Missioni Consolata - Giugno 2005

DOSSIER KOSOVO Viaggio nell 'apartheid dell'Europa. SUDAN Nubia, culla del cristianesimo sudanese. HONDURAS Lavorare nelle ccmaquilaS>. CJUGNO 2005

Con questo viaggio in KENYA vogliamo stabilire un incontro personale con le popolazioni locali, osservando la loro vita e i loro costumi, nei luoghi dove si verifica la promozione umana e l'evangelizzazione dei missionari. È un viaggio di ((conoscenza)) che ci apre a vasti orizzonti e ci educa alla mondialità e, per i credenti, alla fraternità e alla solidarietà evangelica. Per :i~ior.mazioni: i - •'L padre Adolfo De Col Cono Ferruccl 14 - 10138 Torino tel. Oll/ 4.400.444 ·fax 011/4.400.459 E-mail: adolfo.decol@tln. lt ·---------------------------

Ai et Tempofa, sullafacciata della cattedrale di Cuernavaca (Messico) fu appeso uno striscione che diceva: «Ilmondo è diviso in oppressi eoppressori: tu da che parte stai?». Difronte alle ingiustizie che colpiscono buona parte dell'umanità, l'interrogativo s'impone anche oggi e, soprattutto, invita a uscz~ re dalle nostre ambiguità, per schierarcisemprepiù al fianco di chz: oggi come 2000anni/a, è messo in croce da quantivogliono mantenere l' ordùtee la legge, acui sta più a czJore la legge del sinedrio e de/Nmpero. La scelta di campo non è facile, soprattutto quando taLi ambiguità si nascondono sotto l'orpello religioso e la fede viene messa a servizio dell' ideologia dd~ tere. Ne è un esempioquanto è capitatoneglianni 60- '70 del secolo scorso in America LAtina: regimi milz~ tar~ guidatida dittatori «cristiani», hanno massacrato, torturato, perseguitato, ucciso vescovz: pret~ suore e migliaia di inermi catechisti e /4ici impegnati... per difendere la cosiddetta «civiltà cristiana». È la logica di chipretende d'impersonare l'impero del bene per opporst· all'impero del male. Una logica trionfante, oggi più che maz: nott solo oltre oceano, dove, per indicare l'uso strumentale della religione è stato coniato il neologismo - theocon (da theological con- ... servative), cioè coloro che mettono la teol<Jgia a servizio di un'ideologia conservatrice. VarJ intellettualt: giornalist; opìnionisti e politicinostranisisono - subitodefiniti «teocon» (teoconservatort); terminepoi tradotto, con un t·taliano più comprensibile, in «atei devoti» e «cristiani atei». (Oriatta Fallaci, per esempio, si pro/essa così: «lo sono un'atea cristiana. Sono cresciuta nella filosofia cristiana. Ma non credo in ciò che indichiamo col termine Dio»). Anche tanti credenti, definiti «cristiattistr», nutrono le idee dei teocon. Pur con i dovutidùtinguo, tutti hanno in comune l'uso della religione per fini politici: con spirito da crociati, difendono il cristianesimo e la civiltà cristiana, identificaticon l'Occidente, contro l'invasione is/amica e n·mproverano queicattoliciche simostrano tiepidi nello «scontro di civz1tà». l teocon più seri parlano di «religione civile». Ne è un esempio ilnostropresidentede/Senato: eglisi rammarica che nella Costituzione europea non sia stato inserito il riferimento alle «radici cristiane»; anzz: lo giudica quasiun suicidio; esalta ilcristianesùno, i suoi va lo~ il messaggio evangelico e combatte tt relativismo, nichilismo e scetticzsmo da sembrare un santo padre; per poi proporre una «religione civile» e atlspicare una «religione criStiana non confessionale», in ad possano riconoscersianche i non credenti. «Ogg~ noiliberalinon dobbiamo /imitarci adire "non possiamo non dirci cristiani" -spiega i/presidente, citando Benedetto Croce-. Adesso "dobbiamo dirci cristiatzi11. E tutti gli europei dovrebbero dirlo. Soprattutto i laici... Oggi, nell'accezione comune, /at~ co vuoi dire non credente oaddirittura ateo». Svuotata diognitrascendenza, La «religione civile» riduce la fede cnstiana a ideologia, coL compito di compattare la società civile, salvaguardare la cultura e l'identità nazionale, dare supportoeticoallo statoormai or/ano di valon·: un «supporto d'anima» che non in- /lutsce, però, negli orientamenti e scelte concrete di un mond<J regolato dall'idolo del mercato. E' una seduzione insidiosa e pervasiva ancheper la comunztàcristiana. Non sono pochi a pensare che la fede non possa sostenersi senza l'appoggio dei poterz: senza politiche culturali, senza organicità sociale che la presidi e la dz/enda; senza cioè diventare civiltàcristiana oreligione civile. Sollecitata dalle attese dei politicz: riconoscruta, applaudita e a volte ricompensata da Cesare per la sua utilità sociale, la chiesa è tetttata di ricostruire un cristianesimo solido e misurabile, di ritornare a essere forza di pressione, anche se numericamente minon·tart'a, di recuperaregli spazi lasciativuotidal ero/,. io delle ideologie. Cedere a tale tentazione equivale a ridune la chiesa a una lobby etico-sociale, incapace di essere profe.. zia, «sentinella della libertà, della giustizia e della pace» (GiovanniPaolo II). Un n·nnovato «ethosmondiale», affermava il card. Ratzinget; ora Benedetto XVI, non può nascereatavolino... da purnobtliauspici intellettualz~· ma può sorgere solo da «minoranze creative»: doè cristiani conviilti, uo7tzini e donne che abbiano /atto Nncontro decisivo con Crùto come Salvatore, che si nutrano dei sacramenti amministrati dalla chiesa, nella quale riconoscano «la forza da cui sgorga la vita spirituale». Para/rasando lo striscione di Cuemavaca, possiamo domandarci: «Ilmondo si divide in teocon, atei devot~ cristiani ate~ cristianisti e cristt'ani convintz:· io da che parte sto?». B ENEDETI'O BEUFSI

numero 6 • g iugno 2005 • anno 107 SOMMARIO In cope~tin~:v~ltidelKi.rghizistan ~· Foto: P•erg.orgJO Pescali (l num.ero è sta to chiuso in redn~:ione il 5 moggio 2005. La consegna alle poste di Torino è avvenuta prima del IOgiug11o 2005. -~ .. Ai Lettori Io da che parte sto? di Benedetto Bellesi pagina 3 Dai lettori Cari missionari (lettere a MC) pagina 6 L'ALTRO MONDO Sudan TESTIMONI XI Capitolo generale IMC Sandali al vento la civiltà nel deserto di Claudia Caramanti pagina 27 di Francesco Bernardi pagina 10 Colombia Narcotraffico, un (mal)affare mondiale di Sandro Calvani pagina 47 Viaggio in America Centrale (2) : Honduras Maquilas, la modernizzazione dell'ingiustizia di José Carlos Sonino pagina 54 IGrghizistan Musica delle sfere di Piergiorgio Pescati pagina 65 Sudafrica Vangelo vs stigma di José L. Ponce de Le6n pagina 15 Etiopia Popolo in cammino di Paolo Brunacci pagina 22

