Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2005

DOSSIER ZAMBIA Un paese fantasma EL SALVADOR L'emigrazione continua EUROPA Le radici cristiane

ESTATE 2005 PROPOSTE PER GIORNI DI IMPEGNO CON I MJSSIONARJ E LE MISSIONARIE DEllA CONSOLATA ;> ~~ a NERVESA DELLA BATrAGUA (TV) - Campi missionari 0 17-19 giugno: ragazzi/e di terza elementare ~ 24-26 giugno: ragazzi/e di quarta elementare O 30 giu.-3 luglio: ragazzi/e di quinta elementare 1::: 11 - 16 luglio ragazzi/e dagii I l ai 13 anni s;: 22-3 1 luglio ragazzi/e dai 14 ai 18 anni Informazioni: PP. Renato e LeJlo: -zr 0422-77 1272 opp. 0438-57060 milaico@libero.it opp. saluslello@ti scalinet.it < .. 22-25 luglio: (( Punto luce» - Discernimento vocazionale per giovani/ragazze CJ') Informazioni: P. Francesco: -zr 0171.73.81.23; fpeyron@tin.it ~ Sr. Maria -zr O 11.964.44.47 - marangi.m@tiscali .it UJ u c:: - .. 23-28 agosto: «Tu sci il ciclo di Dio •- Deserto per giovani lnforma: ioni: P. Francesco: -zr O 171.73.8 1.23 - fpeyron@tin.it ~~ a LANZADA VALMALENCO (SO) dal 24 al 31 luglio \1u.,ic:ando il '.mgclo • - Campo di animazione mis ionaria per giovani dai 16 ai 25 anni Informazioni: P. Gianfranco o Deborah: 1r 039.53. J 02.20 amvbevera@mi ssionariconsolata.it opp. imcbevera@virgilio.it a SANTAVENERE (RC) daJ l al 14 agosto <<Es( i dal tuo gu!'l<:tO• Campo di animazione missionaria per giovani dai l 8 anni in su l nforma:ioni: P. Gianfranco: 1t 039.53.102.20 - Mauro Borin: 1t 339.20.178.80 amvhevera@mi ssionariconsolata.it opp. imcbevcra@virgilio.it ad ALPIGNANO (TO) dal 30 lugli o al 21 agosto ( L1 Str.tda L Au.ls for life» Progetto di fonn azione e animazione di strada per preparare alla Campagna «Salute Africa: nella giustizia la lotta all'Aids» lnformazioni: Segreteria: Tel/fax O 11.440061 O saluteafrica.torino@consolata.net

• Ai etto S iamo venutiper adorarlo»: è questo il tema // della Giornatamondialedella gioventù, che ' '1 si celebrerà aColonia (Germanio) da/16 al 21 agosto 2005. Il motto riprende le parole dei Magz: tratte dal vangelo diMatteo, ed esprimono ilfine del loro lungo peregrinare che li ha condotti all'incontro con z1Salvatore. Sull'esempio dei Magi. Le cui reliquie secondo una pia tradizione sono venerate proprio in quella àttà, i giovani di ogni continente sono ittvitati a riperco"ere idealmente il /oro itinerario per incon· trare 11Messia di tutte /e nazioni. I.: idea della Giornatamondialedella gioventù (Gmg) è una mt·rabile intuizione di Giovanni Paolo Il. Poco prima della pasqua del1984, aconclusione dell'anno santo straordinario (1983-84) in memoria della morte e risurrezione di Gesù Cristo avvenuta 1.950 anni prima, il papa invitò i giovani di tutto il mondo ave· nire aRoma per la domenico delLe palme. I.: invitofu ripetuto l'anno seguente. Impressionato dal Sttccesso dr tali incontn~ nel dieembre 1985 il papa annunàò solennemente di voler ripetere /'evento annualmente, prevedendCJ l'alternarsi digiornate diocesan~ celebrate la dCJmenico delle palme o livello di chiesa locale, e Giornate mondiali globa!t: da celebrarsi in posti sempre diversi del mondCJ. Numeratrdo le Gmg in modo continuo, senZP distin· guere tra quelle internazionali o o livello diocesano, quella di Colonia è la ventesima. Fin dall'inizio GiovanniPaolo Il è stato t1motore degli incontri. La presenZP del papa ne è un elemento fondamentale. Per questoBenedetto XVI si è a/fretta· to più volteadassicurare la sua presenza alla Gmg di Colonia: «Aigiovani, interlocutoriprivilegiatidel papa Giovanni Paolo II, va il mio affettuoso abbraccio nell'attesa di incontrar/iaColonia...Con vor: con·giovam: futuro e speranza della chiesa e dell'umanità, continueròadialogare, ascoltando le vostre attese_ nell'intento di aiutarvi a incontrare sempre più in profondità t1 Cristo vivente, l' etcrnamen· te giovane». L a .Giorn_o!a mondiale della gtoventu eun evento straordinario che contagia tutta la eh iesa; è unafesta dCJve gioia e fede si toccano. Oggi più che mai, tutti, giovam· e meno gio· va m: abbiamo bisogno di incontrare «l'eternamente giovane», per testimoniare che la sua buona notizia è /onte di gioia. Nel ·messaggio per la2()' Giornata mondialedella gioventù, preparata già l'anno scorso, GiovanniPaolo u, portando i Magi come esempio, invita tutti a seguire la «stella», cioè a imparare «a scrutare i segni con cui Dio ci 'Chiama e ci guida», a riconoscere il Cristo pre· sente nella povertàesemplicitàdella vita/en'ale, ao/- /rirgli «l'oro della propn'a esistenZIJ, l'incenso della preghtera ardente, la mi"a dell'affettopienodi gratitudine». Soprattullo invita adadorarlo, «riconoscen· dCJg/i ilprimo posto nella propn'a esistenZP». E continua: «Non cedete a mendaci illusioni emode effimere che lasa'ano non di rado un tragico vuoto spirituale.' Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e dello subdCJla violenZIJ che esercitano talora imoss-media. L: adorazionedel veroDiocostituisceun autentico otto di resistenZIJ contro ogniformo di idCJ. /atrio.Adorate Cristo:Egli è lo Roca'a su cui costruire il vostro/utttro e un mondCJ piiì grusto e solidale. Gesù è il Pnncrpe della pace, la/onte diperdCJno e di riconciliazione, che può rendere/rotei/i tutti i membri della /amiglt'a umana». Nel suo messaggio il papa si rivolge non solo ai cattolici:«l:invito... è ancheper vo~ coriamici cbenon siete battezzatiochenon viriconoscete nella chiesa. Non è /orse vero che pure voi avete sete diAssoluto e siete in ricerco di 1'qualcosa" che dia sigm/icato alla vostra esistenZP? RivolgeteviaCnsto e non sarete delusi». La Gmg di Colonia è per tutti un nuovo stimoloa nscoprire la fede cristiana e a testimoniar/a difronte a un mondo sempre piiì scristz'anizZPto. «Sono tanti· continua ilmessaggio-i nostricontemporaneiche non conoscono ancora l'amore di Dio, o cercano di riempirsi ilcuore con surrogati insigmfico,:ti. È urgente essere testimoni dell'amore contemplato in Crùto... La chiesa ba bisognodiautenticitestimoniper la nuova evangelizzazione: uomini e donne la cui vita sia stata trasformata dall'incontro con GesÙj uominie donne capacidi comunicare quest'esperienZIJ aglialtn: La chiesa ha bisogno di santi. Tutti sr'amo chiamati alla santità, e solo i santi possono nnnovare l'umanità». BENEDETIO BELLESI

