Missioni Consolata - Giugno 2015

72 MC GIUGNO 2015 Atahualpa: Visto che non erano neanche un centinaio, non mi preoccupai più di tanto, anzi, pensavo che pro- prio l’accoglierli come ospiti di riguardo avrebbe per- messo a me e alla mia gente di vivere in pace con loro. Quindi li faceste entrare nei vostri palazzi. Montezuma: Riservai a Cortés, il loro capo, uno degli ap- partamenti regali e lasciai che i suoi uomini si sistemas- sero nelle case di Tenochtitlan. Atahualpa: Anch’io feci alloggiare il comandante Pizarro in una casa riservata alla nobiltà, mentre i suoi uomini venivano ospitati dalla gente che viveva vicino al palazzo imperiale. Però dopo poco tempo vi rendeste conto di quale fosse ciò che stava più a cuore a questi uomini. Montezuma: Essi non facevano altro che chiederci dove potevano trovare l’oro, se questo minerale fosse lontano dalla costa e di come avrebbero potuto trasportarlo rapi- damente alle loro navi. Atahualpa: Anche da noi sembrava che la richiesta mag- giore fosse legata proprio all’oro, da noi utilizzato solo per rendere più lucenti determinati oggetti di uso dome- stico. Ma voi li sentivate come avversari e nemici o come ospiti che, come erano giunti, prima o poi se ne sa- rebbero andati? Montezuma: La loro insistenza nel richiedere oro e nel- l’avanzare pretese di ogni tipo riguardo le nostre donne, insinuò in noi il dubbio che non fossero poi tanto cordiali come volevano presentarsi. Anzi! Atahualpa: Considerando le armi che possedevano e gli animali che avevano, pensai addirittura di farmeli alleati per fronteggiare eventuali nemici che insidiassero il mio Regno. Voi due siete gli ultimi sovrani degli imperi Azteco e Inca. Avete vissuto un momento cruciale della storia dei vostri popoli: l’incontro con due personaggi come Hernan Cortés e Francisco Pizarro, che incar- navano la sete di conquista e la bramosia di ric- chezza dei conquistadores. Parlateci un po’ di voi, come si svolgeva la vita della vostra gente prima dell’arrivo degli spagnoli? Montezuma: Considerando che l’impero Azteco di cui io ero il monarca assoluto, aveva praticamente sconfitto tutte le popolazioni (Maya compresi) che vivevano in quello che adesso è grosso modo il territorio del Mes- sico, del Guatemala e di altri paesi centroamericani, si può dire che vivevamo senza grosse preoccupazioni e con un certo benessere. Atahualpa: Noi Incas vivevamo in quello che adesso è il territorio del Perù, dell’Ecuador e del Nord del Cile. Un territorio immenso di difficile controllo, tant’è vero che una delle attività principali dei sovrani incaici era ap- punto quella di mantenere in buono stato una rete di strade e sentieri per far sì che i funzionari potessero arri- vare nel più breve tempo possibile fino ai villaggi posti agli estremi confini dell’impero. L’arrivo dei conquistadores fu allora come un ful- mine a ciel sereno. Montezuma: In un primo momento fummo affascinati da questi uomini bianchi dalle lunghe barbe, benché puz- zassero oltre ogni immaginazione; avevano strani bastoni lucenti che provocavano il tuono e la folgore e ancora più strani ed enormi animali dai piedi di argento. Atahualpa: Il fatto di vederli sopra quelle bestie che noi non avevamo mai visto, in quanto gli animali più grossi presenti nelle nostre terre erano il lama, l’alpaca e la vi- cuña, li rendeva ai nostri occhi delle persone eccezionali, capaci di percorrere distanze molto superiori a quelle che abitualmente facevamo noi a piedi. Avevate coscienza che prima o poi sarebbero arri- vate genti da Oriente? Montezuma: Rileggendo alcuni fatti antecedenti l’arrivo dei conquistadores, capimmo una vecchia leggenda che annunciava alcuni segni premonitori del crollo dell’im- pero Azteco. Infatti negli ultimi tempi era apparsa una cometa in pieno giorno, alcuni avevano visto una co- lonna di fuoco nel cielo notturno, un fulmine aveva col- pito il tempio dei sacrifici e c’era stata un’inondazione spaventosa come non se ne erano viste mai. Tutti segni di morte che non lasciavano prevedere niente di buono per il futuro. Atahualpa: I nostri saggi si tramandavano da generazioni una profezia che parlava di genti diverse provenienti dal mare e da terre lontane. Essi non entravano nei dettagli per non spaventare il popolo con i foschi presagi della di- struzione del nostro impero. Quando vi siete trovati davanti i conquistadores, qual è stata la vostra prima reazione? Montezuma: Quando gli uomini bianchi arrivarono nella nostra città, noi andammo loro incontro accogliendoli con tutti gli onori dovuti agli ospiti e cercammo in ogni modo di soddisfare le loro richieste. I Perdenti # Qui sopra : Hernan Cortés e Montezuma. A destra : Atahualpa e Francisco Pizarro.

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