IL DOSSIER DEL MESE Reportage dal Kosovo lL DlRlTTO.•• ALLA ROVESCIA di Enrico Vigna pagine 31-46 RUBRICHE Fotografie (i numeri indicano le pagine): Chiesa nel mondo pagina 8 «Così sta scritto... » (5) di Paolo Farinella pagina 20 La peUe degli altri (2) di Mauri zio Chierici pagina 61 Millenium Targets (2) di Va leria Confalonieri pagina 62 Battitore libero di Giovanni Guzzi Tuttomondo Mondo in un libro di Benedetto Bellesi pagina 64 pagina 72 pagina 75 Archivio [MC (9,20)- Bellesi (5,63) -Bertirù (3 1,34,35,44) -Bonino (58)- Fusconi (74) - Graziola (73) - Internet (7,37,38,39,42,43,45,50) - Makori (8) -Patias (11-14)- Pescali (4) - Ponce de Le6n (4,15-19) - Sozzi (4,50,51)- Unodc/Bogotà (49,52,53) - Vandelli (72) - Vigna (5,32,33,36,40,41,46) . ldati personali forniti dagliabbonati sono usati solo per le flnalltà della rivista. Il responsabile del loro trattamento è l'amministratore, ctù gli interessati possono rivolgersi per richiederne la ve· rifica o la cancellazione (legge 675/1996). - -------, : Gli articoli pubblicati sono responsabilità degli autori : : e non riftettono necessariamen te l'opinione deU' editore. : ~---- - ----~ ss.. c:<) i' l ·) c) l./\ 1'/\ Mensi le dei Misslonori della Consolata Fondato nel 1899 Direzione , redazione e amministruione: Corso Ferrucci, n.l4 • lO138Torino tel, 011.4.400.400 ·fax 011.4.400.459 E-mail: rivista@missioniconsolataonlus.it Sito ìnternet: www.mlssioniconsolataonlus.it Direzione: Benedetto Betlesi (direttore - .438) Francesco Bernardi (direttore resp. • .+46) Giacomo Mazz.otti {resp. rivista «AMtCO» - .06) Redazione: Benedetto Bellesi {bellesi@missionariconsolata.it) Paolo Moiola (.458) Ugo Pozzoli (.-492) Collaboratori: A.Antooelll, B.Balestrac, S. Battaglia, M.Bello (do/ Burkina), S.Bottignole, S.Calvani (do 8ogotò), C.Caramanti, D. Casali, M.Chierici, G.Chieu, D.Dal Bon. P.Farlnella, A.laoo. M.Pagliassotti, P.Pescali, S.Petrovic, G.Sattln (medicina), I,Tubaldo Sito Internet: Paolo Moiola e Maurizio Pagliassottl Arc-htvio fotozraflco: Franca FaotOn Grafico: Carlo Nepote Stampa: Tipograflà Canale, Borgaro {Torino) Editore: M~&S!ONJ CONSOJ.ATA ONLUS Amministratore: Guido Fili~llo, tel. OIl ,-4.400.+47 Segret~ria: p. Giovanni Venturini, tel. O 11 .4.400.439 Ufficio. tel. 011Ao400.+47- fax 011.4.o400AII Conto corrente postale n. ll.40.51 .l5: si ringraziano vivam~ i lettori che sostengono l' impegno di formazione ed informuione dì «MIS~IONI CONSOLATA 0NLUS,». Tutti l contributi o offérte sono detraibili dalla ckhiarulone del redditi. Sped. a.p., a.Z. c.lO,c., leqe 66~ App. ecc. · Aut. tr. Torino • 15. 6. 48, prot. 79 Iscritto reg. naz. stampa· CJS060 113+H 17. lO. 91

Cari presidi, c~ri professori! Non dubito che la realtà adolescenziale e giovanile in Italia sia quella illustrata nell'ottimo dossier di gennaio 2005; vorrei ricordare che, quantunque in minoranza, esistono dei ragazzi e delle ragazze che il vortice dell' individualismo e del consumismo non è ancora riuscito a risucchiare. A questa minoranza il mondo dei genitori, insegnanti, medici, sacerdoti, catechisti non può limitarsi a dare benevole pacche sulle spalle e a sussurrare frasi tipo «tenete duro», <mon abbiate paura», «non fatevi influenzare>>, «pregate per i nostri compagni più fra~ilh> ... Gli adulti devono dimostrare concretamente e quotidianamente che, per loro, gli ideali coltivati in gioventù sono validi anche oggi e quel patrimonio di conoscenze tecniche, scientifiche, artistiche, religiose ereditato dalle generazioni passate è in larghissima parte degno di essere trasmesso anche alle generazioni futu re. Senza entrare in polemica con alcuno, rimango perplesso quando sento che certi presidi, avendo a che fare con abiti succinti, piera"ng, tatuaggi degli alunni e con comportamenti trofpo disinvolti da parte de personale della scuola, sì rifugiano dietro lo slogan «la scuola non è la chiesa, i professori non sono missionari». Questo tipo di ironia sulla chiesa è sempre molto comoda: la probabilità di una replica, anche blanda, è bassissima; invece rimproverare certe ragazze perché si conciano maMC l giugno 2005 pagina 6 • • • m1ss1onar1 le, o certi professori o bidelli perché fumano, bestemmiano, usano un linguaggio triviale, non fanno nulla pe.r limitare le conversazioni al cellulare a tempi e modi più dignitosi e consoni al normale svolgimento dell'attività didattica... è maledettamente imbarazzante; c'è sempre la possibilità che qualcuno ne abbia a m.ale e si rivalga da par suo. Forse non ci si rende conto che, quando per timore di brutta figura, si rinuncia a dire che il pierang è nocivo e i tatuaggi non sono così necessari, che scoprire pancia, spalle, schiena, torace può far venire qualche grave malanno, in realtà se ne fa una ancora più brutta... Come può la scuola <<educare al benessere fisico e spirituale, all'accettazione di sé, alla frugalità e a comportamenti che rispettino l'ambiente» (da anni i ministri della P. l. inondano le scrivanie dei presidi con materiale didattico su tali tematiche), se i suoi dirigenti e docenti non hanno il coraggio di spiegare la differenza tra estate e inverno, tra esibizionismo e decoro, tra ciò che fa bene e ciò che fa male al corpo... per paura delle reazioni che potrebbero avere i colleghi «aperti», i ragazzi «problematich>, i genitori «sempre col fucile puntato>), il personale non docente <( facile ai fraintendimenti»? Come «educare alla legalità, pace, rispetto dei diritti delle minoranze e di tutte le forme di vita», senza chiarire il concetto che tutto questo passa anche (se non soprattutto) attraverso il ri6uto dell 'effimero, superfluo, non essenziale e adozione di stili di vita più sobri, più sani, più razionali? Cari presidi e cari professori , se per «chiesa» intendete quella clericocentrica (giustamente bacchettata anche da Giovanni Paolo D), materialista, sprecona o, peggio ancora, compromessa con i potenti e violenti, quella che benedice armi, guerre, stragi e genocidi, allora è un grande bene che la scuola non sia come la chiesa; ma, se per «chiesa» intendete (e non potete non intendere) quella cristocentrica, dei missionari, suore, volontari laici, che ogni giorno rischiano la vita per servire Dio e i fratelli, potete solo augurarvi, per il bene vo· stro e dei vostri alunni, una sempre maggiore collaborazione e unità d ' intenti tra scuola e chiesa. Giovanni De Tigris Urbino (PU) Agli esperti di pastorale giovanile Cari missionari, il bellissimo dossierdi gennaio 2005 fa capire che og· gi, chi vuole davvero edu· care ed evangelizzare le giovani generazioni deve guardarsi non solo dalle derive autoritarie, ma anche da lassismo, edulcorazione, accondiscendenza, da quel complesso di at· teggiamenti molto ambigui che lo scrittore Valerio Volpini chiamava «giovanilismo». Troppo spesso accade che, pur di centrare l'obiettivo di coinvolgere i ragazzi, suscitare parteci· pazione e interesse, ottenere il loro consenso, i responsabili della pastorale giovanile e uffici diocesani per la scuola, trascurino di dire cose importanti o, peggio ancora, se la prendano con coloro che quelle cose hanno il coraggio di dirle e il rischio di annoiare, deludere, turbare, inasprire, accettano di correrlo fino in fondo, «a imitazione di Gesù che non ebbe paur8» di passare da bestemmiatore presso i farisei e farsi una brutta no· mea; non ebbe paura nemmeno degli apostoli, quando lo accusarono di essere troppo esigente o troppo tenero e indulgente... Bisogna smetterla con certi luoghi comuni e con lo stereotipo dell'educatore «bravo» perché in possesso di strategie pedagogiche «raffinate», metodi didattici «aggiornati», capacità di avvalersi delle tecnologie che il mercato ha proclamato «Vincenti». Troppo spesso questo tipo di educatore privilegia la forma a discapito della sostanza, il contenitore a di scapito del contenuto, la modernità adiscapito della verità... Cari esperti e superesperti di pastorale adolescenziale e giovanile... ai ragazzi bisogna andare incontro per portarli a Cristo non a Mammona: se non capite questo la vostra esperienza, competenza e cultura, il vostro famoso «Saper fare» non sono al servizio di Dio e del suo regno, ma di Satana. Dovete mettervi bene in testa che se, ad esempio a scuola, s'insegna che la soppressione della vita umana nascente, il divorzio, eutanasia, droga, suicidio sono scelte ANTIUMANE e ANTICRJSTIANE, non si fa né proselitismo, né par· rocchialismo, né sottocultura religiosa, né dileggio della laicità dello stato; si cerca solo di non tradire le grandi istanze evangeliche

