Missioni Consolata - Maggio 2014

tori dell’ex presidente Gbagbo. La commissione indipendente che do- vrebbe aggiornare le liste elettorali è stata sciolta dopo le elezioni del 2010 e non è ancora stata ricosti- tuita. Nonostante un altro conflitto sembri per ora scongiurato e la crescita del Pil sia stata pari al 8,7 per cento nel 2013, la Costa d’Avorio conserva nelle città grosse sacche di povertà, mentre nelle zone rurali della parte occidentale del paese il conflitto e la violenza rimangono elementi del quotidiano. La sanità in Costa d’Avorio Fra le presenze dei missionari della Consolata in Costa d’Avorio c’è quella di Marandallah, un villaggio di circa quattromila abitanti che di fatto è il punto di riferimento per ol- tre trentamila persone dei dintorni. Si trova nella regione di Worodou- Rifugiati, sfollati, apolidi, stranieri: l’eterno rompi- capo della politica ivoriana A oggi, sebbene si siano registrati di- versi ritorni dei rifugiati e degli sfol- lati alle loro case, la situazione ri- mane tutt’altro che risolta. Secondo l’ Alto Commissariato Onu per i rifu- giati , a metà 2013 i rifugiati ivoriani erano ancora centomila, due terzi dei quali nella sola Liberia. Il timore di subire rappresaglie e vendette una volta rientrati in patria resta il principale motivo che spinge i rifu- giati ivoriani a ritardare il loro ri- torno. Inoltre, circa settecentomila per- sone risultano apolidi, cioè prive di nazionalità. Quello della nazionalità è un problema di vecchia data nel paese, dove poco meno di sei mi- lioni di persone, cioè oltre un quarto della popolazione, sono immigrati provenienti dai paesi limitrofi. Una gran parte di questi immigrati si sono stabiliti in Costa d’Avorio molti anni fa, attirati dalle opportunità di lavoro nelle piantagioni di cacao e in altri settori ai tempi - erano gli anni Settanta - in cui l’economia ivoriana era il motore della sub-regione e Abidjan, la capitale economica del paese con i suoi grattacieli e le sue tangenziali sopraelevate, era chia- mata la Manhattan dei tropici. L’e- sodo dai paesi confinanti è prose- guito anche negli anni successivi al periodo d’oro, ma in moltissimi casi i migranti hanno continuato fino a oggi a vivere in un limbo giuridico che non permette loro di godere di una serie di diritti, fra cui quello alla terra e al voto. Nel 2013 l’annuale studio dell’auto- revole Fondazione Mo Ibrahim , creata dal magnate delle comunica- zioni anglo-sudanese Mohamed Ibrahim per incoraggiare il buon go- verno in Africa, ha collocato la Costa d’Avorio fra i dieci stati africani che hanno avuto i risultati peggiori in campi come i diritti umani, lo svi- luppo, la sostenibilità economica e la legalità. Diversi osservatori, inol- tre, cominciano ad avanzare preoc- cupazione rispetto all’imminenza delle nuove elezioni, previste per l’anno prossimo: la pacificazione fra i gruppi in conflitto sembra ancora lontana e gli oppositori criticano il presidente Ado accusandolo di par- zialità soprattutto verso i perpetra- tori dei crimini del 2010-2011, dato che in prigione ci sono solo i sosteni- gou, nella parte centro settentrio- nale del paese, a poco meno di cin- quecento chilometri da Abidjan. Con il Nord della Costa d’Avorio, Maran- dallah condivide un maggior svan- taggio economico rispetto al Sud del paese e una mancanza di infrastrut- ture che rendono molto difficili gli spostamenti e le comunicazioni. «La situazione dei trasporti qui è vera- mente critica», scrive padre João Nascimento, uno dei missionari. «Ci si muove quasi esclusivamente su piste sterrate piene di buche e crepe e durante le piogge tutto si complica ulteriormente». Anche energia elet- trica e acqua potabile scarseggiano, soprattutto dopo gli scontri del de- cennio 2002-2011 che hanno grave- mente danneggiato gli impianti di distribuzione e le infrastrutture. Uno studio del 2012, effettuato su un campione nazionale di circa die- cimila famiglie dal ministero della Cooperando… 74 MC MAGGIO 2014

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