Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

MC ARTICOLI AGOSTO-SETTEMBRE 2014 MC 17 Civili o combattenti: la guerra non fa distinzioni Per le truppe birmane, diventa quindi più efficace una sorta di pulizia etnica che consiste nell’ag- gressione di villaggi indifesi: ucci- dono, stuprano, torturano. L’organizzazione statunitense In- ternational Human Rights Com- mission (Ihrc) ha appena pubbli- cato un memorandum, nel quale si legge che «l’esercito birmano continua a privilegiare i propri obiettivi militari rispetto alla pro- tezione dei civili, e lo fa anche at- traverso politiche che implicano attacchi diretti ai civili stessi». Se- condo il documento, gli abusi contro la popolazione sono parte di una strategia di «contro-insur- rezione centralmente pianifi- cata», e allo stesso tempo esito apparentemente indesiderato delle tecniche di guerriglia dei ri- belli, che tendono «a confondere la linea di demarcazione tra il ci- vile e il combattente» (settima- nale The Irrawaddy ). Questa analisi sembra calzare a pennello per il Kia, un vero e pro- prio esercito popolare in cui fin dall’adolescenza ogni uomo (e spesso anche donna) indossa la mimetica e porta con sé un’arma, come il cosiddetto Ka-Ro-La, o «Kachin Rocket Launcher», la mo- difica locale del fucile d’assalto M81 cinese, in grado anche di lanciare granate. Nkhum Ja San, una giovane di 20 anni, proviene dal villaggio di Pa Namlim. «Il 16 novembre - rac- conta - l’allarme è suonato, l’e- sercito birmano stava arrivando. Allora tutta la famiglia è andata a nascondersi, ma mio fratello 32enne ha deciso di rimanere a casa perché sosteneva di non avere violato alcuna legge. Nono- stante mia madre gli dicesse di scappare. Quando siamo tornati al villaggio un paio di giorni dopo, ho incontrato alcuni soldati del Kia che mi hanno detto di avere trovato il corpo di un uomo con la gamba sinistra molto sottile. Ho subito pensato che potesse es- sere lui, dato che aveva quel- l’handicap [probabilmente polio- melite, ndr ]. Avevo ragione. In- dossava un’uniforme del Kia e non aveva più il braccio sinistro e l’avambraccio destro». La soluzione politica non sembra all’orizzonte, anche se i colloqui di pace vanno avanti. La proposta di un cessate il fuoco nazionale «è un diversivo», sostiene Lint- ner. La questione principale è de- cidere se la Birmania debba tra- sformarsi in uno stato unitario o in un’unione federale. «Di solito, prima si discute - dice - e quando si trova un consenso è possibile sancire la tregua. Ma la proposta del governo di “firmare ora e poi si vedrà” è una trappola. La que- stione etnica birmana non può essere risolta in questo modo». Tra fiumi di droga Così 100mila sfollati si accalcano in una sorta di semisconosciuta «Striscia di Gaza» che si estende lungo la frontiera cinese. Afflitti da una psicosi dell’assediato, da un’esistenza quotidiana vissuta tra guerriglia e trincea e da circo- stanze economiche gravemente destabilizzanti, mentre aspettano qualcosa in un contesto di logora- # Qui accanto e sotto : Maijayang, centro di riabilitazione per tos- sicodipendenti. All’in- terno di celle di 20 metri quadrati, con un solo bagno, ven- gono detenute fino a 20 persone, che ri- mangono rinchiuse per 6 mesi.

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