della dignità della persona e la santità del vincolo coniugale. Se qualcuno dice ai giovani cbe la notte è meglio la passino a letto a dormire, non a scorrazzare in auto da una discoteca all'altra, non è detto che sia un nostalgico del medioevo; ma è solo una persona che non si rassegna ad accettare le stragi del weekend come un fatto normale. Sostenendo che il pierang è nocivo non si fa terrorismo psicologico: chi è convinto del contrario provi a parlarne con i con· giunti dei giovani che sono morti dopo essersi fatti infilare stravaganti aggeggi nei posti più impensati , o con i medici che si sono prodigati senza successo per strappare alla morte il 24ne milanese Marco C., deceduto nel mano 2003 per un'epatite contratta dopo l' impianto di un <chiodino» su.lla lingua... Dicendo che occorre dare un taglio netto ai consumi, anche a riguardo di strumenti e apparecchiature ad alta tecnologia, non si fa un torto all'economia né al progresso: non si può definire t>rogredita un'Europa dove, ogni anno, vengono buttati via cento milioni di telefoni cellulari; non si possono chiamare sviluppati paesi dove l minore su 5 accusa problemi di di sagio mentale e depressione, disturbi dell'umore e alimentari a causa di internet e degli Sms: non è conveniente per nessuna economia che l'umanità continui a restar divisa tra popoli produttori di immani quantità di rifiuti e popoli spazzatura. Dialoghiamo pure coi giovani, confrontiamoci alla pari su tutto... Il Com'ere dellaSera è corso all'espressione «GUERRA DEJ LOMBl» per indicare la portata del contrasto tra la linea del rigore e quella della tolleranza... Adolescenti, giovani, adulti, tutti dovremmo concentrarci di più su.lle guerre e lasciar perdere i lombi: non solo quelle di Busb per il petrolio... ma anche le guerre di cui non parla nessuno o quasi: guerre dei diamanti, coltan, oro, rubini , zaffiri, smeraldi, titanio, niobio, uranio. Le guerre per l 'estrazione di quei metalli di cuj c'è una richiesta sempre maggiore, non perché è aumentata la popolazione mondiale, ma perché sono aumentate le pretese del mondo dei ricchi... Sono esplose nuove maniere, per cui quelli che fi. no a ieri venivano classificati come «capricci> o co· me «Vizi», oggi sono considerate «innocue stravaganze» o qualche volta addirittura elevati al rango di «diritti della persona>>. Prima di dire, a proposito di un anello, un gioiello, un'auto, una moto, un televisore, un Pc, un telefono o una qualsiasi altra cosa, <<è mio e lo gestisco io», oppure «è un problema suo» o ancora <cio fondo non faccio male a nessuno», pensiamoci un po' su. Pensiamo al contributo che, col nostro modo di intendere l'informazione, l'educazione, il consumo, possiamo dare al ripristino di condizioni di vita accettabili t>er tutti o, viceversa, al rafforzamento delle spirali di sopraffazione e di morte. LucranoMontenigri Fano (PU) MC l giugno 2005 pagina 7

