Missioni Consolata - Novembre 2012

44 MC NOVEMBRE 2012 OSSIER L a Nigeria, paese più popoloso dell’Africa con 160 milioni di abitanti (sarà terzo al mondo nel 2050), primo produttore afri- cano di petrolio. Da circa un anno fa di nuovo notizia a causa dei numerosi atten- tati suicidi contro cristiani e chiese. Tutti gli attacchi hanno la stessa matrice e sono rivendicati dal gruppo Boko Haram. «Boko» ovvero l’insegna- mento occidentale, «Haram», proibito, in lingua haussa. Definito setta, movimento islamico o gruppo terrorista, Boko Haram ha origini e cause ben precise. Non è il primo movimento islamico nella storia della Nigeria, né il primo che utilizza la violenza. La sua pe- culiarità, però è quella degli attentati suicidi. Il Nord del paese è popolato in prevalenza da haussa e fulani, in maggioranza musulmani. Il Sud da ibo e yo- ruba, in prevalenza cristiani. Ma è il Sud che detiene le maggiori ricchezze, e gli enormi giacimenti di petrolio. Boko Haram nasce intorno al 2002 a Maiduguri, capi- tale dello stato del Borno, nel Nord-Est della Nigeria. Stato tra i più poveri, dove il livello di scolarizzazione è il più basso di tutta la federazione (21% nel 2010). Con- fina con Niger, Ciad e Camerun. «I discepoli del Profeta per la propagazione dell’islam e la guerra santa», come preferiscono farsi chiamare, sono un movimento religioso che ha come guida spiri- tuale Mohammed Yusuf. Molti proseliti sono analfa- beti, e mendicanti ( talibé ) delle scuole coraniche. «Inizialmente gli obiettivi della setta sono essenzial- mente due - racconta il ricercatore francese Marc-An- toine Pérouse de Montclos -. Il primo è fare in modo che l’applicazione della sharia sia estesa al livello penale. Questo sarebbe possibile con una Repubblica islamica. Il secondo obiettivo è di giustizia sociale: lottare contro la corruzione imperante tra i governanti dello stato del Borno». Si ricorda che la legge islamica è oggi applicata in 12 stati del Nord, ma solo a livello di codice civile. Nei target dei Boko Haram non c’erano affatto i cri- stiani, ma lo stesso sistema musulmano da riformare e rendere più rigoroso e integro. «I testi dottrinali di Yu- suf non fanno in alcun caso cenno allo sterminio dei cristiani» continua lo studioso. La jihad (guerra santa) vi compare, ma nella sua accezione spirituale. LE ORIGINI E LA REPRESSIONE Disagio sociale, emarginazione, élite politiche corrotte e occidentalizzate sono dunque all’origine della setta. Nel 2003 iniziano i primi scontri con le forze di sicu- rezza del Borno, esercito e polizia. In questa fase Boko Haram è un movimento di insurrezione armata. Sono ben conosciuti e Yusuf è più volte arrestato e rila- sciato. Non vengono attaccate strutture cristiane. «Il punto di non ritorno si ha nel 2009 - continua Pé- rouse de Montclos -. Il governo del Borno e quello fe- derale organizzano una feroce repressione nei con- fronti della setta. Yusuf viene catturato e giustiziato senza processo. I quadri di Boko Haram fuggono all’e- stero: Niger, Ciad, Camerun. Solo ora il movimento di- venta clandestino». Alcuni dirigenti in esilio entrano così in contatto con il movimento della jihad internazionale, con Al Qaeda. Assorbono parte dell’«Al Qaeda pensiero». La guerra santa assume connotazioni simili a quelle wahabite: bisogna cacciare i cristiani dalla terra dell’islam. Nel 2010 iniziano infatti gli attacchi alle chiese cristiane a Jos, città nel centro del paese, e altrove. I militanti si riorganizzano, ma gli obiettivi sono cambiati. Si stima che da allora siano 1.400 i morti nel Nord e Centro del paese causati da Boko Haram. Anche il metodo di lotta cambia: dalla guerriglia con poche armi si passa al terrorismo degli attentati sui- cidi, che ormai contraddistinguono la setta. Il salto di qualità è segnato dall’attentato alla sede Onu di Abuja, la capitale federale, il 26 agosto del 2011, in cui muoiono 25 persone. Gli obiettivi diventano anche internazionali. Nel contesto in cui nasce questo movi- mento le pratiche dell’islam sono molto sincretiche con culti africani, ad esempio certi militanti portano amuleti, fatto insolito per l’islam. Inoltre c’è il culto dei santi delle confraternite Sufi. Tutte pratiche estranee ai wahabiti di Al Qaeda. «Boko Haram e Al Qaeda hanno dunque un’imposta- zione di fondo diversa. Sono due gruppi salafisti, en- trambi rivendicano lo stesso pensiero fondamentali- sta, l’applicazione integralista dell’islam, ma ci sono molte differenze. Per questo non penso che Boko Ha- ram proclamerà un’affiliazione ad Al Qaeda, come hanno fatto gli algerini del Gspc o i tribunali islamici somali (vedi articoli di questo dossier, ndr ). La genesi della setta è molto diversa, le ideologie e le pratiche pure» conclude l’esperto. Sono probabili convergenze tattiche tra i vari movi- menti in Africa dell’Ovest. Boko Haram con Aqmi o Ansar Dine in Mali, allo scopo di procurarsi armi, for- NIGERIA: TRA LE BRACCIA DI BOKO HARAM OCCIDENTE PROIBITO DI M ARCO B ELLO Nascono come reazione alla miseria e all’oppressione. Combattono la corruzione nell’islam. Subiscono violente repressioni. Diventano un feroce gruppo jihadista che compie attentati suicidi contro i cristiani. È la storia di Boko Haram, legata al Nord povero della Nigeria, collegata con l’integralismo internazionale.

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