numero 7·8 • luglio-agosto 2005 • anno 107 SOMMARIO In co~rtina: bimba :tulu (Sudafrica) Foto: Euore Viada D numero è 111110 chiuso in redalione il 6 giugno 2005. La conltgnA alle poste di Torino è avvenul.a prima del JO luglio 2005. Aj lettori l'eternamente giovane di Benedetto Bellesi pagina 3 Dai lettori Cari missionari (lettere a MC) pagina 6 TESTIMONI L' ALTRO MONDO Colombia Birmania Pensiero giovane Liberi dalla paura di Ugo Pozzoli pagina 10 di Alfredo Garzino Demo pagina 49 Italia El Salvador Cristiani adulti Il miraggio per la nuova Europa dell'emigrazione di Bartolomeo Sorge pagina 14 di José Carlos Sonino pagina 57 Sudafrica Miracolo in corso di Albert Nolan pagina 24

IL DOSSIER DEL MESE Reportage dallo Zambia UN PAESE FANTASMA diAA. W. pagine 29-48 RUBRICHE Chiesa nel mondo pagina 8 «Così sta scritto... » (6.a puntAta) di Paolo Farinella pagina 20 Millennium Targets (3 ) di Valeria Confalonieri pagina 22 Amare i popoli la bandiera olimpica di Si lvana Bottignole pagina 54 Una sola madre terra I disastri dell'«homo turisticus» di Silvia Battaglia pagina 65 Come sta Fatou Il segreto di lucho il medico di Guido Sattin pagina 72 Mondo in un libro di Benedetto Bellesi pagina 75 Fotografie (i numeri indtmno le pagine): Archivio IMC (2,61) - Baldoni (4,10,12) · Bel lesi (4, 14, 16, 19,23.56,74) - Bonino (.57-64) • Dal Bon (61,64) · Internet (5,8,915,18,24-28,49,53,54,68,69,70,72,73) · Jelenkovich (5,29-48) · Mazzotti (2) · Pozzoli (11,12,13)). l dati personali fomiti dagli abbonali sono usati solo per le finalità della rivista . D responsabile del loro trattamento è l'amministratore, cui gli Interessati possono rivolgersi per richiederne la ver1flca o la cancellazlone (legge 675/1996). l l l l ._ ____ Gli articoli pubblicati sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente l'opinione dell'editore. -----, l l l l _ ___J Mensile del Missionari dello Consolato Fondato nel 1899 Di,.zlone, redazione e amministrazione: Corso Ferrueci, n. l<4 • l O138Torino tel. OII .HOO.<tOO ·fax 011.<4.400.<459 E-mail: livista@missioniconsolataonlus.it Sito internet: WWW.miSSIOOtCOO$Oiataonlus.rt Di,.zione: Benedetto Bellesl (direttore· ...38) Francesco Bemardi (direttore resp. • .446) Giacomo Mazzotti (rap. rivista cAMICO:t • ... 36) Redazione: Benedetto Bel1esl (bellesi@missionariconsolaca.lt) Paolo Moiola (.458) Uao Pozzol! (.<492) Collaboratori: A.Antonelll. B.Balestra, S.Baaqila, M.Bello (do/ Burldncr), S.Boulgnole, s.Calvanl (do 8ofotò), c.c~. o.CasaJI, M.Chlerlcl. G.Chlesa, D.Dal Bon. P.Farinella. A.lano. M~ P.Pescall. Shcnwlc.. G.S.ain (medicincr),I.Tullaldo Sltio ........ .-:Paolo Moiola. Mlurizio ~ loai ArdtMo fotosnlco: Franca Fanton GralccN Carlo Nipote se.mp.a Tlpoarala Canile. 8orpro (Torino) MeoNI MissioNI CoNsolATA 0NUJs AmminiiUICION: Guido Allp.llo, tlll. 01 L4.400.+t7 ---= p.GiéMnnl\fencurlni,-011.4.400.<439 Ulclo: - 011.4..400.+17 • fax 011.4.400.411 coneo COf'NlM p011111e n. J3.40.SI.JI: Il ~ YMmertf.e l leuori che 101Cinp10 rlmM81o c1 fomlulont ed 1nt0rrnaz1one di eMiSSIONI CONSOLATA ONWSit. 1ùcd l concrlbud o o«wte tono d•a..• ... ~ulone .w NCicltL =-=--~~~ :ft':a.prDL 79 - ............... CJ5060 f/3444 17. 10. 91

