Missioni Consolata - Settembre 2006

■ MISSIONI a distruggere statue. Eppure, secondo il rapporto dell'UN Drug Contro/ Programme del 2000, i taleban avevano interrotto quasi completamente la coltivazione d'oppiacei, rassicurati anche dalla promessa fatta nel 1998 dall'allora sottosegretario al Dipartimento di stato Usa, Karl lnderfurth, di alleggerire le sanzioni contro Kabul, assieme a un pacchetto di aiuti di 3 miliardi di dollari per i contadini che avrebbero acconsentito di trasformare i loro campi d'oppio in coltivazioni alternative. giunta nella capitale afghana, offrendo al governo milioni di dollari per evitare la distruzione delle statue. «I taleban saranno criminali, ma quando qualcuno prima nega dei soldi promessi, che sarebbero serviti a scopi umanitari, poi offre quegli stessi soldi per salvare delle pietre, anche il governo più razionale di questa terra può perdere la pazienza» spiegò allora desolato un diplomatico di un paese occidentale in visita a Kabul. ■ «I taleban hanno mantenuto i loro impegni, ma non hanno mai visto un solo dollaro promesso, ricevendo in cambio un inasprimento delle sanzioni Onu» ha confessato in seguito un alto funzionario europeo dell'Onu a Kabul. E in questo contesto che è venuta a inserirsi la vicenda dei Buddha di Bamiyan, distrutti solo dopo che una delegazione dell'Unesco era GUERRA CONTRO I FANTASMI Arroccate tra le montagne, le popolazioni del Waziristan sono state una spina nel fianco del governo coloniale inglese. Gelose delle proprie tradizioni tribali e religiose, continuano ad essere tartassate dall'esercito pakistano, perché sospettate di dare rifugio al Mullah Omar e Osama bin Laden. D al villaggio di Tormandi si innalzano le voci delle donne che intonano i noha (lamenti) in onore ai parert ti uccisi durante gli attacchi pakistani nel Waziristan. E un brutto giomo per incontrare Arianfar, il pathani conosciuto 15 anni fa. Allora era un mujahedeen che, declamando i versi dell'eretico mistico Bayazid Ansari, combatteva per liberare i fratelli afghani dall'occupazione sovietica; oggi è un malik, uno dei capivillaggio più influenti della regione, come dimostra anche la lunga barba tinta di rosso che porta con fierezza. E continua a combattere, Arianfar; la sua jihad non conosce tregua, ma i vecchi alleati di un tempo si sono trasformati nei nemici di oggi. Il nuovo satana da esorcizzare per purificare il dar al-islam (casa dell'islam) non è più l'ateismo comunista, bensì il capitalismo occidentale. «Non è la vostra fede che rifiutiamo, ma i valori su cui fondate la società» mi dice. Non siamo d'accordo quasi in nulla, Arianfar e io; ma la lontananza geografica e ideologica non ci ha impedito di continuare a coltivare la nostra sacra amicizia. E stato lui, nel 1989, a rischiare la propria vita per guidarmi attraverso i villaggi della regione, eludendo un accerchiamento sovietico che stava stritolando il grur:>- po di mujahedeen a cui mi ero aggregato. E ancora, è stato Arianfar a scorazzarmi attraverso l'Afghanistan dei ta/eban poche settimane prima dell'11 settembre 2001. E subito dopo i primi attacchi statunitensi, Arianfar mi ha accolto nella sua casa, tappezzata di manifesti di La Mecca, bin Laden e Abd ul-Ohaffar Khan, il fondatore del Khuda-i-Khidmatgar (Partito dei servi di Dio), che negli anni Trenta lottava perché il Pashtunistan fosse annesso all'Afghanistan. S in dal 1996 il panchayat (consiglio di villaggio) di Tormandi si era schierato a favore del governo del Mullah Omar, cosi come avevano fatto tutti gli altri villaggi della Federally Administered Tribal Area (Fata), una regione di 27.200 kmq, formalmente appartenente al Pakistan, ma dove Islamabad non ha mai potuto esercitare alcun controllo effettivo. I 6 milioni di tribali che abitano la Fata, hanno in comune con i pashtun afghani la storia, letteratura, commercio, etnia e, soprattutto, il pashtunwali, il ferreo codice di regole sociali, la cui trasgressione porta alla morte, ma che, al tempo stesso, garantisce la completa solidarietà dell'intera comunità. Grazie a esso l'ospite, è sacro e intoccabile, sia esso un occidentale miscredente o un militante di al-Qa'ida. Tutto questo ha permesso di creare una sorta di stato cuscinetto talebanizzato, dove la dirigenza islamica afghana e quella di al..Qa'ida, protette dai ma/ik pathani, si sono potute rifugiare sin dalle prime fasi della guerra innescata dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti. Aiutati e difesi dalla popolazione, i membri di diverse formazioni terroristiche facenti capo all'organizzazione di bin Laden, hanno trovato tra i villaggi del Waziristan ripari sicuri, sino a quando l'esercito pakistano, pressato dalle insistenze degli Stati Uniti, ha deciso di rompere gli indugi e attaccare massicciamente l'intera zona. Ma gli stessi soldati pakistani hanno più volte lamentato la completa inaffidabilità delle informazioni raccolte tra la popolazione. «Stiamo combattendo contro delle ombre» è la frase più ricorrente tra i militari di Islamabad. Nulla di più normale tra queste montagne, dove il nome del presidente Musharraf viene storpiato in Busharraf, e dove domina il Muttahida Maji/is-e-Amal, una coalizione di sei partiti islamici ortodossi, fortemente critica verso il presidente pakistano, che nelle elezioni del 2002 ha conquistato 45 seggi all'Assemblea nazionale, divenendo il terzo partito del paese. I ' ambasciatore statunitense in Pakistan ha dichiarai.. to che i principali dirigenti taleban si muovono senza problemi all'intemo del suolo pakistano, organizzando gli attacchi contro i soldati della coalizione. Gli stessi servizi segreti pakistani, lungi dall'essere stati epurati degli elementi pro-ta/eban, giocherebbero una carta determinante in questa partita. Le loro infiltrazioni nelle forze armate, vedono malvolentieri un Pakistan troppo remissivo nei confronti dell'Occidente e dell'India. I recenti accordi sulla questione del Kashmir avrebbero indotto i jihadisti a innescare una nuova offensiva contro un governo considerato secolare. Quattro tentativi di assassinare Musharraf in nove mesi, l'arresto del padre della bomba atomica pakistana e la forte Of>" posizione dei pathani all'offensiva del Waziristan dimostrano quanto conwlsa sia l'atmosfera nella nazione. ·---------------------------------------------------------------------· MC SETTEMBRE 2006 ■ 31

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