Pozzoli (11) . MENSllE DEI MISSIONARI DELLA CONSOLATA FONDATO NEL 1899 Direzione, redazione e amministrazione: Corso Ferrucci, n.14 - I O 138 Torino tel. O 11.4.400.400 • fax O 11.4.400.459 E-mail: rivista@missioniconsolataonlus.it Sito internet: www.missioniconsolataonlus.it Direzione: Benedetto Bellesi (direttore • .438) Francesco Bernardi (direttore resp. - .446) Ugo Pozzoli (resp. rivista «AMICO» - .492 ) Redazione: Benedetto Bellesi (bellesi@missionariconsolata.it) Paolo Moiola (.458) Ugo Pozzoli (pozzoli@missionariconsolata.it) Collaboratori: A.Antonelli, B.Balestra, M.Bandera, $.Battaglia, S.Bottignole, S.Calvani (da Bogotà), C.Caramanti, O.Casali, M.Chierici, G.Chiesa, P.Farinella,A.Lano, E.Larghero (med.), B.Mina ( da NewYork), M.Pagliassotti, P.Pescali, S.Petrovic, G.Sattin (med.), I.Tubaldo, G.Vallotto Sito internet Paolo Moiola Archivio fotografico: Franca Fanton Progetto grafico: Stefano Labate Grafico: Carlo Nepote Spedizioni ed arretrati: Angela e Vally Stampa: Tipografia Canale, Borgaro (Torino) Editore: MISSIONI CONSOLATA ONLUS Amministratore: Guido Filipello, tel. O 11.4.400.447 Segreteria: p.Giovanni Venturini, tel. O 11.4.400.439 Ufficio: tel. 011.4.400.447 - fax O 11.4.400.411 Conto corrente postale n.33.40.51.35: si ringraziano vivamente i lettori che sostengono l'impegno di formazione ed informazione di «MISSIONI CONSOLATA ONLUS». Tutti i contributi o offerte sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi. Sped. a.p., a.2, c.20.c., legge 662/96 App. ecc. -Aut tr. Torino - 15. 6. 48, prot. 79 Iscritto reg. naz. stampa- C./5060 I/3444 17. I O. 91 Associata all'USPI Associata alla FEDERAZIONE ~1~~ARIA ITALIANA ______ _,_..,.___...,,____,..._,_______,_..,.....,....,.....,_______~....,-------------~--r I dati personali forniti dagli abbonati sono usati solo per le finalità della rivista. Il responsabile del loro trattamento è l'amministratore, cui gli interessati possono rivolgersi per richiederne la verifica o la cancellazione CTegge 675/1996). r ' ' • ---------------------------------------------------------------~ MC MARZO 2006 ■ 5

Cari Caro padre Bellesi, sono un cugino del compianto padre Giovanni De Marchi. Avevo un sogno: sognavo l'.i\frica; sognavo una nazione: l'Etiopia; sognavo, infine, «una scuola anche per loro», per i ragazzi di Detra Bora (Modjo). Questo sogno si è avverato: da poco tempo sono tornato dalla missione di Modjo, diretta da padre Paolo Angheben, dove ho trascorso 24 giorni indimenticabili. Ho visitato le missioni di Gambo, Meki e Shashemane. Ho baciato quelle terre intrise del sangue, dalle lacrime, dal sudore eda sacrifici immensi di tanti missionari esuore. Questi non chiedono nulla per loro, ma per gli altri: portatori di civiltà, di promozione umana, di speranze, di lavoro edi fede cristiana. Ho visto le opere realiz6 ■ MC GIUGNO 2006 zate in quelle missioni (specie da padre Paolo), dalla loro fede incrollabile, dalla loro carità per i più bisognosi, dalla loro speranza nel futuro. Sono dei veri eroi, silenziosi, di grande umanità, umiltà e serenità interiore. È stato un viaggio che mi ha fatto riflettere, pensare: ha scavato dentro in profondità, un iter di catarsi umana, psicologica espirituale. Ouando conobbi padre PaÒlo aVallarsa (TN), mi diede una forte carica di adrenalina; aModjo mi ha contagiato con una nuova malattia etiopica : «la paolite». AModjo ho battezzato il viale principale alberato «viale della preghiera e delle speranze». Modjo è un centro di grande spiritualità e preghiera: quanti religiosi, suore, civili, vengono alle missioni per meditare. Centro di luce, di riflessione, di ricerca spirituale, dei veri valori che contano. Tanto merito di tutto va a padre Paolo: l'ho soprannominato «l'uomo di Dio». Prego e ricordo questi missionari, affinché la Madonna Consolata e il Signore diano loro le forze, salute, fede per continuare nella loro sublime missione evangelizzatrice. Conoscono la realtà locale, vera e cruda, ma di essi pochi parlano. Mi inchino davanti a loro in segno di rispetto, gratitudine e imitazione. Avoi tutti, missionari, grazie sentite dal più profondo del cuore per quanto fate: la Madonna e il Signore vi benedicano e proteggano sempre. Mi scusi se la lettura è lunga, ma ho scritto con il cuore e la ragione. Complimenti per i suoi articoli: fanno pensare. Con tanta amicizia, affetto e riconoscenza salutissimi e l'augurio che i vostri desideri diventino realtà. Giovanni De Marchi Borgo Valsugana (TN) Congratulazioni: oltre al nome ecognome, ha ereditato da suo zio anche i suoi sogni e i tratti più profondi della personalità: il suo amore per la Madonna, per l'Etiopia e per gli africani in generale. Per quanto riguarda la nuova «malattia etiopica» che le ha trasmesso padre Paolo, le auguriamo di non guarire mai, ma di contagiare tutte le persone con cui viene a contatto. Cari missionari, ricevo e leggo puntualmente la vostra interessantissima rivista ecolgo l'occasione per farvi i miei complimenti per la qualità dei servizi edei loro contenuti, che mi permettono di avere informazioni complete eapprofondite su argomenti che difficilmente vengono trattati dai vari media più diffusi. Volevo pertanto comunicarvi il mio nuovo indirizzo di residenza dove spedire la vostra rivista... Grazie per l'attenzione e cordiali saluti. Carissimi, Franco Arienti Seregno (Ml) leggo la vostra rivista da oltre 30 anni, essendo mio padre abbonato fin da allora. Da diversi anni la ricevo anch'io, evi esprimo le mie sincere congratulazioni per la coerenza e la professionalità del vostro impegno. Ho letto sul sito che pubblicate anche la rivista «Amico» rivolta ai giovani: vorrei mostra ria amio figlio adolescente, se potete spedirmene una copia. Grazie ecordiali saluti. Loredana Rini Brindisi Spedizione già fatta. Auguriamo che Amico, la nostra rivista di formazione eazione missionaria per giovani, entri in tante altre famiglie, insieme a Missioni Consolata. Lettori di... Farinella Caro direttore, voglio esprimere i miei più vivi apprezzamenti aPaolo Farinella per i suoi articoli biblici della rubrica di Missioni Consolata: «Così sta scritto». Li leggo con interesse e li trovo molto profondi per esegesi, spiritualità emorale. Mi auguro che un giorno tutti questi articoli diventino un libro. Se qualcosa

