Missioni Consolata - Settembre 2006

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L ,,, • • • .Vi • ,,,. • ,,,. oo~~w~~MlYIT ALLA SCUOLA DI SWAHILI Una scuola che dura ininterrottamente (e con successo) da 38 anni... Lo Swahili è la lingua più importante dell'Africa bantu, parlata da oltre 100 milioni di persone. Lingua nazionale in Tanzania e Kenya, è parlata anche in Congo (rd), Uganda e Burundi. Lo Swahili si impara a TORINO, presso i missionari della Consolata. La scuola è biennale: si articola, contemporaneamente, in un corso per prindpianti e uno per quanti conoscono la grammatica. Ricchi e avvincenti gli «intermezzi culturali». La scuola è aperta a tutti, giovani e meno giovani. .., SEDE: Torino, Via Cialdini 4 (angolo Corso Ferrucd) .., ORARIO: ogni martedì, dalle ore 21 alle 22,30 T PERIODO DELLE LEZIONI: da martedì 7 novembre 2006 a fine maggio 2007 ..- CONTRIBUTO PER ISCRIZIONE: 120 euro ..- INFORMAZIONI EISCRIZIONI: sig. Gloriana ( ore 15-19) Corso Ferrucd 14 - 10138 Torino tel 011.4 400 400 - fax 011.4 400 459 E-mail: mgalamae@yahoo.com Il corso inizia il 7 novembre 2006 con l'introduzione di Gianluigi Martini, uno degli insegnanti, autore di «Corso di lingua Swahili» (grammatica, esercizi, vocabolario); il professore illustra con mezzi audiovisivi la storia e lo sviluppo della lingua. Ingresso libero. Lo Swahili si studia pure a MILANO (tel 02.48 00 33 88) e a ROVERETO (te[ 0464.433 661), sempre dai missionari della Consolata. KWA HERI (arrivederd) . Benedetto Bellesi - Paolo Moiola IL PREZZO DEL MERCATO Viaggio nelle nuove schiavitù EMI 2006, pag. 224, Euro12,00 Il traffico di esseri umani , diventato planetario, attraversa tutti i paesi. Al Nord come al Sud, il lavoro dei poveri non costa niente, e la loro vita ancora meno. Nel 1848 è stata abolita la schiavitù legale, ma continua quella illegale, basata sul «diritto»del sopruso, camuffata sotto vecchie e nuove forme. Questo libro ripercorre questo drammatico scenario, che va dal lavoro schiavo allo sfruttamento sessuale, dalla prostituzione allo sfruttamento dei minori , ai bambini soldato, al commercio di organi e tessuti umani. Africa,Americhe, Asia, Europa: nessun paese è escluso da questa ragnatela delle nuove schiavitù; ma molte organizzazioni si battono ogni giorno perché questa vergogna venga cancellata d_alla faccia della terra. l'. INTRODUZIONE è di ANTONIO MARIA (OSTA, vicepresidente delle Nazioni Unite e direttore esecutivo dell'UNODC (Vienna). ( PER INFORMAZIONI: LIBRERIA MISSIONI CONSOLATA, TEL. 011.4476695 , LIBMISCO@TIN.IT)

~I LETTO~I Al di là dei MURI e I era una volta un muro, anzi «ILMURO». Sagomato nel cuore dell'Europa, parte integrante del panorama internazionale della guerra fredda, era il «muro della vergogna» il muro della «cortina di ferro», il muro di Berlino. Sotto certi versi era rassicurante: di qua c'erano i buoni edi là i cattivi, da una parte libero mercato e libertà, dall'altra dittatura esocialismo di stato... Poi nel novembre del 1989 quel muro ècaduto e ci siamo sentiti tutti più sollevati, finalmente non c'erano più muri che dividevano il mondo. Passata la sbornia di discorsi inneggianti alla tale cad~ta, eccoci afare i conti con altri muri, che spuntano in varie parti del mondo, senza che nessuno dica niente. Evero che ogni tanto salta fuori qualche articolo o vignetta, che mette alla berlina il muro che in Terra Santa divide gli israeliani dai palestinesi; un'autentica vergogna, che però resta isolata nei commenti della stampa di casa nostra. Nessuno si sogna di mettere in evidenza come gli Stati Uniti, sempre pronti a esportare il loro sistema di vita, stanno erigendo un muro che separerà di netto l'America Wasp (White Anglo Saxon Protestant) dalla meticcia America Latina e dall'invadenza creola. Eppure si tratta di un'opera che arriverà acoprire quasi l'intero confine terrestre con il Messico; sarà lungo circa 3.300 km; verrà dotata di sofisticati sistemi elettronici, cellule fotoelettriche, cavalli di frisia e opportuni fossati in luoghi strategici, per scoraggiare l'immigrazione latinoamericana. Nel silenzio generale, l'India sta erigendo due muri: uno separerà la sua frontiera sul fronte caldo del Kashmir, conteso allo storico rivale Pakistan; l'altro demarcherà il confine con il Bangladesh. Il Marocco da anni sta erigendo una barriera che perpetuerà l'occupazione del Sahara Occidentale, alla faccia delle prese di posizione dell'Onu sulla legittima sovranità del popolo saharawi. Sempre in Africa, con i soldi della Comunità europea, la Spagna sta fortificando le enclaves di Ceuta eMelilla con muri, reticolati di filo spinato e quant'altro, dato che a Bruxelles esse sono v:iste come la porta di servizio in cui i disperati del continente nero s'infiltrano nella vecchia Europa. Eper restare nel contesto europeo, l'ultimo stato annesso all'UE, l'isola di Cipro, si è portato in dote un muro che la taglia in due, separando la comunità greca da quella turca, alla faccia dell'integrazione dei popoli. Eche dire del muro di Belfast, nell'Irlanda del Nord, che separa i quartieri cattolici da quelli protestanti? Anch'esso ormai fa parte del paesaggio della verde Irlanda epiù nessuno ci fa caso. Inoltre, vale la pena di ricordare che, a casa nostra, solo qualche anno fa fu abbattuto il muro che separava Gorizia da Nova Gorica. Se poi consideriamo quello che, più di un muro, è una vera e propria barriera, eredità awelenata della guerra fredda che taglia in due la Corea del Nord dalla Corea del Sud, ci rendiamo conto che anche di questa divisione si parla poco e, purtroppo, tale forma di separazione tra realtà omogenee fa scuola all'interno di generali prospettive politiche, tendenti sempre più aescludere che accogliere. Così l'.Arabia Saudita, ritenuto paese arabo moderato, sta erigendo un muro nel deserto, che marchi la distanza e la differenza dal confinante Yemen, visto come uno stato dove prosperano bande di predoni beduini da cui difendersi. In Sudafrica, abbattuto il regime del1' apartheid, sono tutt'ora presenti nell'urbanistica di Soweto i muri e barriere di filo spinato che delimitavano l'area riservata alla gente di colore. In altre parti del mondo, altri muri sorgono in maniera surrettizia, come quelli nella ex-Jugoslavia tra Serbia, Croazia, Kossovo, Albania. U no sguardo al passato aiuta a capire come l'ansia di erigere muri non sia tipica dei tempi nostri. I romani tagliarono in due la Britannia con il Vallo di Adriano; l'impero cinese eresse la Grande Muraglia; i francesi la linea Maginot; mura efortezze medioevali ci rammentano, insieme ai ghetti, come l'erigere muri non sia servito molto a difendersi dai barbari, come pure il rinchiudere gli ebrei in quartieri distinti da quelli cristiani non ha aiutato a trovare punti d'incontro per favorire l'integrazione reciproca. Oggi accanto a questi muri, ce ne sono altri più subdoli e pericolosi. La scarsa conoscenza degli altri porta a erigere muri interiori di fronte alla presenza di uomini e donne che arrivano da altri paesi e che stanno delineando una società sempre più multiculturale. Cadute le ideologie, ci si è affrettati a creare l'ideologia dello scontro di civiltà tra Occidente e islam, alimentando ansie e paure nell'opinione pubblica, che sono l'autentico brodo di coltura per i germi del più bieco razzismo nostrano. Afronte di queste considerazioni cresce esi fa strada più forte che mai nelle persone di buona volontà il desiderio di un più forte impegno, affinché non sorgano altri muri esi abbattano quelli esistenti; è utopia tutto questo? Noi crediamo di no e, come al suono delle trombe bibliche caddero le mura di Gerico, amaggior ragione crediamo che alla fine anche queste crolleranno. MARIO 8ANDERA MC SETTEMBRE 2006 ■ 3

