Missioni Consolata - Novembre 2014

frica occidentale da fine 2013 7 . In ogni caso, an- che in Congo R.D. l’Ebola ha seminato morte, con 35 decessi (7 fra operatori sanitari) su 62 casi 8 . Quel fiume in Congo Era il 1976 quando, nella Repubblica Democra- tica del Congo e in Sudan, fu identificato per la prima volta il virus responsabile della malattia. Allora si era trattato di due epidemie contempo- ranee, causate da due sottotipi diversi (sono in tutto cinque) del virus: quello chiamato «Zaire», responsabile anche dell’epidemia attuale, e il tipo «Sudan» 9 . Il nome Ebola deriva dall’omonimo fiume, vicino alla zona del Congo ove si era verificata l’epide- mia (Yambuku). Da allora varie segnalazioni di casi singoli e di epidemie (24, la maggior parte causate dal sottotipo Zaire) si sono succedute in diversi paesi africani. Le ultime segnalazioni del 2012 provenivano dall’Uganda e ancora dalla Re- pubblica Democratica del Congo. La letalità è stata diversa, passando dalla più bassa del 25 per cento (dunque, un malato morto ogni quattro) alla più alta del 90 per cento (nove morti ogni dieci malati). Cosa favorisce la diffusione Riguardo all’epidemia attuale - iniziata in Guinea sudorientale nel dicembre 2013 -, sembra che i primi pazienti si siano ammalati perché esposti a cacciagione locale infetta e che la diffusione sia poi stata veicolata dalla partecipazione a cerimo- nie funebri che hanno portato al contatto con per- sone morte per l’Ebola o con persone già infet- tate 10 . L’Oms ha segnalato tre fattori principali re- sponsabili della diffusione dell’Ebola 11 . In primis, aspetti culturali come la mancanza di fiducia, preoccupazione e resistenza nei confronti delle raccomandazioni di sanità pubblica volte a preve- nire la diffusione e bloccare il contagio. Rientra in questo anche la mancata ricerca dell’assistenza sanitaria (in paesi in cui la rete sanitaria è fragile e precaria), la scelta di curare i malati a casa e di te- nerli nascosti, la partecipazione a cerimonie fune- bri con rituali che espongono al contagio. Un altro aspetto critico è rappresentato dai massicci spo- stamenti delle persone sia all’interno dei paesi che attraverso le frontiere. Un terzo fattore è venuto dalla non completa copertura dell’epidemia con misure di contenimento efficaci, quindi una rispo- sta inadeguata alla dimensione e diffusione del contagio. La trasmissione Il virus dell’Ebola causa una febbre emorragica molto pericolosa e spesso fatale negli esseri umani, tanto da poter uccidere fino a nove per- sone su dieci infettate 12 . Finora le epidemie si sono verificate in villaggi isolati, vicino alle foreste tro- picali, in Africa centrale e dell’Ovest. Il virus viene trasmesso alle persone da animali e un tipo parti- colare di pipistrello - appartenente alla famiglia © Dominique Faget / AFP DOSSIER MC EBOLA

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