rivista@missioniconsolataonlus.it avesse già pubblicato vi prego di segnalarmelo ed eventualmente di inviarmelo. Grazie eancora lodi e ringraziamenti al biblista. Don Bruno Borelli Erba (CO) Certamente gli articoli biblici della rubrica «Così sta scritto»saranno raccolti, ordinati e pubblicati in un libro. Stiamo pensando a come e quando. Questo grazie anche alle richieste e agli incoraggiamenti che ci giungono Reverendo padre, a voce, per telefono e per prima di tutto vorrei farle lettera dai nostri lettori. tanti complimenti per la ri- Constatiamo con soddivista Missioni Consolata. sfazione che questa ruCi siamo rallegrate brica è seguita non solo quando abbiamo trovato da sacerdoti, religiose e sulle rive del lago Turkana diventato ancora più profondo, perché ormai non più giovani (nel 1965 ero universitaria) e più esperti per gli anni che abbiamo, una volta contagiati dall'amore per i «suoi» neretti, per la «sua Africa», non riusciamo a rassegnarci. Che ora padre Michele goda nella schiera dei santi martiri è scontato, ma che salga agli onori dell'altare sarebbe meraviglioso e giusto... la rubrica di don Paolo Fa- religiosi, ma anche da il 19/11/1965, nonché Raffaella Di Ciglia Giovinazzo (BA) rinella sulla bibbia. È stu- molti laici, che conserva- un'amica di famiglia del capenda! Volevo chiedervi: no le pagine di tali articoli ro missionario. Personalavete intenzione di riunire per rileggerli e meditarli mente, ea nome dell'inte- Siamo anche noi convinti che padre Michele Stallone sia nella gloria dei santi martiri; portarlo anche nella gloria del Bernini non è un'impresa facile. Intanto coltiviamone la memoria e imitiamone l'esempio nello spendere la vita per i meno fortunati. questi articoli in un libro? con più calma. ra comunità di Giovinazzo, Ne varrebbe la pena. Se Dcz:zz:1:1C11:z::icz:cce1::ir::z::1 ,:cii:z:cdJ le chiedo di aiutarmi a peno, pazienza, teniamo tut- rorare la causa del procesti gli articoli. La ringrazio Padre M. Stallone so della sua beatificazione, se mi può rispondere. In- beato? fosse solo per il martirio atanto: grazie a don Fari- troce che ha subito... nella. Rev.do direttore di M. C., Lei, padre non può imSuor Bénédicte Marie Domenicane di Betania via e-mail sono una concittadina di maginare il vuoto che ha padre Michele Stallone, lasciato nel nostro animo. barbaramente trucidato Vuoto che, dopo 40 anni, è f «IL PREZZO DEL MERCATO» VISTO DALL'UNODC DI VIENNA l Ho affrontato la lettura del libro«// prezzo del mercato. Viaggio nelle nuove schiavitù» con crescente attenzione e interesse. La vastità del tema e la complessità di analisi che caratterizza il fenomeno delle contemporanee forme di schiavitù hanno trovato, amio awiso, nel testo, una sistematizzazione e organicità che consentono un facile approccio e una lettura scorrevole. Rispetto alla prima parte, intitolata «Vittime ecarnefici»,è apprezzabile l'organizzazione adottata per la stesura dei contenuti,in quanto,offrendo dapprima una descrizione generale e analizzando poi nel dettaglio i tratti principali delle diverse forme di schiavitù, permette al lettore di avere una panoramica completa del fenomeno e di focalizzare, allo stesso tempo, la propria attenzione sull'area di maggiore interesse, nonché di scoprire aspetti sfortunatamente non molto conosciuti o trattati dai mezzi di comunicazione. · Le storie di vita documentate rappresentano certamente il passaggio di maggiore impatto, per la loro crudezza e veridicità,e per l'insostituibile valore di testimonianza,spesso unico strumento che consente di conoscere l'ampiezza di talune realtà edi adottare delle misure per combatterle. Aquesto proposito ho trovato particolarmente interessanti i riferimenti storici presentati, per alcuni paesi, nell'intento di descrivere le ragioni che hanno contribuito a una crescita esponenziale di alcune forme di sfruttamento, nello specifico sessualeedel lavorominorile.Personalmente,ritengo che concedere maggiore spazio aquesto aspetto, spesso sottovalutato, potrebbe costituire un ottimo spunto per eventuali analisi epubblicazioni future. Per concludere con la parte terza efinale del libro,maggiormente focalizzata sulle politiche adottate a livello internazionale e nazionale, la lettura beneficia di chiarezza e sinteticità. L'approfondimento di rimando religioso offre certamente spunti interessanti dal punto di vista culturale, pur costituendo una digressione, amio modesto giudizio, apparentemente slegata dal filo logico del testo. Mi permetto di farvi i miei complimenti per il risultato complessivo del libro emi auguro che abbiate accolto i miei commenti in un'ottica costruttiva eamichevole. Giovanni Gallo, Vienna ANTONIO MARIA CosTA, vicesegretario generale delle Nazioni Unite edirettore esecutivo dell'Ufficio per le droghe e il crimine delle Nazioni Unite {Unodc, UnitedNations Officeon Drugs and Crime), si ègentilmente offerto di scrivere la prefazione al nostro libro «Il prezzo del mercato» {Emi, Bologna 2006). G1ovANN1 GALLO è uno stretto collaboratore di Antonio Maria Costa nell'ufficioUnodc di Vienna. Li ringraziamo entrambi per i commenti che hanno cortesemente voluto farci pervenire e per la loro preziosa ed amichevole collaborazione. MC GIUGNO 2006 ■ 1