a cura dt' Giacomo Mazzotti ISLAMABAO - PAKISTAN ANCORA LA REUGIONE SUl PASSAPORTI S ui passaporti pak.istani tornerà di nuovo l'indicazionedella religione di appartenenza. Lo ha deciso un comitato interministeriale di Islamabad, cheha accolto le pressioni dei gruppi islamlci che chiedevano di reintrodurre l'esplicita men- ~ione della confessione religiosa per «salvaguardare l'identità islamka» dd paese. Attivisti per i diritti umani hanno più volte denunciato la dichiarazione obbligata della propria religione, definendola «una fonte di intolleranza>>. In particolare la norma rischia di prendere di mira imusulmani ahmadi, considerati eretici, impedendo loro di recarsi a LaMecca per il tradizionale pellegrinaggio. Nel2004, il governo aveva abolito la casella sulla rdigione per rendere i passaporti pak.istani conformi alle norme dell'Organizzazione internazjonale per l'aviazione civile. (Fides) UMA · PERÙ CAMERA ARDENTE PERI POVERI I 1 sindaco della capitaJe peruviana, Luis Castaiieda Lossio, ba inaugurato unamoderna camera ardente nel centro di Lima, riservata a coloro che, avendo perso una persona cara, non possono permettersi un funerale. I.: iniziativa va abeneficio di migliaia di famiglie indigenti della capitale, che ora hanno un luogo in cui rendere omaggio al loro defunti, con dignità e senza dovere affrontare un impegno econo· mico per molti improbo. Costruito su un appezzamento di terreno di circa 1.000 metri quadrati, il centro è dotato di una cappella in grado di accogliere 60 persone, uffici e sale. Per costruire la carnera ardente municipale sono occorsi sei mesi di lavoro e 250 mila nuovi so/es (pari a circa 59 mila euro); il sindaco Castaneda Lossio ha annunciato nei prossimimesi l'edificazione el'inauMC l giugno 2005 pogina 8 gurazione di altri 15 centri simili in diverse zone ddJa capitale, a J:>artire dal quartieri più poveri e periferici (Misna) LUANDA - ANGOLA UNA VTTA DATA SENZA CLAMORE C i sono stode che, di soli- /,/ to, non ?CCUP~? le p~- ' ' me pagme de.t g10mah. Ci sono vite spese, nel silenzio enella totale semplicità, al servizio dei più svantaggiati». Iniziava cosll'articolo dell'Osservatore Romano dd 23 marzo scorso, dedicato a Maria Booino, la pediatra dd «Cuamm Medici per l'Africa», morta in Angola dopo aver contratto il virus di Marburg, la febbre emorragica che, secondo nuove stime, avrebbe già provocato più di 100 vittime, soprattutto bambini, nella provinciadi Uige, a nord di Luanda. <<Cosi, senza nessun clamore,Maria Bonino ha scelto di offrire la propria competenza professionale per i bamoini del continente, sacrificando la sua vita, scegliendo, da vera missionaria e da vera testimone della fede, di morire pur di non abbandonare chi 1,A bblamo pian- ' ' tato un ulivo africano In memoria di Giovanni Paolo Il: è un gesto d'amore per ricordare un uomo di pace, perché l'albero è viVo e cresce»: con queste parole Wongoorl Moothal, 64 anni, premio Nobel per lo pace 2004, ho spiegato Il gesio compiuto nel porco «Uhuru» di Nairobi. «~ un ano simbolico: l'ulivo è l'albero dello pace, che questo papa ha sempre promosso insieme allo tolleranza e al dialogo, sia tra l crlstlonl che con le oltre religioni»- ho continuato lo professores.. so Moathol, biologa ed ecologista Impegnata do trenfanni nello difeso e nello promozione dell'ambiente. «In questo porco, PQpa Wojfyto ho parlato poteva aver bisogno dl lei», ba scdtto il quotidiano della Santa Sede, cheha ripercorsole tappe dei 22 an· ni dell ' impegno della dottoressa a favore della popolazione africana in Burkina Faso, Tanzania, Uganda. «.Maria - si legge ancora - è rimasta a prestare servizio fino a quando la malattia non l'ha colpita». (Misna) KUAlA lAMPUR - MALAYSIA NIENTE BIBBIA IN UNGUA LOCALE I l governo malaysiano è diviso sulla questione della circolazione di bibbie scritte in lingua locale: un ministro ha dichiarato che, «secondo la nostra Costituzione», tale pratica è illegale. La polemica è sorta a metà aprile, q1:1ando il ministro Datuk Seri ha affermato che la proibizione di bibbie scritte in bahasa malaysia o in bahasa z'ndm1esia (due lingue locali) è sancitadai tempi ddJ'indipendenza (1957) secondo la Costituzione e che la politica di «non diffusione>> di altre religioni diverse dall'islam è «radicata» nella carta costituzionale. Da tale posizionesi è discostatoTan SriBer· o noi africani, losclandoci un messaggio fondamentole, soprattutto nel nostro continente: l'importanza dell'o· scotto dell'opinione altrui, anche se diverso... Quando ho saputo della morte del papa, mi sono rattristata profondamentee per questo ho pensato che l'albero può rappresentare lo vita che continua eche sltrosfonna In ambiente». Fondatrice del Movimento «Green Belt» negli anni Seltonto, lo Moathoi si oppose In modo strenuo - anche o prezzo di alcuni mesi di carcere - allo cementillcozione dell' Uhuru Park, che oggi rappresento Il cuore verde del centro di Nolrobl. Do alloro, ha piantato decine di migliaio di alberi In tutto il continente.

nard Dompok, altro esponente dell' esecutivo, che ha affe.nnato che <<.la lingua nazionale può essere usata per tutti gli scopi, compreso quello di culto». Egli ha aggiunto che già oggi è possibile possedere bibbie in idiomi locali e in inglese possono circolare liberamente per il paese. (AstiJ News) CITr À DEl GUATEMAI.A NOAllA PENA DI MORTE (PER IL PAPA) I l governo guatemalteco ha deciso, su iniziativa del suo presidenteOscarBerger, di abolire la pena di mone nel paese «come tributo» a Giovanni Paolo n. I partiti di sinistra hanno appoggiato questa iniziativa, che verrà presentata aJ parlamento e avrà bisogno dd sostegno della maggioranza assoluta della camera. La decisione del presidente ha diviso i politici dd paese, nonostante l'iniziativa non sia stata ancora trasmessa al parlamento. n depurato dell'opposizione,}orge Soto, ha dichiarato che la pena capitale deve essere abolita, perché il Guatemala non resti indietro in materia di diritti umani. Secondo il Capo di stato, la pena di morte, che nel paese viene applicata coniniezione letale, deve essere abolita perché non è servita a risolvere il problema della criminalità. In Guatemala sono attualmente condannate a morte 36 persone, la maggior parte delle quali per omkidi e sequestri. (ALN) ACEH - INDONESIA AIUTO «CRISTIANO» ASCUOLE CORANICHE U n intenso programma di aiuto alle scuole coraniche, da borse di studio e corsi di aggiornamento ad assistenza sanitaria e psicologica alle vittime della carastrofe e contributo alla ricostruzione di infrastrutture e luoghi di culto distrutti: è l'attività svolta dai missionari della Società dd Verbo Divino (Vetbiti) nella provincia occidentàle di Aceh, devastata dal maremoto del 26 dicembre 2004. I Verbi ti sono attivi anche a Lbokseumawe, una ddle più grandi città della provincia di Aceh, con progetti sanitari e di sostegno psicologico, e a Singkil, nel sudovest della provincia, per ridare ai pescatori il materiale necessario a riprendere il lavoro. Anche a Nias, vittima di un più recente terremoto, quattro Verbiti intendono realizzare progetti in sostegno della popolazione locale, tra cui riportare acqua a comunità che ne sono rimaste prive, ricostruire una cappella a Hiliwaeto e creare scuole <<non ufficiali» per studenti. n maremoto del 26 dicembre, che colpll'Indonesia e altri paesi asiatici, provocò nella sola Aceh 164.000 vittime. AXUM - fnOPIA TOMBE PRE.CRISllANE (Misna) U n sito con tombe pre-cristiane, forse una vera e propria necropoli, è stato scoperto da un'équipe archeologica ad Axum, nel nord Etiopia, nella zona in cui dovrebbe essere reinstallato l'obelisco appena restituito dall'Italia. Lo ba annunciato in Addis Abeba un gruppo di ricercatori dell'Unesco (Organizzazione dell'Onu per l'istruzione, cultura e scienza). Coordinata dall'archeologoRodolfo Fattovich, dell'Università Orientale di Napoli, la missione, che era giunta sul posto da una settimana per sopralluoghi tecnici relativi al monumento, ha precisato che sono state individuate «sale funerarie sotterranee e arcate vicino al punto in cui si trovava la stele». In base ai primi elementi acquisiti, potrebbe trattarsi di una necropoli usata da alcune dinastie in epoca pre-cristiana, forse estesa al di là del sito dell'obelisco (che è un monumento funebre) sottratto dalle truppe fasciste nel 1937. La necropoli individuata dall'Unesco, che aveva già dichiarato Axum patrimonio mondiale dell'umanità, conferma la grandiosità dell'impero axumita, uno dei più fiorenti regni dell'Africa che per secoli controllò i commerci tra la zona orientale dd continentee la penisola araba, dove, secondo la tradizione, avrebbe regnato anche lamitica regina di Saba. (M#na) DIU - TlMOit EST ORA DI REUGIONE OBBUGATORIA C irca .3 .000 manifestanti hanno sfilato per le strade di Dili, capitale di T'Jffior Est, per chiedere di far tornare obbligatoria l'ora di religione nelle scuole che, da gennaio scorso, il governo aveva deciso di rendere facoltativa. Guidati da alcuni sacerdoti, i dimostranti si sono riuniti fuori dagli uffici dell'e· securivo. «Voaliamo che siano introdotti corsi èli cattolicesimo, protestantesimo e islam per gli studenti delle scuole pubbliche>> -ha detto DomingosMaubere, ponavoce ddla diocesi. Durante la protesta, che si è svolta in modo pacifico, alcuni hanno chiesto le dimjssjoni del primo ministroMari Alkatiri, cittadino musulmano e presidente dd partito di_governo Preti/in. Rimasto nel suo ufficio, Alkatiri ha affermato in un comunicato che il governo è intenzionato ad awiare colloqui con la chiesa, aggiungendo però che una manifestazione del genere non aiuta il dialogo e accusando la chiesa e l'opposizione di creare un «clima insurrezionale>>. (Misna) MC l giugno 2005 pc9no 9