s I I I I I I Ai lettori Al di là dei muri di Mario Bandera Dai lettori Cari missionari (lettere a MC) Testimoni del Risorto speranza del mondo di Cimi, Suam, Ad Gentes Togo Ripensare... l'Africa di Claudia Caramanti Preti d'America (3): Colombia «Un'altra Colombia è necessaria e possibile» di Paolo Moiola Giomata Miss. Mondiale La carità anima della missione di Benedetto XVI Sabbie mobili nel Noni di Marco Bello Italia Radio Americhe di J.C. Bonino, S. Fortunato, M.H. Granada, A. Duque www.missioniconsolataonlus.it Il numero è stato chiuso in redazione il 17 luglio 2006. La consegna alle poste di Torino è avvenuta prima del 10 settembre 2006. In copertina: Afghanistan Foto di: Piergiorgio Pescali Gli articoli pubblicati sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente l'opinione dell'editore. L-------------------------------------------------------------------------------------------

a cura di Ugo Pozzoli «Così sta scritto... » (14) di Paolo Farinella Amare i popoli Caldo: metafora della v;ta di Silvana Bottignole Come sta Fatou? Malattie dimenticate (3): l'oncocercosi di Valeria Confalonieri Battitore libero Notizie, non gossip... e poi? di Mario Pace Mondo in un libro Fotografie (i numeri indicano le pagine): Archivio IMC (2,6,12,51,57,59,60) - Baima (9) - Baldoni (49,50,53) - Bellesi (15,63) - Bello (4) - Caramanti (4) - Casella (55) - Comboni Press (13) - Castellana (14) - Einaudi (62) - El Colombiano (54) - Internet (3,5,7,8,10,14,27,30,33,34,35,36,61,63,64,65,66) - Moiola (4,43-48) - Pescali (5) - Semana (54) . I dati personali forniti dagli abbonati sono usati solo per le finalità della rivista . li responsabile del loro trattamento è l'amministratore, cui gli interessati possono rivolgersi per richiederne la verifica o la cancellazione Oegge 675/1996). • I ---------------------------------------------------------------~ MENSILE DEI MISSIONARI DELLA CONSOLATA foNDATO NEL 1899 Direzione, redazione e amministrazione: Corso Ferrucci, n. 14 - I O 138 Torino tel. O 11.4.400.400 - fax O 11.4.400.459 E-mail: rivista@missioniconsolataonlus.it Sito internet: www.missioniconsolataonlus.it Direzione: Benedetto Bellesi (direttore - .438) Francesco Bernardi (direttore resp. - .446) Ugo Pozzoli (resp. rivista «AMICO» - .492 ) Redazione: Benedetto Bellesi (bellesi@missionariconsolata.it) Marco Bello (.436) Paolo Moiola (.458) Ugo Pozzoli (pozzoli@missionariconsolata.it) Collaboratori: A.Antonelli, B.Balestra, M.Bandera, $.Battaglia, S.Bottignole, S.Calvani (da Bogotà), C.Caramanti, O.Casali, M.Chierici, I G.Chiesa, P.Farinella,A.Lano, E.Larghero (med.), B.Mina, M.Pagliassotti, P.Pescali, S.Petrovic, G.Sattin (med.), I.Tubaldo, G.Vallotto Sito internet Paolo Moiola e Marco Bello Archivio fotografico: Franca Fanton Progetto grafico: Stefano Labate Grafico: Carlo Nepote Spedizioni ed arretrati: Angela e Vally Stampa: Tipografia Canale, Borgaro (Torino) Editore: MISSIONI CONSOLATA ONLUS Amministratore: Guido Filipello, tel. O 11.4.400.447 Segreteria: p.GiovanniVenturini, tel. 011.4.400.439 Ufficio: tel. O 11.4.400.447 - fax O 11.4.400.411 Conto corrente postale n. JJ.40.51.35: si ringraziano vivamente i lettori che sostengono l'impegno di formazione ed informazione di «MISSIONI CONSOLATA 0NLUS». Tutti i contributi o offerte sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi. Sped. a.p., a.2, c.20.c., legge 66'1196 App. ecc. -Aut tr. Torino - I 5. 6. 48, prot 79 Iscritto reg. naz. stampa- C./5060 1/3444 17. I O. 91 Associata all'USPI Associata alla FEOERAZJONE STAMPA MISSIONARIA ITALIANA MC SETTEMBRE 2006 ■ 5