11governo vietnamita e l'Ufficio affari religiosi sono desiderosi di instaurare al più presto le relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Lo ha dichiarato Ngo Yen Thi, direttore dell'Ufficio Affari religiosi, aggiungendo che Hanoi sta già lavorando a un'agenda con tutti i passi e le date necessarie. Le affermazioni di Ngo avvengono alla fine del Congresso del partito comunista, mentre il Vietnam lotta disperatamente per farsi accreditare nella comunità internazionale ed entrare nel Wto. Il Vietnam è spesso criticato per la sua politica religiosa, intollerante verso buddisti, cattolici democratici, rnontagnard protestanti. Molte comunità e sette vengono giudicate illegali e perseguitate, i loro leader arrestati e le sedi distrutte. Anche le comunità riconosciute legalmente sopportano un controllo asfissiante in tutte le loro attività. Negli ultimi due anni, però, la supremazia dell'ala riformista nel governo di Hanoi sta portando a una valorizzazione sempre maggiore delle religioni. Esse vengono viste anzitutto come un argine alla profonda immoralità e corruzione del partito e della società; in secondo luogo, concessioni e libertà vengono usate per pubblicizzare il «nuovo corso» vietnamita . (Asia News} 11vicepresidente boliviano, Alvaro Garda Linera ha elogiato la chiesa cattolica del paese per aver organizzato, svariati incontri con la popolazione al fine di raccogliere proposte e riflessioni utili alla nuova Assemblea costituente che inizierà i lavori a partire dal prossimo agosto. I risultati di questi incontri di formazione e deliberazione, a cui hanno preso parte molti cittadini boliviani e che sono stati tenuti per un periodo di cinque anni, sono stati recentemente resi 8 ■ MC GIUGNO 2006 La Chiesa d nel mon O ! noti dalla Conferenza episcopale del i paese sudamericano, che li ha raccol- ; ti in sette volumi, contenenti ogni tipo di proposta emersa dalla base. Quarantamila persone in totale hanno preso parte alle varie riunioni di questo programma condotto dall'episcopato boliviano, il cui titolo generale era «In cammino verso l'Assemblea costituente. Che tipo di paese vogliamo e come possiamo ottenerlo?». Lo scopo di questo enorme lavoro è stato quello di invitare la Costituente ad ascoltare quei settori della popolazione tradizionalmente lasciati al margine del dibattito politico, nonostante possano dare un valido apporto sui contenuti di quella che sarà la nuova costituzione boliviana. (Aci Prensa) • ANON PERDERE A 70 ragazzi australiani, provenienti da diverse diocesi, hanno ricevuto, dalle mani dei coetanei tedeschi, la croce della Grng e l'icona della Madonna durante la santa messa della domenica delle palme in San Pietro: è il momento che segna l'inizio ufficiale della preparazione alla «Giornata mondiale della gioventù», che si celebrerà a Sydney nel 2008, sul terna «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni» (At 1,8). Sicuramente una grande opportunità di evangelizzazione . La croce non approderà direttamente in Australia : inizierà prima un lungo viaggio che la porterà nel continente africano e in altri continenti, prima di giungere in Oceania e visitare tutte e 28 le diocesi australiane, fino alla messa che aprirà la Grng il 15 luglio 2008. Anche il governo australiano contribuirà all'allestimento con un finanziamento di 20 milioni di dollari australiani, che comprenderà le catechesi, un pellegrinaggio, spettacoli e manifestazioni. Una delle novità del1'edizione australiana sarà il «/'e-pilgrimage», un «pellegrinaggio on fine», strumento completamente nuovo per raggiungere gli oltre 500 mila giovani che si prevede parteciperanno all'evento. Un terzo dei 4 milioni di abitanti di Sydney sono cattolici . La chiesa gioca un ruolo chiave nel fornire servizi sociali indispensabile per i poveri e per gli emarginati e soprattutto nel campo dell'istruzione. La Grng rappresenterà anche un'occasione per far conoscere meglio, specialmente ai giovani , il messaggio cristiano e le attività della chiesa nel (Fidés) VIOLENZE TRIIIAU N uove violenze hanno tristemente marcato le province settentrionali del Kenya nelle settimane che hanno fatto seguito alle celebrazioni pasquali . Gli episodi più gravi sono avvenuti nel distretto Sarnburu, 400 km a nord della capitale del Kenya, Nairobi . Secondo quanto riferisce l'agenzia Cisa, a causa dei raid di gruppi di banditi, circa 300 persone sono state costrette a cercare rifugio nella parrocchia di Suguta Marrnar. Gli sfollati, che sono fuggiti con il bestiame e pochi effetti personali , dormono sul pavimento della sala parrocchiale. La diocesi di Maralal e il governo forniscono loro il cibo. «Terniamo il diffondersi di malattie a causa delle cattive condizioni igieniche» dice padre Joseph Lengolos, responsabile della parrocchia. Si terne pure che i banditi possano attaccare la parrocchia per uccidere gli sfollati e rubare i loro animali . «Secondo il vescovo di Maralal, le ultime violenze non sono solo motivate dai furti di bestiame, ma dalla vendetta» ci dice padre Eugenio Ferrari, missionario della Consolata, direttore delle Pontificie opere missionarie del

,-------------------------- Kenya. «Dopo una serie di omicidi, due gruppi etnici rivali sono entrati in una spirale di vendetta e rappresaglia . Le donne e i bambini sono fuggiti dai villaggi per rifug iarsi nelle missioni cattoliche, mentre gli uomini sono nella boscaglia pronti a condurre raid contro gli avversari». . Nella regione vi sono pochi poliziotti, mentre le bande di violenti sono ben armate e conducono i loro raid in piccoli gruppi che colpiscono in maniera simultanea e coordinata diverse località contemporaneamente. I vescovi del Kenya hanno rivolto un appello al governo perché intervenga con decisione per difendere la popolazione civile. «La situazione più grave è quella di Maralal, ma anche in altre zone del Kenya settentrionale vi sono tensioni profonde - dice padre Ferrari -. A lsiolo, in un agguato stradale è stato ucciso un catechista, mentre il missionario che era con lui è sfuggito per poco alla morte, un proiettile lo ha sfiorato a pochi centimetri dalla testa. A Marsabit, un missionario e una suora sono stati rapinati in un altro agguato stradale». (Fides) DIALOGOFRA VESCOVI EGOVERNO sortiamo le parti in conflitto a recarsi ai previsti colloqui negoziali con l'intenzione di sottoscrivere la pace. Due decenni di guerra sono abbastanza». L'esercito ha accusato dell'attacco i ribelli delle «Tigri per la liberazione della patria tamil» (Ltte) che dal 1983 combattono per l'autonomia dei territori del nord e dell'est, abitati dalla minoranza tamil. Il conflitto ha provocato almeno 65 mila vittime e centinaia di migliaia di profughi ed espatriati. (Misna) ,,✓ N oi non facciamo conversioni ,, forzate o ingannevoli, né infrangiamo i diritti della persona umana, perché la dignità dell'uomo è al centro della nostra missione»: lo ha Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, in un' intervista alla Radio Vaticana, dopo l'approvazione, venerdì scorso, della «legge anticonversione» da parte del parlamento dello stato indiano del Rajasthan, guidato dal partito