Cassandra... sarai tu! Cari mitsionari, un conto è dire che da parte di certi ambientalisti c'è una forte ostilità verso la religione e la morale cattolica, un conto è negare che i fiumi sono sempre più inquinati, i laghi più poveri di acqua, i ghiacciai più contratti, le foreste più depredate e degradate, Je popolazioni indigene sempre più minacciate dal rischio di estinzione totale. Per questo allibro Le bugiedegli ambientalistt~ edito da Piemme, preferisco di granlunga le critiche che Paolo Moiola su Missioni Consolata di marzo, ba rivolto ai suoi autori. Non intendo dire che gli scritti di Gaspari, Cascioli e altri giornalisti cattolici allineati sulle loro posizioni non siano utili: sono tanti infatti i sedicenti 6Josofi della natura le cui teorie sono in palese contraddizione con l'insegnamento di Cristo e il magistero della chiesa ed è quindi giusto invitare il credente a guardarsi bene dalle loro banalizzazioni, trabocchetti, inganni, infamie. Tuttavia conformarsi a Cristo e operare in sintonia con il magistero della chiesa significa anche respingere quelle nuove ideologie e correnti di pensiero in cui, non pochi cattolici invece si riconoscono: neoliberismo, neoconservatorismo, ottimismo giulivo, antiecologismo, anticatastrofismo, antialla.rnllsmo, antianimalismo... sono visioni del mondo senz'altro più vicine all' illuminismo ateo che alla dottrina sociale della chiesa; più vicine al materialismo antropocenttista che all' idea della solidarietà tra uomo e natura, MC / lu91io-agosto 2005 pagina 6 più vicine allo scientismo e al suo delirio di onnipotenza che alla vera antropologia cristiana, quella basata sul «coltivare e custodire» di Genesi 2,15, suU'«ora et laborm> di san Benedetto, sul Cantico delle creature di san Francesco. Secondo me, Cascioli, Gaspari & C. commetto· no un grovissimo errore quondo appiccicano l'etichetta di «cassandre» a coloro che lamentano la distruzione delle foreste (specie quelle della fascia tropicale), la perdita della biodiversità, l'assurda caccia ad onimali che si trova· no a un passo dall 'estinzione, perché alcune grandi reti criminali non ne vogliono sapere di mollare il business del como di rinoceronte, deUe carcasse e parti anatomiche di tigre, dell'avorio di elefante e ippopotamo, della carne di scimmia. Complessivamente il commercio illegale di animali selvatici, vivi o morti, ha un volume paragonabile a quello del mercato di droga, armi, materiale pornografico... Sbagliano anche quando cercano di coprire di ridicolo coloro che si oppongono all'uso sconsiderato degli insetticidi e pesticidi (la lotta biologica, corret· PADRE AniLIO RAVASI Cari missionari, mi ha molto sorpreso la morte di padre Attilio Ravasi (20 aprile 2005) . Avevo instaurato con lui un rapporto di amicizia, scrivendoci abbastanza frequentemente. In un suo scritto datato il 25 marzo, mi diceva che stJIVa bene. Ricordo ancora quel giugno 1998, quando passò a trovarmi e mi regalò una madonna intagliata in ebano, alla quale sono affezionato. Mi disse che doveva sottoporsi a cure, ma poi mi scriveva che stava bene. Contavo di rivederlo. Mi aveva sottoposto la situazione di Tune, nella diocesi di Marsabit, alla quale ho cercato in qualche modo di partecipare. Vi invierò un'offerta per tale SCOJ'O e per la celebrazione di una messa in suo suffragio. La sua protezione dal cielo servirà a mantenere la mia amicizia verso i missionari della Consolata. Cleto Cucchi (SO) Grazie per la sua amicizia e per unirsi al nostro dolore per la scomparsa del nostro confratello, che ha speso la sua vita nelle missioni del Kenya. Anche noi siamo certi che dal cielo continuerà a benedirci, insieme a tutte le persone che lo hanno conosciuto e stimato. taro ente intesa, è molto più efficace contro i paras· siti oltre che meno nociva all'ambiente), coloro che contestano i progetti per la realizzazione di altre grandi dighe o centrali nucleari, coloro che suggeriscono la strada del riciclaggio, delle energie alter· native (solare, eolico, geotermico, biogas), dell'uso più limitato e re· sponsabile di certi mezzi di trasporto. Ricordino, <iasparie Cascioli, che, rifiutando di dare ascolto a Cassandra, i troiani firmarono la propria condanna a morte, ricordino che le argomentazioni che il magistero della chiesa ha usato e continua a usare contro aborto, sterilizzazione e politiche demografiche coercitive non hanno nulla a che vedere con la sdrammatizzazione dei problemi ambientali. Bistrattando senza rite· gno i dati sulla deforesta· zione, bracconaggio, pe· sca di frodo, stragi provocate dai disastri ecologici soprattutto nei paesi del Sud del mondo, mettendo in secondo piano gli sfaceli causati dalla guerra e industrie belliche, presentando i leader dell'eco-pacifismo come degli imbroglioni e i loro seguaci come degli ingenui, en· fatizzando i difetti di Ong come il Wwf e <ireenpeace facendone i pregi, <iaspari e Cascioli diventano alleati di quella ant1ti/e mentality che dicono di considerare come la piaga più perniciosa del mondo moderno e sostenitori di queUe nuove forme di co· lonialismo dalle quali tante volte hanno invitato i loro lettori a non lasciarsi fagocitare. Francesco Rondina Fano(PU)

A150 anni dalla morte, l'eredità spirituale del filosofo di Rovereto è ancoro al servizio dell'uomo edello missione di oggi Centocinquanr'anni fa, iJ l " luglio 1855, si spegneva dopo una lunga malattia iJ prete roveretano Antonio Rosmini. «Prete roveretano», l' unico titolo di cui egli amava fregiarsi, nonostante discendesse da una delle più nobili e facoltose famiglie trentine. Uomo dalla cultura enciclopedica, filosofo eccezionale, fine teologo e pensatore politico, amico di alcune delle più belle menti del suo tempo (basti ricordare Niccolò Tommaseo e Alessandro Manzoni), Rosmini ha lasciato un segno indelebile nella storia italiana degli anni che precedettero l'unificazione. Una figura non sempre capita, quella di Rosmini: fortemente amata da coloro che ebbero la fortuna di lasciarsi affascinare dalla sua mente eccelsa e dal suo grande cuore; ma anche astiosamente rifiutata da chi lo giudicò troppo frettolosamente un giovane e presuntuoso intellettuale. Gli obiettivi che Rosmioi si prefisse, già dall' inizio della sua breve ma straordinaria attività, non erano assolutamente modesti. Ancora giovane studente aveva convinto alcuni amici a unirsi a lui nella redazione di un'enciclopedia cattolica che avrebbe dovuto rappresentare, secondo l'intenzione dei suoi curatori, la risposta cristiana al progetto illuminista di Diderot e D'Alembert. D progetto falD, ma l' inquietudine di poter da.re all'universo cattolico un'opera di ampio respiro, che potesse rispondere alle sfide sempre più pressanti che venivano da un mondo in costante evoluzione, rimase ben radicata nel peosatore trentino. La situazione in cui versava l' Italia p re-risorgimentale, accesa dai fuochi della rivoluzione francese, era un laboratorio pressoché unico di fermenti e idee, in cui Rosmini si immerse con decisione. E ben presto comprese come il malessere diffuso che si avvertiva nella penisola e in Europa andava affrontato con strumenti diversi e più radicali di quelli che poteva offrire la J)Oliticn. Secondo Rosmini, la gente aveva perso la capacità di pensare «correttamente>> e ben poco avrebbe giovato un cambio politico che non fosse accompagnato da una crescita intellettuale, morale e spiri tuale delle singole persone. Nasce da questa consapevolezza il carisma specifico rosminiano, quella ((Carità inteiJerruale», che orienterà i suoi studi 6no al giorno deDa sua morte, e cioè, lo sforzo di instradare i suoi contemporanei alla scuola deD'essere, fondamento della realtà e via che conduce alla contemplazione del mistero di Dio, unica verità. Questo progetto, che toccherà tutti gli ambiti del pensiero 6loso6co e teologico, si concretizzerll in un numero straordinario di opere pubblicate, numero reso ancora più incredibile se si pensa che Rosmini mori a soli 58 anni. Due furono i motori che lo spinsero a quesr'opera di rinnovamento del pensiero cristiano. D primo può essere riassunto nel principio rosminiano di «passività», cioè, nella consapevolezza che per poter aiutare con efficacia l'uomo a cotteggere la propria mentalità, è necessario creare in se stessi l'attitudine dell 'uomo di fede che sempre sottomette alla volontà di Dio i propri interessi e desideri. D secondo stimolo venne al Rosmini dall 'esplicito incoraggiamento dell 'allora papa Pio vrr a proseguire sdi studi che si era prebsso in campo 6losofico. Nonostante le critiche che cercarono di colpire il pensiero, persona e attività di Rosmini, nate in molti casi in ambienti ecclesiali, il pensatore trentino sempre intese la sua opera in comunione stretta con la chiesa, per la quale ebbe durante tutta la vita amore e devozione. Anche quando, con la pubblicazione del famoso trattato Delle cùtque piaghe della santa chiesa ( 1848) Rosmini mise a nudo alcuni problemi che allliggevano la realtà ecclesiale del tempo, l' intento di fondo fu quello di aiutare gli uomini a servire mealio la chiesa, aiutandola a sbloccarsi da quei difetti chela tenevano come «crocifissa», impossibilitata a liberare le sue enormi potenzialità di fare il bene. I l fine di tutto lo studio rosminiano è eminentemente antropologico. n centro del suo pensiero è l'uomo, e tutta la sua filosofia deve essere intesa come una vera e propria pedagogja deDo spirito umano. Sempre pose bene io chiaro l' inutilità di una 6losofìa non diretta al miglioramento della condizione umana. In particolare, Rosmioi pose l'accento sul concetto di persona, .. a pinnacolo della natura umana», il cui valore, dignità e potenzialità indicano iJ cammino di ricerca della verità che ci può davvero rendere liberi. I: antropologia rosmlniana potrebbe trovare la sua collocnzione nella valigia del missionario, diUldo all' apostolo di oggi una comprensione profondo e un grande apprezzamento della persona, dei suoi valori e dei suoi diritti inalienabili. «Salvata la persona è salvato l' uomo>>. Un secolo prima di Maritain, il fìlosofo trentino ci presenta una figuro di persona integrale, un piccolo microcosmo non riducibile a una parte, che ha in sé iJ genne deDa totalità, dovuta al dono della razionalità di cui ogni persona è fornita e che la rende diritto sussistente, essenza stessa del diritto. Non lo stato, quindi, neppure il capitale o la fmanza possono pretendere di essere essenza del diritto, ma lo stessa persona umano. Un messaggio forte per un'epoca in cui troppe persone non sono più considerate come soggetti di diritto, in cui la loro dignità ~offesa dal momento della nascita a quello della morte. E anche per questo suo sempre attuale contributo <<personalistico» che nella sua enciclica Fides et ratto, papa Giovanni Paolo n associò il nome di Rosmioi a quello di altri significativi autori cristiani, l' attenzione all'itinerario spirituale dej quali «non potrà che giovare al progresso nella ricerca della verità e nell'utilizzo a servizio dell'uomo dei risult.ati conseguiti» (n. 74). Ugo Pozzoli MC l luglio-agosto 2005 pogino 7