a Padre Severino... vive Caro padre, ho ricevuto la notizia della morte di padre Severino Bordignon. Vorrei ricordarlo. Ci siamo conosciuti per la prima volta nel 1980, durante un corso di aggiornamento aRoma. Eravamo in 12. Delle relazioni vissute in quei mesi non ricordo molto, adistanza di tanti anni, ma una cosa èancora viva nella mia memoria. Durante il corso eravamo invitati a parlare della nostra vita missionaria. Aspettavamo tutti la testimonianza di padre Severino, da poco tornato dal Mozambico, dopo un mese passato in prigione. Cominciò col descrivere la situazione del paese, delle difficoltà del lavoro missionario sotto il regime marxista, delle restrizioni di movimento imposto ai missionari... Un giorno ebbe un'idea: chiedere il permesso di fare scampagnate nella foresta con gruppi di giovani ecosì poter parlare loro di Cristo. Non ricordo in qual modo, ma la polizia venne a conoscenza di tale attività eil padre fu arrestato e sbattuto in prigione, dove visse un mese di via crucis. In un ambiente fatto per un centinaio di carcerati, erano circa 500; c'era un solo gabinetto con doccia; si doveva fare il bagno due 6 ■ MC SETTEMBRE 2006 volte al giorno, perché la prigione era invasa da pulci, per cui spesso bisognava fare la doccia insieme ad altri uomini; nella prigione entravano liberamente le prostitute, una delle quali tentò pure lui. Ma la cosa più penosa era vedere i prigionieri ritornare in cella dopo gli interrogatori, con ematomi e gonfiori in varie parti del corpo, perché venivano picchiati con manganelli di gomma. Personalmente il padre non fu mai picchiato. In una cella con altri 5detenuti, fece subito amicizia; il vescovo andava avisitarlo tutti i giorni, portando un po' di cibo, in mezzo al quale nascondeva l'occorrente per la messa, che riuscì a celebrare tutti i giorni: un grande conforto per tutta la durata della reclusione. Ricordo ancora che durante il corso padre Severino passava lunghe ore battendo amacchina: spero che abbia scritto queste sue memorie, perché non vadano perdute. Aimone Rondina Meru (Kenya) Lo speriamo anche noi. Intanto grazie, padre Rondina, per avere condiviso con noi questa esperienza di padre Bordignon, che ci ha lasciato prematuramente, e che anche noi ricordiamo con tanta simpatia. Questione ladina Complimenti per l'articolo sui ladini ( M.C. aprile 2006), fatto molto bene! La questione ladina è abbastanza complessa, in seguito alla tripartizione amministrativa. Siamo quasi al punto di dovere parlare di 5«minoranze ladine», ognuna con la propria lingua scritta. li ladino standard in cui è redatto il nostro sito viene boicottato con tutti i mezzi dalla rappresentanza politica (Svp) nella provincia di Bolzano, al punto di averlo proibito con un apposito decreto (nr. 203/2003), che lo esclude dagli ambiti istituzionali eamministrativi. Redazion Noeles (BZ) www.noeles.net Siamo anche noi dalla vostra parte, perché possiate conservare la vostra ricca identità culturale e religiosa. Buona fortuna! Caro padre, grazie per la celerità nel mandarmi le immagini richieste. Non ti ho mai detto che Missioni Consolata è spettacolare, specialmente quegli articoli che parlano di visite alle missioni {Cartagena del Chaira, Caracoli, ecc.). Sono generalmente scritti con molta vivacità e io li uso per le lettere ai benefattori. Michele Brizio Somerset {USA) Foto e articoli di M.C. servono anche per rastrellare... dollari. Buona fortuna, padre Brizio! Respiro di serenità Spettabile Redazione, chi vi scrive ha ottanta anni compiuti ed è molto malata, da tanti anni... Prima di tutto voglio farvi i complimenti per la rivista, che leggo, come posso, ma con tanto interesse. Apprezzo molto il vostro lavoro. Sono amica di frate! Domenico Bugatti (missionario della Consolata in Congo r.d., ndr). Amo tanto i missionari ed è costante il loro ricordo nella mia preghiera. Se vi può interessare leggerle, vi mando qualche mia poesia, tratta dai miei libri: è la mia vita. Coraggio atutti e buon lavoro. Lucia Rivadossi Zappa Lumezzane (BS) Grazie, signora Lucia, per l'affetto che nutre verso i missionari. Insieme alla foto inviataci, pubblichiamo volentieri una sua poesia: la «serenità» con cui affronta la malattia infonde coraggio anche a noi. SERENITÀ Calmo esereno dispongo il mio cuore; chiudo l'orecchio aogni rumore. Assesto i pensieri svagati, d'inutili ombre si son liberati. È bello sentire vibrare i moti del cuore, che come la rondine d'inutili pesi si son liberati. Spaziare leggeri nel cielo, senza ombre né pesi né tristi pensieri. Sulle corde del vento, che soffia econduce dove nasce e brilla la luce.

rivista@missioniconsolataonlus.it Lettrice affezionata Caro Direttore, vi ho scritto tante volte per dire «prosit» a Missioni Consolata, per gli articoli e le monografie di cui si arricchisce, che poi diventano libretti tascabili ed economici a portata di tutti i lettori, avidi di sapere come stanno veramente le cose... Ma la realtà è sempre peggiore di come viene descritta: ne ho fatto esperienza quando ho visto la periferia del Cairo, mentre andavo a visitare un istituto delle suore di Madre Teresa, che si occupa di bambini in difficoltà... Mi congratulo anche per gli articoli che riportano, senza peli sulla lingua, certe situazioni reali delle zone missionarie e per la collaborazione di quella coppia di giovani giornalisti che vanno a verificare, con il rischio che corrono in un paese ancora in guerra, come il Congo. Certo, se cade un povero soldato in Iraq, i nostri parlamentari lo esalS pettabile Redazione, premetto che chi vi scrive è solo un lettore occasionale della vostra prestigiosa rivista, equindi, per caso, mi sono imbattuto nel dossier sull'Irlanda pubblicato sul numero di maggio scorso. Leggendo tale dossier, mi sono imbattuto in un paio di osservazioni alquanto ambigue circa l'aborto: una, riferentesi al fatto che in Irlanda l'aborto èancora vietato; l'altra, relativa al referendum del 1992, con il quale il 62% degli elettori locali si espresse favorevolmente ache le loro donne potessero abortire all'estero. Non sono riuscito a capire se, dando tali notizie, il vostro cronista abbia espresso rammarico ocompiacimento: nel primo caso sarei perfettamente d'accordo, nel secondo, tutto il contrario. lo sostengo che c'è da essere felici nel trovare finalmente un paese in cui l'abortoviene ancora considerato, alivello legislativo,per quello che è: cioè un omicidio senza se esenza ma. Aprescindere da questa querelle, parlando di Irlanda sarebbe stato il caso di mettere il dito sulla piaga, tutt'altro che chiusa, del conflitto tra cattolici e protestanti, che tutt'ora divampa come fuoco sotto la cenere, un conflitto che il famoso Accordo del Venerdì Santo non ha affatto chiuso. Questo fin troppo vantato Accordo ha di fatto sancito la definitiva sconfitta del sacrosanto irredentismo cattolico, repubblicano enazionalista irlandese; non ha per niente assicurato la giustizia alle vittime cattoliche del criminale odio razzista protestante; ha lasciato praticamente impuniti i peggiori caporioni di questo odio,a cominciare dal famigerato pseudo reverendo lan Paisley. Ci si èaccaniti soltanto contro l'Ira, lasciando in pace le altrettanto criminali esanguinarie bande paramilitari orangiste. Vorrei sapere perché il mondo dell'informazione evita di occuparsi di queste povere vittime cattoliche, ormai dimenticate da tutti! Giovanni Pirrera Agrigento Di fronte al governo irlandese che dichiara l'aborto illegale e al 62% della popolazione che ritiene lecito farlo fuori dei patrii confini,c'è poco da compiacersi o rammaricarsi : si vuole solo sottolineare le contraddizioni di una società che sta cambiando, non sempre in meglio. Anche per noi l'aborto è un crimine, senza se e senza ma. Sul conflitto nord-irlandese,suggeriamo di leggere l'articolo pubblicato sul numero di giugno della nostra rivista. tano come martire della pace; ma, se viene ucciso un giornalista o un missionario, lo si viene a sapere solo leggendo tra le righe dei giornali ea piangerlo sono solo i parenti stretti... In questo deserto, vorrei poter far leggere la vostra rivista atanta gente. li numero con il dossier sul disagio mentale, che ho smaltito in treno mentre viaggiavo verso la mia Sicilia, l'ho passato al mio vecchio parroco ottantenne; prima, però, ne ho fatto una fotocopia, per conservarla nel mio archivio. Con tanto affetto. lanina Vitale Roma Finalmente sappiamo da dove venivano i biglietti con i «prosit» per la rivista e i redattori. Grazie per l'affetto e... continui a fare conoscere la nostra pubblicazione. IRLANOA: ABORTO E ARPA CELTICA e ari missionari, grazie per il bel servizio sull'Irlanda, con l'intervista al cantante Bono e la fotografia di P. Pescali in copertina,che ritrae una donna irlandese impegnata asuonare il violino (M.C. maggio 2006). Trovo però abbastanza strano che non abbiate fatto menzione dell'arpa, il vero simbolo dell'Irlanda: non acaso èstata scelta da Dublino per distinguere l'Euro Irlandese da quello degli altri paesi che hanno aderito al sistema della moneta unica. Parlando dell'arpa non possiamo limitarci adire che è un meraviglioso strumento musicale, che produce una musica deliziosa. Nella bibbia, infatti, è il simbolo dell'armonia universale; per i padri della chiesa, in particolare per sant'Agostino di lppona, è il simbolo della legge di Dio, perché le corde dell'arpa, suonata dagli antichi israeliti erano 1O, proprio come i comandamenti che, attraverso Mosé, Dio donò agli uomini eche Gesù ha riproposto econfermato nella loro interezza. Pur non essendo un collezionista e pur non avendo una passione particolarmente spiccata per le monete, guardo spesso il retro degli euro irlandesi:è un modo per ricordarmi che il denaro va usato secondo il progetto di Dio enella fedeltà alla sua legge, non secondo la logica del profitto individuale. Naturalmente, èanche unmodo per sentirmi più vicino all'Irlanda, aquesto paese che alcuni analisti hannovoluto ribattezzare «tigreceltica» per la grande capacità di modernizzazione esviluppo, che ha saputo dimostrare in questi ultimi anni,e per la velocità con cui è riuscita afar crescere il suo prodotto interno lordo. Questo modo di chiamare l'Irlanda non mi pare molto ispirato. Sono convinto (e dopo la lettura del vostro dossier lo sono ancora di più) che,al pari della Cina, Vietnam, Cambogia, Malaysia, Indonesia, Corea del Sud,Thailandia, l'Irlanda è una tigre che rischia di sbranare se stessa. Se non prowederà avarare una politica di redistribuzione della ricchezza edei programmi che siano compatibili con le sue radici cristiane,questa .--:--...,-.... nobile isola non riuscirà asanare le sue ferite; e, quel «lago di birra», vagheggiato da santa Brigida,sarà costretto acedere il posto aun'orrenda palude. Valentino Baldassarretti Fano (PU) Ci scusiamo per la dimenticanza e ripariamo con questo euro irlandese. MC SETTEMBRE 2006 ■ 1

