Missioni Consolata - Settembre 2006

■ ITALIA Ricordo la vecchia entrata dell'unico Mc Donald's che c'era a Managua: un via vai di uomini con mitra semiautomatici alle spalle e bambini in braccio... Sono arrivato in Nicaragua nel 1986, proveniente da Cusco in Perù,dove sono nato,e ho trovato un paese in rivoluzione per tante cose e in guerra per molte altre... li Nicaragua è stata la mia seconda casa, una casa sempre minacciata dalla controrivoluzione, che dal nord,dall'Honduras,dalle montagne, bombardava e bruciava i raccolti alla frontiera.Mentre in città arrivavano notizie di possibili interventi militari nordamericani, l'embargo alimentava la carestia e nei supermercati gli scaffali restavano immobili, ma sempre vuoti. ,- \-- 1 ' I - 1 I I 1 .:=.I I , .. I ! - ,r ■ ■■ ■ ■■ ■■ Per strada la gente si guardava negli occhi con rispetto: erano tutti complici di una sfida collettiva al padrone del cortile di casa... La guerra esalta il peggio di noi, ma allo stesso tempo può riscattare l'invisibile che abbiamo dentro:forse per questo sono diventato inevitabilmente nicaraguense. Ho assistito alla fine della rivoluzione sandinista in concerto con la caduta del muro di Berlino. Per 1 O anni il Nicaragua è rimasto sospeso nel tempo e si è ritrovato all'inizio degli anni Novanta - dopo 1 O anni d'embargo-, vestito come alla fine degli anni Settanta,quando era cominciata la rivoluzione.Le macchine, le radio,gli abiti, tutto era passato di moda da un decennio quando questo piccolo paese dell'America Centrale si svegliò da un sogno di cui aveva deciso soltanto l'inizio. N el 2000 sono partito per l'Italia con un sacco di idee e progetti, una sindrome condivisa da tutti gli emigrati.ATorino ho fatto lo studente operaio, imballando ricambi di tutti i tipi. Per un anno, ho lavorato in un capannone della periferia torinese per una cooperativa gestita da alcuni mafiosi,che ci pagavano una miseria mentre,soddisfatti della loro perfetta abbronzatura,si guardavano allo specchio della nuova Jaguar.Questa fabbrica assomigliava più a una maquila centroamericana, che ad una fabbrica della ricca Italia. In inverno entravo alle 5:30 «prima del sole» e avolte ci obbligavano a fare degli straordinari fino alle 16:00 quando il sole ormai se ne stava andando... In quei giorni runica luce che vedevo era quella che ogni tanto si rifletteva sulle scatole. Oggi, dopo quasi 6 anni e tanti lavori diversi, sono alle prese con gli ultimi esami universitari della laurea in studi internazionali. Mi sono awicinato alla radio per caso.Alvaro Duque,colombiano, mi invitò a Visi6n latina, la trasmissione radiofonica da lui condotta all'epoca, per presentare una mostra fotografica sulla povertà estrema che avevo visto nella discarica di Managua, la capitale nicaraguense dove ero tornato dopo anni d'assenza, insieme alle note da cui è uscito il mio primo articolo, pubblicato proprio su questa rivista nell'aprile 2005.A quella prima volta in radio, seguirono altri miei interventi in trasmissione: per parlare del Salvador e poi degli indigeni del Guatemala. E siccome non c'è 3 senza 4, un giorno Alvaro mi chiamò per offrirmi un microfono in una nuova trasmissione. lo accettai senza pensare molto ai perché: semplicemente mi sembrava fosse un'opportunità da non rifiutare. Era, allo stesso tempo, una gran responsabilità,giacché non si trattava più di cucinare pizze, bensì qualcosa ti ------------------------------------------------------------------------------------------· ~ 44 ■ MC SETTEMBRE 2006

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