Missioni Consolata - Maggio 2015

con l’essere l’ultima di- fesa alla prospettiva di una totale assenza del cristianesimo nella so- cietà contemporanea. Ma non mi pare che si ponga la stessa cura nella formazione. La co- noscenza della storia della cristianità tutta, la lettura critica dei testi, anche di quelli basilari, la frequentazione dei numerosi autori cristiani soprattutto delle origini la si trova più in alcuni laici che non negli stessi uomini di chiesa, che spesso ne propongono una lettura rapida ed an- noiata. Senza dimentica- re il monito di Pascal nella sua polemica con- tro i gesuiti: vi interessa solo riempire le vostre chiese, non le anime dei vostri fedeli. Penso che il problema principale sia innanzitutto uscire da questa condizione che crea fedeli inerti, per formare cristiani che possono sì sbagliare an- che più di quelli che vi- vono secondo il modello corrente, ma per vitalità, per passioni, per principi etici. Se è vero che la co- noscenza (purtroppo!) non è tutto e non garan- tisce, è altrettanto vero che l’approssimazione non creerà un cristiano autentico. E la via della liturgia non educa, non forma, non fa crescere. Per ragioni di correttez- za voglio puntualizzare che chi vi scrive è un a- gnostico, che tuttavia in- teressi storici hanno portato allo studio del cristianesimo delle ori- gini; e ritiene che il cri- stianesimo abbia anco- ra, in questa stagione priva di ideologie e fred- damente fondata su principi economici (non si possono far fallire le banche, ma si può porta- re alla disperazione un popolo, vedi la Grecia!), un grande ruolo da svol- gere nella coscienza contemporanea, ma de- ve cercare modi nuovi e non usuali per parlare all’uomo. In fondo quegli antichi cristiani lo trova- rono: senza chiese, inte- se come edifici, e con un culto scarno; forse è ne- cessario riesaminare nel profondo i caratteri delle origini; certo la consape- volezza e l’etica, ma an- che la conoscenza, era- no superiori. E, lo ripeto ancora una volta, la co- munità non era fondata sul culto. Mi scuso del disturbo, e con i più sinceri auguri che la vostra rivista so- pravviva. Giuseppe Corti Barzago (LC), 16/02/2015 Grazie sig. Giuseppe di questa lunga e interes- sante email. La sua disa- mina circa la liturgia, toc- ca punti sostanziali della vita delle nostre comunità cristiane e denuncia una situazione che certamen- te è una delle sfide più impegnative che la Chiesa sta vivendo oggi. Per chi, come un missio- nario, rientra da paesi do- ve la liturgia è viva e cele- brata, il ritrovarsi in chie- se dove la prima regola è «sii breve» perché la gen- te ha fretta e ha tanto al- tro più importante da fare, lascia davvero sconsolati e confusi. «Si ha spesso l’impressio- ne che oggi nella chiesa la liturgia sia percepita più come un problema da ri- solvere che una risorsa alla quale attingere. Ep- pure il futuro del cristia- nesimo in occidente di- pende in larga misura dalla capacità che la Chie- sa avrà di fare della sua liturgia la fonte della vita spirituale dei credenti. Per questo la liturgia è u- na responsabilità per la chiesa di oggi». Così scri- ve Goffredo Boselli, mo- naco di Bose. Che i cristiani italiani ab- biano spesso ridotto la li- turgia a un culto fatto di pratiche esteriori, riti folkloristici, obblighi as- solti, precetti e devozioni, è un fatto. Senza entrare poi in merito a funerali a 6 MC MAGGIO 2015 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com partecipazione zero e ma- trimoni ridotti a spettaco- lo. Se poi si aggiungono le processioni in odore di mafia e la difficoltà di tro- vare padrini e madrine «in regola» per battesimi e cresime, il quadro è davvero preoccupante. La liturgia che la Chiesa so- gna e tutt’altra cosa. Per questo non posso concor- dare con lei quando dice che «la via della liturgia non educa, non forma, non fa crescere». Il Concilio Vaticano II ha scritto che «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, in- sieme, la fonte da cui pro- mana tutta la sua virtù» (Sacrosantum Concilium n. 10). Culmine e fonte: due parole molto signifi- cative. Tutta la vita della comunità cristiana do- vrebbe trovare la sintesi nella liturgia e dalla litur- gia attingere poi l’energia per dare senso alla vita. I Cristiani dovrebbero po- ter dire «Senza la Dome- nica non possiamo vive- re», insieme ai 49 martiri di Abitene (Tunisia) che nel 304 preferirono mori- re durante la persecuzio- ne di Domiziano piuttosto che rinunciare a celebrare settimanalmente il me- moriale della Pasqua del Signore. Certo, se quel che si cele- bra comincia in chiesa e in chiesa finisce, allora lei ha pienamente ragione. NON DEMORDETE Da anni sono un’assidua lettrice della vostra rivi- sta, e dopo averla letta e apprezzata e meditata cerco di diffonderla, di «farla girare» anche presso persone non completamente «cristia- ne ortodosse». È oggetto ogni volta di discussioni costruttive. Trovo che riuscite sempre a essere obiettivi, anche se tratta- te argomenti sociali, ambientali o politici. È logico che quello che anima il vostro «andare a chi ha avuto di meno» è animato dalla carità di Cristo, anche quando non viene espressamen- te detto negli articoli: «non quando dite Signo- re, Signore siete fedeli osservanti, ma quando fate la volontà del Padre mio» (cito a memoria [c- fr. Mt 7,21 ndr ])... e qual è questa volontà di Dio se non dare la vita per il progresso sia spirituale che umano dei nostri fratelli, spartendo la no- stra esperienza di Dio e, a volte, anche imparan- do da chi, a prima vista giudichiamo «lontani». Lo Spirito soffia dove vuole e non viene meno l’amore alla nostra iden- tità di Cristiani, se non ci mettiamo sempre sul pulpito, credendoci gli u- nici detentori della Ve- rità. D’altronde (dico un’eresia), il Figlio di Dio avrebbe potuto starsene tranquillo col Padre e il Santo Spirito, invece, per puro amore ha voluto scendere a «sporcarsi le mani» con le povere fac- cende di noi umani, con- dividendo con noi gioie e dolori, e «ci ha pure ri- messo le piume» per a- ver denunciato le ingiu- stizie dei poteri del suo tempo. Scusate le imprecisioni e le inesattezze nell’e- sporre quel che penso (non ho studiato e sono vicina agli ottanta), ma quando ho letto lo scritto del signor Alfredo di Ge- nova (MC 03/2015, p. 7) non ho potuto far a meno di mandarvi il mio inco- raggiamento nel prose- guire lo stile della vostra rivista. Grazie del bene che fate a me, che fate a tutti quelli che vi leggono e... non demordete: il Cristo è con voi! Mira Mondo, Condove (TO), 08/03/2015 Caro Padre Gigi, ho iniziato a ricevere e a leggere la vostra rivista casualmente, e ora l’at- tendo con impazienza tutti i mesi; le scrivo per condividere con lei alcu-

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