nazionalista indu Bharatiya Janata Party (Bjp). Il cardinale Toppo ha ricordato che la Costituzione indiana garantisce il diritto di religione . La controversa normativa, contestata dal partito del Congresso e dai rappresentanti delle minoranze religiose come pure da attivisti per i diritti umani, prevede il carcere da due a cinque anni e il versamento di una multa fino a 50 mila rupie (1 .000 euro) per coloro che saranno riconosciuti colpevoli di avere indotto con la forza o pressioni indebite i cittadini a convertirsi ad altre fedi. Per i sospettati, inoltre, è previsto l'arresto prima delle indagini senza possibilità di rilascio su cauzione. Simili normative sono già in vigore in altri cinque stati della federazione indiana. In Rajasthan il problema è stato sollevato dalla presunta distribuzione in un villaggio locale di libretti cristiani dai contenùti ritenuti troppo «assertivi», sollevando immediatamente la reazione del movimento nazionalista induista. Il problema riguarda soprattutto alcuni gruppi carismatici protestanti, attivi soprattutto _ _____________,_ detto il cardinale Telesphore Placidus tra le popolazioni tribali. (Misna) D ue operatori della Caritas lnternationalis sono morti ieri, insieme a 5 soldati governativi, a Jaffna (penisola nel nord dello Sri Lanka) per l'esplosione di una mina. I due erano cittadini cingalesi impegnati nei progetti di ricostruzione post-tsunami . L'ordigno era stato collocato per colpire il mezzo dell'esercito, ma le schegge hanno raggiunto e ucciso anche i due operatori che viaggiavano su un'auto della Caritas poco distante; anche l'autista e altri passeggeri sono rimasti seriamente feriti . «Siamo rattristati e arrabbiati per questo attacco - ha commentato Duncan Maclaren, segretario generale della Caritas lnternationalis -. Che si miri ad uccidere le persone è sempre inaccettabile, ma quando vengono presi a bersaglio civili innocenti che lavorano per ricostruire un paese dopo la devastazione è oltraggioso. ENUOVA LINFA PER LA CHIESA IN MONGOLIA S ono In maggioranza giovani fra i 16 e20 anni, ma vi sono anche adulti unra 40enni fra I 70 catecumeni battezzati Il giorno di Pasqua in Mongolia. I nuovi battezzati si aggiungeranno al 300 fedeli, divisi nelle 3 parrocchie esistenti della piccola comunità cattolica del paese centroaslatico. Al riguardo, Mons. Wenceslao Padilla, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, commenta: «La Chiesa sta mettendo radici In tutto Il paese. Il personale missionario aumenta eattualmente è composto da 18 sacerdoti ecirca 40 suore, di 9 congregazioni missionarie, provenienti dal diversi paesi del mondo. Essi sono un grande segno dell'universalità della Chiesa e la loro testimonianza è dawero preziosa. La loro presenza in Mongolia suscita curiosità: la gente si awlcina, trova accoglienza, conosce Il messaggio di Cristo che viene acolmare un grande vuoto spirituale: cosl avvengono conversioni spontanee». Mons. Padilla nota inoltre che «ora che il governo sta compiendo passi verso la democrazia, cl sono molte speranze per la Chiesa cattolica di questo paese. La progressiva apertura della Mongolia ai valori democratici eal mondo esterno sta creando spazi sempre maggiori per la pastorale della Chiesa eper l'evangelizzazione». «Il governo - ha aggiunto - permette l'educazione cattolica e cl ha anche chiesto aiuto nel settori educativo esociale». (Fldes) --~----------------------------------------------------------------- MC GIUGNO 2006 ■ 9

MISSIONI CONSOLATA I n questa stagione, la campagna del Sussex si stende lussureggiante da Londra verso il mare.Villette a schiera,case coloniche e nobiliari bucano il manto di prato «all'inglese» che proseguirebbe altrimenti intonso per decine di chilometri. Una fotografia di pace,armonia;magari un po' noiosa, ma certamente rilassante. Alle spalle il viaggiatore lascia la grande metropoli;di fronte, la turistica costa della Manica è l'unico vero ostacolo prima di tuffarsi nel blu intenso del canale. : UN SANTUARIO SPECIALE I I I I I I I I Il santuario di «Nostra Signora della Consolazione», nel paesino di West Grinstead, emerge come una grande : macchia bianca immersa in un ocea- : no di verde: un grande luogo di culto I : come non ci si aspetterebbe di tro- : vare da queste parti, in questa terra : dove le parole chiesa e liturgia si : sposano obbligatoriamente con il : concetto di sobrietà. Ci sono ragioni storiche per spiegare il perché si è voluto dedicare il santuario proprio alla Regina della consolazione.Sì, perché la Consolata ha una delle sue «seconde case»anche in Inghilterra. Dobbiamo ritornare brevemente con la memoria al XVI secolo e agli anni bui che seguirono la rottura politico-religiosa operata dalla corona inglese con la chiesa di Roma.Al colpo di mano di re Edoardo VIII seguirono anni di repressione contro la presenza cattolica in lnghilterra,che ebbero il loro picco durante il lunghissimo regno della figlia di questi: Elisabetta I. Per molti preti, religiosi o anche esponenti laici della chiesa cattolica la fuga fu l'unica opportunità per evitare minacce, arresti, torture e condanne a morte. Inutile dire che l'unica via di salvezza per chi voleva allontanarsi dalle isole britanniche era rappresentata dal mare. I percorsi delle attuali A24 e A23, le autostrade che oggi, piene di traffico, si snodano da Londra verso le cittadine di Worthing e Brighton, divennero il pericoloso cammino notturno di molti pellegrini che cercavano sul continente il modo di salvarsi e,con il tempo, riordinare le fila del cattolicesimo inglese. Tuttavia, le campagne del sud dell'Inghilterra non offrivano soltanto pericoli a questi viandanti del tutto ■ ■■■ ■■■ Il Concilio Vaticano Il ha messo l'accento sull'immagine di chiesa come popolo in cammino. Tra le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti gli uomini Maria è, oggi come sempre, modello e guida, luce di consolazione. Soprattutto dei poveri edi ogni persona che soffre. speciali.AWest Grinstead, i Carylls, un'abbiente famiglia cattolica del posto, iniziò a dare rifugio a molti preti che tentavano di lasciare l'isola o, in seguito, cercavano di ritornarvi sotto mentite spoglie per iniziare aricostituire nella clandestinità