Missioni Consolata - Settembre 2006

■ . MALI si sta impegnando a fondo per far capire ai loro «fratelli» come questa scelta delle armi sia sbagliata.«Si sono fatte riunioni e delegazioni di associazioni vanno a Kidal dalle altre due regioni, per spiegare che in questo modo si rischia di annullare tutto • quello che è stato ottenuto con le precedenti lotte» ricorda Alban. «È chiaro, d'altro lato, che se Kidal avesse lo statuto speciale,anche loro lorivendicherebbero». TRA LIBIA EUSA Alla ricorrenza del Mouloud {nascita di Maometto) quest'anno, a Timbuctù un'imponente celebrazione è stata finanziata da Gheddafi. Con gran dispendio di risorse,mezzi e persone,la Guida {come è chiamato il leader Libico) era presente lo scorso aprile nella città detta dei 333 santi dell'Islam. Anche Att c'era,e con lui capi di stato di Senegal, Mauritania, Niger e Sierra Leone. Ma il padrone di casa ebbe un ruolo di secondo piano. Gheddafi organizzò un incontro con i capi tradizionali e chiese «l'unione sacra dei popoli del Sahara, per difendere questa terra benedetta contro gli invasori stranieri». Rilanciò l'idea di una nuova entità geopolitica: «Dobbiamo creare una Carta di Timbuctù per fare del Sahara una grande famiglia». Una sorta di stato dei popoli del deserto, di cui lui sarebbe a capo. «Già nel 2005 si erano tenuti incontri dei leader tradizionali del Sahara in Libia». Ci racconta la nostra fonte: «Gheddafi ha anche incontrato Fagaga aTimbuctù e questo senza invitare il governo maliano».Molti vedono dunque un ruolo destabilizzante della Libia nella zona. A marzo è stato aperto un consolato libico proprio a Kidal,con l'obiettivo di seguire un investimento in sviluppo di 50 milioni di dollari. Ufficio che ha chiuso pochi giorni prima dell'attacco. Capita, sempre in questi giorni, di vedere la notte decollare dall'aeroporto di Bamako un grosso cargo quadrimotore grigio con la scritta «Us Air Force».Nulla di strano,vista la presenza di basi Usa nel nord del Mali, nell'ambito del programma PanSahel, che prevede un appoggio americano, soprattutto con istruttori, ma non solo (si parla di alcune centinaia di soldati solo in Mali), agli eser26 ■ MC SETTEMBRE 2006 ■■ ■■■ ■■■ li presidente Amadou Toumani Touré, a Ouagadougou nel 2004. citi dei poveri paesi saheliani.Uno dei programmi di sicurezza finanziati dal Pentagono dopo gli attacchi del 2001. RISCHIO INTERNAZIONALIZZAZIONE Nella stessa zona sono in effetti presenti e organizzati Gruppisalafistiper lapredicazionee il combattimento, terroristi molto attivi anche in Algeria. Furono loro a rapire 14 turisti europei nel deserto algerino nel 2003 e nasconderli in Mali. Il rischio e la paura di molti di un'internazionalizzazione della guerra con implicazioni Usa e paesi sahariani è Produttori di riso nella regione del delta interno del fiume Niger. remoto ma reale. «Kidal è oggi anche l'incrocio di traffici molto redditizi :armi teggere,droga e immigrati fanno scalo nella cittadina tra le dune.Equeste sono altre componenti di rischio». Racconta un osservatore. In Niger,intanto,il presidente Mamadou Tanja, è preoccupato degli avvenimenti del vicino. Nel suo paese la presenza tamasheq è importante e la storia recente simile. A giugno invita a colloquio un ex capo della ribellione e rappresentanti degli ex combattenti. Rinnova le promesse su indennizzi e reintegrazione e vara un programma di maggior contatto tra le autorità ed ex ribelli. ALLA RICERCA DI UNA SOLUZIONE Att vorrebbe risolvere il conflitto in casa,come una questione interna all'esercito maliano,con una mediazione diretta governo-ribelli. Ma si accorge ben presto che non è possibile, gli stessi capi tuareg chiedono un mediatore esterno. L'Algeria, già forte dell'esperienza degli anni '90 e della risoluzione dell'incidente Ibrahim Ag Bahanga del 2000, accetta la difficile missione.Alcuni osservatori paventano l'opzione militare: «11 governo maliano ha già concesso larga autonomia, e con la decentralizzazione amministrativa il potere locale è in mano ai tamasheq.Altra cosa sarebbe lo statuto speciale che il presidente non concederà. Per questo se le posizioni dei ribelli si induriranno, il conflitto potrebbe protrarsi». Ma è dei primi di luglio la notizia che le delegazioni governativa e ribelle, incontratesi ad Algeri, hanno firmato un accordo di massima.I tuareg rinuncierebbero allo statuto speciale, mentre il presidente Att si impegna ad aumentare ulteriormente gli investimenti allo sviluppo nelle tre regioni nel nord, (in prevalenza a Ki - dal),con un pacchetto di 70 milioni di euro. Impunità garantita ai disertori, che potranno reintegrare l'esercito. Su questa strada,ai 40 gradi all'ombra che caratterizzano l'inizio della stagione delle piogge, leggiamo una scritta a grossi caratteri sulle case della cittadina di San,a 400 km dalla capitale: «L'uomo propone, Dio dispone». Una certezza questa per la gente del Mali, come certo è che la «questione tuareg» non finisce qui. ■

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