Missioni Consolata - Aprile 2023

sino al mare, la Barbagia si divide a sua volta in diverse Barbagie, ciascuna con usanze proprie che la caratterizzano. Il dux barbaricino Ospitone accettò dunque di operare la conversione al cristianesimo del suo popolo, ma in una modalità rispettosa degli usi e costumi già esistenti purché non fossero in contrasto con il messaggio cristiano. I missionari seguivano al riguardo una direttiva molto saggia che papa Gregorio aveva dato già agli evangelizzatori dell’Inghilterra, ovvero quella di non distruggere gli edifici sacri pagani, ma trasformarli in luoghi di culto cristiani, conciliando così la nuova fede con le vecchie tradizioni religiose, cui gli abitanti della Barbagia erano ancora legati. Si ebbe così un incontro tra vecchio e nuovo, un’integrazione tra cristianesimo e paganesimo, che tutt’ora si rivela agli occhi di chi capita in questi luoghi nel periodo che va da gennaio a febbraio. Nei secoli, infatti, benché il processo di evangelizzazione abbia portato la Sardegna a diventare cattolica, non si sono spenti riti e credenze tradizionali. I fuochi di Sant’Antonio Tre giri intorno al fuoco, il santo portato in processione, i chierichetti, le donne devote che reggono le candele votive e il sacerdote ad aprire la fila. La processione avanza lenta e solenne dalla piccola chiesa dedicata a Sant’Antonio, fino al grande fuoco che arde nel mezzo della piazza di Ottana, che la separa dalla cattedrale di San Nicola, maestosa e bellissima. È un momento di festa per tutto il paese, ma fino a quando il prete non raggiunge il fuoco per la benedizione, il silenzio e il rispetto per il rito sacro che si sta celebrando non viene interrotto. I fedeli seguono attentamente questo rituale: l’acqua santa che lambisce il grande falò, un fuoco alto e potente, il cui calore colpisce i volti e, se non si presta attenzione, può diventare pericoloso, e colora di un aranciorossastro le figure che gli si muovono attorno. Dalle finestre delle case, grandi e piccini si affacciano per godersi lo spettacolo ancestrale. La processione torna verso la chiesa di Sant’Antonio dove il santo verrà deposto. La funzione terminerà con il dono a tutti i fedeli del pane votivo preparato dalle donne del paese nei giorni precedenti e benedetto dal prete.Già si sentono in lontananza i campanacci delle maschere. In Barbagia, infatti, con i fuochi di Sant’Antonio Abate (17 gennaio) inizia ufficialmente il carnevale barbaricino. Il rito del falò è legato al «Santo del fuoco» perché, secondo la leggenda, questi sarebbe sceso negli inferi per rubare un tizzone ardente con il quale diffondere il fuoco per riscaldare la Terra. In questa occasione, in tutta la Sardegna, fanno la prima uscita le maschere del carnevale che ballano fra i grandi fuochi accesi nei rioni o sui sagrati delle chiese, bevendo un bicchiere di vino e assaggiando dolci tipici preparati in onore del santo. Le maschere di Ottana Ogni paese ha la propria maschera e qui a Ottana ci sono i boes (bue) e merdules (padrone): incarnazioni dell’eterna lotta fra istinto e ragione, fra essere umano e animale, il bue viene inseguito, frustato e catturato dal merdule. I boes indossano sul volto una maschera chiamata in sardo «caratza» che ha le fattezze di un bue, mentre i merdules indossano pelli di pecora e campanacci che possono | MC | APRILE 2023 60 ITALIA

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