le co- : Sopra, padri, seminaristi eamici dei I missionari della Consolata in : pellegrinaggio al santuario : della Vergine della Consolazione · a West Grinstead (Inghilterra). A sinistra, la «casa del prete», dove furono nascosti sacerdoti eseminaristi in fuga dalla persecuzione nel secolo xv,. munità cattoliche.Verso la metà del XVI secolo, venne costruita nella proprietà di famiglia quella che, ancora oggi,è conosciuta come la «casa del • prete», una piccola costruzione in cui i rifugiati vivevano sotto mentite ' spoglie, sovente travestiti da pastori. Sotto il tradizionale tetto di paglia, un fienile nascondeva una piccola cappella in cui, quotidianamente, veniva celebrata l'eucaristia.Altri due nascondigli,owiamente privi di luce naturale, vennero ricavati utilizzando le canne fumarie della casa, angusti rifugi che permettevano ad una persona in piedi di rimanere perfettamente celata a sguardi inopportuni. L'affidabilità di questo ricovero di MC GIUGNO 2006 ■ 11

- ■ TORINO ■ ■■ ■■■■ 1----- ----- ------------------------------ -- ------------------------------------------------------------------ fortuna è testimoniata dal fatto che non si ha avuto memoria di persone scoperte o arrestate mentre vi si nascondevano. La famiglia Carylls subì vessazioni e persecuzioni acausa della testimonianza di fede data in così difficili circostanze e non è difficile immaginare i sentimenti di paura, sgomento, angoscia, che le pareti di quel nascondiglio dovettero respirare per anni. Quando, nel 1865,venne presa in considerazione la proposta dicostruire una nuova chiesa aWest Grinstead,si suggerì che il futuro santuario potesse essere messo sotto la protezione della Vergine della Consolazione. L'ordinario della diocesi di Southwark, il vescovo Grant, appoggiò caldamente questa iniziativa, riconoscendo che il «luogo santo»,su cui sarebbe sorto il nuovo centro di culto,avrebbe avuto nella Madonna Consolata una degna titolare, madre 12 ■ MC GIUGNO 2006 Sopra, a sinistra, lunetta nel santuario della Consolata di Torino: Maria annunciata dai missionari come consolatrice degli africani; a destra, santuario della Consolata a Nairobi (Kenya). emodello di una chiesa perseguitata che si fa servitrice degli oppressi della storia. Per l'importanza rivestita in quel tempo e per la particolare spiritualità che da sempre lo animava, il santuario della Consolata di Torino divenne il modello cui ispirarsi e gemellarsi, in modo da poter condividere con esso preghiere, privilegi spi- , rituali e benedizioni. SPIRITUALITÀ FORTE Del resto,anche la gente di Torino aveva imparato, nel corso dei secoli, ad affidarsi alla Vergine nei momenti particolarmente difficili della vita cittadina:carestie, epidemie, guerre.La Consolata è sempre stata la discreta «compagna di viaggio»della popolazione che a lei si affidava, attenta e premurosa, pronta ad offrire uno squarcio di luce achi brancolava nel buio di difficili circostanze esistenziali.Da sempre,insomma,la spiritualità della Consolata si è incarnata nel tessuto quotidiano della vita della città.I grandi santi sociali della chiesa torinese del tempo avevano attinto a piene mani la forza per continuare la loro opera al servizio dei più poveri anche dalla figura umile, silenziosa, ma risoluta della giovane donna di Nazaret che vedevano impressa nell'icona della Consolata. Questo tratto caratteristico di Maria è stato riconosciuto sin dall'esperienza di fede della prima comunità cristiana. Nel racconto dell'evangelista Giovanni, immediatamente prima dei capitoli dedicati alla passione e morte del Signore, Gesù promette l'invio del suo spirito sulla comunità dei discepoli,spirito che dimorerà in loro,guidandoli nei sentieri della storia e aiutandoli a ricordare con fedeltà e testimoniare con autorità il messaggio di Gesù. Per compiere il suo mandato, la chiesa trova in Maria un modello degno di essere imitato. In lei,celebra un essere umano capace di trascendere la propria realtà e che,abitato dallo spirito, indica con coraggio i valori del regno. li conto del Magnificat riassume al meglio lo status che Maria riveste davanti aDio Santuario della Consolata a Rio do Deste (Brasile).

MISSIONI CONSOLATA ealla chiesa: è la umile e docile ancella del Signore,da lui consolata attraverso «grandi meraviglie» affinché possa essere lei stessa una consolatrice profetica dei poveri e degli oppressi. Di conseguenza, noi, che siamo la presente generazione di discepoli di Cristo,chiamati a partecipare ea lottare nel suo mistero di redenzione, crediamo che nessun altro come Maria possa guidarci attraverso le frange,sia umane che divine,di questo mistero. Èsu questi passi che ci guida il culto della Consolata. Seguendo le orme di Maria,consolata e consolatrice, si possono superare certi aspetti devozionistici deteriori suscitati da una certa forma di culto mariano, fondata su un eccessivo sentimentalismo e una certa dose di superstizione.Ciò non significa assolutamente farsi beffe della religiosità popolare. Si tratta, invece di recuperare autentiche forme di devozione, che facciano maturare una genuina relazione dell'uomo con l'inesauribile mistero di Dio, relazione che si perfeziona nella prassi delle beatitudini e nella testimonianza dei valori del Regno. Già papa Paolo VI, nella sua esortazione apostolica Marialis Cultus (1974) incoraggiava la ripresa di pratiche tradizionali di devozione mariana come il rosario, auspicando che esse venissero arricchite da fondamenti teologico-pastorali che le rendessero più vicine alle sensibilità ealle esigenze del mondo contemporaneo.Oggi, nuovi spunti provenienti dalle scienze bibliche,dalla teologia femminista edal dialogo ecumenico obbligano la chiesa a ripensare teologicamente e pastoralmente il ruolo di Maria ea rivisitare il culto a lei dedicato applicandolo al contesto esistenziale del credente. Come non pensare all'immagine di Maria che traspare dall'insegnamento del beato Allamano, per quarantasei anni rettore del santuario della Consolata di Torino? L'amore grande per la Vergine, coltivato in intense notti di preghiera e vissute a tu per tu dal coretto che si affaccia sull'icona del santuario, è passione vera per una persona «viva», reale, che I' Allamano