U n auspicio perché il nuovo consiglio dei diritti umani dell'Onu costituisca «uno spazio realmente aperto alla voce delle vittime di violazioni dei diritti della persona, a quella delle più povere e delle più vulnerabili» è stato espresso da una coalizione di organismi cristiani in occasione della prima sessione del consiglio tenuta a Ginevra. Consiglio ecumenico delle chiese (Ceci, Federazione luterana mondiale, Pax Christi internazionale, Domenicani per la Giustizia e la Pace e Franciscan lnternational hanno assicurato il loro appoggio al nuovo «Consiglio dei diritti umani», un'istituzione percepita come «strumento internazionale essenziale per il progresso della giustizia e della dignità umana». «Per le chiese - si legge nella nota diffusa dal Cec - è ovvio da tempo che la pace, lo sviluppo ed i diritti della persona sono le basi inseparabili del miglioramento della dignità di ciascuno, e del benessere delle società nelle quali viviamo», augurando che questo consiglio - dopo la controversa commissione dei diritti umani - possa segnare l'inizio di «un'era nuova nella promozione e la tutela dei diritti della persona». «Siano le persone e non la politica» a essere «il motore di questo Consiglio dei diritti umani» aggiungono gli organismi cristiani che concludendo ricordano «il rispetto della dignità umana inerente a tutti» quale scopo principale della nuova istituzione dell'Onu. (Misna) 11 9 giugno scorso, dieci poliziotti hanno fatto irruzione in un'abitazione privata a Jeddah, nel distretto di AI-Rowaise, arrestando quattro cristiani di origine africana durante una funzione religiosa. I quattro - due etiopi e due eritrei - sarebbero ancora detenuti nel carcere per gli immigrati delLa Chiesa d nel mon O la cittadina. Al momento del raid, più di 100 persone, alcune delle quali di nazionalità filippina, erano riunite nella casa . Secondo le fonti, i fedeli hanno invitato i poliziotti a sedersi e questi hanno aspettato per tre ore la conclusione della funzione, arrestando poi i quattro leader del gruppo. Il governo dell'Arabia Saudita proibisce pratica e manifestazioni pubbliche di ogni religione diversa dall'islam. Negli ultimi anni, grazie alle pressioni internazionali, la corona saudita ha permesso la pratica di alt~e. relig!o_ni, ma sol~ in priv?to. La pol1z1a religiosa, tuttavia, continua ad arrestare, imprigionare e torturare le persone che praticano altre fedi, anche se privatamente. Nel regno saudita, musulmano per la totalità della popolazione; non è permesso costruire luoghi di culto, chiese o cappelle. Non si conoscono le cifre esatte relative alla presenza cristiana, rappresentata per la maggior parte da lavoratori immigrati. (Zenit) CONTRO I. MURO DEllA DISCORDIA Costruire un muro lungo la frontiera non aiuta «per nulla» a risolvere il problema della migrazione irregolare: lo hanno sostenuto i vescovi di Messico, Stati Uniti e dell'America Centrale, al termine di un viaggio nelle regioni messicane meridionali, dove hanno potuto rendersi conto delle migliaia di persone che superano illegalmente la frontiera per recarsi poi fino al confine settentrionale, quello con gli Stati Uniti. «Ci preoccupa che migliaia di messicani e di centroamericani stiano lasciando i loro paesi e rischiando la loro vita per entrare negli Stati Uniti» ha dichiarato il presidente della Commissione episcopale per la mobilità umana e vescovo di Ciudad Ju6rez, mons. Renato Ascencio Le6n. «Non vogliamo più morti e chiediamo un trattamento migliore per i migranti» ha aggiunto il vescovo di San Bernardino (California), mons. Gerald Barnes, che si è espresso contro l'edificazione del muro. Fin dall'inizio della costruzione del muro divisorio tra Usa e Messico la chiesa, anche quella statunitense, si è schierata dalla parte dei migranti, scendendo anche in piazza per manifestare a loro favore nei mesi scorsi. (Misna) S ull'importanza di un dialogo tra · le religioni, che dia voce alle posizioni moderate per costruire una «pace globale» concordano chiesa cattolica e illustri esponenti del mondo musulmano, a quanto è emerso al termine della seconda «Conferenza internazionale degli studiosi islamici» (lcis), svoltasi dal 20 al 22 giugno a Jakarta. All'evento, organizzato dal Nadhlatul Ulama (Nu) - la più grande organizzazione musulmana in Indonesia - hanno partecipato più di 300 studiosi e politici da 53 paesi. Presente anche l'inviato vaticano, mons. Khaled Akasheh, capo ufficiodella sezione islam del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, che ha ribadito l'impegno della chiesa a mantenere «relazioni con le altre religioni per rendere il mondo un posto sicuro e pacifico in cui vivere». Anche i presidenti delle due organizzazioni musulmane più grandi in Indonesia - e con le quali lo stesso Vaticano intrattiene rapporti - hanno espresso la necessità del dialogo interreligioso, e di quello interno all'Islam, per la promozione di posizioni moderate. Secondo Hasyim Muzadi, del Nu, al fine dell'armonia tra le fedi e della modernizzazione dell'Islam è essenziale potenziare le voci moderate in seno ad un mondo islamico sempre più diviso. «I moderati non sono quelli senza un'opinione - ha spiegato - ma coloro che hanno invece una salda visione su ciò che è