a cura di Giacomo Mazzottz' SANTIAGO - CILE ARMI CONSEGNATE NEUfCHIESE L aConferenza episcopale cilena ha accolto la richiesta del governo, volta a facilitare la consegna volontaria delle armi, alla qualemiralamodifica della legge sul controllo delle armi: «Si chiederà ai parroci, ai rettori delle chiese e ai sacerdoti responsabili di altri luoghi di culto che, in comunione con iT loro vescovo, ricevano nelle parrocchie, nelle chiese e nei suddetti luoghi Je armi che anonimamente ognuno vorrà consegnare... Essi procederanno a consegnare, nel llllnor tempo possibile, 2li oggetti ricevuti al Commissario dei nnanzieri dd proprio settore». TI vescovo ausiliare di Santiagoha riconosciuto chela gente confida nel fatto che le chiese e i loropastori possano ricevere le armi e custodirei! segreto: un segreto «di fiducia», che non ha a che vedere con quello sacramentale. Interpellato dai giornalisti per sapere se la chiesa non teme che le parrocchie si trasformino in un nuovo obiettivo della delinquenza - sapendo che ci sono armi nei loro locali -, iJ presule ba sottolineato che bisogna «agire sulla base della fiducia» e ha spiegato cheadognimodo i sacerdoti «non avranno un arsenale». (www.episcopado.cl) NAIROBI · KENYA CANCRLAZIONE DEL DEBITO N on fate come il ricco e- ,/,/ pulone: non briciole, ' ' ma reale sviluppo». Lo hanno chiesto i vescovi del Kenya in una lettera pastorale sul debito dei paesi poveri, intitolata «Sul fardello dd debito internazionale>>. n debito estero dd Keoya è di 17 nùliardi di dollari, ovveropiù di 500 dollari per ogni cittadinodelKenya. La causa di questa situazioneva ricercata, in primo lu~~~a~zionamento del sistema · ·a internazionale, ma anche nella corruzionee nell'incomMC l lvglio-Qgos to 2005 povina 8 peteoza dei governi africani, che spesso utilizzanomale i fondi presi a prestito. Allora «perché i poveri del nostro paese, chenon hannovoce in capitolo sulla contrazione del debitoe non hanno ricevuto alcun beneficio da esso, devono far fronte alla maggior parte del fardello di questi pagamenti?» domandano i vescovi, che hanno chiesto maggiore coinvolgimento popolare netl'elaborazione della politica economica e sociale del paese. Per questi motivi, allavigilia dì importanti appuntamenti internazionali nei quali si discuterà dd problema dd debito internazionale, i vescovi chiedono ai paesi creditori la totale cancellazione del debito e il mantenimento delle promesse sull'aiuto allo sviluppo del continente africano. (Fides) OIU - TIMOR EST ORA DI REUGIONE: l'ACCORDO D opo settimane di protesta non violenta e di ampia mobilitazione popolare, il governo di Tunor Est e la chiesa cattolica del piccolo stato asiatico hanno sWato un accordo sul dellcato tema dèll'.iosegnamcnto della religione nelle scuole pubbliche. n presidente Xanana Gusmao, capo della resistenza timorese nel processo di distacco della repubblica di Tl.Dlor dall'Indonesia, ha riconosciuto che l'insegnamento della religione deve far parte del regolare curriculum di studl. Alla firma dell'accordo, laprotesta inscenatanelle strade, conoltre 10mila persone scese in piazza, è terminata, con ~rande soddisfazione dei fedeli e detlcaders cattolici. V accordo prevede che l'insegnamento della religione resti nelle scuolepubbliche, ma che si possa lasciare ai genitori degli studenti la discrezionalità per usufruirne. La proposta del governo, varata nelfebbraio scorso, voleva invece rendereopzìonalel'insegnamento della religione. La chiesa cattolica ha proposto che l'insegnamentodella religione restasse obbligatorio prospettando che esso potrebbe comprendere anche i fonaamenti di protestantesùno e islam, per venire incontro alle minoranze religiose. (Fides) cm A DEL VATICANO NUOVO PRESIDENTE DEUA CARJTAS D enis Viénot, 59 anni, un laico francese, è stato detto presidente di Cantas Intemati'onalis, la confederazionecheriunisce 162 realtà a livello nazionale: prende il posto dello scomparso FouhadEl-Hage. È la prima volta cheun laico assume la guida ddl'organismo. «<l lavoro della cari~ della solidarietà e della giustizia, della difesa e promozione aei più deboli e dei diritti ddl'uomo costitwsce Ja missione della Caritas lntemationalis» - ha detto il nuovo presidente, che resterà in carica fino a giugno del2007. Nato aParigi, Viénot ha una fonnazione giuridìca e finanziaria; dal 1975lavora a SeaJurs catholique (Caritas Francia), dove è ancora responsabile del dipartimento amministrativo e giuridico; eletto presidente di Caritas Europa n d 1999, è stato riconfermato nel2003. UMA · PERÙ LA BIBBIA (Misna) IN UNGUA QUECHUA S ono 10 mila Idi esemplari di bibbia compfeti e 154 mila quelli parziali o a fascicoli stampati e messi io vendita in lingua quechua dalla Società biblica peruviana, in collaborazione con altre as-

