Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

solo con Mt 11, 28ss in cui Gesù dice che solo andan- do da lui troveremo il «ri- poso della nostra vita». Il vero riposo è Gesù stesso, è lo stare con lui, dove lui è. Questo è un riposo ben diverso da quello del ricco della parabola di Lc 12, 16-21 che invece di trova- re la felicità nell’amore per Dio e per gli altri è di- ventato prigioniero delle sue cose. Questi sono pochi spunti che ci dicono come quan- do usiamo la parola «ri- poso» non intendiamo certo la noia, vuota e tri- ste, di chi non ha niente da fare e neppure la tera- pia per chi è malato o stressato. È invece lo sta- to di totale felicità e gioia di chi ha raggiunto la pie- na libertà e realizzato la propria dignità di figlio e figlia di Dio nella «casa del Padre» che Gesù ha spalancato per noi. COSCIENZA E SALVEZZA Caro Padre, questo è quanto mi ha scritto mia nipote Debora dopo aver letto la tua ri- posta sulla rivista di aprile (MC 4/2014, pag. 6). «Grazie di aver inoltrato le mie domande alla rivi- sta, è stato molto inte- ressante leggere la ri- sposta degli esperti in materia. Mi sono proprio piaciute perché è la stes- sa identica cosa che ho sempre pensato io, cioè, riassumendo in due pa- role, che chi nasce non cristiano non può essere condannato solo per questo, ma sarà valutato da come si è comportato secondo la sua cultura, e che nessuno ci assicura che la Bibbia sia un testo al 100% vero, ci si può soltanto «fidare». [...] Ho però qualche riser- va sul fatto che “ognuno è chiamato a vivere una vi- ta retta in base alla sua cultura e alla sua co- scienza, su questo sarà valutato e non su quello che non conosce”. Frase vera, ma pericolosa! Per due motivi: il primo è che la coscienza è influenza- ta sin dalla nascita dal- l’ambiente che ci circon- da. [...] La coscienza è creata , passami il termi- ne, dall’ambiente socio- culturale in cui viviamo. Il secondo motivo è che ci sono tante culture a questo mondo e molto diverse tra loro, alcune indubbiamente ancora piuttosto barbare , perlo- meno ai nostri occhi oc- cidentali. Non parlo di in- digeni isolati nella fore- sta, ma, cosa assai peggiore, di culture che pongono a livello inferio- re un essere umano ri- spetto a un altro in base a non si sa bene quali principi. [ Uno che si comporta così ] al mo- mento della morte quindi risulterà retto e onesto visto che si è sempre comportato seguendo al- la perfezione quello che gli hanno insegnato e che è ciò che conosce. Cito ancora: “La condan- na è per chi non vive se- condo gli standard mi- gliori della sua cultura”. Da ciò ne deriva che noi siamo tutti spacciati per- ché lo standard del no- stro Dio è talmente alto che possiamo soltanto pregare di avvicinarcisi. [ Invece il Nostro che tratta le donne come oggetti, batte la moglie, uccide gli infedeli, impicca chi sce- glie un’altra religione ] è salvo: non è colpa sua perché lui non lo sa. Lui pensa di far bene, di combattere per il suo Dio. Non può quindi es- sere condannato per ciò che lui è convinto sia giu- sto. E per noi vale la stessa cosa. Noi cristiani siamo convinti che lassù ci sia Dio e cerchiamo in tutti i modi di convincere gli altri. Magari quando moriremo e andremo lassù troviamo [Dio] che ci dirà: “Siete stati dei fessacchiotti, ma non posso condannarvi per- ché non lo sapevate”. Al- 6 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2014 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com la fine della fiera ne deri- va che non saremo giudi- cati con dei valori stan- dard per tutti, ma con dei valori tipici della cultura di ogni luogo. E la cultu- ra la fanno gli uomini, quindi ancora una volta saremo praticamente giudicati da valori creati dagli uomini. E poi, un’ultima questio- ne: c’è ancora qualcuno sulla terra che non sap- pia che ci sono cristiani, musulmani, ebrei, indui- sti, buddhisti e compa- gnia? Chi può dire “non lo sapevo”? I musulmani sanno bene che ci sono i cristiani, ma li rifiutano perché sono nati musul- mani e pensano che sia giusto così. Noi sappia- mo che ci sono le altre religioni, ma mai ci so- gneremmo di lasciare la nostra per la loro perché siamo nati con questa e pensiamo che sia giusta. Qua non si tratta di “sa- pere”, ma di forte in- fluenza culturale. Sei quel che sei in base a do- ve nasci. Concludo con una mas- sima: Grazie Signore per non avermi fatto nascere in [un paese] dove sarei battuta dalla mattina alla sera». Grazie a voi. Manuela 22/04/2014 Grazie dell’ esperti in ma- teria . Come missionari e preti dovremmo esserlo, ma non per dire «così è e non si discute». Dovrem- mo essere degli esperti nel testimoniare nei fatti e nella parola l’infinito a- more di Dio. Chiedo scusa a Debora se per ragioni di spazio ho più che dimez- zato il suo lungo scritto e tolto ogni riferimento a u- na specifica religione. Bibbia: «testo al 100% ve- ro». Non è libro di storia o scienza: condivide gli er- rori e le ignoranze del suo tempo. Racconta invece con verità l’esperienza re- ligiosa della conoscenza sempre più approfondita di un Dio che si rivela pro- gressivamente, fino alla pienezza di Gesù Cristo. Certo, senza fede (= rela- zione di amore) in Dio, la Bibbia rimane un libro tra tanti. Ci sono culture intrinse- camente cattive? San Paolo dice che tutti gli uo- mini sono «discendenza di Dio» (At 17,29) e hanno in sé una capacità natura- le di cercare Dio, «se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi» (At17,27). Per questo possiamo dire che in tutte le culture ci sono dei valo- ri fondamentalmente po- sitivi su cui tutti gli uomini possono ritrovarsi. Il pro- blema nasce quando degli uomini prendono il posto di Dio. «Saremo giudicati da va- lori creati dagli uomini»? Gesù insegna che «sare- mo giudicati sull’amore». Amore è compassione, misericordia, solidarietà, aiuto ai poveri e più deboli della società, giustizia, a- zione di pace... Questo mi pare possa valere per tutti gli uomini. Se qualcuno poi usa della (sua) religio- ne per giustificare violen- za, discriminazione, guer- ra, ingiustizia e avidità, se la vedrà lui con il Padre- terno. «Chi può dire non sape- vo»? C’è differenza tra es- sere informati e sapere/conoscere. Si pos- sono avere tutte le nozioni e informazioni del mondo, ma - in fatto di fede - co- noscere è entrare in rela- zione, è amare. La religio- ne, nelle sue forme este- riori, nei suoi rituali e nell’organizzazione, è frutto ed espressione di una cultura, ma la fede no. Per noi cristiani la fe- de nasce dall’incontro personale con il Dio rive- lato da Gesù Cristo, che con la sua incarnazione, passione, morte e risur- rezione ci ha resi partecipi della famiglia di Dio, qui sulla terra anticipata nel- la comunità dei credenti, la Chiesa.

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