Missioni Consolata - Maggio 2014

82 MC MAGGIO 2014 nomico-politica che viveva la Spagna in quegli anni, spinse alla radicalizzazione dello scontro tra le fazioni in lotta portando quelle d’ispirazione marxista a uccidere migliaia di religiosi. Alla fine della guerra di Spagna si contavano più di 6800 preti e religiosi uccisi, tra questi anche tredici vescovi e oltre 200 suore di vita contemplativa. È invece impossi- bile avere il numero preciso dei laici, uomini e donne, uccisi per la fede. La tempesta che si abbattè in quel pe- riodo sulla Chiesa fu una delle più feroci persecuzioni anticristiane del XX secolo. E com’è che anche tu sei finito in carcere? Devo dire che gli avvenimenti bellici che si susseguirono dall’inizio delle ostilità non scalfirono minimamente il mio essere cristiano, anzi. Però nel mese di luglio del 1936 difesi un sacerdote che era stato aggredito e per questo fui arrestato con lui. Perquisendomi, in tasca trovarono la corona del rosario. Quello fu più che suffi- ciente per sbattermi in galera accusato di ogni falsità. Immagino che quella corona in carcere sia diven- tata «un’arma preziosa» tra le tue mani proprio per avvicinarti di più al Signore. Non solo per me, ma anche per tutti i miei compagni di prigionia. Amici influenti si mossero in mio favore, ven- nero a trovarmi e mi garantirono l’immediata scarcera- zione se solo avessi consegnato la corona del rosario e smesso di sostenere i compagni di prigionia con le mie preghiere. Ovviamente mi rifiutai, perché il rosario si- gnificava la fede in Cristo e il recitarlo con fede affidan- domi alla Madre di Dio aiutava me e tutti gli altri a sop- portare la brutta situazione in cui ci trovavamo. Quando lo fucilano il 9 agosto del 1936, insieme a Flo- rentino Asensio Barroso vescovo di Barbastro e ad al- tri prigionieri, l’ultimo suo grido è «Viva Cristo Re!» mentre in mano tiene alta come una bandiera la sua corona del rosario. Il giorno dopo alcuni zingari sono obbligati a scavare una fossa comune per tutti i fucilati e a buttare calce viva sui loro corpi per evitarne il rico- noscimento e cancellarne la memoria. A Roma il 4 maggio 1997, alla presenza di migliaia di zingari, Giovanni Paolo II lo proclama beato. Nell’ome- lia il papa dice: «Il beato Ceferino seppe seminare con- cordia e solidarietà fra i suoi, mediando anche nei con- flitti che a volte nascono fra “payos” e zingari, dimo- strando che la carità di Cristo non conosce limiti di razza e di cultura». Con lui è stato beatificato anche il vescovo Florentino, fucilato dallo stesso plotone di esecuzione. Di Ceferino non è rimasto niente se non lo sgualcito certificato di battesimo, che portava sempre con sé, e il rosario, segni concreti per confermare che si può essere zingari e santi secondo il monito dell’a- postolo Paolo che ogni uomo si converta e viva, rima- nendo nella sua cultura e tradizione. Don Mario Bandera, Missio Novara Ti sei fatto la fama di uomo retto, con una autore- volezza morale tale da diventare un capo dei gi- tani aragonesi di Barbastro. Proprio così, per il mio modo di fare e per i miei atteg- giamenti mi trovai senza volerlo a essere un riferimento per coloro che avevano bisogno di un consiglio. Più volte sono stato chiamato a far da paciere nelle liti fa- miliari, nelle controversie tra gitani e tra questi e gli abi- tanti della nostra cittadina. Però devi ammettere che un giorno hai avuto un bel colpo di fortuna, o è stata la provvidenza? ce ne parli? Una sera tornando a casa vidi sul ciglio della strada un uomo, per la precisione un ricco possidente della zona. Malato di tubercolosi, era svenuto e il sangue gli usciva dalla bocca. Incurante del rischio di contagio l’ho cari- cato sulle spalle e portato fino a casa sua. La famiglia volle ricompensarmi per quel gesto di carità e con quei soldi intrapresi un piccolo commercio di muli e cavalli. Essendo un gitano non è difficile immaginare che quello era il tuo mondo. Ma l’ambiente del commercio degli animali non era dei più puliti e pur cercando di essere limpido e onesto fino allo scrupolo, fui arrestato e incarcerato perché due animali che comprai risultarono rubati. Cosa più che sufficiente per accusarmi di ricettazione. La mia origine gitana e il pregiudizio razziale per cui ogni zingaro è un ladro e un disonesto, pesarono sul processo, ma alla fine riuscii a dimostrare la mia buona fede e la com- pleta estraneità ai fatti. Fui quindi assolto con formula piena. Perciò hai continuato la tua redditizia attività commerciale? Sì. Avrei anche potuto diventare ricco, ma avevo, come si dice, le «mani bucate» perché soccorrevo chiunque si trovasse nel bisogno o in difficoltà, specialmente la mia gente, e facevo tutto di nascosto perché nella mia fami- glia, mia moglie compresa, non condividevano la mia generosità. Tutto ciò ti veniva dalla fede cristiana che profes- savi senza imbarazzo davanti a tutti. Della mia fede non ho mai fatto mistero a nessuno, avevo sempre con me la corona del rosario e di notte mi piaceva guardare il cielo stellato facendo una specie di adorazione che consiglio a molti di fare. Contem- plando il cielo e le stelle pregavo con più intensità. La tua fede cosa ha cambiato nella tua vita? Mi ha fatto regolarizzare la mia posizione familiare con il matrimonio religioso che ho celebrato nel 1912 con Teresa a Barbastro, dove mi sono stabilito acquistando una casa. Potendo quindi accostarmi ai sacramenti, fa- cevo della Messa e Comunione quotidiana un punto im- portante della mia crescita spirituale. Mi dedicavo an- che alla catechesi dei bambini sia rom sia spagnoli ed ero molto attivo nella san Vincenzo. Nel 1926 sono di- ventato anche terziario francescano e organizzatore dei pellegrinaggi annuali dei Rom a diversi santuari. Dal 1931 ho cominciato a partecipare regolarmente all’ado- razione notturna dei «giovedì eucaristici». Però sul tuo capo come su quello di milioni di spa- gnoli incombeva minacciosa la rivoluzione del 1936 che scatenò violenza, distruzione e morte, ed ebbe anche una forte connotazione antireligiosa. La rivoluzione, cresciuta in un brodo di odio popolare e conflitto sociale dovuto alla turbolenta situazione eco- 4 chiacchiere con...

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