sociazioni e istituzioni che stanno promuovendo l'alfabetizzazione di questa cospicua minoranza linguistica e culturale. La bibbia in quechua, in tutte le sueversioni, è caratterizzata da un forte uso delle immagini e dal tentativo di dare una risposta attraverso la lettura delle scritture ai principali problemi della popolazione indigena, in buona parte composta da contadini analfabeti. Gran{>arte dei circa l ,5 milioni di ruechua e analfabeta. Questa lingua, 1dioma ufficiale di Tawantinsuyu, l'antico impero Inca, è parlata oggi da circa 1J milioni di persone in Bolivia, Pero, Ecuador, Cile settentrionale, Colombia meridionale e Argentina. (Misna) KJNSHASA - CONGO lA CHIESA EGUOSPEDAU I 160% degli ospedali dd Congo sono cattolici, ha ricordato moos. Fidèle Nsielde, vescovo di .Kisanru nel sud-ovest del Congo. n prelato ba maturato una profonda conoscenza delle questioni sanitarie essendo responsabile dell'osp<;dale San Luca di Kisantu e dell'Ufficio diocesano delle Opere Mediche. <<Non mi limito a lavor$!e solo con le strutture sanitarie cattoliche, ma anche con quelle di altre confessioni e quelle statali» - ha affermato, sottolineando il contributo rilevanteofferto dalla chiesa cattolica al sistema sanitario congolese: <d centri sanita· ri della chiesa cattolica sono disseminati in tutto il paese. Questo significa che l'interesse delle nostre diocesi e della nostra chiesa è indiscutibile». (Fides) BUEPUR - INDIA CRJSTlANI «DAUT» RICONVERTTTl C irca 600 Dalit cristiani sono stati «riconvertith> all' induismondl'Orissa, uno statodel nordest indiano. n Vishwa Hindu Parishad (Vb~) ha or~anjzzato una cerimonia spttituale m un edificio scolastico della città di Bljepur, durante la quale 120 famiglie hanno «riabbracciato» l'induismo. La legge per la libertà religiosa dell'Orissa prevede che chiunque voglia cambiare religione comunichi la sua scelta alle autorità; e queste hanno confermato di aver ricevuto più di 700 documenti. Un vescovo dd distretto dell'Orissa, ha denunciatoche gli estremisti indù della zona approfittano della condizione di povertà e discriminazione in cui vivono i Dalit cristiani. «Essi sono poveri e senza educazione scolastica; lavorano per la maggior parte come contadini e quotidianamente il Vhp cerca di circuirli offrendo loro denaro e vestiti». «Quando 9uesta tattica non funziona - ha aggJ.un· to • passano alle vie pesanti: intimidazioni, violenze e minacce di perdere il posto di lavoro se continuano a praticare il cristianesimo». (Asù1News) MANilA • AUPPINE GIOCO D'AZZARDO: VESCOVO IN PERICOlO ' E l'esempio eli Cristo, morto per la verità, a dare forza a moos. Oscar V. Cruz, arcivescovo di Ling~yen-Dagupan e vice presidente dellaConferenza episcopale delle Filippine (Cbcp). Da tre anni, infatti, il prelato è impegnato in una lottasenza quartiere contro le scommesseei giochi d'azzardo. Nonostante le continue minacce di morte, ha affermato, occorre «dire la verità con forza... Gesù Cristo è sta· to ucciso per aver detto la verità, perché la sua verità afferma con forza i valori dell'umanità interae promuove la giustizia sociale>). n bersaglio principale contro cui si muove mons. Cruz è iljueteng, il più comune giocod'azzardo delleFilippine. TI gioco è ormai un fenomeno nazionale chemuove un girod'affari di oltre 13miliardi di pesos (oltre 185 milioni di euro) l'anno, gestito da 14 o 15 «si~ori del gioco», che si sono SJ:'artinle 24 province del paesee che «fanno di tutto» per proteggere i loro interessi. <<Di questi soldi •spiega mons. Cruz - 1'85% divehtapayolas (tangenti) che garantiscono protezione peri "signori delgioco" dalgovemo, dalla polizia, dall'esercito e addirittura dai media. Chi non è d'accordo con la situazione non è il benvenuto nel paese». Per questo motivo, l'arcivescovo è oggetto di continue intimidazioni: telefonate anonime, lettere e minacce di morte. EgJi però continua la sua battaglia senza paura: «Sono solo modi per non farmi parlare». (Asta News) TEL Avrv - lsaAEl.E RICORDANDO GIOVANNI PAOLO li L o stato di Israele ha dedicato un francobollo commemorativo aGiovanniPaolo n in occasione dell'anniversario ddla sua nascita, il18 maggio, giorno in cui il pontefice avrebbe comE!uto 85 anni. Lo ha annunciato ufficialmente l'ambasciata di Israele presso laSanta Sede, precisando che l'emissione filatelica riproduce la storica immagine di Giovanni Paolo n davanti al Muro occidentale di Gerusalemme. :VEnte israeliano per l'ambiente ha inoltre annunciato che sarà promotore della realizzazione del «Parco dell'incontro per il papa deì giovani» in Galilea, «luogo legato al cristianesimo e caro aGiovanni Paolo n, dove sorgeràanche un anfiteatro». :Vobiettivo dell'iniziativa è quello di «Svi.luppare nei giovani, appartenenti alle differenti religioni monoteiste, la cultura del dialogo per costruire un futuro di pace». (l: Osservatore Romano) MC /l~to 2005 pagina 9