giusto e sbagliato. I moderati determinano l'equilibrio tra fede e tolleranza per la pace, il benessere sociale e la solidarietà». Moderazione per combattere il terrorismo, che strumentalizza la religione è la proposta del presidente del Muhammadiyah, Din Syamsudin . «I terroristi fraintendono la religione e finché ingiustizia e illegalità sono presenti nelle società, radicalismo e terrorismo troveranno terreno fertile in Indonesia». Din e Hasyim hanno poi entrambi definito «sbagliate» le campagne di alcuni gruppi islamici, che si battono per l'applicazione della legge islamica in Indonesia . . (Asia News) AL SERVIZIO DELDIALOGO 11 presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, ha affermato che la chiesa ha intenzione di continuare il suo ruolo di mediazione nel dialogo di pace fra forze governative ed eversive, pur raccomandando, per il futuro, maggior prudenza nello svolgersi del processo. «La chiesa è sempre stata disposta ad assumere il ruolo di mediatrice, dando priorità allo scambio umanitario (fra persone sequestrate dalla guerriglia e prigionieri politici nelle carceri governative) visto che vite umane stanno soffrendo terribilmente a causa del protrarsi della detenzione». Uscendo da una riunione avuta con l'Altro commissario di pace, Carlos Restrepo, e l'incaricato della presidenza della repubblica colombiana, Fabio Valencia Cossio, mons. Castro ha affermato che per continuare a lavorare efficacemente al servizio del processo di pace in atto, bisognerà farlo con la massima riservatezza visto che molti più risultati si sarebbero potuti ottenere se vi fosse _ stata più discrezione. (Aci Prensa) REUGIONI: INSIEME PER lA PACE I capi di stato africani sono risoluti a sconfiggere i conflitti e a promuovere la stabilità e lo sviluppo nel continente: lo ha detto Patrick MaI I I I I I 1 zimphaka, vice-presidente della Com- : missione dell'Unione africana, in 1 occasione del congresso dell'«Azione I ' associazione cattolica internazionale «Aiuto alla Chiesa che Soffre» (Acs) L ha tennlnato la 150" traduzione della sua Bibbia del Bambino, «Dio parla ai suoi figli». Si tratta della traduzione in sindi, una lingua indo-ariana parlata da circa 20 milioni di persone nella provincia di Sind (nel sud-est del Pakistan) e negli Stati del Gujarat e del Rajastan (nel nord-est dell'India). Vescovi di tutto il mondo hanno inoltre definito questo piccolo libro «un eccellente strumento per l'evangelizzazione». L'opera è stata tradotta in alcune delle lingue più rare del mondo, come il tukano degli indigeni della regione amazzonica brasiliana o lo tshiluba, una lingua tribale parlata nella Repubblica Democratica del Congo. Finora sono stati distribuiti più di 43 milioni di copie della «Bibbia del Bambino» di Acs, e l'associazione prevede di stamparne altri 1,35 milioni di copie nel corso di quest'anno. (lenii) interreligiosa per la pace in Africa» (1fapa) svoltasi recentemente in Ruanda. «Gli africani hanno stabilito una propria agenda finalizzata a promuovere il proprio sviluppo. I nostri presidenti sono impegnati a rispettarla e stanno facendo progressi» ha aggiunto Mazimphaka dinanzi ai rappresentanti di sette diverse religioni professate nel continente: cristianesimo, islam, buddismo, induismo, giudaismo, la religione tradizionale africana (art) e la fede baha'f nata nella metà del secolo XIX dal tronco islamico. L'lfapa è un'organizzazione interreligiosa africana per la promozione della pace e dello sviluppo nel continente istituita nel 2002 a Johannesburg, Sudafrica, durante un congresso interreligioso sul tema «Lavorare insieme per la pace». (Misna) .u A bbiamo bisogno di operare ,, per la pace nella speranza che gli uomini, a qualunque nazione o religione appartengano, abbandonino i propositi di violenza, guerra, distruzione e morte». Lo ha detto padre Eliseo Mercado, missionario degli Oblati di Maria Immacolata designato recentemente come vincitore del Premio «Bukas Palad» per il suo impegno a favore della pace e della t giustizia ma anche del dialogo interreligioso soprattutto con i musulmani filippini . Il riconoscimento è giunto dall'università gesuita di Manila - promotrice del premio - al missionario impegnato anche in diverse attività a favore dei poveri ed emarginati. Padre Mercado, filippino di nascita, ha avuto contatto per anni con studenti cristiani e musulmani nell'università «Notre Dame» di Cotabato (isola di Mindanao) dove è stato rettore. Mediatore nei rapporti tra il governo filippino e alcuni movimenti ribelli di stampo islamico nel sud del paese asiatico, padre Mercado è attualmente il responsabile della commissione «giustizia e pace» della sua congregazione . (Misna) --J----------------------------------------------------------------- MC SETTEMBRE 2006 ■ 9

■ VERONA (ITALIA) ■■ ■■ ■■■■ Contributo degli istituti missionari al 4° Convegno ecclesiale nazionale o Il convegno ecclesiale di Verona (16-20 ottobre 2006) sul tema «Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo» interpella gli istituti missionari in quanto ne tocca la propria identità di annunciatori di Cristo «nostra speranza». Nata nell'ambito della rivista «Ad Gentes», la seguente riflessione vuole essere uno stimolo offerto da missionari che lavorano per mantenere viva, all'interno della chiesa italiana, una sincera ed effettiva apertura alla missione universale. G li istituti missionari che hanno sedi in Italia, pur dipendendo giuridicamente dalla Santa Sede e rimanendo legati a tante chiese locali sparse nel mondo, riaffermano la loro appartenenza alla chiesa italiana nella quale molti di essi hanno avuto origine. Si sentono espressione di questa chiesa fra i popoli per l'annuncio del vangelo.Si rallegrano per il riconoscimento del loro carisma specifico di consacrazione a vita per la missio adgentes e sono lieti di collaborare in questa missione con tante altre forze della chiesa italiana, che servono l'ad gen10 ■ MC SETTEMBRE 2006 tes con modalità e carismi loro propri (Cf. Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo, n. 1O). Si rallegrano anche per tutto quello che la chiesa che è in Italia fa per la missio adgentes e si impegnano a collaborare sempre meglio all'animazione missionaria della chiesa italiana, portando il contributo della loro lunga esperienza,della testimonianza di tanti confratelli e consorelle sparsi fra i popoli,della più diretta conoscenza delle giovani chiese con le loro ricchezze di fede e le loro necessità materiali e spirituali. Prendono gioiosamente atto che è incominciata in Italia, fin dal Convegno di Palermo (1996), la cosiddetta conversione pastorale alla missione,diretta più immediatamente alla «nuova evangelizzazione» nel territorio, ma che non trascura la missio adgentes e anzi trova in essa - come dicono gli stessi vescovi italiani (Cf. Comunicare il vangelo in un mondo che cambia, n. 32) - il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza. La missione è unica e universale e, pur avendo in diversi contesti modalità e urgenze diverse, si awantaggia dell'unica passione per la testimonianza della fede e per l'annuncio del vangelo di Gesù Cristo a tutti gli uomini. BISOGNO DI CONVERSIONE EDI RIFORMA Nel prendere parte al «convenire» della chiesa italiana,gli istituti missionari sono consapevoli che devono essi stessi «partire» con una profonda revisione della loro vita personale e istituzionale.A livello personale si parlerà di «conversione» e a livello istituzionale di «riforma».Già dal 1999 si incontrano nei cosiddetti «Forum di Ariccia» per mettere a punto, unitariamente, lo spirito, il senso e le modalità della lodi Verona, la città do vegno ecclesiale naz

