Missioni Consolata - Novembre 2014

MC ARTICOLI NOVEMBRE 2014 MC 31 # Sotto: gli sciamani aspirano la yãkoana , preparandosi a incontrare i loro spiriti. Pagina precedente : mons. Aldo Mongiano ( a destra ) con mons. Roque Paloschi, attuale ve- scovo di Roraima. invasioni si tradussero in malattie, violenze, devastazioni. Nel 1992 fi- nalmente arrivò un primo suc- cesso: il riconoscimento ufficiale della «Terra indigena yanomami», estesa circa 96 mila chilometri quadrati, più di un paese come il Portogallo. Essere sciamano: fascino, scet- ticismo, ilarità «Sono rappresentante del popolo yanomami dell’Amazonas e presi- dente dell’associazione Hutukara. E sono sciamano ( xapuri )». Agli occhi dei bianchi la figura dello sciamano o affascina o su- scita scetticismo e ilarità. Una definizione soddisfacente si trova in un bel libro di Survival In- ternational , organizzazione da anni molto vicina al leader yano- mami. «Qualsiasi tentativo di defi- nire o generalizzare lo sciamane- simo - si legge in Siamo tutti uno - sarebbe semplicistico perché le sue misteriose funzioni sono tanto diverse quanto complesse. Tutta- via, di solito gli sciamani sono uo- mini e donne specializzati nel co- municare con il mondo naturale e i suoi spiriti: persone che hanno un’elevata percezione del divino e dell’incorporeo. Si dice che possie- dano poteri magici, che siano ca- paci di oltrepassare la linea di con- fine tra il regno umano e quello di- vino, di viaggiare nelle varie di- mensioni per blandire e placare forze potenti, invisibili a tanti, ma evidenti ad alcuni. (…) Gli sciamani sono di volta in volta guaritori, sa- cerdoti, custodi dei riti sacri dei loro popoli, divinatori del tempo, cosmologi, interpreti dei sogni e depositari delle conoscenze bota- niche. Guidati dagli spiriti e dalla saggezza degli antenati, sono sol- lecitati dal loro popolo a parlare ai morti, a cacciare gli spiriti maligni dagli ammalati, ad ammansire i venti e a recuperare le anime per- dute degli infelici. Come guaritori si concentrano sulle interconnes- sioni tra individui, famiglia e co- munità, e considerano la salute fi- sica inseparabile da quella men- tale e spirituale. Attraverso sogni, stati alterati della coscienza e trance indotti anche con il sup- porto di piante allucinogene, tam- buri e balli estatici, trascendono i limiti della fisicità e della coscienza umane per viaggiare attraverso il tempo e lo spazio. (…) Purtroppo coloni, missionari e governi, diffi- denti e sprezzanti verso i poteri degli sciamani e la loro influenza all’interno delle tribù, li hanno perseguitati crudelmente» 1 . Non sempre e non da tutti, per fortuna. La Missione Catrimani dei missionari della Consolata, fin dalla sua fondazione (nel 1965), ha cercato di avere con gli Yanomami un approccio diverso, di rispetto e ascolto. Anche e soprattutto nei confronti degli sciamani ( xapu- ripë ), figure centrali all’interno delle comunità yanomami. «Lo sciamano è l’intermediario - si legge in un libro fotografico curato dalla Missione - in grado di comu- nicare con il mondo di quegli spi- riti ausiliari che garantiscono l’e- quilibrio della natura e la conser- vazione della vita» 2 . Davi Kopenawa iniziò il proprio percorso sciamanico all’età di 27 anni, seguendo gli insegnamenti del padre della sua sposa, uno sciamano molto rispettato e cono- sciuto. Nella sua autobiografia rac- conta (con entusiasmo) della yãkoana , inalata durante i riti scia- manici attraverso le narici. Si tratta di un allucinogeno ricavato da un albero della foresta 3 . Serve per favorire l’incontro con gli spi- riti ausiliari ( xapiri ). «Sono diventato uno sciamano - racconta Davi - per essere in grado © Carlo Zacquini

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