Co&oMBIA l3J Ultima tappa del viaggio ali 'interno

l r arissimi giovani del nord del '-mtondo, molte volte, attraverso la lettura o l'incontro con quelli di voi che in questi anni ci hanno visitato, siamo ent rati in contatto con il vostro mondo e la vostra maniera di vivere. Vorremmo adesso essere noi a raccontare qualche cosa della nostra comunità, perché pensiamo che dalla conoscenza reciproca possa nascere un dialogo utile a creare lega· mi nuovi, basati sul rispetto, la tolleranza e la pace. Cercheremo di darvi un panorama di quello che siamo e viviamo, dei piccoli e grandi successi che ci fanno continuare a crescere, nonché delle difficoltà che dobbiamo superare. Sono seduta con altri giovani sul cemento un po' freddo del campo di basket del mini-palazzetto diTacuey6, piccolo paese del Cauca colombiano. Con altri 300-400 giovani abbiamo appena celebrato la messa e ora ci prepariamo ad ascoltare Pablo Tatai, bogotano di origine magiara, un amico storico del processo indigeno. Amico dai giorni duri in cui i nostri padri si facevano ammazzare pur di riconquistare la terra che ritenevano esser loro da sempre, e che invece era diventata proprietà di pochi e ricchi latifondisti. n congresso annuale che si sta svolgendo è uno dei tanti momenti di aggregazione e forma - zione organizzato dal movimento giovanile «Alvaro Ulcué», la piì:1 attiva organizzazione indigena giovanile deJ Cauca. Con attenzione - le agende o iquaderni appena estratti dalla jigra (la borsa tradizionale tessuta a mano dalle donne della comunità) - l'assemblea inizia a riascoltare un racconto che i più vecchi tra noi già conoscono amemoria. Prendiamo appunti, in silenzio, anche soltanto per rispetto verso quest'uomo dai radi capelli bianchi che ha lottato nel passato e che ora, invece di godersi ht pensione, continua ad appoggiare la causa indigena. Sappiamo che adesso tocca a noi continuare l'opera dei padri, prendere in mano il testimone che l'oratore, con la sua presenza, simbolicamente sta passando. La Colombia è un paesegiovane (il 45,5% dei suoi abitanti ha meno di Congresso giovanile a Tacuey6. 18 anni ) e il Cauca non fa eccezione. Occorre dunque migliorare la speranza di vita della gente, garantire un lavoro degno ai più giovani ed offri· re a tutti la possibilità di costruire un futuro familiare e comunitario soddisfacente se si vuole che la comunità affronti con speranza il suo futuro. Purtroppo, l'impatto della modernità, il conflitto armato, nonché l'invadenza del narcotraffico, sono tut· ti fattori che ostacolano pesantemente il nostro cammino. Giovani di una volta Stiamo vivendo un momento di cambio molto rapido che dobbiamo imparare a gestire se vogliamo aprirci al mondo senza veder completamente stravolti i nostri valori tradizionali, quei valori cbe per secoli sono stati un fondamentale fattore di unità per la nostra gente. Il giovane di ied era un individuo che si formava alla vita in funzione delle esigenze della famiglia e della comunità. La scuola era soprattutto il campo, il pezzo di terra, frutto della ripartizione tra i figli fatta dai genitori e cbe bisognava lavorare duramente per poter soprawivere. n giovane nasa viveva immerso nel suo mondo mitico, regolato da forze ancestrali che bisognava rispettare per non rompere l 'armonia del cosmo. L'autorità del padre, deJ governatore del resguardo (la riserva indigena) e del medico tradizionale erano insindacabili. Erano loro ad im· porre le regole per la futura vita matrimoniale, per ]a partecipazione al - la vita e alle attività della comtmità e per la relazione con il mondo spirj. tuale. Poco spazio era dato all' iniziativa individuale e concetti come «coscienza, responsabilità personale» erano pressoché sconosciuti. Diciamolo francamente: uno dei problemi della nostra società era quello di non tenere assolutamente in como il giovane, le sue esigenze, i suoi sogni. Se poi il soggetto nasceva donna la sua giovenrù era tutta orientata verso un orizzonte ben preciso: la casa. n risultato di questo processo formativo era un giovane dallo spirito un po' gregario, pronto ad ade~arsi alle decisioni_prese per lui dalle autorità, sia quella paterna come quella della comunità. L' impatto con La modernità ha messo in crisi questa figura di giovane e vari modelli estranei alla nostra cultura hanno, di fatto, rivoluzionato usi e costumi. Non tutto è venuto per nuocere, bisogna riconoscerlo,ma è difficile trovare un equilibrio fra vecchi e nuovi valori, come anche saper scegliere, sia nella rradizione come nella modernità, le cose da buttare e quelle da conservare gelosamente. Noi nasa siamo dei magnifici camaleonti della storia. Sono state le difficoltà ad insegnare alla nostra gente come modellarsi secondo le diverse esigenze; siamo dei campioMC l luelio-ogosto 2005 pogino 11

ru nel far nostri gli aspetti di una cultura diversa che ci servono, e ad adattarli alle nostre necessità. Per questo quando parliamo eli cultura nasa facciamo riferimento a ciò che è proprio e a ciò che è «appropriato»; il problema sta semmai nel sapersi appropriare delle cose giuste, quelle che possono aiutarci a crescere come comunità e non causarci dei danni. n rischio, come sempre accade, è quello di buttare via anche il bambino con l'acqua sporca. Chi siamo oggi .1] giovane della mia generazione si sta progressivamente staccando dalla cultura patema e, di conseguenza, dalla sua autorità; così come si sta allontanando dall 'autorità politica e religiosa della comunità. Sia il meclico tradizionale, con le sue pratiche e i suoi riti, come la chiesa stessa hanno sofferto una perdita di significato e non rivestono una grande attrattiva per il giovane di oggi , sempre più secolarizzato. L'idioma nasa non è più parlato come un tempo e, anzi, alcuni tra noi si vergognano persino di essere cresciuti in una famiglia dove ci si comW1ica nella lingua propria. Rispetto anche solo a vent'anni fa è aumentata vertiginosamente la popolazione scolastica. n numero dei giovani che si iscrivono alla scuola superiore o addirittura all'università è cresciuto a tal punto da rappresentare una delle cause più importanti del cambio che si sta dando all'interno della comunità. La maggiore preparazione accademica, MC l luglio•ago•to 1005 pagina 12 Preparazione del materiale per un'assemblea giovonile {sopro) e alcuni giovoni nasa (sotto) . accompagnata da uno sviluppo più maturo della coscienza personale, ba fatto sl che si sia creato nei giovani un diverso atteggiamento nei confronti dell'autorità. I miei coeta· nei non vogliono più obbedire ciecamente, ma desiderano guardare la realtà criticamente, anche se questo conduce inevitabilmente allo scontro generazionale. Cambiano, anzi, si moltiplicano, anche i bisogni. n maggior grado di istruzione raggiunto fa sl che alcuni di noi non vogliano più lavorare i campi e sperino di conseguire un posto di lavoro come insegnante o come impiegato; cosa non sempre possibile, vista la poca offerta di spazi di lavoro alternativi all'agricoltu· ra rispetto alla domanda. Si crea quindi un tasso di disoccupazione molto elevato.Anche il consumismo è entrato prepotentemente nella vi -

