Missioni Consolata - Settembre 2006

MISSIONI CONSOLATA stessa natura umana e sostenuti anche dal messaggio di molte religioni. Ci pare che questo «impegno per il Regno che viene» non sia al centro della predicazione della chiesa italiana, così come lo era nella predicazione di Gesù. Se è ammirevole in Italia l'attività del volontariato,specialmente per il concorso dei ' cristiani,se è diffuso e concreto l'operare della Caritas, ci pare però che si collochino più sul versante dell'assistenza che non su quello di una solidarietà anche politica con i poveri, i disoccupati, gli immigrati, le famiglie numerose, gli sfruttati. Constatando il crescere dei settori deboli della popolazione,ci si aspetterebbe una più convinta mobilitazione della gerarchia cattolica al loro fianco. Se ci sono dei magnifici esempi di «suscitatori di speranza» - talvolta anche martiri della speranza,come , don Pino Puglisi, don Tonino Bello, Annalena Tonelli, e tanti altri - essi sembrano piuttosto marginali rispetto alla chiesa «ufficiale» e sono tardivamente riconosciuti come suoi rappresentanti. Perché la gerarchia ecclesiastica è così reticente rispetto a figure come don Oreste Benzi, Ernesto Olivero, don Luigi Ciotti, Francuccio Gesualdi e tanti altri suoi figli fedeli,che raccolgono gli aneliti della popolazione italiana? L'ORIZZONTE GLOBALE Proprio perché presenti con i loro membri in tante parti del mondo,a contatto con tanti popoli, tante culture, tante religioni, tante travagliate storie,gli istituti missionari sentono l'urgenza che ogni chiesa locale si collochi in quell'orizzonte globale che è il segno più proprio di questo nuovo secolo.Ogni chiesa locale, pur radicata nel territorio e impegnata a testimoniare la fede e annunciare il vangelo al popolo nel quale è inserita,deve avere il mondo negli occhi e nel cuore, perché è mandata «a tutte le genti». In Italia si ha l'impressione di una cultura,di una politica e di un'informazione assai «provinciali». Vengono ingigantiti i fatti locali e non si presta sufficiente attenzione a eventi globali,quali l'immensa moltiGli istituti missionari si fanno portavoce del «grido dei poveri». ■ ■■■ ■■■ tudine e la quotidiana sofferenza dei poveri, la fame, le guerre, le schiavitù, il progressivo degrado del pianeta, gli ingiusti rapporti Nord-Sud, lo sfruttamento dei lavoratori,il livellamento e l'omologazione progressiva , delle culture,ecc.Solo quando questi eventi vengono a toccare le abitudini e il benessere del proprio gruppo - come nel caso dell'immigrazione o delle risorse energetiche (petrolio, gas, ecc.) - si prende coscienza di ciò che awiene, ma restando sempre confinati nel proprio «particolare». Sembra che avolte anche la chiesa italiana resti chiusa dentro queste mura. La connotazione di «cattolica» è più un riferimento alla tradizione che non un'assunzione del mandato che il Risorto le ha dato per tutte le genti.Gli istituti missionari sentono la loro responsabilità in questo campo, ma per quanto si sforzino, con la stampa e altri media (Fesmi, Emi, Mi- · sna), di aprire gli orizzonti, i loro sforzi non risultano abbastanza efficaci;soprattutto non trovano ascolto proprio in quel mondo «cattolico» (delle parrocchie, delle associazioni) che più dovrebbe essere pervaso dall'ansia dell'universalità. Occorrerà sviluppare le collaborazioni e trovare le sinergie per sviluppare, sia nella società che nella chiesa, quello spirito di mondialità che da più di 50 anni gli istituti missionari coltivano in Italia e che rappresenta l'antidoto ideale alla globalizzazione di marca neoliberista. «IL GRIDO DEI POVERI» La prima conseguenza di una visione globale a partire dal locale è la presa di coscienza della crescente povertà nel mondo,con 3miliardi di poveri su 6 miliardi di abitanti del pianeta e con un miliardo e 200 milioni di «poveri assoluti» o schiavi della soprawivenza (ultimi dati Onu).La vicinanza ai poveri è una necessità per la chiesa, perché solo a partire da essi si ha la percezione autentica del vangelo:«Ai poveri è annunciata la buona novella» (Mt 11,5). Una chiesa che non ha coscienza della povertà nel mondo e che non sta concretamente dalla parte dei poveri,non è più la chiesa delle beatitudini, la chiesa che segue le orme di Gesù Cristo,così come recita il noto n. 8 della Lumen gentium: «... come Cristo ha compiuto l'opera della redenzione in povertà e nella persecuzione, così la chiesa è chiamata ad incamminarsi per la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Cristo Gesù" pur essendo di natura divina... spogliò se stesso,assumendo la condizione di servo"(Fil 2,6-7) e per noi" da ricco che era si è fatto povero" (2 Cor 8, 9): così la chiesa, quantunque abbia bisogno di mezzi umani per compiere la sua , missione, non è fatta per cercare la : gloria terrena, bensì per far conosce- : re anche con il suo esempio l'umiltà : ., e l'abnegazione». : Il rischio per la chiesa italiana è du- : I --------------------------------------------------------------------------------------------- MC SETTEMBRE 2006 ■ 13

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