Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2005

mento, condizionatori, piscine sfruttano risorse naturali e inquinano. Le stesse attività dei turisti sul suolo e sulla vegetazione, sull'ecosistema marino e costiero, su foreste, parchi e dune comportano gravi danni: gli sport nautici, ad esempio, provocano danni irreversibili nei laghi; alle Isole Mauritius le barriere di corallo, indispensabili per l'equilibrio ecologico marino, sono già state erose per 1'80%. Q uella del turismo rischia ~uindi di diventare, a suo modo, un industria che sfrutta il territorio quanto quella mineraria o quellamanifatturiera. E il rischio non sta solo nella scomparsa di risorse naturali, ma anche nella difficoltà di riconvertire intere aree ad altri usi (es. agricoli) nel caso di una recessione dd settore turistico. C'è infine un ulteriore elemento che generalmente non consideriamo ma che rappresenta il responsabile della maggior parte degli impatti ambientali associati al turismo a lunga distanza: il trasporto, che è la fonte di emissione di gas serra in maggior aumento nel mondo. Ogni vol - ta che ci spostiamo, io automobile, in pullman o in aereo, consumiamo litri di benzina e liberiamo in atmosfera diversi metri cubi eli anidride carbonica, la principale causa del cambiamento del clima e dei conseguenti fenomeni estremi come alluvioni, siccità, desertificazione, aumento del livello dei mari. Se siamo noi del nord del mondo a gira1·e «in lungo e in largo» per piacere, saranno proprio le popolazioni del sud ad essere le più colpite dai cambiamenti climatici. In particolare, più del 90% dell'anidride carbonica emessa in un tipico viaggio turistico è dovuta àl solo trasporto aereo. UN NUOVO COLONIALISMO: VILLAGGI TURISTICI ESESSO Occidentali serviti e adagiati nd lusso, popolazione locale che spesso subisce un peggioramento delle proprie condizioni eli vita per la presenza dei turisti. Un esempio fra tanti: l' enom1e consumo di acqua nesili alberghi, per docce, piscine, giardini e campi da golf provoca sia una fortissima riduzione delle scorte a disposizione sia il razionamento dell ' acqua potabile per la popolazione locale. In molti casi non è più possibile coltivare e la popolazione rural.e è costretta ad abbandonare la campagna. Il rischio, e in molti casi la realtà, di una relazione superficiale, distaccata e frettolosa tra il turjsta e la gente del luogo, è che sj ciproponga un modello di rapporti tipico dd colonialismo. n mancato incontro tra culture trova il suo apice e simbolo nei villaggi turistici, i resort. Di origine militare, il villaggio turistico riproduce il comfort, la sicurezza, gli stili e ritmi di vita occidentali in ambienti divers.i e ostili: una sorta eli prigione, uguale in tutto il mondo, datla quale il turista non può uscire se non accompa· gna to, e nella quale la gente locale non può entrare, se non per lavorarci. Persino papa Giovanni Paolo rr, in occasione della XXII Giornata mondiale del turismo (9 giugno 2001), espresse forti critiche in merito. Spesso la sola presenza di turisti o

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