MISSIONI CONSOLATA • • ■ ■■ ■■■■ l:ldea grafica il logo del 4° Convegno eccle&iale nazionale rappraaenta un Cristo stilizzato, che con lè braccia apert.e forma degli archi che richiamano quelli dell'Arena di Verona. Nel disegno 8Dl'ID • · i quattro termini che formano il =quieta dell'incontro: «Testimoni di Gesù riaortD, speranza del rnoncb. -I Cristo riaort.o forma la figura nel suo inaiema pare librar&i nalraria. - I testimoni sono la braccia del Risorto staaao, che aasumono quasi la 8811lbianza di corpi autonomi. Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo - La speranza • aimbolaggiata de1r1nt.ara composizione, laaaerrnant:e sbilanciat.a in avanti, quasi aa abbracciare con sguardo fidllCioso il futl.U'o. - Il mondo, una ~ dal quale è ritsanlial-.sa dalo spaZl0 che viene creato pro- ;;rc;-..aa dinamicità della braccia. ro presenza nella chiesa italiana. Nel primo Forum (3-6 febbraio 1999) proposero a se stessi uno stile di presenza qualificato,che rispecchiasse anche in Italia quanto da essi vissuto nei territori lontani: - missione nella debolezza: sì alla parola di Dio, allo Spirito, alle frontiere, alle periferie, alla precarietà; no a sicurezze, potere, prestigio, strutture pesanti, ecc.; - missione nella povertà: riesame di opere e strutture; ridistribuzione delle comunità sul territorio nazionale;vicinanza, attenzione e preferenza per i poveri; - missione nel martirio:serietà,radicalità,carità,dono della vita,contiM nuità di donazione. Nel secondo Forum (4-8 febbraio 2002) l'attenzione si appuntò sulla capacità di collaborazione degli istituti missionari fra loro e con gli altri soggetti della missione, nonché sulla loro «integrazione» nella chiesa locale in Italia.Si ribadì la fedeltà al carisma specifico («non negoziabile», si disse) dell' ad gentes,ad extra e advitam,ma sottolineando nello stesso tempo che i missionari non sono in Italia «di passaggio» o solo per compiti interni agli istituti, ma per una testimonianza e un'azione specificamente loro di «animazione missionaria delle chiese locali».Si disse fra l'altro:«Forse non lo sappiamo, ma abbiamo sulle spalle una grossa responsabilità. Siamo considerati gli esperti dell'annuncio e siamo chiamati ad animare la chiesa locale. Con tanta disinvoltura lo abbiamo fatto e lo facciamo in terre geograficamente considerate di missione.Con altrettanta timidezza, paura e ritrosia ci ritroviamo a farlo con la nostra gente». Essere profetici non significa fare i supplenti. Oggi in Italia si stanno creando situazioni di missione... La nostra tentazione - e la tentazione della stessa chiesa locale - è di affidare agli «addetti del mestiere» quelle zone e situazioni. Da parte nostra è doveroso privilegiare tali servizi, ma è compito della chiesa locale far fronte a queste realtà, trovare risposte concrete: può certamente attingere dal «libro della missione» (e in questo dobbiamo certamente aiutarla), ma non può delegare ad altri i compiti che spettano ad essa. Il terzo Forum (31 gennaio-4febbraio 2005) ha voluto essere anzitutto un momento di «ascolto»:della chiesa locale italiana,della cultura 1 che circola nella società che ci circonda, dei «movimenti» che prendono piede in ordine a un mondo nuovo e diverso. L'ascolto è necessaria premessa alla profezia. li primo ascolto, infatti, rimane sempre quello del vangelo, che però dobbiamo far risuonare nell'oggi che Dio ci propone in Italia all'inizio di questo terzo millennio. «Ci siamo sentiti piccoli di fronte a sfide che paiono a prima vista insormontabili, ma questo non ci ha tolto il coraggio di riaffermare la nostra missione di essere lievito, luce e sale, attraverso l'ascolto e la testimonianza profetica: due atteggiamenti nuovi per una società malata di solitudine esistenziale». CONVENIRE ASCOLTANDO La prima «lezione» che i missionari ricevono dalle giovani chiese è che ogni programmazione ecclesiale, per essere veramente missionaria, deve partire dall'ascolto. Un convegno ecclesiale ha bisogno di un lungo tempo di ascolto per discernere l'oggi di Dio nella storia e udire quello che lo Spirito dice alla chiesa che è in Italia. Per essere un vero convenire della chiesa è necessario che tutte le sue componenti abbiano voce e che le loro attese, le loro e- ------------------------------------------------------------------·------------------------

■ VERONA (ITALIA) ■■ ■■■ ■■■ sigenze, i loro propositi e le loro speranze costituiscano la trama su cui il convegno si costruisce.Anzi, la chiesa non deve ascoltare solo le proprie componenti, ma nella misura del possibile tutte le componenti della società,anche i cristiani non cattolici, i credenti di altre religioni, i non credenti. Ci pare che nell'Italia di oggi l'urgenza dell'ascolto sia soprattutto rivolta verso coloro - e sono grande maggioranza - che si dicono cristiani ma conservano con la chiesa solo rari momenti di contatto e non pongono più il vangelo a fondamento delle loro scelte. Possono essere preziosi gli apporti degli esperti delle varie discipline teologiche e delle scienze umane, ma non devono chiudere la strada ai giudizi e ai sentimenti della «base». Lo Spirito si manifesta anzitutto nella voce dei piccoli e dei semplici. Non è cosa nuova, ma è certamente pertinente dire che il metodo del convegno - della sua preparazione, La società italiana è diventata multietnica, multiculturale, multireligiosa. ' del suo svolgimento, della sua ricezione - ne definisce già gli orientamenti, ne condiziona i contenuti, ne pregiudica in senso positivo o negativo l'efficacia pastorale. Seguendo l'itinerario di preparazione del convegno, ci poniamo alcune domande: è stato ascoltato a sufficienza il popolo di Dio? È stata ascoltata «la gente»,anche quella che si ferma alle porte della chiesa? Sono stati interpellati «gli altri»?Non è necessaria l'unanimità che scende dall'alto,quanto la sinfonia di voci che la Parola illumina e raccoglie efficacemente in unità. ILTEMA «SPERANZA» Si può ben capire come il tema del convegno di Verona sia «congeniale» ai nostri istituti. «Gesù risorto, speranza del mondo» è quanto siamo mandati ad annunciare. Ne siamo «testimoni» anzitutto fra le genti. Riverberiamo quindi sulle nostre chiese di origine - quelle da cui siamo inviati - la forza che i convertiti al vangelo trovano in Gesù Signore per superare difficoltà di vario genere, legate spesso alle situazioni di miseria,di oppressione,di sfruttamento,di emarginazione,di esilio,di persecuzione in cui si trovano i loro gruppi umani e/o le loro chiese. È ammirevole la fiducia in Dio che i cristiani delle giovani chiese mantengono anche nelle circostanze più dolorose.Una grande fiducia,anche se non illuminata dalla fede nel Risorto, si incontra spesso anche in tanti fedeli di altre religioni e, in genere, nel mondo dei poveri. In queste situazioni la speranza non può essere annunciata solo nell'orizzonte escatologico. li Regno futuro è dono che i cristiani attendono con gioia e riconoscenza.Ma c'è una loro precisa responsabilità nel riconoscere il germe del Regno già in questo mondo e nel partecipare al suo dinamismo lottando per la giustizia, per il rispetto dei diritti dell'uomo, per la dignità di ogni persona, per la difesa di ogni forma di vita e per la salvaguardia del creato, in unità di intenti con quanti tendono verso gli stessi obiettivi, insiti nella ,--------------------------------------------------------------------------------------------· 12 ■ MC SETTEMBRE 2006

