Missioni Consolata - Giugno 2006

DOSSIER TABELLA N. 6 ACQUA DEL RUBINETTO O ACQUA IN BOTTIGLIA? • il costo L'acqua del rubinetto costa molto (molto) di meno di quella in bottiglia. • la salubrità Non è affatto detto che l'acqua del rubinetto sia qualitativamente inferiore all'acqua in bottiglia. Anzi... • i costi per la collettività A fronte di ricavi collettivi molto esigui (le concessioni di sfruttamento vengono rilasciate alle imprese private per pochi spiccioli) ci sono enormi e crescenti costi collettivi, a cominciare dallo smaltimento delle bottiglie di plastica. • i costi per il pianeta L'impatto ecologico dell'acqua in bottiglia di plastica è incalcolabile. Non va, inoltre, dimenticato l'impatto sociale che nasce dal diffondersi dell'idea dell'acqua come merce e non come diritto umano. • la scala dei valori Bere acqua del rubinetto sottende anche una scelta valoriale. Bere acqua in bottiglia è infatti una risposta individualistica, un comportamento questo che si traduce nella rinuncia alla ricerca dell'acqua come «bene comune» fornito dal servizio pubblico (*). Pa.Mo. (*) Si legga il Dossier Acque minerali curato dal «Comitato italiano per il Contratto mondiale sull'acqua•. Italia si consuma più acqua minerale che in qualsiasi altro paese del mondo: circa l 72 litri l'anno pro-capite, con un giro d'affari attorno ai 3 miliardi di euro (6.000 miliardi di vecchie lire). Nella sola ristorazione si utilizza il 35% del mercato totale nazionale, settore in crescita per effetto dell'aumento dei pasti fuori casa. Ma l'iperconsumo di acqua minerale in bottiglia non è proprio un comportamento virtuoso. L'impatto ambientale dell'acqua in bottiglia, per cominciare. Se ogni italiano consuma l 72 litri di acqua minerale in un anno, vuol dire che consuma in media 90 bottiglie di plastica e una trentina di vetro. La popolazione italiana conta 55 milioni di abitanti. Dunque ci sono quasi 5 miliardi di bottiglie di plastica da smaltire ogni anno. Tenendo conto che la raccolta differenziata della plastica ne intercetta il 20% circa, almeno 4 miliardi di bottiglie finiscono in discarica. Ogni anno bere ci costa circa l milione di metri cubi di discariche. Oltre a questo c'è il problema dell'impatto ambientale dovuto al trasporto su gomma delle bottiglie, con spostamenti del tutto irrazionali che portano acque del sud al nord e viceversa». Intanto, dopo questo rapporto di Legambiente, il consumo è ulteriormente aumentato. Nel 2004 il consumo di acqua in bottiglia sarebbe stato di 184 litri per italiano: un primato mondiale. Il dato proviene dal prestigioso Earth Po/icy /nstitute di Lester Brown (3). VITA DA CONSUMATORE Immaginiamo che il nostro consumatore vada al supermercato a comprare l'acqua. Il primo problema da affrontare sarà la scelta: le marche sono decine. Prendere quella che aiuta la digestione o quella che fa andare in bagno? Comunque sia, dalla più famosa alla meno cara, tutte regaleranno al nostro compratore un bel peso (difficile che si acquisti un solo litro) da trasportare, prima alla cassa del negozio, poi a casa (dove magari manca l'ascensore). Arrivate a destinazione, le bottiglie di acqua saranno consumate. Senza certo soffermarsi sulla lettura dell'etichetta, tra l'altro di solito scritta con lettere minuscole. Residuo fisso a 180 gradi mg/I (milligrammi per litri) e poi una lista di sostanze disciolte in un litro d'acqua espresse in ioni e mg. Tra i pochi che leggeranno, quanti sapranno interpretare queste informazioni? La cosa più comprensibile sarà, probabilmente, il nome di quel dipartimento universitario o di quella Asi che hanno svolto l'analisi chimica e chimico-fisica. Quando? Il 22 marzo 2004. Siamo nel giugno 2006 e dunque sono passati più di 2 anni. Un periodo certo non breve in un mondo dove tutto cambia molto rapidamente. Ma, per una volta, cerchiamo di non essere troppo maligni: quella sorgente è sicura, al riparo da contaminazioni. Il nostro consumatore ha terminato l'acqua. Che ne farà della bottiglia in Pet? Se rientra nel gruppo del 20% degli italiani che fa regolarmente la raccolta differenziata, cercherà un contenitore per depositare le bottiglie vuote (magari dopo averle accartocciate per non occupare spazio inutilmente). Se invece rientra nel gruppo, purtroppo ben più consistente, di coloro che non fa la raccolta differenziata, getterà le bottiglie nel contenitore della spazzatura (magari anche lamentandosi del servizio di nettezza urbana e dei suoi costi crescenti). Il nostro consumatore è convinto del prodotto acquistato. Televisioni, radio, giornali gli ricordano in continuazione che l'acqua minerale è più sana, più controllata, più salutare dell'acqua del rubinetto. Non è vero. Svariate inchieste (ad esempio, Altroconsumo n. 160 del maggio 2003) hanno dimostrato che l'acqua del n.ibinetto è sottoposta a severi controlli e nella maggioranza dei casi è più garantita di quella in bottiglia. Certamente occorrerebbe investire soldi pubblici negli acquedotti, nel trattamento delle acque reflue, nei controlli sugli scarichi industriali ed agricoli. Costi elevati per casse pubbliche sempre più vuote. Ma siamo certi che non sarebbero soldi ben spesi? PROFITTI PRIVATI, PERDITE PUBBLICHE Già, i soldi. Torniamo al nostro consumatore per capire quanto gli costa comprare quei litri di acqua diuretica, leggera, frizzante, briosa, quasi senza sodio, eccetera eccetera. Il prezzo varia dai ~--------------------------------------------------------------------· ' . 46 ■ MC GIUGNO 2006

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=