Missioni Consolata - Aprile 2015

Foto di copertina : allo scalo di Aci Trezza, la Provvidenza, una delle imbarcazioni dipinte di cui si parla a pagina 38. A sinistra : Lampedusa, la testa del corteo del 3 ottobre 2014 per commemorare l’anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013. A reggere lo striscione, i sopravvissuti al naufragio e il sindaco Giusi Nicolini. La prima persona a destra è Abba Mussie Zerai, sacerdote eritreo intervistato a pagina 47. | Qui sopra : il pescatore «Fellini», e il bronzo di Colapesce, in una delle sue numerose rappresentazioni presenti in città a Catania. DOSSIER MC SICILIA MIGRANTI APRILE 2015 MC 35 nel momento in cui essi superano il confine dei mondi, assumono contorni mitici. Mito e fiaba, in- fatti, raccontano, in modo più o meno diretto, so- prattutto viaggi di scoperta, in cui la conoscenza di sé e la generosa apertura verso l’Altro a volte costa il sacrificio dei loro protagonisti. Così, se nella mitologia greca Tritone può trascinare fino al Mediterraneo la nave Argo arenata nel deserto della Libia grazie ai suoi poteri soprannaturali, nella leg- genda sicula, Colapesce, un pescatore di Messina 1 tra- sformato in una creatura anfibia da una maledi- zione, può salvare la Si- cilia decidendo di ri- manere per sempre in fondo al mare per so- stituirsi a una delle colonne che sorreg- gono l’isola, quella consumata dal fuoco dell’Etna 2 , e per essere d’aiuto ai marinai. Per la gente di Si- cilia «Colapisci» non è morto, e un giorno tornerà sulla terra: quando nessun uomo sof- frirà più per dolore o per castighi, per quell’atavica condi- zione d’ingiustizia I fantasmi di Portopalo Natale 1996. Muoiono tra Malta e Lampedusa 283 migranti. Nell’indifferenza delle istituzioni. I l ricordo della strage di Lampedusa dell’ottobre 2013, sarebbe, con tutta probabilità, scivolato via, se nella notte tra l’8 e il 9 febbraio 2015 non ci fosse stata una nuova tragedia di migranti nel Medi- terraneo. Il numero delle vittime, nei giorni in cui scri- viamo, non è stato ancora accertato, ma i sopravvis- suti parlano di più di 300 dispersi. Ad ogni modo, pas- sato il momento dello sdegno, anche questa vicenda cadrà nell’oblio, così come quella avvenuta nell’ormai «lontano» 1996, quando una «carretta del mare», al- lora carica di 283 indiani, tamil e pakistani, naufragò tra Malta e la Sicilia. Una strage rimossa da subito: al- l’inizio di gennaio 1997 arrivarono dalla Grecia le prime denunce dell’accaduto, ma la reazione delle autorità italiane fu il rifiuto di credervi. Quando, nei mesi seguenti, i pescatori di Portopalo di Capo Passero, che battevano quel tratto di mare, iniziarono a trovare nelle proprie reti, insieme al pescato, resti umani, ebbero paura che l’av- vio di indagini avrebbe comportato la chiu- sura dello spazio di pesca per un tempo inde- terminato. In più un collega che aveva por- tato a riva un cadavere era stato bloccato in porto dalla burocrazia perdendo giorni di la- voro tra verbali e interrogatori. Tutti presero la stessa decisione: ributtare quei corpi in mare. Per anni un intero paese custodì l’a- troce segreto finché il giornalista Giovanni Maria Bellu non lo svelò ricostruendo l’intera vicenda nel libro I fantasmi di Portopalo , Mondadori, Milano 2004. Per dimostrare che quel naufragio era davvero avvenuto, il giornalista raccolse le testimonianze dei protagonisti: il pescatore Salvatore Lupo che ruppe il silenzio, il parroco che assolveva tutti - «L’hanno fatto per non interrompere il loro lavoro; se ci pensiamo bene, il mare è un luogo di pace quanto e forse anche più della terra» -, e l’intellettuale del luogo che invece riconosce nei pescatori delle gravi responsabilità: «Quando seppi quello che stava succedendo in mare, dissi a qualche pescatore che stava sbagliando, ma non ti ascoltano; ognuno pensa al suo: ora c’è fretta di guadagnare, paura di restare indietro. Un tempo c’erano meno soldi ma più rispetto. È vero che a molti manca una coscienza civica, ma non sono razzisti». Per Dino Frisullo che, in quell’inverno del ’97, bussò insieme ai parenti delle vittime alle porte della nuova sinistra di governo per chiedere il recupero della nave e del suo carico umano, e il ripensamento delle politi- che di chiusura, «i pescatori s’erano comportati in quel modo perché non avevano avvertito nessun in- teresse da parte delle autorità». S.Z.

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