Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2005

l r arissimi giovani del nord del '-mtondo, molte volte, attraverso la lettura o l'incontro con quelli di voi che in questi anni ci hanno visitato, siamo ent rati in contatto con il vostro mondo e la vostra maniera di vivere. Vorremmo adesso essere noi a raccontare qualche cosa della nostra comunità, perché pensiamo che dalla conoscenza reciproca possa nascere un dialogo utile a creare lega· mi nuovi, basati sul rispetto, la tolleranza e la pace. Cercheremo di darvi un panorama di quello che siamo e viviamo, dei piccoli e grandi successi che ci fanno continuare a crescere, nonché delle difficoltà che dobbiamo superare. Sono seduta con altri giovani sul cemento un po' freddo del campo di basket del mini-palazzetto diTacuey6, piccolo paese del Cauca colombiano. Con altri 300-400 giovani abbiamo appena celebrato la messa e ora ci prepariamo ad ascoltare Pablo Tatai, bogotano di origine magiara, un amico storico del processo indigeno. Amico dai giorni duri in cui i nostri padri si facevano ammazzare pur di riconquistare la terra che ritenevano esser loro da sempre, e che invece era diventata proprietà di pochi e ricchi latifondisti. n congresso annuale che si sta svolgendo è uno dei tanti momenti di aggregazione e forma - zione organizzato dal movimento giovanile «Alvaro Ulcué», la piì:1 attiva organizzazione indigena giovanile deJ Cauca. Con attenzione - le agende o iquaderni appena estratti dalla jigra (la borsa tradizionale tessuta a mano dalle donne della comunità) - l'assemblea inizia a riascoltare un racconto che i più vecchi tra noi già conoscono amemoria. Prendiamo appunti, in silenzio, anche soltanto per rispetto verso quest'uomo dai radi capelli bianchi che ha lottato nel passato e che ora, invece di godersi ht pensione, continua ad appoggiare la causa indigena. Sappiamo che adesso tocca a noi continuare l'opera dei padri, prendere in mano il testimone che l'oratore, con la sua presenza, simbolicamente sta passando. La Colombia è un paesegiovane (il 45,5% dei suoi abitanti ha meno di Congresso giovanile a Tacuey6. 18 anni ) e il Cauca non fa eccezione. Occorre dunque migliorare la speranza di vita della gente, garantire un lavoro degno ai più giovani ed offri· re a tutti la possibilità di costruire un futuro familiare e comunitario soddisfacente se si vuole che la comunità affronti con speranza il suo futuro. Purtroppo, l'impatto della modernità, il conflitto armato, nonché l'invadenza del narcotraffico, sono tut· ti fattori che ostacolano pesantemente il nostro cammino. Giovani di una volta Stiamo vivendo un momento di cambio molto rapido che dobbiamo imparare a gestire se vogliamo aprirci al mondo senza veder completamente stravolti i nostri valori tradizionali, quei valori cbe per secoli sono stati un fondamentale fattore di unità per la nostra gente. Il giovane di ied era un individuo che si formava alla vita in funzione delle esigenze della famiglia e della comunità. La scuola era soprattutto il campo, il pezzo di terra, frutto della ripartizione tra i figli fatta dai genitori e cbe bisognava lavorare duramente per poter soprawivere. n giovane nasa viveva immerso nel suo mondo mitico, regolato da forze ancestrali che bisognava rispettare per non rompere l 'armonia del cosmo. L'autorità del padre, deJ governatore del resguardo (la riserva indigena) e del medico tradizionale erano insindacabili. Erano loro ad im· porre le regole per la futura vita matrimoniale, per ]a partecipazione al - la vita e alle attività della comtmità e per la relazione con il mondo spirj. tuale. Poco spazio era dato all' iniziativa individuale e concetti come «coscienza, responsabilità personale» erano pressoché sconosciuti. Diciamolo francamente: uno dei problemi della nostra società era quello di non tenere assolutamente in como il giovane, le sue esigenze, i suoi sogni. Se poi il soggetto nasceva donna la sua giovenrù era tutta orientata verso un orizzonte ben preciso: la casa. n risultato di questo processo formativo era un giovane dallo spirito un po' gregario, pronto ad ade~arsi alle decisioni_prese per lui dalle autorità, sia quella paterna come quella della comunità. L' impatto con La modernità ha messo in crisi questa figura di giovane e vari modelli estranei alla nostra cultura hanno, di fatto, rivoluzionato usi e costumi. Non tutto è venuto per nuocere, bisogna riconoscerlo,ma è difficile trovare un equilibrio fra vecchi e nuovi valori, come anche saper scegliere, sia nella rradizione come nella modernità, le cose da buttare e quelle da conservare gelosamente. Noi nasa siamo dei magnifici camaleonti della storia. Sono state le difficoltà ad insegnare alla nostra gente come modellarsi secondo le diverse esigenze; siamo dei campioMC l luelio-ogosto 2005 pogino 11

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