Missioni Consolata - Aprile 2015

autorità italiane, atteggiamento che gli altri paesi europei hanno bacchettato, accusando l’Italia di utilizzare questo metodo per «li- berarsi» dei migranti. «Abbiamo visto questa dinamica all’opera ad esempio con l’arrivo di quindici migranti trasferiti da Augusta, in Sicilia, a Civitavecchia, e da lì al nostro centro d’acco- glienza a Roma», spiega Chialastri. «Sono arrivati con in mano un nu- mero scritto su un foglietto, non erano state prese loro le impronte digitali. Due sono spariti nel nulla nel giro di pochi giorni». La salute, tema su cui ci si incontra In via Marsala, la strada che co- steggia la stazione Termini, la Ca- ritas di Roma gestisce un poliam- bulatorio (attivo già dal 1983) del quale Salvatore Geraci, laureato in Medicina e Chirurgia alla Sa- pienza, è responsabile dal 1991. Geraci non si stanca di insistere sull’importanza dei quattro pila- stri su cui si regge l’operato del- l’ambulatorio: «I servizi sanitari sono ovviamente fondamentali», precisa il medico, «ma dobbiamo dedicarci con lo stesso impegno alla conoscenza dei fenomeni, alla formazione degli operatori sanitari e al nesso fra salute e di- ritti dei migranti. Altrimenti si fa solo assistenzialismo». Il poliambulatorio ha assistito in un trentennio più di centomila pa- zienti, specialmente migranti irre- golari e persone senza fissa di- mora; annualmente eroga fra le dodici e le ventimila prestazioni sanitarie a una media di seimila pazienti, e ha registrato nel 2014 un aumento di assistiti pari a 1.200 unità. Fra gli utenti sono in aumento gli italiani, che si rivol- gono al poliambulatorio soprat- tutto per ottenere gratuitamente i farmaci di fascia C, quelli per cui non è possibile ottenere esen- zioni. Le malattie più frequenti sono quelle che il responsabile in- dica come tipiche della povertà e cioè quelle dell’apparato respira- torio, del sistema osteomusco- lare, dell’apparato digerente e della pelle. «Ma non dimenti- chiamo le ferite invisibili», precisa Salvatore Geraci, «quelle gene- rate dai traumi psicologici subiti dalle persone vittime del con- flitto, della tratta, della violenza intenzionale e delle torture» al centro di un progetto nel quale APRILE 2015 MC 69 • Migranti | Roma | Caritas • MC RUBRICHE ROMA NON SOLO PANE «Tor Sapienza è una realtà della città che ha alzato la voce; dal nostro punto di os- servazione, però, ad emer- gere non sono solo le diffi- coltà di integrazione ma an- che la grande vitalità delle comunità cristiane di mi- granti e il loro sforzo di creare legami con il territo- rio». A parlare è monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell'Ufficio per la Pastorale delle Migrazioni (Upm) della Diocesi di Roma. «A Roma le comunità cattoliche di mi- granti possono contare su 150 luoghi di incontro e pre- ghiera. Sono le comunità stesse che ci manifestano l'e- sigenza di aprire un nuovo centro e spesso sono loro che si danno da fare per indivi- duare le strutture dove collo- care i luoghi di aggregazione e culto». «Qui il flusso è continuo: a differenza di Milano o To- rino, si arriva alle seconde generazioni mentre le terze sono ancora poco rappresen- tate», spiega don Felicolo. Le attività coordinate dall'Upm si basano sui bisogni riscon- trati attraverso i numerosi centri d'ascolto e compren- dono ad esempio la visita alle carceri e i corsi di ita- liano, realizzati in orari scelti dagli allievi. «La comunità ci- nese, ad esempio, preferisce la fascia oraria dalle otto alle dieci di sera, mentre i malga- sci optano per il primo pome- riggio». Chi.Gio. © Caritas Roma area salute © Caritas Roma area salute

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