Missioni Consolata - Dicembre 2012

gli han (o cinesi) e la maggio- ranza tibetana, in larga parte marginalizzata ed esclusa dalla partecipazione e dalla realizza- zione dello sviluppo. Tibetani sono i pastori nomadi costretti alla vita cittadina dai progetti di urbanizzazione gestiti dal go- verno, han (o governativi) sono i gruppi imprenditoriali che otten- gono gli appalti per la realizza- zione delle opere. Dal punto di vista culturale e reli- gioso, le politiche riformiste degli anni Ottanta sono rimaste uffi- cialmente in vigore, ma dopo la rivolta del 1987-1989 le campa- gne di rieducazione ideologica e di denuncia del Dalai Lama nei monasteri non sono mai state in- terrotte, al contrario si sono in- tensificate. Nel campo dell’istru- zione, un’iniziativa che recente- mente ha fatto scalpore è stata l’abolizione nella provincia del Qinghai (corrispondente grosso modo alla regione dell’Amdo) dei curricula di studi in lingua tibe- tana e la fusione degli istituti per sciti a trovare una propria collo- cazione nel fragile equilibrio tra i limiti imposti alla libertà di espressione e la partecipazione diretta allo sviluppo di una so- cietà civile tibetana in Cina. L’ACCERCHIAMENTO: DALLA FERROVIA AI CURRICULA Negli ultimi due decenni, le politi- che cinesi in Tibet hanno scom- messo sullo sviluppo della re- gione, cercando di attirare capi- tali e stanziando finanziamenti e investimenti governativi. Il pro- getto simbolo di queste politiche è la ferrovia Pechino-Lhasa, inaugurata nel 2006, in grado di portare i treni sulle catene hima- layane. La politica del governo ha determinato da un lato la crescita del Pil regionale, dall’altro quella di tensioni sociali ed etniche tra le minoranze con quelli comuni, dove gli insegnamenti sono effet- tuati in lingua cinese. Il nuovo re- golamento, adottato alla fine del 2010, ha ispirato diversi cortei studenteschi di protesta. DOPO IL «RITIRO» DEL DALAI LAMA Parallelamente alle contraddi- zioni create dalla politica interna resta in piedi la questione dello status del Tibet. Gli anni succes- sivi alla rivolta tibetana hanno sancito l’uscita di scena del XIV Dalai Lama, che nel marzo 2011 ha ufficialmente abbandonato il vertice del governo esule tibe- tano, lasciando le responsabilità politiche al nuovo primo ministro (tib. Kalon Tripa), il giovane Lob- sang Sangay. Finora l’azione del nuovo leader sembra indirizzarsi verso la continuità della «politica della via di mezzo» del Dalai Lama, volta a ottenere margini di autonomia attraverso i negoziati. Tuttavia, sia la rivolta sia le im- molazioni dimostrano l’esistenza DICEMBRE 2012 MC 25 MC ARTICOLI # Sopra : due immagini della ferrovia Pechino-Lhasa, che ha aumentato l’immigrazione han nella regione tibetana.

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