MISSIONI CONSOLATA stessa natura umana e sostenuti anche dal messaggio di molte religioni. Ci pare che questo «impegno per il Regno che viene» non sia al centro della predicazione della chiesa italiana, così come lo era nella predicazione di Gesù. Se è ammirevole in Italia l'attività del volontariato,specialmente per il concorso dei ' cristiani,se è diffuso e concreto l'operare della Caritas, ci pare però che si collochino più sul versante dell'assistenza che non su quello di una solidarietà anche politica con i poveri, i disoccupati, gli immigrati, le famiglie numerose, gli sfruttati. Constatando il crescere dei settori deboli della popolazione,ci si aspetterebbe una più convinta mobilitazione della gerarchia cattolica al loro fianco. Se ci sono dei magnifici esempi di «suscitatori di speranza» - talvolta anche martiri della speranza,come , don Pino Puglisi, don Tonino Bello, Annalena Tonelli, e tanti altri - essi sembrano piuttosto marginali rispetto alla chiesa «ufficiale» e sono tardivamente riconosciuti come suoi rappresentanti. Perché la gerarchia ecclesiastica è così reticente rispetto a figure come don Oreste Benzi, Ernesto Olivero, don Luigi Ciotti, Francuccio Gesualdi e tanti altri suoi figli fedeli,che raccolgono gli aneliti della popolazione italiana? L'ORIZZONTE GLOBALE Proprio perché presenti con i loro membri in tante parti del mondo,a contatto con tanti popoli, tante culture, tante religioni, tante travagliate storie,gli istituti missionari sentono l'urgenza che ogni chiesa locale si collochi in quell'orizzonte globale che è il segno più proprio di questo nuovo secolo.Ogni chiesa locale, pur radicata nel territorio e impegnata a testimoniare la fede e annunciare il vangelo al popolo nel quale è inserita,deve avere il mondo negli occhi e nel cuore, perché è mandata «a tutte le genti». In Italia si ha l'impressione di una cultura,di una politica e di un'informazione assai «provinciali». Vengono ingigantiti i fatti locali e non si presta sufficiente attenzione a eventi globali,quali l'immensa moltiGli istituti missionari si fanno portavoce del «grido dei poveri». ■ ■■■ ■■■ tudine e la quotidiana sofferenza dei poveri, la fame, le guerre, le schiavitù, il progressivo degrado del pianeta, gli ingiusti rapporti Nord-Sud, lo sfruttamento dei lavoratori,il livellamento e l'omologazione progressiva , delle culture,ecc.Solo quando questi eventi vengono a toccare le abitudini e il benessere del proprio gruppo - come nel caso dell'immigrazione o delle risorse energetiche (petrolio, gas, ecc.) - si prende coscienza di ciò che awiene, ma restando sempre confinati nel proprio «particolare». Sembra che avolte anche la chiesa italiana resti chiusa dentro queste mura. La connotazione di «cattolica» è più un riferimento alla tradizione che non un'assunzione del mandato che il Risorto le ha dato per tutte le genti.Gli istituti missionari sentono la loro responsabilità in questo campo, ma per quanto si sforzino, con la stampa e altri media (Fesmi, Emi, Mi- · sna), di aprire gli orizzonti, i loro sforzi non risultano abbastanza efficaci;soprattutto non trovano ascolto proprio in quel mondo «cattolico» (delle parrocchie, delle associazioni) che più dovrebbe essere pervaso dall'ansia dell'universalità. Occorrerà sviluppare le collaborazioni e trovare le sinergie per sviluppare, sia nella società che nella chiesa, quello spirito di mondialità che da più di 50 anni gli istituti missionari coltivano in Italia e che rappresenta l'antidoto ideale alla globalizzazione di marca neoliberista. «IL GRIDO DEI POVERI» La prima conseguenza di una visione globale a partire dal locale è la presa di coscienza della crescente povertà nel mondo,con 3miliardi di poveri su 6 miliardi di abitanti del pianeta e con un miliardo e 200 milioni di «poveri assoluti» o schiavi della soprawivenza (ultimi dati Onu).La vicinanza ai poveri è una necessità per la chiesa, perché solo a partire da essi si ha la percezione autentica del vangelo:«Ai poveri è annunciata la buona novella» (Mt 11,5). Una chiesa che non ha coscienza della povertà nel mondo e che non sta concretamente dalla parte dei poveri,non è più la chiesa delle beatitudini, la chiesa che segue le orme di Gesù Cristo,così come recita il noto n. 8 della Lumen gentium: «... come Cristo ha compiuto l'opera della redenzione in povertà e nella persecuzione, così la chiesa è chiamata ad incamminarsi per la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Cristo Gesù" pur essendo di natura divina... spogliò se stesso,assumendo la condizione di servo"(Fil 2,6-7) e per noi" da ricco che era si è fatto povero" (2 Cor 8, 9): così la chiesa, quantunque abbia bisogno di mezzi umani per compiere la sua , missione, non è fatta per cercare la : gloria terrena, bensì per far conosce- : re anche con il suo esempio l'umiltà : ., e l'abnegazione». : Il rischio per la chiesa italiana è du- : I --------------------------------------------------------------------------------------------- MC SETTEMBRE 2006 ■ 13