1 o Capitolo generale dei missionari della Consolata SANDALI AL VENTO Con l'l l o Capitolo generale i missionari dello Consolato hanno esaminato il lavoro degli ultimi tempi e progettato il commino dei prossimi sei anni, per rispondere alle sfide del mondo attuale ealle attese dei popoli in cui svolgono lo loro opero di evangelizzazione. di Francesco Bernardi

Z accaria, dallo sguardo sorri - dente. C'è pure lui , alto ed esile come un grissino. Partecipa, insieme ad altre 48 persone provenienti da Africa, America, Asia ed Europa, all'Il a Capitolo generale eU Sao Paulo (Brasile). ~ la massima assemblea dell'lsùturo Missioni Consolata. Ogni sei anni i missionari deUa Consolata, presenti i loro delegati da tutti i paesi dove operano (oggigiorno 22), sostano un mese abbondante a valutare il trascorso sessennio e a programmare quello futuro. Inoltre il Capitolo elegge ]a nuova direzione generale dell'Istituto, composta da un superiore e quattro consiglieri. In pullman... Zaccaria appare al - quanto spaesato, mentre dal finestrino rincorre la sterminata metropoli paulista, immersa in una fun - gaia di grattacieli. Approdato tutto solo dalla Costa d 'Avorio, si sente troppo smilzo in una nazione dove tutto è «maior do mundo». Tuttavia, oggi, 11 aprile, apertura ufficiale del Capitolo generale, Zaccaria si rasserena un poco. Con i 48 colleghi (comprese le missionarie della Consolata, anch'esse riunite in Capitolo), dopo il viaggio in autobus, si trova a pregare nel santuario mariano di Nossa Senhora Aparecida. Ma questa «signora» è una «madonnina>>: non bella, troppo nana, a pezzi. Si racconta che, nell717, sia «apparsa» ad alcuni pescatori adcUrittura senza testa! Ma sorride. Forse è l'unica Madonna al mondo che sorrida sempre con smagliante spontaneità. Zaccaria se la gode, perché ride come lui ed è nera quanto lui. Zaccaria King'aru è un missionario deUa Consolata kenyano. Appartiene al popolo dei kikuyu, nato a Tuthu nel 1953, esattamente nel All'inizio dei capitoli generali, celebrati in contemporaneo o San Paolo del Brasile, missionari e missionarie della Consolato si sono recati in pellegrinaggio al santuario di Nossa Senhoro Aporecida. l rispettivi superiori generali, padre Pietro Trobucco e madre Gabriella Bono presentano allo venerazione dei capito/ori l'immagine della Madonna. villaggio dove il 29 giugno 1902 i missionari della Consolata celebrarono la prima messa io Kenya in onore della loro omonima patrona. Attualmente padre Zaccaria è il superiore, in Costa d'Avorio, dei 13 missionari della Consolata italiani, congolesi, spagnoli, kenyani e colombiani. Al Capitolo di Sao Paulo è il loro ponabandiera. D opo 37 giorni di sessioni, incontri, dibattiti e gruppi di studio, 1'11 o Capitolo generale chiude i battenti tra il sollievo comune. TI 16 maggio padre Zaccaria fa le valigie, per ritornare io Cost<l d 'Avorio. Non è un problema raccogliere RQChe camicie e canottiere. Più difficile, invece, è districarsi fra la congerie di relazioni , schede, comunicati e moziorù che il Capitolo ha prodotto. «Troppa carta!» mormora tra sé il missionario maneggiando una pila di fotocopie. Ma, dovendo informare i confratelli sui lavori e le scelte del Capitolo, padre Zaccaria passa in rassegna con cura l'intera documentazione acquisita e si sofferma pure a rileggerla. Anche perché è interessante. Recita, per esempio, la relazione dell'Italia: «Bisogna essere testimoni Jella missione ad gentes, che supera la questione degli aiuti economici. Nostro compito specifico è invitare la chiesa locale e la società civile a respirare un'aria di mondialità e a destare in tutti unu sana inquietudine per il regno di Dio. Se la chiesa è rannicchiata sui propri problemi e paralizzata da schemi del passato, dobbiamo offrire le vivaci esperienze delle giovani clùese, e non solo raccontare awenimenti patetici, tali da suscitare facili emozioni per elemosinare denari. L'animazione missionaria è ben altro!». A proposito di soldi (ma non solo), ecco quanto si scrive dal Tanzania: <<Ringraziamo la Provvidenza, che ci giunge attraverso vari canali: parenti, amici, benefattori e associazioni varie. È spesso un coro di generosa solidarietà, a volte dd tutto inattesa. Forse la missione non può che avere che questo unico cespite sicuro: la Prowidenza.Riconoscenza, sobrietà, responsabilità e fedeltà amministrativa devono essere le caratteristiche con cui noi , missionari, riceviamo e doniamo. Ma anche discernere, valutare bene ed essere pronti, eventualmente, a ridimensionare il nostro stile di realizzare la missione... ». Quanto al Kenya (paese cui Zaccaria è, ovviamente, molto attento), MC l giugno 2005 pagina 11

le cliocesi di Maralal e Marsabit sono ancora un campo d'avanguarclia, con aree di primissima evangelizzazione. D problema di tanti icliomi e il clisagio di vivere in zone impervie non facilitano il lavoro missionario. Ciononostante, si auspica un rinnovamento deUa pastorale, che coinvolga maggiormente la popolazione locale. Sopra, padre Zaccaria King'aru, kenyano, superiore dei missionan della Consolata in Costa d'Avorio. In alto, da sinistra: frotel Domenico Brusa, i padri Paolo Angheben e )osé Martin _presentano doni simbolici dell'Etiopia. Accanto, gruppo di discussione del continente americano. V arie volte, durante il Capitolo, è risuonato il termine «pandemia», assai più eloquente del pur grave «epidemia». Oggi la pandemia per antonomasia si chiama Aids e furoreggia in Afri - ca. «Aids che per molti è una parola-tabù, da non pronunciarsi mai» ha denunciato in assemblea padre MC l giugno 2005 pagina 12

