Missioni Consolata - Maggio 2014

MAGGIO 2014 MC 81 Ceferino - o preferisci che ti chiami «El Pelè» come ti chiamavano tutti? -, parlaci un po’ di te. Appartengo al popolo gitano - gli zingari -, le cui origini si perdono nelle nebbie della storia. Provenienti dall’In- dia, ci siamo sparsi per tutta l’Europa. In Spagna siamo poco meno di un milione, la terza comunità più nume- rosa nel nostro continente. Un popolo che non ha mai rinunciato ai suoi usi e costumi, soprattutto al nomadismo. Proprio così. Pensa che il saluto ben augurante che usiamo tra di noi è lacio drom , che significa «buon cam- mino» o «buon viaggio», per indicare un modo di vivere in movimento, con il mondo intero come orizzonte. Questo vostro modo di vivere vi ha causato parec- chie noie, sofferenze e anche persecuzioni. Ormai sono innumerevoli le prese di posizione legisla- tive su (e contro) di noi. Il fatto di non essere stanziali fa di noi degli uomini liberi, poco controllabili da chi è pre- posto a garantire l’ordine pubblico e quindi anche te- muti. In tutti i modi si cerca ancora oggi di obbligare gli zingari a diventare stanziali al pari di tutti i «payos» (termine che nella nostra lingua definisce chi non è zin- garo). L’ostilità nei vostri confronti ha avuto il suo apice con le leggi razziali di Hitler che voleva soppri- mervi così come il popolo ebraico. Vivendo in Spagna sono stato toccato solo marginal- mente dal nazismo, ma l’orrore dei campi di sterminio resta una ferita sanguinante ancora oggi. Pensa che ad Auschwitz, sulla lapide che riporta i nomi dei popoli che soffrirono le pene dell’inferno, il nome del popolo zin- garo non compare! Una dimenticanza non da poco. La tua famiglia che posizione occupava? Sono nato e cresciuto in una famiglia povera e nume- rosa. Le bocche da sfamare erano tante. In più mio pa- dre a un certo punto se ne andò per vivere con un’altra donna lasciandoci nella più nera indigenza. Nonostante ciò non sei diventato né ladro né ac- cattone né imbroglione, come spesso e volentieri i «payos» pensano di voi. C’è una legge fondamentale nel cuore di ogni uomo: essa dice che prima di tutto devi rispondere ai dettami della tua coscienza. La mia, fondata sulla fede cristiana e sui valori del popolo rom, mi ha sempre spinto ad agire per il bene. a cura di Mario Bandera 4 chiacchiere con... 21. ZINGARO E SANTO CEFERINO GIMENEZ MALLA C EFERINO (Z EFIRINO ) G IMENEZ M ALLA detto «El Pelè», membro del popolo gitano, fin dalla sua nascita è bollato come uno zingaro, quindi un escluso della società. Nasce in Spagna nel 1861, forse a Benavent de Sangria, probabilmente il 26 agosto 1861. Il caratteristico nomadismo del suo popolo gli impedisce di frequentare rego- larmente le scuole, lasciandolo quasi analfa- beta. È di famiglia povera, che diventa ancor più povera quando il padre se ne va con un’altra donna. Girando di villaggio in villaggio conosce la precarietà tipica della vita di coloro che vi- vono nell’emarginazione. Fin da piccolo impara a fare il panieraio, a intrecciare cioè cesti e ca- nestri, che poi vende nei villaggi. A 18 anni si sposa con il rito gitano con Teresa Jimenéz, un matrimonio che durerà più di quarant’anni. Purtroppo la loro unione non sarà coronata da figli, adotteranno quindi “Pepita” (Giuseppina) una nipotina di Teresa. Ceferino è il primo zin- garo a essere elevato alla gloria degli altari.

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