indica come modello ai suoi preti e missionari. Una donna «che condusse una vita esternamente ordinaria, ma non in modo ordinario». Una donna come tante, vicina all'e- ■■ ■■ ■■■ sperienza di molte altre madri, figlie e sorelle che si rivolgono a lei per cercare la via dello straordinario nell'ordinario, la santificazione nelle piccole cose. Maria madre dei poveri e degli oppressi, donna del popolo e, nello stesso tempo, icona di fedeltà al progetto di Dio sull'umanità,chiamata ad esser santa per poter essere missionaria, portatrice di Gesù Cristo, consolazione delle genti. CONSOLARE IL MONDO Per i poveri, Maria è sempre stata la consolata e la consolatrice, anche se per ragioni culturali, storiche o affettive l'hanno venerata e continuano a venerarla sotto altri titoli.In ColomIn Mongolia la Consolata ha assunto le fattezze e le speranze della popolazione locale. bia, per esempio, il culto alla Virgen del Carmen ha resistito all'invasione di altre devozioni mariane che hanno accompagnato l'evangelizzazione del paese nel corso dei secoli. Se andiamo però a leggere gli aspetti che caratterizzano l'amore della gente alla Madonna del Carmine, non possiamo non individuarvi gli stessi tratti tipici che ci spingono ad abbracciare la Consolata. In una terra segnata da guerra, violenza, disgregazione familiare e sociale come è la Colombia di oggi, Maria assurge amodello di fede e vita cristiana, con le sue doti di madre consolatrice.Come la figura della madre è sociologicamente il centro della famiglia, vero (e molte volte unico) punto di riferimento, Maria, sotto qualsiasi titolo la si voglia chiamare, suscita una spiritualità forte.È una donna energica,determinata,che si impegna, silenziosamente, nell'oscuro lavoro di testimoniare con fede incrollabile la sconfitta del peccato edi annunciare la liberazione messianica dei poveri dalle storiche ingiustizie sociali. In America Latina come nelle baraccopoli di Nairobi, nella foresta del nord del Brasile come nelle ghiacciate steppe della Mongolia o nel deserto umano delle opulente città europee e Nordamericane, Maria continua aessere la donna del Magnificat. Èl'umile serva con cui gli emarginati di ogni tempo possono identificarsi.Come ieri furono i pellegrini che fuggivano per le campagne inglesi ad essere accompagnati da Maria al sicuro rifugio di West Grinstead,oggi sono altri migranti a cercarne la protezione. La processione della Consolata che si tiene tradizionalmente aTorino la sera del 20 giugno si veste di nuovi colori e si arricchisce di nuovi volti.Sono i segni della nuova cristianità torinese, frutto della migrazione,che celebra la propria fede nel capoluogo piemontese. Senza rinunciare alle proprie devozioni tradizionali, le comunità latinoamericane, africane, est-europee e asiatiche di fede cattolica pongono ai piedi della Consolata i loro affanni quotidiani. Da lei sono ancora una volta invitati ad awicinarsi all'unico consolatore: Gesù, il Cristo. Maria ha dovuto sentire su di sé la forza della consolazione: Maria resa madre prima del matrimonio e subito discriminata,Maria migrante,rifugiata in terra straniera, madre di un uomo ucciso ingiustamente e barbaramente. Èproprio la sua drammatica esperienza di povertà,sofferenza, persecuzione e migrazione che rende Maria sorella dei poveri. Nessuno si può sentire da lei rifiutato e questa sicurezza rappresenta una grande fonte di consolazione per coloro che sono continuamente abbandonati alle periferie della storia. Maria è un modello che non sostituisce Cristo in quanto sorgente di ogni consolazione, ma ne completa l'opera grazie alla dimensione materna e femminile della sua esperienza di fede. ■ MC GIUGNO 2006 ■ 13

I- ■ GIAPPONE ■■ ■■■■ Pellegrinaggio nei luoghi evangelizzati da san Francesco Saverio In occasione dei 500 anni dalla nascita di Francesco Saverio, cinque sacerdoti ripercorrono il suo cammino di evangelizzazione in Giappone, per meglio conoscere la persona e l'opera avviata dal grande missionario. L'incontro con alcune comunità cristiane ed esperienze di dialogo interreligioso offrono l'opportunità di venire a contatto con l'attuale chiesa giapponese. D omenica 19 febbraio 2006 rimane nei ricordi come un'esperienza unica, cuore del pellegrinaggio, che ormai volge al termine. Siamo invitati a partecipare alla messa in una delle parrocchie della periferia di Osaka, ognuno affidato a un missionario saveriano.11 mio angelo custode mi porta nella comunità cristiana di Kumatori. Dopo la comunione, il parroco, padre Angelo Manni, mi presenta ai fedeli e mi chiede di rivolgere loro un breve messaggio,che lui traduce in giapponese. «Cari cristiani - esordisco-, sono un missionario della Consolata e vengo da lontano.Mi chiamoVinKyoto: la famosa pagoda d'oro. SULLE OR I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I cenzo Mura. Ho lavorato per diversi anni in Italia e nella Repubblica democratica del Congo. Non vi nascondo che vi parlo con tanta umiltà, perché vedo in voi, innanzitutto, la chiesa iniziata da san Francesco Saverio e i fratelli diretti di generazioni di martiri.Questo mi emoziona tanto. Non è di tutte le chiese avere fondamenta e tradizioni così solide. Esorto ognuno di voi a continuare adare la vostra bella testimonianza di fede in Gesù Cristo ri- : sorto.Grazie». I I I : DUE ANNI EROICI I • : DI EVANGELIZZAZIONE I I I I I I I I I I I I I I Siamo in cinque:tre sacerdoti della diocesi di Brescia, un missionario saveriano e il sottoscritto.Atterriamo a Kagoshima, nell'isola di Kyushu, la più meridionale dell'arcipelago giapponese. All'aeroporto ci at-

