Missioni Consolata - Settembre 2006

MISSIONI CONSOLATA rielezione. Però non èdifficile prevedere che il progetto politico della destra colombiana non solo non risolverà i problemi dei poveri, ma anzi li aggraverà, per esempio con il Trattato di libero commercio (Tic), con le riforme tributarie e con una legislazione afavore della destra economica edel grande capitale». Si è molto parlato dell'accordo tra i paramilitaridi Salvatore Mancuso e il governo di Uribe. Tutto risolto con loro? La guerra colombianaha un attore in meno? «Certamente no! I paramilitari sono una "papa caliente" (patata bollente) anche per Uribe e uno dei proble- ' mi più gravi per il paese nei prossimi 4 anni (e anche più in là). li fenomeno del paramilitarismo non finisce con gli accordi di pace con i paramilitari, perché fin che dura la guerriglia durerà il paramilitarismo,comeforza occulta eoscura al servizio della politica di guerra dello stato. La filosofia paramilitare è parte integrante della filosofia edella pratica politica del progetto della destra. Si può facilmente prevedere che, entro pochi anni, molti degli uomini più significativi del paramilitarismo entrino personalmente come protagonisti nella scena politica colombiana,come di fatto è già awenuto in alcuni casi (anche nelle ultime elezioni parlamentari).Quello che rende più grave la situazione è il fatto che da un lato non si sa cosa fare con coloro che hanno smobilitato (più di 30.000 secondo cifre ufficiali) edall'altro lato la gran parte dei paramilitari e specialmente i capi sono anche legati al narcotraffico. Poco si è parlato di questo nella campagna elettorale, però credo che sarà uno dei problemi più gravi per il governo e per il paese nei prossimi anni,specialmente se, a livello internazionale, continuerà la pressione sul governo colombiano affinché si faccia giustizia e le vittime dei paramilitari ottengano riparazione». È possibile un dialogo con le Fare? «Anche qui non è facile dare una risposta. In varie occasioni le Fare han- ■ ■■ ■■ ■■ no ripetuto che non ci sarà dialogo durante il governo di Uribe. D'altra parte Uribe ha fatto un discorso ambiguo: in varie occasioni, ha ripetuto che suo proposito è la distruzione totale delle Fare; altre volte, ha detto che, acerte condizioni, è disposto ad intavolare un dialogo con loro. È difficile prevedere che cosa passerà nei prossimi mesi. Personalmente credo che le Fare non accetteranno un dialogo con Uribe.AI massimo, anche per accontentare una parte della opinione pubblica internazionale e per ragioni di propaganda, potrebbero accettare di fare un dialogo con una supervisione internazionale per lo scambio di prigionieri o per la liberazione dei sequestrati (vedere glossario). Per ora, sembra che le Fare continuino acredere nella teoria marxistaleninista secondo la quale l'unica via per arrivare al potere è la via armata, escludendo dunque la competizione politica. D'altra parte, èdifficile pensare che Uribe accetti di mettere in discussione la struttura economica, politica, sociale, militare attuale del paese: questo rende impossibile un dialogo reale con la guerriglia.Credo che Uribe cerchi non un dialogo ma una resa delle Fare». Gli indios: «No alla guerra, sì ad un altro paese» Leiha lavorato per 18 anninelCauca tra gli indios nasa (paez).A parte imoltiprogetti che ha contribuito a realizzare (1 ), è rimasto- semipermette -«stregato» da loro. li punto però è un altro: la resistenza pacifica degli indios ha un futuro o è un'illusione? «Gli indigeni sono una piccola minoranza nel paese (un milione su 37), e in più quelli che hanno una coscienza e una organizzazione politica significativa sono una minoranza nella minoranza.Se la gran parte degli indigeni sono d'accordo nell'esigere la loro autonomia e nel difendere i loro diritti, solamente una minoranza, con alla testa il popolo nasa (specialmente nel Nord del Cauca), ha fatto la scelta di promuovere un'alternativa al sistema attuale -"no alla guerra,sì ad un altro paese" - in coordinazione con altri soggetti sociali eorganizzazioni popolari. Però questa scelta li ha convertiti in obiettivo militare equindi in oggetto di repressione da parte del governo Uribe attraverso le forze armate, e purtroppo anche in un obiettivo delle Fare, perché la scelta indigena di costruire un'alternativa pervia politica non elimina ma anzi rafforza la scelta di quell'autonomia che la guerriglia non accetta. li papavero da oppio («amapola») è coltivato in zone limitate, avendo necessità di un clima più fresco. Non so se hai potuto seguire quello che è successo in maggio a"la Maria" (resguardo indigeno proclamato territorio di dialogo) con la durissima repressione della polizia edell'esercito (2).Temo che i prossimi 4 anni saranno anni molto difficili per il movimento indigeno, specialmente per il Nord del Cauca,anche perché,a differenza di altri gruppi che hanno votato per Antanas Mockus (3), il Nord MC SETTEMBRE 2006 ■ 53

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