Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

N airobi . Il vento di cam- biamento che investe la Somalia soffia sulle ve- rande degli hotel che co- stellano Eastleigh, la piccola Mogadiscio annidata nel cuore di Nairobi, in Kenya. È qui che la diaspora ha coltivato per oltre vent’anni un’idea di «somalità» senza confini, sospesa tra buu- fis , l’onnipresente anelito d’emi- grazione, e fakudire , la nostalgia per la patria a pezzi. Mai come ora dal crollo del regime di Syiad Barre, però, questi frammenti hanno la possibilità di ricom- porsi. Ma in che forma? Uno stato centrale o federale? Come garantire la presenza delle isti- tuzioni su territori governati da miriadi di autorità locali? E che fare delle centinaia di migliaia di rifugiati nei campi profughi in Somalia e nei paesi limitrofi? MISSIONE DIASPORA Attorno a un piatto di spaghetti e a un chai con latte di cammello, queste domande restano sullo sfondo, mentre somali con pas- saporti americani, canadesi, bri- tannici, o con la semplice carta d’identità da rifugiato dell’Unhcr (Alto commissariato Onu per i ri- fugiati), discutono nell’unico lin- guaggio che non conosce diffe- renze di clan: quello degli affari. Democrazia è il mantra che piz- SOMALIA di GIANLUCA IAZZOLINO e MARCO BELLO LA SOMALIA DI OGGI TRA BUSINESS, AL SHABAAB E TENTATIVI DI DEMOCRAZIA IL VENTO CAMBIA A MOGADISCIO I somali della diaspora vedono possibilità di ricostruire il paese. E soprattutto «fare business ». Ma per questo occorrono tanti soldi. Iniziano a essere profonde le differenze tra chi ha accesso alle risorse e chi no. La ricostruzione si intravede, ma la strada intrapresa non pare la migliore. Ne parliamo anche con mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico della Somalia. # A destra in alto: il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud. # Qui : Liberia street a Mogadiscio. © Mohamed Amin Jibril / R N

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