MISSIONI CONSOLATA tende padre Giuseppe,dei missionari Saveriani, nostro angelo protettore,che ci introduce nel mondo giapponese. Anche per Francesco Saverio sarebbe stata un'impresa impossibile, nel 1549, raggiungere questa città senza la guida di un esperto del paese. La trovò, infatti in Anjiro, un giapponese sfuggito alla giustizia e ricercato per omicidio, che il missionario aveva incontrato a Malacca, presentatogli da Alvares,capitano di una nave. Usciti dall'aeroporto, proviamo a immaginare cosa abbia provato il grande missionario di fronte allo spettacolo offerto dalla prima città giapponese che lo accolse. Purtroppo, una fitta e piovigginosa nebbiolina c' impedirà per tutto il tempo del nostro soggiorno di gustarne fino in fondo la bellezza della baia, lunga e stretta, dominata dal vulcano Satura-Jima, isolato in mezzo al mare. Così era e tale è rimasto fino al 1914, quando un'enorme eruzione di lava lo ha unito alla sponda orientale. Sotto una pioggia torrenziale visitiamo il monumento a san Francesco, dove è raffigurato Anjiro che porta sulle spalle il missionario e lo introduce in Giappone. Passiamo quindi al castello del potente daimyò (governatore locale),dove il Saverio si recò,accompagnato da Anjiro, per avere la libertà di predicare il vangelo.Permesso che ottenne facilmente,anche perché il signorotto sperava di attirare nel suo feudo i commercianti portoghesi. Continuiamo il nostro pellegrinaggio, visitando la città di Kagoshima e la cattedrale. La giornata termina nella casa del presidente della comunità cristiana,dove siamo invitati a cena, rigorosamente alla giapponese,con tanto di bastoncini (hasht) al posto delle posate. A Kagoshima Francesco si fermò circa un anno, dando vita alle prime comunità cristiane.Poi si spostò a Hirado,piccola isola a nord di Nagasaki, e dopo quattro mesi raggiunse • Yamaguchi. Facciamo anche noi tale percorso, ma prima ci fermiamo per un giorno nel centro di spiritualità Seimeizan,doveveniamo iniziati a : tante piccole realtà giapponesi (vedi : riquadro).Ci prepariamo a familiariz- : zare con il tatamì:spessa stuoia di ■■ ■■ ■■■ paglia di riso usata come pavimento nelle case giapponesi, nelle quali si entra solo dopo aver lasciato le scarpe all'esterno delle mura domestiche. È piacevole camminare a piedi scalzi sul tatamì:dà una sensazione di leggerezza e di silenzio. Ci abituiamo al futon, il materasso per dormire,disteso sul pavimento, che al mattino viene ripiegato eriposto in un armadio, lasciando libero lo spazio per i pasti e la vita familiare diurna. Impariamo anche a fare la meditazionezen,appollaiati sulle gambe per mezz'ora... Che fatica, la prima volta! Riposti i futon nei loro armadi, riprendiamo il viaggio sotto la guida di padre Franco Sottocornola,direttore del Seimeizan. Ci fermiamo a Nagasaki, per sostare in preghiera davanti al monumento che ricorda i martiri giapponesi e visitare il museo della bomba atomica (vedi riquadro), quindi anche noi raggiungiamo Hirado, dove visitiamo la bella chiesa dedicata al santo missionario; quindi raggiungiamo Yamaguchi,capoluogo dell 'omonima prefettura, nella regione del Chugoku,nell'estrema punta occidentale dell'isola di Honshu. AYamaguchi visitiamo i luoghi che portano la memoria del Saverio:santuario, museo, castello. Ci vengono ricordate le sue peripezie per ottenere piena libertà nella predicazione del vangelo.Tenendo presente la situazione sociopolitica del paese, il Saverio pensava di guadagnarsi i favori dell'imperatore; per questo si recò a Kyoto: un viàggio di 400 km a piedi, d'inverno, tra indicibili stenti e pericoli. Noi faremo lo stesso tragitto in poche ore sul treno velocissimo. Francesco trovò la capitale dell'impero in preda a gravi tumulti e comprese che il monarca era privo di potere politico. Egli tornò subito a Yamaguchi e si procurò l'appoggio del daimyò della regione, che gli concesse un vecchio tempio buddista (poi diventato la prima casa dei gesuiti in Giappone) e di annunciare liberamente il vangelo di Gesù. Dopo circa quattro mesi, nel 1551, Francesco ripartì per le lndie,con l'intento di organizzare e dare solidità alla sua missione in Giappone ed estendere l'evangelizzazione alla Cina. Ma morì l'anno seguente. Resti dell'antica cattedra/e di Kagoshima con busto di san Francesco Saverio. LA CHIESA GIAPPONESE Dopo due anni d'intensa ed eroica evangelizzazione, Francesco Saverio lasciava in Giappone più di 400 battezzati: piccole comunità cristiane che seppero tener viva la feMC GIUGNO 2006 ■ 15

GIAPPONE de per secoli,sfidando contrasti e persecuzioni. Nel nostro pellegrinaggio constatiamo quanto la presenza del Saverio sia ancora viva: li vediamo nei segni che ricordano i luoghi dove egli è passato; i cristiani giapponesi parlano di lui come uomo di Dio, un santo, divorato dalla sua missione; i missionari attualmente presenti lo hanno come patrono e ispiratore del .modo di fare missione. La prima evangelizzazione di san Francesco e altri missionari fu seguita da lunghi e tormentati periodi di persecuzioni e testimonianza nel martirio,silenzio e isolamento dal • resto del mondo e dalla chiesa universale. Il viaggio di Giovanni Paolo 11, nel febbraio 1981, le scelte pastorali dei vescovi e il lavoro dei missionari hanno contribuito, negli ultimi decenni, a frantumare un certo tipo di «congiura» contro il cattolicesimo. Un papa che parla in diverse lingue, che celebra la messa e ordinazioni di preti locali in lingua giapponese, che si rivolge con umiltà e au- / cinque pellegrini italiani davanti al memoriale di san Francesco Saverio a Kagoshima. 11 primo da destra è padre Vincenzo Mura, autore di questo articolo. 16 ■ MC GIUGNO 2006 ■ ■■ ■ ■■■■ torità ai capi di tutto il mondo per implorare la pace... non appare certo come un capo spirituale di una minoranza insignificante! Ma è soprattutto con i suoi gesti e la sua catechesi che il pontefice penetra nel cuore dei giapponesi, quando, per esempio, invitato dalla nota cantante Agnese Chang, improwisa un girotondo con alcuni bambini,durante l'incontro con i giovani;oppure quando,durante la messa celebrata il 26 febbraio a Nagasaki sotto una tormenta di neve, loda i martiri giapponesi, paragonandoli ai «primi martiri dell'era cristiana».Tutto questo contribuisce a far sì che il cammino della chiesa faccia notizia. I vescovi,secondo lo stile giapponese,evitano lo scontro e non prendono posizioni; ma operano come fermento nella società. Significativo rimane il loro documento «Messaggio sulla vita», in cui essi presentano la dignità della vita nella visione cristiana, usando espressioni molto belle e incisive,capaci di penetrare veramente nel cuore della persona, aiutandola a cambiare.Anche aborto ed eutanasia vengono toccati da una prospettiva positiva,secondo il grande valore della vita. La chiesa è anche propositiva sul problema della discriminazione di gruppi socialmente emarginati,sull'attenzione ai poveri, lebbrosi, orfani, anziani e sul concreto impegno nella giustizia sociale. PICCOLA, MA DINAMICA I missionari saveriani che ciaccompagnano nel nostro pellegrinaggio sono felici di rispondere alle nostre domande, per darci un quadro sempre più completo sulla situazione della chiesa giapponese. Oggi, la chiesa in Giappone conta più di 450 mila cattolici,distribùiti in 16 diocesi e 1.000 parrocchie, circa 800 sacerdoti autoctoni e altrettanti missionari esteri.Questa presenza missionaria opera in piena collaborazione con la chiesa locale, per ri-

