Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2005

J elusi, è salito del 12Cifo. Fanalino di coda, con un più 2,20fo, sono i se!Vizi sociali e alla persona. L'ECONOMIA INFOilMALE Ma La luna ha anche una faccia oscura, che in questo caso è molto più grande di quella che brilla. Dietro a questo 5Cifo di crescita del Pil si impongono infatti altri numeri che danno presto l'idea della difficile realtà con cui 9 milioni di zambiani su 10 devono fare i conti. Il tasso di disoccupazione oscilla tra il 60 e l'BO% e il costo della vita raddoppia ogni 5anni. I contrasti restano forti, perché l'economia di mercato è riuscita ad apportare i suoi benefici solo a pochi. la Thole, sui quaranta, donna raffinata, studi universitari, una carriera che l'ha vista lavorare nella Banca centrale e nel colosso finanziario britannico Barclays, è-tra questi pochi. lo è anche Kabwe, con una vita tra Londra, Lusaka e New York. Entrambi fanno parte della classe dirigente del paese, di quelli che hanno un posto prenotato sul treno della globalizzazione. Ma la gente comune sta fuori, aggrappata alle carrozze: per vivere si arrangia, giorno per giorno. Si chiama economia informate. Per incentrarla basta uscire da Farmers House e percorrere Cairo Road, la strada che nei disegni coloniali doveva unire Il Cairo a Città del Capo. Aogni angolo c'è qualche donna avvolta nel chitenge (il vestito tradizionale), che vende pomodori, manghi, o altre piccole cose. AL City Market, il mercato coperto di Lusaka, sciami di giovani ragazzotti smerciano sacchetti di plastica, con su stampata l'effigie di Rambo. Mentre éè anche chi passa la giornata in un colorato chiosco di legno, dove affitta il suo telefono cellulare. Vicino alla ferrovia o Lungo le strade si incontrano Le donne spacLvsako, cartellone pubblicitario dello Banca per lo sviluppo dello Zambia. casassi. Loro per vivere spaccano pietre per fare La ghiaia. Sono l'ultimo anello di quella catena che è la fiorente industria delle costruzioni. Ma anche chi trova un posto di lavoro sicuro, non può stare tranquillo. Henry Mwango un tempo era impiegato all'Olivetti. Aggiustava macchine da scrivere ed era felice. Poi l'azienda ha chiuso i suoi uffici in Zambia e lui si è trovato solo a fronteggiare il grande salto tecnologico verso il personal computer. Non ce l'ha fatta . Da più di dieci anni è disoccupato. La maggior parte delle famiglie vive con un reddito estremamente basso. I soldi che entrano sono spesi in gran parte per mangiare, poi viene il resto. Espesso i primi a farne le spese sono i bambini. «Non ho i soldi» è la risposta di Sus.an Mwandu per spiegarci perché non riesce a mandare a scuola tutti i suoi 9 figli. Lei deve occuparsi anche della madre malata, due nipoti e il marito disoccupato. I pochi euro al giorno della sua attività di venditrice di pomodori non bastano. DAL SOGNO SOaAUSTA DIKAUNDA AUEPRIVAnZZAZIONI DICHILUBA La storia economica dello Zambia, come paese libero dal dominio coloniale britannico, comincia 40 anni fa. le condizioni generali non potevano essere più favorevoli: lotta per l'indipendenza breve e poco cruenta, prezzi del rame altissimi, consf~ stenti aiuti internazionali. In questa situazione il padre della nazione, Kenneth Kaunda, poté fare pesanti investimenti nell'educazione e nel sociale. Kafue con la sua industria chimica che garantiva occupazione per tutti era una città mo~ dello. Vivibile e ordinata. Le miniere statali nel Copperbelt, oltre a dare La~ voro, costruivano ospedali, strade, e scuole per la popolazione. Ma il «sogno socialista» di Kaunda non durò molto. Negli anni '70 i prezzi delle materie prime, tra cui il rame (vitale per lo Zambia), crollarono, mentre le tensioni geopolitiche internazionali spingevano il petrolio alle stelle. L'impatto fu devastante per tutti i paesi delrAfrica, impegnati in que~ gli anni nella titanica impresa di diversificare la propria economia, per coniugare L'indipendenza politica con quella economica. In Zambia, l~ politiche di spesa pubblica continuarono, alimentandosi con deficit sempre maggiori. Alla fine degli anni '80 il debito pubblico era salito a livelli insostenibili. Nel1991 con l'avvento del multipartitismo, il nuovo presidente, il sindacalista Frederick Chituba, diede avvio a un aggressivo e controverso piano di privatizzazioni. IL paese si è aperto così ai capitati e alle merci straniere. Sotto le pressioni del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, miniere, industria del cemento e altri pezzi dell'apparato parastatale furono ceduti ai privati. In qualche caso vi furono delle vere e proprie liquidazioni. Quel che ne segui fu un rapido aumento della disoccupazione e un alDouiw MC / luglio-ogosto 2005 pagina 33

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