Missioni Consolata - Giugno 2006

MISSIONI CONSOLATA tende padre Giuseppe,dei missionari Saveriani, nostro angelo protettore,che ci introduce nel mondo giapponese. Anche per Francesco Saverio sarebbe stata un'impresa impossibile, nel 1549, raggiungere questa città senza la guida di un esperto del paese. La trovò, infatti in Anjiro, un giapponese sfuggito alla giustizia e ricercato per omicidio, che il missionario aveva incontrato a Malacca, presentatogli da Alvares,capitano di una nave. Usciti dall'aeroporto, proviamo a immaginare cosa abbia provato il grande missionario di fronte allo spettacolo offerto dalla prima città giapponese che lo accolse. Purtroppo, una fitta e piovigginosa nebbiolina c' impedirà per tutto il tempo del nostro soggiorno di gustarne fino in fondo la bellezza della baia, lunga e stretta, dominata dal vulcano Satura-Jima, isolato in mezzo al mare. Così era e tale è rimasto fino al 1914, quando un'enorme eruzione di lava lo ha unito alla sponda orientale. Sotto una pioggia torrenziale visitiamo il monumento a san Francesco, dove è raffigurato Anjiro che porta sulle spalle il missionario e lo introduce in Giappone. Passiamo quindi al castello del potente daimyò (governatore locale),dove il Saverio si recò,accompagnato da Anjiro, per avere la libertà di predicare il vangelo.Permesso che ottenne facilmente,anche perché il signorotto sperava di attirare nel suo feudo i commercianti portoghesi. Continuiamo il nostro pellegrinaggio, visitando la città di Kagoshima e la cattedrale. La giornata termina nella casa del presidente della comunità cristiana,dove siamo invitati a cena, rigorosamente alla giapponese,con tanto di bastoncini (hasht) al posto delle posate. A Kagoshima Francesco si fermò circa un anno, dando vita alle prime comunità cristiane.Poi si spostò a Hirado,piccola isola a nord di Nagasaki, e dopo quattro mesi raggiunse • Yamaguchi. Facciamo anche noi tale percorso, ma prima ci fermiamo per un giorno nel centro di spiritualità Seimeizan,doveveniamo iniziati a : tante piccole realtà giapponesi (vedi : riquadro).Ci prepariamo a familiariz- : zare con il tatamì:spessa stuoia di ■■ ■■ ■■■ paglia di riso usata come pavimento nelle case giapponesi, nelle quali si entra solo dopo aver lasciato le scarpe all'esterno delle mura domestiche. È piacevole camminare a piedi scalzi sul tatamì:dà una sensazione di leggerezza e di silenzio. Ci abituiamo al futon, il materasso per dormire,disteso sul pavimento, che al mattino viene ripiegato eriposto in un armadio, lasciando libero lo spazio per i pasti e la vita familiare diurna. Impariamo anche a fare la meditazionezen,appollaiati sulle gambe per mezz'ora... Che fatica, la prima volta! Riposti i futon nei loro armadi, riprendiamo il viaggio sotto la guida di padre Franco Sottocornola,direttore del Seimeizan. Ci fermiamo a Nagasaki, per sostare in preghiera davanti al monumento che ricorda i martiri giapponesi e visitare il museo della bomba atomica (vedi riquadro), quindi anche noi raggiungiamo Hirado, dove visitiamo la bella chiesa dedicata al santo missionario; quindi raggiungiamo Yamaguchi,capoluogo dell 'omonima prefettura, nella regione del Chugoku,nell'estrema punta occidentale dell'isola di Honshu. AYamaguchi visitiamo i luoghi che portano la memoria del Saverio:santuario, museo, castello. Ci vengono ricordate le sue peripezie per ottenere piena libertà nella predicazione del vangelo.Tenendo presente la situazione sociopolitica del paese, il Saverio pensava di guadagnarsi i favori dell'imperatore; per questo si recò a Kyoto: un viàggio di 400 km a piedi, d'inverno, tra indicibili stenti e pericoli. Noi faremo lo stesso tragitto in poche ore sul treno velocissimo. Francesco trovò la capitale dell'impero in preda a gravi tumulti e comprese che il monarca era privo di potere politico. Egli tornò subito a Yamaguchi e si procurò l'appoggio del daimyò della regione, che gli concesse un vecchio tempio buddista (poi diventato la prima casa dei gesuiti in Giappone) e di annunciare liberamente il vangelo di Gesù. Dopo circa quattro mesi, nel 1551, Francesco ripartì per le lndie,con l'intento di organizzare e dare solidità alla sua missione in Giappone ed estendere l'evangelizzazione alla Cina. Ma morì l'anno seguente. Resti dell'antica cattedra/e di Kagoshima con busto di san Francesco Saverio. LA CHIESA GIAPPONESE Dopo due anni d'intensa ed eroica evangelizzazione, Francesco Saverio lasciava in Giappone più di 400 battezzati: piccole comunità cristiane che seppero tener viva la feMC GIUGNO 2006 ■ 15

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