Moderatori e comitato di redazione: da destra, ipadri Giuseppe Ronco, Gottardo Pasqualeffi ed Ernesto Viscardi. Zaccaria. «Aids che ha ucciso 500 persone nel mio villaggjo natale e sei fratelli nella mia stessa famiglia>> ba precisato un altro capitolare africano, raggelando l'uditorio. Nell'Africa subsahariana dove operano i missionari della Consolata, dall'Etiopia all 'Uganda, dal Congo al Mozambico, l'Aids produce il deserto: scompare la generazione degli adulti (la più valida economicamente e culturalmente), lasciando alle spalle solo vecchi e bambini orfani, sovente sieroposirivi. Dal Sudafrica si è udi ta, forse, la voce più sconsolata. In media, ogni giorno, un migliaio di persone contrae il virusHiv-Aids. Nel2004 oltre 400 mila individui sono deceduti. Però (ed è un'assurdità! ), nonostante la forte pressione internazionale per usufruire di farmaci a basso cosco, «il governo sudafricano, ottenutili, non ha approvato alcuna terapia, quale ad esempio glj antiretrovirali durante il parto». Perché?... «Il NOSTRO STilE DI VITA EMISSIONE» ' E il titolo del documento uffidale prodotto daU'11 o Capitolo generale. Consta di due parti. La prima offre una sintesi articolata sul come i missionari della Consolata: -sono discepoli di Cristo, - vivono l'appartenenza al proprio istituto, - manifestano la comunione, - prestano servizio missionario, - dispensano i misteri di salvezza, - amministrano i beni materiali, - sono organizzati. L a z· parte (assai diversa dalla prima) comprende alcune «schede» con proposte operative attinenti a: - santita di vita come orizzonte della missione, - comunita multiculturale e interculturale, - comunione e collaborazione con altre forze, - attenzione all'ad gentes degli areopaghi, - giustizia, pace e integrita del creato, - dialogo interreligioso, - formazione di base e permanente, - fratelli missionari consacrati, - animazione missionaria e vocazionale, - mezzi di comunicazione sodale, - sfida dell'Aids. N el sessennio 2005-2011 la direzione generale dei missionari della Consolata sarà composta dai padri: • AQUIL~O FIORENTINI, superiore generale - STEFANO CAMERLENGO, vicesuperiore e primo consigliere - FRANOSCO DE Asls JESùS l6PEZ VASOUEZ, secondo consigliere - ANTÒNIO MANUEL DE JESUS fERNANDES, terzo consigliere • MATIHEW 0UMA, quarto consigliere C omplessivamente i missionari della Consolata sono un migliaio. Provengono da Argentina, Brasile, Canada. Cile, Colombia, Congo, Corea del Sud, El Salvador, Eritrea, Etiopia, Inghilterra, Italia, Kenya, Mozambico, Polonia, Portogallo, Spagna, Tanzania, Usa, Uganda, Uruguay, Venezuela. Operano, in comunitA internazionali, in questi stessi stati (esclusi Cile, El Salvador, Eritrea, Polonia, Uruguay). Ma sono presenti anche a Gibuti. MC / giugno 2005 pagina 13

La relazione dal Sudafrica (a suo tempo caratterizzato dall'odiosa discriminazione razziale, imposta ai neri dai bianchi) ha impressionato anche per il clima di insicurezza e paura che regna in varie parti del paese: a tal punto che alcune abitazioni sono munite di «recinti ad al - ta tensione elettrica» per respingere i malintenzionaù. Intanto l 'anziano e saggio NeJson Mandela raccomanda a rutti «un piano di ricostruzione e sviluppo che nasca dall 'anima>>. D ata la diversità culturale, padre Zaccaria ha ascoltato con interesse soprattutto gli interventi riguardanti le nazioni dell'America. Nazioni socialmente travagliate. Fa testo l'Argentina (un tempo granaio del mondo), dove ieri si moriva anche di fame, mentre oggi si sopravvive alla «buena de Dior>>. Oppure il Venezuela, che vede crescere spudoratam.ente il divario fra ricchi e poveri. Per i missionari della Consolata la scelta dei bisognosi è sempre stata una priorità. E bisognosi sono, specialmente, i popoli indigeni. In Argentina e Venezuela la loro scoperta (o riscopena) qualifica la missione. Gli aborigeni latinoamericani sono stati il cavallo di batta~a in tante campagne di sensibilizzazione. L'ultima in ordine di tempo è stata Lo nuovo direzione generale dei missionari dello Consolato: da sinistro, MoHhew Oumo, kenyono, quarto consigliere; Francisco de Asfs Jesus L6pez V6squez, spagnolo, secondo consigliere; Aquiléo Fiorentini, brosifiono, superiore generale, già consigliere generale nello f?OSsoto amministrazione · Stefano Camerlengo, itahano, primo consigliere e vicesuperiore generale; Antonio Monuel de )esus Fernondes, portoghese, terzo consigliere. Lo nuovo direzione generale è lo più internazionale nello storio dell'Istituto. Inoltre, per lo primo volta il superiore non è italiano e un africano entra nel consiglio. MC l giugno 2005 pagina 14 <<Nos existimor>>: ha riguardato i contadini poveri, ~i emarginati urbani e gli indios dt Roraima (Brasile). Ebbene, con quale gioia, ill6 aprile, i capitolari hanno salutato l'omologazione dell'area indigena Raposa/Serra do Sol di Roraima ! Esultanti specialmente i padri Antonio Fernandes e Laurindo Lazzaretti, nonché fratel Carlo Zacquini, operanti in loco... E la Colombia? Da decenni, con i suoi 25 mila morti ammazzati all'anno, è dilaniata da un tasso di violenza su_periore persino a quello dell'Iraq. Eppure non mancano spiragli di luce, come la Scuola di riconciliazione e perdono «Espere». È un anti - doto efficace al clima di odio instauratosi nella nazione per motivi politici. <<Gli effetti positivi di questa scuola - ha affermato padre Piero Trabucco, ex superiore generale - potrebbero suggerire al nostro Istituto di favorire l'iniziativa ovunque svolgiamo un'azione missionaria>>. Dunque, riconciliazione e perdoDo, però non disgiunti da veri tà e giustizia. Poiché i missionari della Consolata soDo intercontinentali, padre Zaccaria ha accolto con stupore l'analisi sul Nordamerica (Stati Uniti e Canada). Qui la multiculruralità è, nello stesso tempo, dono e fardello. In ogni caso assurge a sfida che i missionari, sia di cultura inglese che francese, vogliono affrontare con coraggio. E coraggioso è stato padre Leonard De Pasquale, superiore de) Nordamerica, nell 'affermare che «gli Stati Uniti esportano la loro ideologia di democrazia in un modo non accettabile da nttti i cittadini. Di conseguenza molti si sono opposti all'aggressione degli Usa all'Iraq,_come pure alla politica di controllo e dominio del mondo». V aligia in mano e borsa a tracolla, padreZaccaria King' aru lascia Rua Ita 381 - Sao Paulo, sede dell 'Il ° Capitolo generale. Poiché assai difficilmente virimetterà piede, il missionario, prima di andarsene definitivamente, si volta a guardare per l'ultima volta... e incontra sulla facciata dell'edificio J'altorilievo della Consolata: bislungo, sproporzionato, impassibile. Non sorride questa Madonna; anzi, non ha neppure un volto. Ma è volutam.ente incompiuta. E forse, proprio per questo, è eloquentissima. Senza manto, indos· serà e il sari indiano e il pareo tanza· niano e il mano colombiano. Senza sguardo, avrà gJi occhi verdi della mamma canadese, quelli a mandorla della coreana o le pupille estasiate dell'etiope. Consolata e consolatrice, sorella e madre di tutte rMc l le genti. ~

