Missioni Consolata - Novembre 2012

mare artificieri e terroristi. C’è anche il caso di Mam- man Nur, nigeriano, che fa parte di una fazione estrema di Boko Haram. È accusato di aver organiz- zato l’attentato contro l’Onu. Lui ha dichiarato di es- sere stato formato dagli shabaab in Somalia, ma di averlo fatto a titolo personale. I contatti tra Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico) e Boko Haram quindi ci sono, ma non è dimostrata una strategia comune. «Boko Haram ha scambi commerciali con Aqmi - ri- vela un’altra fonte nel vicino Niger, che chiede l’anoni- mato -. Aqmi manda soldi tramite corrieri che viag- giano con autobus di linea e portano anche 25-30.000 euro per volta. Boko Haram ha pure mandato della gente in formazione. Perché loro per adesso sono ab- bastanza disorganizzati come struttura». Boko Haram non ha mai fatto attentati in Niger, paese con il quale la Nigeria condivide una frontiera di oltre 1.500 chilo- metri. «Quando fanno un attacco in Nigeria poi scap- pano in Niger per nascondersi» continua la fonte. «Da quanto ne so non esiste nessuna base solida, di addestramento, di Boko Haram nei paesi vicini. Ci sono piccoli gruppi che circolano. Questo è successo fin dai primi anni, grazie alla porosità delle frontiere. Ma i paesi confinanti non hanno interesse ad appog- giare un gruppo islamista. Così Boko Haram deve te- nere un profilo basso per non perdere i nascondigli», rincalza Pérouse de Montclos. BASE SOCIALE E FONDI La base sociale di Boko Haram è inizialmente più ri- stretta di quella attuale, nello stato del Borno. Poi si al- larga a causa delle violente repressioni contro la popo- lazione delle forze di sicurezza. «C’è una sorta di omertà tra la gente, perché la setta è vista come un tentativo di resistenza ai soprusi del governo corrotto» racconta Pérouse de Montclos. Fino al 2009 si finan- ziano con donazioni di fedeli, in particolare grossi com- mercianti. Ricevono soldi anche dal governo: al mo- mento delle elezioni del 2003 il governo «acquista» voti di Boko Haram. Poi fa business , come acquisto e ven- dita di auto usate. In questo periodo non ci sono finan- ziamenti esterni. Dal 2009 tutto cambia. I finanziamenti governativi pre-elettorali non esistono più. Le donazioni dei fedeli, pur continuando, sono limitate. Il filone storico inizia a finanziarsi con attacchi alle banche. Si auto giustifi- NOVEMBRE 2012 MC 45 MC JIHAD AFRICANA Allieve di una scuola di Maiduguri distrutta da un attentato di Boko Haram, maggio 2012. cano col fatto che l’usura è «haram» (proibita), ma in realtà è per far cassa. È una prova che il movimento non è finanziato da Aqmi. Ma attenzione: ci sono dei dissidenti in seno alla setta, che fondano la loro corrente, come nel caso di Mamman Nur. Questi sono finanziati dall’estero, an- che da Al Qaeda con i soldi dei riscatti. UNA STRATEGIA ISLAMICA? L’Africa dell’Ovest, area storicamente «tranquilla» ri- spetto ad altre regioni geopolitiche del continente, si vede oggi stretta tra gruppi islamisti provenienti dal Nord (che oggi controllano il Nord del Mali e circolano in tutta la fascia saheliana) e la setta Boko Haram dal Sud. Marc-Antoine Pérouse de Montclos non vede però possibile un’alleanza strategica in nome della ji- had : «Non abbiamo prove di strategia di estensione del movimento al di fuori della Nigeria. Ci sono nige- riani pronti a vendersi e a combattere sui diversi fronti, ma che siano militanti di Boko Haram o che ci sia dietro una strategia globale, dovrebbe essere dimo- strato. Non ci sono prove». Secondo il ricercatore ci sono tre scenari per il futuro. Una parte di Boko Haram diventa un gruppo terrori- sta professionale. Questo si vedrebbe se facessero un salto di qualità, come un attacco nel Sud cristiano della Nigeria. Un’altra alternativa è che la setta si trasformi in un vero movimento di guerriglia, con basi nei paesi confi- nanti, che però, ricordiamo, non hanno interessi a fi- nanziarli. È uno scenario assai difficile. Oppure, cosa che Pérouse de Montclos ritiene più pro- babile, il movimento si spegne da solo. Questo può suc- cedere con gli anni, sia perché i militanti si disper- dono, sia perché si mette in atto un’azione del governo per un processo di assimilazione (membri di Boko Ha- ram accedono a cariche di potere), come è stato fatto con i gruppi guerriglieri del delta del Niger. Il governo ha dichiarato a fine agosto di essere in trattativa in modo «indiretto» con gli islamisti. «Spinto dai cri- stiani integralisti e dall’opposizione, il presidente Goodluck Jonhatan, anche lui cristiano che non cono- sce affatto il Nord, ha difficoltà a mandare avanti i ne- goziati. Sarà un processo lento. Ma tutto potrebbe cambiare dopo le prossime elezioni, nel 2015». Marco Bello © Pius Utomi Ekpei / AFP

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