Missioni Consolata - Novembre 2014

40 MC NOVEMBRE 2014 Pteropodidae - ne viene considerato l’ospite natu- rale ( si veda l’infografica a pag. 42 ). L’infezione viene trasmessa dal contatto con sangue, secre- zioni o altri fluidi del corpo di animali infettati dal virus. Una volta passato dall’animale all’uomo, il virus si trasmette da una persona all’altra se- condo modalità analoghe, attraverso il contatto diretto o indiretto con sangue e fluidi del corpo 13 . I riti attorno al defunto Uno dei problemi affrontati dagli operatori sani- tari nella prevenzione della diffusione del virus, è quello delle cerimonie di sepoltura, come racconta Maria Cristina Manca, antropologa di Medici senza frontiere , che ha lavorato diverse settimane in Guinea, proprio a Guéckédou dove pare tutto sia iniziato. «Le ritualità intorno alla morte - ci racconta - sono fondamentali. Sia i malati, sia i morti, vengono appoggiati, seguiti, aiutati da tutte le persone che sono loro vicine. Per i malati ciò ac- cade a causa della mancanza di un servizio sanita- rio. L’unico servizio presente è a pagamento: per questo le persone non vanno a farsi curare o co- munque ci vanno soltanto se sono molto gravi. Quando arriva la morte, vi sono una serie di con- giunti che lavano il corpo, lo vestono, lo abbrac- ciano, lo baciano. Più l’individuo deceduto era im- portante, più cresce il numero di soggetti coin- volti. Addirittura, se il morto era influente nel vil- laggio, la salma viene portata a “salutare” una se- rie di persone. Tutto questo significa circolazione del virus tra chi lava il corpo, chi si trova nel luogo in cui viene portato, chi arriva da lontano per sa- lutarlo: a questa mobilità enorme corrisponde un’enorme diffusione. Per il rischio di contagio, è chiaro che il corpo non si deve né toccare, né la- vare, né abbracciare. Ci sono tuttavia alcune cose che si possono fare. L’Ebola è una malattia terri- bile, che obbliga a soluzioni drastiche. Personal- mente, quello che ho cercato di fare è stato di non vietare il rito ma di trasformarlo, nei limiti del possibile. Per esempio, nel sacco bianco, dove bi- sogna porre il corpo del malato morto di Ebola, si possono collocare gli oggetti rituali che in genere vengono messi nella tomba; le persone, con guanti e protezioni adeguate, possono prendere il sacco e tumularlo; si può anche esporre il corpo, purché a metri di distanza e con le precauzioni del caso; in- fine si può concedere un ultimo saluto, un’ultima preghiera prima che il sacco venga chiuso». Senza medici e infermieri L’incubazione della malattia - dal momento del- l’infezione all’inizio dei sintomi - può variare da 2 a 21 giorni. I sintomi comprendono febbre, debo- lezza intensa, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola, cui seguono vomito, diarrea, segni sulla pelle, malfunzionamento di reni e fegato e in al- cuni casi, sanguinamenti sia esterni sia interni ( grafico dei sintomi a pag. 43 ). Le persone sono in- © Zoom Dosso / AFP Monrovia, Liberia: uomini della Croce Rossa trasportano il corpo di un uomo morto di Ebola (settembre 2014).

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