Missioni Consolata - Giugno 2015

Atahualpa: Nonostante il pagamento dell’enorme ri- scatto, venni processato e condannato a bruciare sul rogo. Se avessi accettato di convertirmi al cattolicesimo la mia pena sarebbe stata commutata. Nella mia cultura era importante conservare l’integrità del corpo per acce- dere all’immortalità, pertanto accettai di essere battez- zato e fui ucciso mediante strangolamento. Con la morte dei loro capi, il popolo Azteco e quello Inca, attraversarono un momento di sbandamento, ini- ziarono la loro parabola discendente e vennero soggio- gati dai nuovi arrivati. La storia di queste comunità quindi, si mescola con la storia di altri popoli precolom- biani che subirono la stessa sorte. Gli spagnoli, conqui- state le loro terre, li inglobarono nella nuova realtà e nella società che stava nascendo. Sterminate in larga misura le popolazioni amerinde e fatti arrivare dall’Africa gli schiavi neri per sopperire alla scarsità di mano d’opera per le immense coltivazioni che si avvia- vano in quegli anni, il continente americano diede vita a una nuova umanità. Ben riassunta, questa, da una la- pide posta nella piazza delle Tre Culture a Città del Mes- sico per ricordare l’incontro-scontro fra popoli diversi, dove sono scolpite queste suggestive e commoventi pa- role: «No fue triunfo ni derrota. Fue el doloroso naci- miento del pueblo mestizo que es el Mexico de hoy». (Non fu trionfo né sconfitta. Fu la dolorosa nascita del popolo meticcio che è il Messico di oggi). Don Mario Bandera, Missio Novara • Aztechi | Inca | Montezuma | Atahualpa • MC RUBRICHE Come arrivaste ad avere un conflitto con loro? Montezuma: Ogni giorno che passava i nuovi arrivati si comportavano sempre più da padroni, si appropriarono di quella che era la nostra terra e quello che è peggio, prendevano i nostri giovani e li facevano lavorare per loro trattandoli come schiavi. Atahualpa: Si installarono nel mio palazzo e pratica- mente mi tolsero ogni libertà di azione, pur rimanendo io il capo del mio popolo, erano loro che davano gli ordini. Per la mia libertà arrivarono a chiedere un riscatto: riem- pire un grande locale con tutto l’oro che riuscivamo a trovare. Purtroppo anch’io caddi nella loro trappola invi- tando il mio popolo ad assecondare i loro desideri. Oltre a queste richieste, ci furono altri motivi di at- trito tra voi e gli spagnoli? Montezuma: Cortés, comandante degli spagnoli, diede ordine ai suoi uomini di distruggere tutte le immagini dei nostri dei e le decorazioni sacre che li onoravano. Mentre compivano queste devastazioni, la folla si sollevò dando così il pretesto per un eccidio che passò alla storia come «Massacro del Tempio Grande». Per evitare ulteriori sof- ferenze mi affacciai al balcone invitando la mia gente a ritirarsi. Credendo che io fossi complice di quell’effera- tezza, il mio popolo scagliò pietre e frecce anche contro di me. Atahualpa: I notabili spagnoli mi dissero che essi erano giunti nelle mie terre perché il mio popolo si convertisse al cristianesimo e noi riconoscessimo l’autorità di Re Carlo I di Spagna. Risposi che io non sarei mai stato sot- tomesso a nessun re, a quel punto Pizarro diede l’ordine di attaccare i miei uomini e di distruggere tutto ciò che trovavano sul loro cammino. Fu una vera ecatombe, mo- rirono migliaia di Incas, mentre io durante la battaglia ri- manevo in piedi circondato dai nobili più fedeli. Alla fine fui catturato e imprigionato nel Tempio del Sole. Questi avvenimenti così drammatici posero fine alla vostra vita? Montezuma: Ferito dalle pietre e dalle frecce che mi ave- vano tirato, caddi a terra circondato dai conquistadores, i quali dopo alcuni giorni mi tolsero la vita facendomi inge- rire oro fuso.

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