Missioni Consolata - Novembre 2014

guerra civile. È il 25 di giugno, anni- versario dell’indipendenza dal Porto- gallo, e in ogni villaggio lungo la strada la gente è riunita intorno a una griglia dove si cuociono grossi pezzi di carne bovina: il Frelimo (Fronte di Li- berazione del Mozambico) ha rega- lato capi di bestiame per celebrare la festa nazionale. Intanto le macchine sudafricane con il carrello agganciato sfrecciano dirette alle incantevoli spiagge mozambicane – Bilene, Mur- rungulo, Tofo e molte altre – dove i prezzi in Rand (la valuta sudafricana, ndr. ) stanno spesso accanto a quelli in Meticais (la valuta mozambicana, ndr. ) nei resort e nei negozi. A Vilankulo i turisti possono anche contare su un piccolo aeroporto nuovo e ben attrezzato. La parte della città più lontana dalla costa e dai resort , invece, è fatta di strade sabbiose e di case costruite con legno e foglie di palma. Qui si trovano al- cune escolinhas , asili che i missionari della Consolata gestiscono da anni, oltre a un piccolo centro di acco- glienza per anziani. La missione di- spone poi di una biblioteca, una NOVEMBRE 2014 MC 73 insieme ai padri Eduardo e Hyacinth, vive nella nuova missione di capanne di fango il cui tetto, fino a poco tempo fa di paglia, è ora di più pratica lamiera. Insieme, stanno cercando di creare le strutture parrocchiali - cen- tro di formazione, salone - da affian- care alla già esistente chiesa. «C’è un sacco di lavoro da fare», spiegano pa- dre Eduardo e padre Hyacinth, «for- mazione spirituale, sanitaria, civica, ambientale... ad esempio le quema- das , i roghi appiccati per “pulire” i campi, sono dannosissimi e rischiosi e bisogna trovare, insieme alla comu- nità, un modo per superare o almeno controllare questa pratica». La provincia di Inhambane, fra resort turistici e campi da sminare Millecinquecento chilometri a Sud di Fingoé, in un campo appena fuori dalla striscia di asfalto della N1, un recinto di nastri bianchi e rossi e degli uomini in uniforme azzurra ricordano a chi passa che il Mozambico sta an- cora scrivendo, con la rimozione delle ultime mine, i capitoli finali della Fingoé, la missione di frontiera Quel che è vero per Boroma lo è a maggior ragione per Fingoé, villaggio a 271 chilometri da Tete, dove i mis- sionari della Consolata hanno aperto una missione che può a tutti gli effetti definirsi di frontiera: per la prossimità al confine con il Malawi, per la varietà di lingue parlate nei tre centri che fanno capo a Fingoé, per i qua- rant’anni durante i quali i cristiani della zona non hanno visto la pre- senza di un solo missionario e per l’i- solamento che diventa quasi insor- montabile se non si ha un mezzo di trasporto funzionante. «Ecco, ora vedi che cosa intendiamo quando di- ciamo che basta un niente per essere bloccati qui?», chiede con il suo sem- pre accomodante sorriso padre Franco Gioda, veterano del Mozam- bico, mentre al cellulare cerca di spie- gare al meccanico che sta a Tete l’en- nesimo guasto al 4x4. Padre Gioda, # Da sinistra in basso in senso orario: padre Leonel Toledo nel cortile cen- trale della missione a Nampula dove c’è un grande serbatoio per racco- gliere l’acqua piovana; il progetto di scuola di cucito di Boroma nella dio- cesi di Tete; la missione di Fingoé; artigiani tradizionali al mercato di Nampula; la salina di Mambone.

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