Missioni Consolata - Luglio 2013

P er settimane, tra marzo e aprile, tutto il mondo ha se- guito con attenzione ogni co- municato dell’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna. In alternativa c’erano i pezzi del Rodong Sin- mun , l’organo ufficiale del Partito unico di regime. Erano i giorni della minaccia nucleare dei due missili a medio-raggio Musudan trasferiti sulla costa orientale in una località segreta e capaci (ipo- teticamente) di giungere fino alle basi statunitensi di Guam, oltre che a quelle in Corea del Sud e in Giappone. Un crescendo di toni belligeranti iniziato con il lancio del razzo Unha-3 , nel dicembre 2012, in spregio alle risoluzioni Onu che vietano test balistici al regime e con il quale Pyongyang ha superato sul tempo i più mo- derni cugini del Sud nella corsa a piazzare in orbita un satellite. I sudcoreani ci sarebbero riusciti con il Naro soltanto un mese dopo, al terzo tentativo. La crisi ha poi toccato il culmine con il test nucleare sotterraneo del 12 feb- braio, costato a Pyongyang nuove sanzioni approvate anche con il via libera della Cina, storico al- leato. E proprio nella dirigenza ci- nese è serpeggiata la presenza di funzionari favorevoli a prendere le distanze da un regime poco pro- penso a sentire i consigli dei «fra- telli maggiori». La sequenza degli eventi è stata NORD COREA Testo di ANDREA PIRA Foto di PIERGIORGIO PESCALI LE MINACCE DI PYONGYANG, LE STRATEGIE DEGLI ALTRI LE BIZZE DEI KIM NON FINISCONO MAI Il giovane Kim Jong-un non è diverso dal padre e dal nonno: pensa e agi- sce da dittatore. Le ne- cessità della politica in- terna esigono che il paese abbia un nemico esterno su cui far rica- dere tutti i problemi e per compattare la popo- lazione attorno al presi- dente. L’alleato cinese osserva perplesso. Per parte loro, Corea del Sud e Stati Uniti agiscono in maniera provocatoria con protratte esercita- zioni militari. 56 MC LUGLIO 2013

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