Missioni Consolata - Luglio 2013

LUGLIO 2013 MC 69 BUDDHISMO NONVIOLENTO? Colpisce che nei due casi bir- mano e singalese sembri man- care un elemento «scatenante», come sarebbe potuta essere l’in- filtrazione nelle comunità mu- sulmane di membri militanti. Stupisce anche la partecipazione di esponenti religiosi buddhisti, in molti casi addirittura diretta- mente coinvolti nelle violenze. Da qui nascono domande legit- time sulla validità della tradizio- nale opinione - diffusa soprat- tutto in Occidente - per cui la pratica della dottrina buddhista, nelle sue varie forme storiche, sarebbe di per sé pacifista. A maggior ragione impressiona l’emergere di un movimento vio- lento in paesi dove il buddhismo giocò in passato un ruolo essen- ziale nel processo indipendenti- sta anti britannico. E se per lo Sri Lanka si può sostenere che la leadership religiosa è stata Qui, la fine della guerra civile nel maggio 2009, con la sconfitta della guerriglia espressa dalla minoranza tamil, ha di fatto co- stretto al silenzio le voci di dia- logo. Il governo e il presidente Mahinda Rajapakse hanno, senza ormai ostacoli, perseguito la politica del pieno potere dei singalesi buddhisti, non solo ri- fiutando gli interventi esterni volti ad accertare, ad esempio, gli abusi compiuti dalle forze go- vernative su ribelli e civili Tamil, ma anche stringendo la morsa della censura e della «sicurezza pubblica», e allentando il con- trollo sul nazionalismo estremi- sta, il quale ha nell’identità reli- giosa il suo caposaldo. Atti di in- timidazione e violenze vere e proprie sono stati commessi ne- gli ultimi mesi soprattutto contro la consistente comunità islamica dell’isola (il 10% su 20 milioni di abitanti), ma non solo. imbavagliata e, soprattutto, te- nuta strettamente legata alle esigenze del potere politico e dei militari, in Myanmar invece il clero buddhista ha cercato di es- sere attivo agente di cambia- mento e di democrazia, anche pagando duramente per le sue convinzioni, e sempre mante- nendo un atteggiamento nonvio- lento. Vero è che l’identità nazionale in entrambi i paesi è strettamente legata al buddhismo, e che que- sto ha spesso messo le mino- ranze, nella storia post indipen- denza, in condizioni difficili. Gli eventi violenti degli ultimi tempi, tra l’altro, rischiano di avere ripercussioni altrove: già oggi si registrano segnali di rea- zione alle notizie che arrivano da Myanmar e Sri Lanka in paesi musulmani come Indonesia e Malaysia. IL SILENZIO DI SAN SUU KYI Uno studio sui rapporti tra orga- nizzazione monastica, comunità buddhista e leadership politica dei due paesi potrebbe spiegare con maggiore chiarezza la situa- zione attuale, anche se comun- que con ampie aree grigie. Le recenti dichiarazioni del go- verno birmano di volere garan- tire i diritti alla sicurezza e alla pratica religiosa della comunità musulmana (il 5% dei 58 milioni di abitanti) contrastano con l’al- largarsi delle aree di tensione anche in regioni (come lo stato Kachin) che sfuggono in parte al © Reuters/Junadi Hanafiah MC RUBRICHE © antarasumbar.com

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