• l l S e siamo stati in grado di ri- ,/,/ n;tuovere l'apartheid pos- ' ' s1amo sconfiggere anche 1' Aids». Queste parole pronunciate daJ vescovo an~icano Desmond Tutu, premio nobel per la pace 1984, sono un messaggio di speranza cbe la clùesa cattolica sudafricana ha fatto suo per giustificare il proprio impegno nella lotta contro il male del secolo. Regina Mundt, nel famoso quartiere Cii Soweto, è la chiesa più grande della diocesi di J ohannesburg e, negli anni duri de1Ja segregazione razziaJe, è stata un imporrante centro dj resistenza contro l'apartheid. Ancora oggi, se vi capitasse di visitarla, potreste notare i segni della violenza perpetrata dalla polizia che, durante quel periodo e senza nessun rispetto delle cose o delle persone, entrava liberamente nel luogo sacro per arrestare coloro che in esso avevano cercato rifugio. In questa chiesa, domenica 30 gennaio 2005, si è tenuto un impor· tante evento, organizzato dalla Conferenza episcopaJe sudafricana stJ MC / giugno 2005 pagina 16 tema «Celebriamo le comunità di assistenza». L'incontro era stato indetto per pubblicizzare il programma contro i retrovirus (famigliadi virus di cui fanno parte l'Hiv, virus dell'Aids, vedi riquadro), che già da molti anni la chiesa cattolica ba individuato come la più severa sfida contemporanea che iJ paese deve af. frontare. Ma il cammino verso la vi t - toria è lungo e insidioso. Sull'invito della celebrazione era scritto: «La chjesa confronta lo stig· ma dell 'HiV>>. Stigma è ancora una parola chiave in Sudafrica. In una nazione in cui il 90% della popolazione si proclama cristiana (seppur appartenente a una delle 5mila confessioni diverse), lo «Stigma», cioè la discriminazione, è un segno evidente che il messaggio di Gesù non è penetrato nei nostri cuori e che come cristiani abbiamo fallito il nostro compito. Stigma è il contrario di vangelo, non è buona novella, ma cattiva notizia. Non è facile incontrare persone disposte a rivelare apertamente la loro sieroposidvità, quando le conseSowefo: sopra, inizio dello celebrazione per l'assistenza ai molati di Aids; o sinistro, chiesa dello parrocchia Regina Mundi. guenze da pagare possono essere la possibile perdita della casa e delJa famiglia, degli amici e del lavoro. Non tutti hanno il coraggio di NelsonMandela, che convocò una conferenza stampa per rivelare pubblicamente la morte di un figlio a causa dell'Aids. L a manifestazione si è anche caratterizzata per il suo aspetto multiculturaJe. U vescovo di J ohannesburg, moos. Buti Thagale, ha voluto che tutta la diocesi fosse coinvolta nell'organizza. zione dell'evento e ba anche insisti· to affinché questo potesse diventare un'occasione per mostrare il ventaglio di retroterra culturale della sua comunità. Tale ricchezza di colori e culture si poteva notare immediatamente una volta giunti a Soweto grazie a~ abiti tradizionali sfoggiati da zufu, sotho, ndebele, indiani egente di aJ .

tre etnie. Numerosa e variegata è stata pure la presenza di associazioni e confraternite (Lega delle donne cattoliche, Donne di Sant'Anna e del Sacro Cuore, Figlie di Maria...), tra cui spiccava l'immenso coro diocesano di Santa Cecilia. La celebrazione eucaristica ha voluto essere un'espressione della diversità di queste cuJture. Durante la processione iniziale un gruppo di donne seguiva la croce portando anfore di birra tradizionale che, nella cultura africana, è simbolo di festa e celebrazione. Quattro suonato· risi muovevano verso il centro del - l'assemblea dagli angoLi della chiesa, soffiando dentro comi di kudu. Le parole del canto che accompagnava questa danza rituale dicevano: «Siyanimema nina, madlozi ethu, sichith'utshwala benu, wozani niphuze» che letteralmente si traduce: «Nostri antenati, vi invitiamo, vi AIDS IN CIFRE Secondo il Ministei'O della ~nità del Sud"frica, queste sono le cifre della pandemia che colpisce il paese: • 5 milioni di persone affette da Hiv; • 1.000 persone al giorno contagiate dal virus; • 500 mila bisognose di trattamento medico specifico; - 300 mila moriranno entro il2005, se non riceveranno cure adeguate; - 20 mila persone ricevono un trattamento in strutture pubbliche; - 4~ mila sono curate in strutture private. versiamo la vostra birra, venite e bevete»; ma nel contesto religioso significa: «0 nostri santi, vi invitiamo a stare con noi, con il fragrante profumo dell'incenso».La comunità indiana ha invece eseguito la processione della parola di Dio, mentre la presentazione delle offerte all 'altare è stata un riflesso delle varie culrure presenti. Durante l'omelia il cardinale Napier, arcivescovo di Durban ha spiegato il senso della celebrazione dicendo: «Oggi stiamo nuovamente compiendo ciò che eravamo soliti fare al tempo dell'apartheid: abbiamo ripreso a far visita a coloro che hanno bisogno, attraverso il ministero della chiesa, di ascoltare, vedere e specialmente fare esperienza della misericordia e della compassione di Cristo per tutti colo ro che soffrono». La cbiesa ha scelto di essere presente per accompagnare ogni persona colpita dal virus. Durame la messa 15 cristiani, tutti sieropositivi, si sono avvicinati all 'altare perché la comunità pregasse per loro e per ricevere l'unzione degli infermi dalle mani dei vescovi presenti. Ci è voluto coraggio per farsi avanti, ma loro erano lì. Cinque vescovi si sono avvicinati, li hanno abbracciati, benedetti e unti. Dopo di loro hanno fatto un passo avanti i dottori, gli infermieri, i volontari, i medici tradizionali e rutte le persone che si dedicano all'assistenza dei malati . Anch'essi hanno ricevuto una benedizione speciale che conDonne delle confraternite di Sant'Anno e del Sacro Cuore. MC l giugno 2005 pagina 17