ta del giovane. La maglietta di marca, le scarpe alla moda, la moro, cliv~ntano_esigenze eli .c~ prima non SI aweruva la necessna. Se il giovane tradizionale conduceva una vita per lo più soli taria, dedicando gran parte del tempo al lavoro, il. giovane d'oggi vive un'apparente contraddizione. Da una parte tende a riunirsi in gruppi eli coetanei , nei quali incontra appoggio e fona, dall'altra si trasforma in un individualista, incapace di condividere vita e beni con i compagni o la comunità. Tende a perdere interesse per il lavoro comunitario e nelle relazioni con l'altro sesso sperimenta una Libertà che prima non esisteva. Queste pressioni esterne espon - gono igiovani attuali a un cambio totale e quindi, com'è caratteristica delle stagioni di grande mutamento epocale, ad un'instabilità e un'irrequietezza che sfociano molte volte neU'irresponsabilità e nella perdita di orientamentoe significato. Si presentano quindi alcuni grandi rischi: la tentazione di trovare sicurezza e stabilità in un'organizzazione annala, quella di lasciarsi sedurre dal «denaro facile>> offerto dal narcolraffico, con il progressivo formarsi di una <<narco-mentalità>>. In alcuni soggetti più deboli non è rara la tentazione di togliersi la vira nel momento in cui ci si trova davanti a problemi anche piccoli, ma per cui non si ha una base eli valori sufficiente per poterli affrontare e risolvere. Pensare «giovane» Alcuni giovani si sono resi conto di questa situazione di cambio e hanno deciso di correre ai ripari. Alla fine degli anni '80, ci si rendeva conto che il mondo srava cambiando c che, se non si riusciva a far sì che igiovani prendessero lavita nelle loro mani, sarebbero stati travolti dagli eventi. Non ci si poteva solo fidare della comunità e del suo processo; di fatto i giovani lavoravano per la comunità, ma questa non lavomva per i giovani. Si decise pertonto di creare un movimento giovanile che potesse servire come stru· mento d'unificazionedella gioventù indigena e veicolo capace di guidare i giovani alla formazione di una coscienza critica, moraJe e politica. L'obiettivo era aiutarci tra di noi a crescere, pensare e attuare come indigeni, nel rispett? della pro~ri~ cultura, ma attenta e preparati ru cambi epocali che sentivamo essere inevitabili e dai quali non volevamo farci cogliere impreparati. Abbiamo iniziato a creare una scuola di anjmatori che ha come fine queUo di formare giovani capaci di orientare altri giovani della nostra comunità. Cerchiamo, inoltre, di realizzare spazi di incontro e condivisione come le assemblee giovanili per scambiare opinioni ed esperienze, fare un'analisi della situazione e progettare le attività future. Anche il progetto della rete studentesca è una realtà interessante che ci permette di sensibilizzare i giovani della scuola alle problematiche del mondo contemporaneo. Abbiamo iniziato anche qualche progetto produttivo per imparare runj insieme le regole dell'amministrazionee della gestione, cercando di sperimentare scelte economiche alternative. Non siamo molti. Possiamo dire che allo stato attuale delle cose la nostra esperienza non coinvolge più del 5o/o del numero complessivo dei giovani della nostra regione, ma speriamo eli incrementare questa cifra in un prossimo futuro. Non tutti, anche all'interno della nostra comunità, vedono di buon occhio questo processo in cui, senza voler disconoscere il criterio del progetto comunitado e della cultura tradizionaJe, cerchiamo di dar valore al pensiero proprio di noi giovani, ciò che con un po' di ambizione e di orgoglio chiamiamo pensamiento j 6ven, il pensiero giovane. Anzi, riteniamo che un apporto dei giovani, più attenti alle nuove esigenze e sfide deUa comunità p_ossa essere ossigeno nuovo per affrontare le sfide non facili del presente e del domani , aprendo spazio al dialogo e alla comunicazione dei valori con altre forze umane e sociali della regione, del paese e anche internazionali. QueUo che vogliamo è svegliare le coscienze e lavorare nell'ambito di rutti quei contesti che possano aiut~lrci a migliorare la convivenza e permettere di costruire un nuovo profilo della persona, un nuovogiovane, che sarà, domani, l'artefice di nuove famiglie e, di conseguenza, di una nuova comunità. Leader giovanile analizza la situazione politiccrsociale colombiana. Il giovane che sogniamo è queUo che si forma, conosce, studia per poter offrire un servizio qualificato alla propria gente. Un giovane fermo nei suoi principi, stabile affettivamente e che fa le cose per scelta e non per obbligo, capace di discernere per conto suo ciò che è bene e ciò che è male. Un giovane che, cosciente delle sue radici , guarda verso il fu1uro io modo critico, ma aperto. Aperto anche al dialogo con voi , amici del nord del mondo, che pazientemente avete letto questa lettera. Se vorrete conoscere qualcosa di più della nostra vita sarete sempre i benvenuti in questa porzione della madre terra che è la patria dei nasa. l l asta pront~. Mc Una gtovane nasa • Le puntate precedenti sono state pubbli· cate su Missioni Consolata nei mesi di aprile e maggio 2005. MC l luglio-agosto 2005 pagino 13

