Missioni Consolata - Novembre 2014

di guarire la mia gente». Argo- mento spinoso quello della salute. «Alcuni Yanomami - hanno scritto Damioli e Saffirio - fanno distin- zione tra malattie tradizionali, contro le quali gli sciamani hanno potere, e malattie “non-Yano- mami”, sconosciute a loro. Quando uno Yanomami soffre di una malattia “non-Yanomami” (scarlattina, meningite, tuberco- losi, ecc.) sa che è meglio per lui prendere subito pillole e iniezioni e solo in seguito partecipare a una cura sciamanica» 4 . Fratel Carlo ricorda ancora l’e- norme frustrazione degli xapuripë davanti alle epidemie di morbillo, che in più occasioni fecero strage tra gli Yanomami. Salute e natura Davi lo ammette: «Il problema del mio popolo è la salute. Perché non riusciamo a migliorarla. Ci hanno abituati ai farmaci dei bianchi. Ma oggi nelle comunità non arrivano più medicine di qualità e questo è un problema». Davi dice che la Sesai non invia medici e che troppe persone vanno nelle aldeias (comunità in- digene) non perché interessate alla salute degli indigeni, ma per i soldi. Altri ancora non si muovono se non ci sono gli elicotteri a tra- sportarli. Davi, in quanto sciamano, va però oltre la salute intesa nel senso dei bianchi. «Anche la natura - precisa - cura. Porta una energia buona. La sua forza è in grado di proteg- gere il mio popolo yanomami». E aggiunge: «Se non c’è inquina- mento, distruzione dei fiumi e della foresta, se non ci sono ga- rimpos ». Purtroppo non è così. I garimpei- ros nella Terra yanomami sono molto diminuiti rispetto agli anni passati, ma altri ne rimangono. E soprattutto sono presenti i danni da loro prodotti, come l’inquina- mento dei fiumi con il mercurio. O come le malattie sessualmente trasmesse. Davi racconta che molti garimpeiros arrivano nelle aldeias offrendo cibo e regali in cambio di favori sessuali. Così si è diffusa la gonorrea tra le donne yanomami. Meno pericolosi sono invece i ma- deireiros (tagliaboschi). «Sono ri- masti in pochi perché non ci sono più strade accessibili», precisa Davi. Ma le ferite inferte dalla deforestazione sono ancora visi- bili. Con il termine «Urihi» gli Yano- mami indicano la terra-foresta non soltanto nella sua dimensione fisica ma anche in quella metafi- sica. «La mia pelle - spiega Davi - ha il colore della Terra. Non mi di- vide da quel che mi circonda, bensì mi unisce ad esso. Non puoi sradicarci e portarci altrove; noi non esistiamo fuori da questa fo- resta. Noi le apparteniamo». RORAIMA 32 MC NOVEMBRE 2014 # A sinistra: le donne grattugiano tu- beri di mandioca, con la cui pasta cuoceranno la focaccia detta beiju (qui sotto). Sopra: Yanomami pe- scano con il timbó , una liana con proprietà tossiche che stordisce i pesci . Pagina seguente: fratel Carlo Zacquini accanto al logo di Hu- tukara; Davi Kopenawa sorride ac- canto alla copertina della propria autobiografia. © Corrado Dalmonego © Corrado Dalmonego

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=