Missioni Consolata - Dicembre 2005

stita con uno straccetto, incapace di salire a bordo: ha le gambe storte e anche le braccia sono colpite da handicap. Sembra un piccolo passero ferito, incapace di volare, e quei due scalini sono invalicabili. Ma la mano del cosleiio è grande, la sua forza capace di sollevare tutto il bus e il suo cuore sa amare senza pietà. La prende da terra come una foglia e la fa sedere vicino a noi. Al secondo posto di blocco la procedura di controllo è uguale alla prima. Si scende rutti, perquisizione, verifica documenti e qualche domanda. l militari qui sono più tesi; sono tutti giovanissimi, armati di mi - tra. Alcuni stanno rinchiusi in piccoli rifugi fatti di sacchi verdi riempiti di sabbia, sono tutti molto seri. La guerriglia può colpire in ogni momento; già troppe volte ha attaccato e ucciso come si uccide in battaglia, perché qui siamo in guerra, guerra civile. A qualcuno i militari chiedono, dopo avergli preso il documento, di ripe tere a memoria il numero dello stesso. Un passeggero non lo ricorda e subito gli intimano di impararlo. Guardano il mio passaporto, se mi fanno domande non saprei cosa dire, spero solo di non essere loro antipatico per non maledire il giorno che sono partito dall'Italia. Avanti ancora... Ormai siamo alle porte di Cartagena del Chaini, ma prima di arrivare ecco un altro posto di blocco. Giù tutti e di nuovo perquisizione con documenti alla mano. Tutti in fila: uomini , donne, vecchi e MC l d'teembf. 2005 pcl9ina 20 giovani; i ragazzi io divisa ci devono dire se possiamo passare, oppure no. Anche questa volta sembra rutto a posto, ma mi accorgo che fanno togliere un bagaglio dalla corriera e si portano dietro il mio amico nero. Lui non dice niente, segue rassegnato quei bambini-soldato, il suo viaggio:finisce U. Noi ripartiamo, con un posto vuoto e tante domande in testa, che non avranno mai risposta. Ciao, coste1io dal cuore grande. PAESE••• «NORMALE» Mj pare che siamo nel2005. Non so quanti anni siano passati da quando, anche nel nostro mondo, si parcheggiavano i cavalli anziché le automobili. Cartagena è un luogo dove il cavallo parcheggiato, legato per la briglia a un albero, è cosa nonnale anche per il cavallo. Sono normali anche le tracce di recenti battaglie, i colpi di mitra sui muri, se si è già messo in conto di essere morti, di averla anticipata la morte e di vivere ogni giorno un giorno di più. Lì ho visto tre foto nelle mani di padre Victor Iacovissi e ho letto un foglio che le accompagnava. Le fo - tografiemostravano i corpi senza vi - ta di tre vittime della guerriglia passate per le armi, sfigurate e sporche di sangue e il foglio, con la grafia di mani senza pietà, giustificava la sentenza: ladro, prostituta e spia. Ho capito dov'ero! Ci dovrebbe essere per tutti un momento in cui si capisce veramente che non esiste violenza giustificabile e nulla che valga la morte di un uomo. Io l'bo capito a Cartagena del Cbainl. La casa dei missionari deUa Consolata è attigua alla grande chiesa. Vi si accede attraverso un grande portone di legno, che conduce all' interno di un grande giardino quadrato. Tutto intorno la costruzione a un solo piano, che forma un intero isolato nel paese in riva al fiume. Si avverte subito un senso di pace e protezione; ci si sente a casa, forse per l'ospitalità vera che si respira c, forse più, per la presenza delle anime buone degli uomini che l'hanno costruita e che ci banno vissuto, aiutando tutti senza distinzioni. Non avevo idea, prima di questo viaggio, di cosa significasse essere missionari e quale fosse il loro mondo. Ho imparato, o almeno penso di aver capito, quale sia la cosa più bella, utile e grande del loro agire. Non sono le innumerevoli opere delle qualisi sono resi artefiéi, come scuole, orfanotrofi, ospedali e tutto quello che aiuta la gente a vivere, crescere ed evolversi. Non sonogli aiuti in denaro, cibo, medicine e altro genere; né il conforto che sanno dare ai poveri, disperati, emarginati. La cosa più grandiosa che sanno fare è semplicemente il vivere donando se stessi agli altri, senza chiedere nulla in cambio. La loro vita è un esempio benefico di un'alternativa possibile ai nostri piccoli mondi fatti di egoismi, paure e superficialità. Gauchos a cavallo in un villaggio del Caquet6.

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