di Bartolomeo Sorge S.I.*

P arlando di Europa, istintivamente pensiamo aUa «moneta unica» e problemi economici: contenimento della spesa pubblica e inflazione, stabilità di mercati finanziari, parametri di Maastricht, quasi che la costruzione europea si riduca ai conti economici. Certamente l'euro è una meta importante. Bisognava raggiungerJa, anche in vista dei nuovi equilibri che si stanno delineando a livello planetario. Tuttavia, neppure tali equilibri saranno di natura meramente economica. Per ClÙ, mentre costruiamo l'Unjone, occorre non perdere mai di vista il n1olo morale, oltre che economico, che l'Europa è destinata ad avere nel mondo. L'allargamento a 25 stati membri ha aperto una fase nuova, non solo all'interno del cammino comunitario, ma anche nella sua proiezioneesterna: i valori culturali e spirituali basilari comuni trascendono i confini del vecchio continente e ci impegnano rutti a renderti universali. LE TRE EUROPE La storia dimostra che l'Europa non è nata come un mercato, ma con radki cristiane, i cui valori umani e umanistici non sono mai venuti meno. Nella sua storia possiamo distinguere tre fasi. La PRIMA EUROPA è quella medioevale, nata sulle rovine dell'impero romano e formatasi sotto il regno di Carlo Magno (771 -814), caratterizzata dall'unione tra trono e altare. Fin dall'inizio essa fu soprattutto una unità cuJturale, fondata sui valori spirituali cristiani. Tanto cbe chi non condivideva la cultura della «cristianità» (ebrei, arabi, musulmani, «b:ubari» del nord), era visto come straniero spiritualmente e politicamente, pur abitando il medesimo spazio geografico. La fusione tra valori cristiani e vita storico-politica era capace di produrre effetti straordinari: cattedrali, università, ospedali, ospizi per i poveri... Tale unità tra spiritualità cristiana e cultura ha lasciato impronte indelebili nel pensiero, costume giuridico e civile, letteratura e arte, formando una coscienza più forte e resistente di ogni altro vincolo geografico, mercantile o politico. Come ogni storia, anche quella lo roHuro del soHile equilibrio tra Est e Ovest europeo ho provocato un terremoto politico planetario e posto lo premesso per un nuovo ordine mondiale. Il prossimo equilibrio sarà pluripolore. Oltre agli Uso, già si delineano nuove potenze emergenti (Cino, Indio, Brasile), con cui dovrà confrontarsi il «Vecchio continente». Di qui l'importanza, per i ciHodini europei ecristiani, che lo nuovo Europa nasco bene sin dallo suo costituzione. europea è piena di luci e di ombre: l' identificazione di croce e spada produceva ferite tuttora non sanate: crociate, guerre di religione, colonialismi, roghi, torture e massacri perpetrati spesso in nome della fede. Eccessi negativi di cui il papa ha chiesto perdono, ma che sono stati motivo della scristianizzazione nei secou seguenti. Infatti,}a SECONDAE UROPA, quella moderna, è caratterizzata dalla rot· tura dell'unità politica, culturalee religiosa del continente, ed è segnata da profonde trasformazioni, seguite all'esplosione dell' umanesimo e alle grandi scoperte geografiche dell5° secolo. Con l' awento della riforma, si formarono nel vecchio continente due blocchi: da un lato, l'Europa centro-settentrionale protestante, staccatasi da Roma; dall 'altro i catto· lici rimasti fedeli al papa. Ora, mentre la fine dell'unità fra trono e altare segna la fine della <<CÒ· stianità» e lascia il posto agli stati nazionali assoluti, una nuova coscienza dei diritti dell 'uomo e nuove correnti di pensiero frazionano anche culruralrnente il vecchio continente. Con la rivoluzione francese (1789), al centro della vita sociale e politica ormai non ci sarà più il «cristiano», ma il «cittadino». Avanza e si diffonde cosl quel processo di «secoJarizzazione» che, attraverso l'illuminismo, razionaJismo, liberalismo, scientismo, positivismo e legrandi ideolo~ie dei secoli lJD e 18°, sarebbe sfociato nel «secolarismo» dei nostri giorni. Cosl, un processo di per sé positivo come la «secoJarizzazione>>, inte· sa come distinzione tra chiesa e sta· to, è approdato al «secolarismo» che esclude Dio dall 'orizzonte umano. Tuttavia, nonostante la fine della «cristianità», il confronto-scontro tra la cultura cristiana e le nuove correnti del pensiero «liberale» e <<laico» non riuscì acl a(fossare in Europa la tradizione umanistica, fondata sul primato dei valori. Essa manterrà a lungo la supremazia anche nei confronti della nascente cultura scientifica. La TERZA EUROPA è quella postmoderna, dopo Ja smentita storica delle grandi ideologie dell8° e 20° secolo. Se queste non sono riuscite a scalzare la plurisecolare tradizione umanistica nel vecchiocontinente, ne hanno però laicizzato la culrura e il costume, rendendolo per molti aspetti «posrcristiano». n secolarismo (degenerazione del processo di secolarizzazione) ha get· tato la cultura contemporanea in preda a forme di n.ichilismo, relativismo etico e neoliberismo selvaggio. Tanto che negli ultimi decenni del 20°secolo, anche come reazione a tali processi degenerativi, è tornato di attualità il dibattito sui fondamenti spirituali e culrurali dell 'Europa. Un tema da approfondire, senza rimpianti per la «cristianità» perduta, guardando avanti, verso la «casa comune>> da costruire in continuità con i valori della civiltà europea, nel rispetto della laicitl1 della politica e del pluralismo culturale degli stati membri. « LA CASA COMUNE» Lo sviluppo delle scienze e della tecnica, le correnti di pensiero laico MC l luglio-agoltO 2005 posina 15

e il progresso economico hanno cambiato il modo di pensare e di vivere degli europei; ma l'identità che rende «uno» il continente europeo rimane all'interno della sua storia e cultura, nel patrimonio spirituale e morale comune ai popoli che lo compongono. Ovviamente la concezione del - l'uomo e della società e la comprensionedei diritti dell'uomo, oggi, non sono più quelle della primitiva «cri - stianità». Lungo isecoli, la civiltà europea è stata alimentata anche da tradizioni culturali diverse (ebraica, islamica, Ulwninistica). Ciò non è stato un male, ma un arricchimento: «La storia dell'Europa • secondo la bella immagine di Giovanni Paolo u - è un grande 6ume, nel quale sboccano numerosi affluenti, e la varietà delle tradizioni e culture che la formano è la sua ricchezza>>. Ma la corrente che prevale è l'onda cristiana. Non deve stupire, perciò, il risveglio e bisogno eli spiritualità che si riscontra in rutta l'Europa. Altrettanto significativo è il fatto che i paesi dell'Est si sentano uniti all'Europa occidentale in virtù dei vincoU spirituali e culturali che essi hanno conservato con il cristianesimo, nonostante il tentativo di spezzarli compiuto dal comunismo. Lo riconosceva Mi.khail Gorbaciov, alla vigilia della caduta del muro eli Berlino: l'Europa, scriveva, è una <<Casa comune», dove geografia e storia hanno strettamente int recciato i destini dei popoli e nazioni che la compongono. Poi esclamava: anche «noi (i sovietici) siamo europei: la vecchia Rus' era unita all'EuMC l lugllo-a gcuto 2005 pagina 16 ropa dal cristianesimo». In realtà a Mosca, la «terza Roma>>, va il merito di aver salvato l'eredità bizantina, consentendo così alla «cristianità» di continuare a respirare con isuoi duepolmoni: quel - lo occidentale e quello orientale. Perciò, oggi, per costruire l'Europa come una «casa comune», cuJtu· ralmente pluralistica, plurietnka e multireligiosa, non si può fare a meno di porre a fondamento dell'unione politica del continente anche quei valori spirituali e culturali , ovviamente ripensati e approfonditi , che sono parte inseparabile deUa sua storia. I 4 PILASTRI DEL TRATTATO L'importanza di tali valori , è stata riconosciuta, benché indirerramente, dal Trattato costituzionale europeo, approvato il 18 giugno 2004 a Bruxelles e firmato aRoma il29 ot· tobre 2004. Così recita l'articolo 2: «L'Unione si fonda sui valori della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato eli diritto e rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a una minoranza. Questi valori sono comuni agli stati membri in una società caranerizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarietà e parità tra donne e uomini». In sostanza, sono 4 i pilastri su cui si basa la nuova Europa: dignità umana, libertà solidale, uguaglianza, diritti wnani. Oggi sono tutti valori considerati «laici>> e non si pensa piLa aUa loro radice religiosa. Se insistiamo sul rapporto originario che essi conservano con la visione cristiana dell'uomo e della società, non è per menere un cappello «clericale» o «confessionale» alla Costituzione europea, la quale è laica e laica deve restare; ma per stimolare soprattut · to i cristiani a un impegno coraggioso per dare alla costruzione dell 'Europa un'anima etica il più coerente possibile con i valori enunciati dalla Costiruzione, nel rispetto del pluralismo e regole democratiche. l o pilastro: LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA È INV10LABILE. L'uomo, cioè, vale per quello cbc è, più che per quello Che ha o che fa. Perciò il Trattato europeo pone al centro del sistema politico la persona umana e ne tutela i diritti: dal di - riuo alla vita a quello dell' integrità fisica e psichica. A sinistro, gli ordini monastici del medioevo hanno trasmesso lo cultura sacro e profano, conservato in codici manoscritti. Sotto, particolare dello splendido Deposizione scolpito do Benedetto Ante/ami nel 1178, conservato nel duomo di Parma.

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