Missioni Consolata - Ottobre 2010

nuncia Herbert Jauch, del La- bour Resource and Research In- stitute della Namibia: «Sono normalmente impiegati come temporanei, con paghe molto basse e scarse condizioni di la- voro». Le imprese cinesi in Africa sono «quelle che pagano di meno», sia i lavoratori propri connazio- nali e sia, gli africani (questi hanno paghe più basse). Non esistono quasi contratti collettivi e le condizioni minime del Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) (10) non sono rispet- tate, come neanche quelle delle leggi vigenti. Questo in termini di ore lavorate, diritto alle ferie, pa- ghe e sicurezza sul lavoro. Ma i governi africani proteggono le compagnie cinesi, per mante- nere gli investimenti. Jauch, insieme a Anthony Yaw Baah (11) del Ghana, raccoman- dano ai sindacati africani di creare contatti tra di loro e con i lavoratori cinesi per guadagnare spazio contrattuale. Se da un lato una delle altre «ri- sorse» di interesse per l’Asia in Africa è diventata la forza lavoro, dall’altro l’invasione di prodotti cinesi nei mercati africani, ha creato non pochi problemi alle industrie locali e ai loro lavora- tori per effetto del dumping (12) . È il caso dei paesi più industrializ- zati e in particolare Sudafrica, Kenya, Madagascar, Ghana, Le- sotho, Swaziland, dove il settore tessile ha dovuto licenziare mi- gliaia di lavoratori, peggiorando le condizioni di povertà di intere aree. Il Sudafrica ha pure tentato di prendere deboli misure prote- zionistiche, imponendo delle quote su alcune categorie di pro- dotti tessili importati per un pe- riodo di due anni. «La politica del sacrificare il la- voro per favorire gli investimenti non produrrà sviluppo. I governi africani devono aumentare il loro margine di manovra per assicu- rare l’applicazione delle regole e il pagamento dei permessi. De- vono negoziare per perseguire maggiormente gli interessi dei loro paesi nello scambio» conti- nuano Baah e Jauch. I ricercatori denunciano la man- canza di un «approccio strate- gico» che causa un beneficio li- mitato degli investimenti asiatici in Africa. «Negli ultimi anni sono state co- struite diverse nuove strade in Etiopia e nella capitale l'edilizia è letteralmente esplosa con la co- struzione di enormi quartieri dormitorio» racconta un missio- nario italiano da molti anni resi- dente in Etiopia. «Da Addis Abeba fino a Nazret, circa 100 km 74 MC OTTOBRE 2010 METODI # Pechino (Cina). Stretta di mano tra il presidente sudafricano Jacob Zuma e l’omologo cinese Hu Jintao, in conclusione della visita di fine agosto scorso.

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