■ VERONA {ITALIA) ■■ ■■■ ■■■ Convegno di Palermo (1996), dove cominciò «la conversione pastorale alla missione». piice: che lasci i poveri del suo territorio «fuori dalla porta», perché composta in prevalenza da una classe media volenterosa, ma più che mai pervasa di consumismo e preoccupata del suo fragile benessere; e che dimentichi del tutto - salvo periodiche collette- i tre miliardi di poveri nel mondo.Al grido di tanti bisognosi sul territorio nazionale e nel Sud del mondo si risponde con gesti di una generosità che acquieta le coscienze, ma con poca attenzione al dovere di giustizia. Pare che negli ultimi documenti dell'episcopato ita- _liano la parola «giustizia» risuoni con minore forza. Missione e nuova evangelizzazione passano,anche per la chiesa italiana, attraverso la scelta preferenziale dei poveri,chiamati nelle scelte pastorali a essere soggetti attivi nella società e, se cristiani, nella chiesa. MISSIONARI DI RITORNO La maggior parte dei membri degli istituti missionari che si trovano attualmente in Italia è reduce dalle missioni. li loro rientro è spesso traumatico. Partiti per «portare la fede della loro terra» ad altre terre, trovano che nel paese «cristiano» da cui sono partiti c'è meno fede, meno Annalena Tonelli, «martire della speranza». 14 ■ MC SETTEMBRE 2006 speranza e meno amore che nei paesi da cui rientrano. Si trovano immersi in una cultura del consumismo che troppo contrasta con le visioni di miseria e di sofferenza che hanno negli occhi.Meno profonda è l'intensità delle relazioni umane,diversi i ritmi del tempo, poco praticata l'ospitalità; superfìciali,rapide e prevalentemente emotive le reazioni ai fatti anche più gravi... Diventa allora difficile per loro riprendere i contatti con «questa» realtà. Pensano di farsi voce delle giovani chiese nella loro «antica chiesa», ma qui incontrano forse la più forte delusione. Perché di quelle esperienze di grazia sentono che si fa poco conto. Parlano di celebrazioni lunghe e festose,di piccole comunità cristiane o comunità di base,di una ricca manifestazione di carismi,di tanti ministeri esercitati con fervore e responsabilità, di impegno a fianco dei poveri, di lotte per la giustizia e i diritti umani, di fatica e bellezza dell'inculturazione, di severi catecumenati,di sofferenze e martìri di cristiani coerenti ... e non trovano eco, come se quella non fosse vita, chiesa e patrimonio di tutta la famiglia dei credenti. «Qui è tutto diverso - si sentono dire-. Tutto questo non serve». NUOVO MODELLO DI CHIESA I «missionari di ritorno» raccontano un nuovo modello di chiesa,che certo non può essere trasportato di peso nel nostro mondo - dove una chiesa dalle antiche radici ha il suo ricco patrimonio di tradizione,di teologia, di pratica pastorale - e tuttavia può offrire molti stimoli al rinnovamento in senso missionario della pastorale. Proviamo a enumerarne alcuni.

MISSIONI CONSOLATA ■■ ■■ ■■■ «Piccola comunità cristiana», dove il vangelo si coniuga con la vita. 1. La centralità del primo annuncio. Nelle giovani chiese si ha coscienza che Cristo,crocifisso e risorto,deve essere proclamato «agli altri» come principio di speranza.Si vive la gioia di quanti lo incontrano per la prima volta e trovano in lui la conoscenza del padre e la possibilità di una vita nuova. 2. La ricchezza dei carismi e dei ministeri, che rende sacerdoti, religiosi e laici corresponsabili della vita e della missione della chiesa. Si pensi ai catechisti,agli animatori delle piccole comunità cristiane,alle guide della preghiera. Le chiese dell'Estremo Oriente asiatico enumerano, per esempio, nei loro documenti ben 70 ministeri riconosciuti! 3. La bellezza e vitalità delle «Comunità ecclesiali di base» (America ranza dei credenti.La chiesa sta di più Latina) o «Piccole comunità cristia- «tra la gente» e ne condivide spesso ne» (Africa e Asia), dove il vangelo si la povertà, i disagi, le debolezze. coniuga con la vita e si fa esperienza 6. Lo sforzo dell'inculturazione, di chiesa come fraternità, condivisio- che obbliga a ripensare l'immutabine, collaborazione, corresponsabi- le messaggio per incarnarlo nella vilità ... Sempre fragili, piccole e di- ta e nella cultura propria di un posperse, queste comunità rendono polo o di un gruppo umano.Cultura più solida la fede di quanti ne fanno che spesso va purificata, ma che puparte e proclamano concretamente re rappresenta una ricchezza per la la risurrezione del Signore. fede. 4.11 distacco dal potere e dalle sicu- 7. La lunga pratica del catecumerezze mondane. Non ci sono privilegi nato, che prepara gli adulti ad assuda difendere, non c'è ricchezza da mere consapevolmente il battesimo mantenere,non c'è (e per fortuna e la vita nuova che da esso scaturispesso non è possibile!) nessun com- sce. promesso antievangelico con i po- 8.11 dialogo ecumenico e quello tenti.Chiese deboli e povere,qual- con le altre religioni,che diventa che volta anche perseguitate, ripon- spesso una necessità, in quanto si vigono la loro unica fiducia nella forza ve e si opera nello stesso ambito terdella Parola e dello Spirito. La chiesa ritoriale, ma che proprio per questo istituzione evita intrusioni nel dibat- è anche uno stimolo a definire la tito politico e lascia le scelte concrete propria identità sulla base originaria al libero confronto delle opinioni e della Parola di Dio e non di tradizioni delle valutazioni dei cittadini,conser- umane. vando così la sua libertà profetica, Affrontando oggi la chiesa di Dio che diventa quando è necessario - e che è in Italia, il passaggio dalla paspesso è purtroppo necessario - fer- storale di conservazione alla pastoCONCLUSIONE Gli istituti missionari presenti in Italia e parte della chiesa italiana vivono con questa tutte le difficoltà del momento presente: a) le difficoltà del popolo italiano in un'ora di grande «crisi» (sociale, politica, istituzionale),che è passaggio (pasquale) ad un nuovo modo di vivere la sua appartenenza all'Europa e al mondo,ad una società non più monolitica, ma multietnica, multiculturale, multi religiosa, nel quadro di una globalizzazione che resta inquinata da presupposti ideologici di individualismo, agnosticismo, relativismo e liberismo; b) le difficoltà della chiesa,che deve conservare la ricchezza della tradizione religiosa del popolo italiano in un quadro completamente muta- , to.«Comunicare il vangelo in un mondo che cambia» è per questa chiesa un compito inedito. La missione in Italia (ed anche in Europa e in tutto il mondo post-cristiano) è , tutta da inventare. ma denuncia della corruzione,degli raie di missione dovrebbe confron- «Esperti di missione fra i popoli sfruttamenti,delle ingiustizie com- tarsi con queste dinamiche delle non cristiani», i missionari non sono messe dai pochi potenti contro i tan- giovani chiese. Non significa che es- né modelli, né maestri. Possono solo ti deboli. Proprio per questo acquista se siano modelli da imitare, né che mettere a disposizione la radicalità autorevolezza fra la gente eviene al- non abbiano in sé debolezze e urna- del loro impegno per il vangelo e lora chiamata, ma in «seconda istan- ne miserie (di cui sono anche loro quello che apprendono sulle strade za»,a opera di pacificazione e/o di ricchissime:«Ecclesia semper refor- del mondo. Lo fanno come umili figli mediazione politica. manda»). Significa solo che in esse si di quella chiesa di Dio che è chiama5. La «prossimità» con i poveri e i sperimenta meglio la freschezza del ta a essere testimone del Cristo Risofferenti,che sono spesso,come av- vangelo, novità di vita e orizzonte di sorto in Italia, in Europa e fino ai veniva nella prima chiesa, la maggio- speranza per tutti. confini della terra. ■ ,--------------------------------------------------------------------------------------------· MC SETTEMBRE 2006 ■ 15

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