MISSIONI CONSOLATA . ■■ ■■■ ■■ spandere a tutti gli impegni della chiesa giapponese nell'assistenza religiosa, nel campo dell'insegnamento, dell'aiuto ai poveri e anziani...oltre adare quella spinta di missionarietà adextra, di cui il Giappone ha ancora bisogno. A dare visibilità e prestigio alla chiesa cattolica sono soprattutto le scuole:559 materne, 54 elementari, 98 medie inferiori, 113 medie superiori, 26 istituti universitari, con corsi di due anni, e altri 18 a ciclo prolungato. li rapporto tra istituzioni scolastiche e studenti, genitori ed ex alunni è molto intenso e dura tutta la vita. Nelle scuole cattoliche, poi, non c'è nessuna imposizione religiosa. Gran parte degli studenti non diventa cattolica, ma rimane «simpat izzante»del cattolicesimo. Inoltre, il 90% degli adulti che si convertono e ricevono il battesimo hanno avuto il primo contatto con Cristo e la chiesa attraverso la scuola. La chiesa è molto presente anche in campo sociale:gestisce 234 nidi d'infanzia, 192 case per anziani, 80 centri sociali per i senzatetto o per altri servizi. nella propria cultura e,al tempo stesso, totalmente integrati nella chiesa universale. In Giappone sono presenti un centinaio di congregazioni religiose, di cui 5 autoctone, come le suore del Cuore Immacolato di Maria, fondate a Nagasaki.Grande attrazione ri - scuote la vita claustrale maschile e femminile:5 monasteri di trappiste (con 30-60 religiose ciamino), 9 di carmelitane (tutti pieni);e poi monasteri di clarisse, redentoriste, del Preziosissimo Sangue; 2monasteri di trappisti. In tutto sono oltre 6 mila le suore giapponesi: la percentuale più alta del mondo, rispetto al numero di cattolici. Se confrontiamo il numero dei cattolici (450 mila) con quello degli abitanti (126 milioni) la chiesa appare certamente una minoranza.Nonostante la piccolezza, i cattolici si sentono parte essenziale della società giapponese, profondamente radicati «Siamo un piccolo gruppo; non I ' ispirazione viene da due assemblee tenute negli ani.. ni '70 dalla Federazione delle conferenze episcopali asiatiche, le quali suggeriscono di dotare la chiesa in Asia, oltre alle tradizionali strutture ecclesiastiche (parrocchie, opere sociali, scuole, asili... ) di centri di preghiera e di dialogo tra le grandi religioni dell'Asia. La scintilla che lo fa nascere è l'incontro prowidenziale tra il padre saveriano Franco Sottocomola e il monaco buddista Furukawa. Dopo anni di gestazione, nel 1987, su una collina sovrastante la cittadina di Kikusui, nell'isola di Kyushu, nasce il «Seimeizan» (montagna della vita), centro di spiritualità e dialogo intem,ligioso. Il centro rispecchia in tutto le caratteristiche culturali e spirituali della tradizione giapponese: la struttura dall'edificio, immersa in una foresta di bambù e cipressi, con pareti e porte BCOmM>li, la luce che penetra diffusa e non violenta, sembra non avare alcuna cf1BCOntinuità tra l'interno e l'ambiante circostante. Inoltre, la sem1;>licità dell'arTedamento, l'uso del legno o della paglia di nso intrecciata, U tatamlche invita a stare insieme, creano rapporti famUiari e calore umano che fanno pensare a una psicologia della casa, diversa dalle nostre tradizioni europee. Ma ciò che caratterizza il Seimeizan è, soprattutto, l'assunzione di tre elementi classici dello spirito del popolo giapponese: la natura, la montagna, la via del tè. Vivere in mezzo alla natura, sentita come luogo sacro, significa vivere in un contesto di esperienza religiosa. La montagna è luogo di silenzio e d'incontro con Dio. Il silenzio caratterizza molte volte gli incontri interreligiosi che si svolgono al Seimeizan. Il desiderio di stare insieme, di comunicare l'esperienza mistica non ha bisogno di parole. Nella cerimonia del tè, servito dal padrone di casa, i componenti del gruppo (non più di 7 persone) non si guardano in faccia, ma tutti guardano la tazza: bere insieme il tè è segno di pace; è un momento che crea nel gruppo uguaglianza e rispetto, gioia di stare insieme. La comunità cristiana del Seimeizan (5 persone in tutto) opera in stretta collaborazione con il tempio buddista della vicina città di Tamana, praticando con semplicità e impegno alcune scelte fondamentali: vivere in mezzo ai buddisti per rispondere al dialogo della vita e delle opere; svolgere servizi di vario genere a favore dei bambini, anziani e persone bisognose di aiuto, di consigli e assistenza; offrire accoglienza a singoli e gruppi che vogliono fare esperienza spirituale e di dialogo. Ogni anno centinaia di persone salgono alla «Montagna della vita» per pregare, vivere a contatto con la nature e con se stessi, comprendere l'animo giapponese, scoprire negli eventi quotidiani la presenza di Dio. Seimeizan è un vero polmone spirituale, in un ambiente in cui il senso religioso rimane spesso in superficie. Anche noi pellegrini respiriamo un'atmosfera di autentica spiritualità cristiana, fatta di accoglienza, preghiera, contemplazione, attenzione all'altro. Vorremmo condividere per tutto il giorno il loro stile di preghiera, rivolti al sole quando sorge e quando tramonta, ma la JJio1t gia non ce lo permette. Quindi svolgiamo tutto il nostro programma all'interno. Centro della nostra giornata è la celebrazione della messa, preceduta dalla meditazione zen. Il rito, ispirato alla cerimonia del tè, si svolge con profondo rispetto e dignità liturgica e costituisce per noi un'affascinante novitè per rivivere il mistero pasquale. Padre Franco Sottocornola esuorMaria de Giorgi nel centro di spiritualità Seimeizan. MC GIUGNO 2006 ■ 11

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