Missioni Consolata - Giugno 2006

- ■ COLOMBIA ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ 1------ --- -- ------------------------------------------------------------------------------------------------ racchia di Remolino del Caguan, un villaggetto che egli stesso aveva collaborato a fondare anni prima e che ora stentava a riconoscere: «Una Babilonia.La coca era venduta per le strade. li paese era pieno di bordelli e la violenza il pane quotidiano.A Remolino ho imparato aconvivere con il delitto, la corruzione e la guerra», ricorda con dispiacere.Gli toccò persino comprare una sala da ballo per poter costruire la chiesa del paese. «Lo stato è sempre stato assente in quest'angolo della Colombia,come se questo luogo non significasse nulla per la politica del governo, visto che era così lontano dalle città e dai centri di potere». LA PROVA PIÙ DIFFICILE Nonostante le grandi difficoltà, padre Giacinto si è sentito in dovere di 28 ■ MC GIUGNO 2006 restare sul posto, per difendere il valore della vita. Un lavoro, il suo, ricco di tante, troppe delusioni. Nel 1992, awenne un episodio che ricorda come il più amaro di quel periodo. «Un sabato, proprio alla vigilia del- ' la celebrazione delle cresime, la guerriglia arrestò un individuo accusato di aver violentato un bambino evoleva fucilarlo sul posto,nella pubblica piazza,davanti a tutta la gente.Tutto il paese era lì riunito,gridando di ammazzarlo.Decisi di intervenire;afferrai l'uomo di peso e lo consegnai alle autorità del comune.Persino i bambini del posto mi correvano dietro, prendendomi in giro e insultandomi. Mi sentii come defraudato.Avevo rischiato la mia vita, la mia reputazione e questi erano i frutti! Presi su due piedi la decisione di andarmene. Quella, fu la notte più amara della mia vita.Piansi a lungo, perché penLa chiesa di Remolino del Cagudn. Ragazzi della scuola di Remolino. sai di esser stato un fallimento come sacerdote e come uomo»,dice Giacinto, ricordando come aveva pensato di lasciare il paese la mattina successiva, all'alba. «Avevo la valigia pronta, vuota, con dentro solo la mia rabbia quando la gente iniziò a riunirsi nella piazza. C'erano circa 700 persone.Gli uomini riconobbero il loro errore e mi chiesero perdono. Ma io,veramente, sentivo di non farcela a rimanere.Infine, arrivò un bambino, uno di quelli che il giorno prima era stato tra i più aggressivi nei miei confronti. Mi disse: "Padre, io ero tra quelli che ieri non la ' stavano ad ascoltare e la insultavano. Mi perdoni ''. Quel bambino mi provocò una stretta al cuore.Mi chiusi un attimo nella mia stanza,diceridomi "Giacinto, è vero, questi te l'hanno fatta sporca, ma che hai intenzione di fare?''. Uscii con forza dalla canonica e,con tutto il coraggio che avevo,dissi agli adulti presenti: "Non è per voi che ho deciso di restare, ma per questo bambino che è venuto a chiedermi scusa. È per lui che continuerò a lavorare in questo posto''. Decisi di restare aRemolino». Padre Giacinto non se ne a,ndò, sapendo che la sua vita sarebbe stata costellata di giorni felici e di altri amari. «Il benessere, frutto della coca, finì presto e tutto ciò che rimase fu la stessa povertà di sempre.Con l'unica differenza che, in questi ultimi 15 anni, la chiesa si è convertita in un punto di riferimento morale e nel motore di una nascente economia basata su attività economiche lecite,come la produzione di cacao e caucciù e l'allevamento di bestiame. Infine, per rispettare l'impegno contratto con i giovani del posto, quest'anno entra in funzione un collegio per 60 giovani che potranno studiare e conseguire l'esame di maturità.Avranno così un'alternativa in più per non scegliere un futuro fatto solo di guerra o narcotraffico». Sono stati in molti adefinire una pazzia il pensare di poter costruire un collegio nel profondo della foresta, ma in padre Giacinto Franzoi vibra ancora il cuore di quel ragazzo orfano e ribelle che imparò aTrento come si può ricostruire una nazione dopo la guerra. O nel bel mezzo di essa. ■

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