Che co~a ~ono? l FARMACI ANTI-RETROVIRALI I l virus Hiv appartiene alla famiglia dei cosiddetti «.retrovirus», che derivano il Loro nome dal fatto che sono in grado di «retropercorrere», cioè di camminare a marcia indietro sul percorso delrinformazione genetica. Normalmente questo percorso va dal Dna, che è contenuto nel nucleo della cellula e costituisce il nostro genoma, al Rna, che funziona come molecola intermedia, preposta alla sintesi di proteine. I retrovirus sono fonnati da Rna che, anziché indurre la sintesi di proteine, si fa «retrotrascrivere» in Dna e viene trasportato nel nucleo cellulare, dove inizia il processo di sintesi di Rna, proprio come se I'Rna virate fosse parte della cellula. Per questo motivo, i farmaci contro rHiv sono detti «antiretrovirali». I protocolli terapeutici usati correntemente utilizzano uno o, più frequentemente, due farmaci di una classe che blocca il processo di «retrotrascrizione» e un fannaco di una classe che blocca un enzima virate, detto proteasi, che è invece coinvolto nel processo di «maturazione» delle proteine virali. !:introduzione di farmaci inibitori della proteasi ha segnato una svolta importante nel campo della terapia per rHiv, dato che La somministrazione di una sola classe di farmaci ha di solito come esito un controllo Limitato del virus, che ha La capacità di mutare in fonne resistenti al trattamento. Prima della formulazione di questi farmaci, quindi. il trattamento terapeutico dei malati di Aids era molto problematico. Aogni buon conto, il problema delLa resistenza del virus permane ed assume forme particolarmente significative nei paesi in via di sviluppo. dato che richiede analisi accurate e frequenti, nonché La presenza di uno specialista che sappia interpretare queste analisi per formulare una nuova combinazione di fannaci. Un pericolo che si corre nei paesi del sud del mondo è quello di cercare di formulare una «pillola magica» contenente diversi farmaci, sperando che questa funzioni per tutti, mentre tale soluzione potrebbe fomentare resistenze a farmaci che potrebbero poi essere difficili da risolvere. Certo, non è molto realistico che, in detenninate aree geografiche, si proponga un modello di intervento che prevede analisi costose, l'assunzione di una serie di medicinali a diverse ore del giorno e la supervisione costante del medico. Si deve costruire un'infrastruttura che tenga conto sia della necessità di semplificare formulazione e posologia di prodotti terapeutici, sia della possibilità di resistenze/incompatibilità con detenninati fannaci. ALfREDO GARZINO Doto INSmUlE OF HUMAN VIROLOGY (UNMRSTTY Of MARYLANO) fermasse e rafforzasse il loro impegno a favore delle persone colpite dal virus. I vescovi hanno pregato per loro e offerto in dono una copia del vangelo di Luca, conosciuto anche come il «vangelo della guarigione», gesto più che appropriato nel contesto dell'anno della bibbia, indeno qui in Africa. Circa 10 mila persone hanno partecipato alla messa nella parrocchia di ReginaMundi, anche grazie ai vari televisori e allo schermo gigante installati all 'esterno della chiesa che hanno permesso a rutti di seguire la celebrazione. L a chiesa cartolica del Sudafrica può dire, con tutta ragione, che si sta impegnando duMC l giugno 2005 pogino 18 ramente contro il vims dell 'Aids e contro la discriminazione che ne consegue: con oltre 140programmi di assistenza si pone decisamente all' avanguardia in questa lotta. Anzi, spesso le iciziative della cruesa precedono quelle del governo, che, pur avendo più risorse e possibilità per rispondere a questa emergenza, molte volte lascia inspiegabi.l.ffienre, i suoi cittadini nell ' ignoranza. Negli ultimi cinque anni, la chiesa ha dato vita a un numero di progetti che cercano di affrontare la problernarica dell'Aids da ogni angolatura possibile. Ha appoggiato, per esempio, progetti che riguardano l'assistenza domiciliare, per aiutare i malati una volta che vengono dimessi dalle strutture ospedaliere. Volontari di queste iniziative si m ettono a disposizione per visitare i pa· zienti a casa e sul lavoro, creando cosl un legame spectale fra il malato, la sua famiglia e le strutture ospedaliere. Altri progetti riguardano invece gli ospizi per i malati terminali e per coloro che, rifiutati dalle proprie famiglie, non hanno più un tetto sottO cui stare. Importanti sono pure i «Programmi per il cambiamento comportamentale» (Charzge Behaviour Programs). Ispirati al morto «meglio prevenire che cu rare>>, tali programmi hanno scopo formativo, promuovere, cioè, un cambio di mentalità. E non si tratta di saltuari

Mons. Poschol Rowlond, vescovo di Dundee, uno delle tre diocesi sudofricone dove lavorano i missionari dello Consolato. incontri. Grazie ad essi, giovani e meno giovani possono avere la possibilità di condividere esperienze e ottenere appoggio nelle loro decisioni di astenersi da rapporti sessuali fino al matrimonio o di essere fedeli al proprio partner. A questi programmi si è aggiunta, a partire dal2004, un' ulteriore iniziativa, chiamata «Antiretrovirale» Sopra, coro «Santo Cecilia» dello diocesi di Johonnesburg. A sinistro, processione di donne opfortenenti alle varie etnie de Sudofrico. (vedi nquadro), che conta già 22 centri specializzati. A ogni incontro si spiegano le condizioni di idoneità al trattamento e come questo funziona. Inoltre, alcune persone che già fanno parte del programma, danno la loro testimonianza sugli effetti positivi sperimentati nella propria vita. Si annotano casi di persone costrette a letto e impossibilitate a muoversi, a mangiare, a volte persino a parlare. Anche queste persone sono a ReginaMundi pe r rendere grazie a Dio e condividere la propria gioia con la comunità. I missionari della Consolata, sono stati coinvolti in questi progetti fin dall ' inizio. È stato il nostro modo di trasmettere concretamente la consolazione di Dio in questo contesto. Oggi possiamo anche felicemente annunciare che uno dei 22 programmi antiretrovirali si trova nelle nostre missioni in Kwa-ZuluNatal, .in cui sono impegnati i padri Joseph Mang'ongo, Anthony Kazibwe, German Giraldo e Tarcisio Foccoli. il programma si chiama Zanithemba (letteralmente: vieni con speranza). Con tale progetto riusciamo a tradurre nella pratica la consolazione di Dio e dare nuova speranza a chi l 'ha perduta. Anche a Daveyton (periferia di Johannesburg, nella provincia del Gauteng) stiamo portando avanti un lavoro del genere, collaborando con il centro «San Francesco», non lontano dalla nostra parrocchia, gestito dai frati minori. Ringraziamo il Signore che ci ba Zanithembo, cioè1 ~vieni con . speranza»: uno e1e1 programmi dei missionari dello Consolato contro l'Aids nelle parrocchie di Newcostle, nel Kwo-Zulu-Notol. fatti strumenti della sua consolazione. Vogliamo ringraziare anche i nostrj amici e benefattori che, sostenendod con le loro preghiere e aiuti materiali, sonodjventati compagni di cammino nel nostro servizio. E continuiamo ad affidarci a Maria Consolata, perché ci accompagni eciaiutiognigiornoacon- ~ dividere l'amore di Cristo, Mc consolazione dei popoli. -- ( 0 ) J OSÉ PONCE DE I.J:ON, missionario della Consolata argentino. opera nella parrocchia di Oaveyton, presso Johannesburg (Sudafrlca). MC l giugno 2005 pagina 19

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