Missioni Consolata - Ottobre 2010

MILIARDARI INDIANI: ORGOGLIO O VERGOGNA? Insomma, i poveri sono una spe- cie in via d’estinzione? Può forse sorprendere che l’India registri la maggior crescita nel numero dei miliardari (in dollari) al mondo. Nel 2010, l’annuale sta- tistica di Forbes ha posto gli in- diani Mukesh Ambani («piglia- tutto» della petrolchimica mon- diale) e Lakshmi Mittal («re» planetario dell'acciaio) rispetti- vamente al 4° e 5° posto con 29 e 28,7 miliardi di dollari nella classifica dei 24 «paperoni» glo- bali. Per alcuni orgoglio dell'In- dia, per altri la sua vergogna, sono essi tuttavia, assieme alle enclave dei privilegi e del benes- sere delle maggiori città, ad in- dicare un sostanziale cambia- mento dell'immagine stereoti- pata del paese. Certamente, in una nazione dove 250 milioni di abitanti vivono con meno di 1 dollaro al giorno, la nascita di una industria moderna e effi- ciente, seppure su modelli stra- nieri, offre almeno una speranza che i sintomi della prosperità e del benessere inizino ad uscire dai confini della classe media urbana in cui sono stati finora relegati. Come sottolinea l'economista padre Felix Raj, gesuita: «La lo- gica del passato che imponeva fosse lo Stato a gestire servizi essenziali e produzioni strategi- che, rispondeva insieme alle ne- cessità dello sviluppo ma anche di equità sociale. Questa politica è fallita, ma alla fine di questa fase, negli ultimi dieci anni, non si è vista una politica comples- siva più coerente. I servizi es- senziali sono carenti come le in- frastrutture. Com’è possibile parlare in queste condizioni di superpotenza economica, quando anche i benefici, seppure ridotti rispetto alle potenzialità e alle attese, vengono a distri- buirsi tra pochi privilegiati e solo in modo limitatissimo ai settori più bassi della scala sociale?». Il gesuita Jimmy Dabhi è respon- sabile del Centro per lo sviluppo sociale di Delhi, think tank che include e coinvolge in modo tra- sversale varie componenti reli- giose del paese. «Occorrerebbe puntare su istruzione e salute che vanno migliorate e rese effi- caci, ad esempio garantendo ai bambini almeno 7-8 anni di istruzione. In secondo luogo, il tasso di crescita dell'occupa- zione negli ultimi 15 anni si è ri- dotto al 15% complessivamente. Occorre anche appianare il cre- scente divario tra i salari (una forbice anche di dieci volte tra un manager e un impiegato, per re- stare in settori formali), causa prima di tensioni e anche di di- storsioni sociali». «La differenza – riprende padre Dabhi - non è di principio, ma sostanziale: è la discriminante fra benessere e povertà, soprat- tutto nei centri urbani dove la vita costa sempre più cara. Oggi Delhi è New York e Africa in- sieme, ma prima o poi dovrà scegliere». INDIA CHIAMA AFRICA L'Africa usata come stereotipo per indicare una condizione di sostanziale difficoltà ad emer- gere. Un'immagine che il socio- logo Dabhi sa essere efficace, sebbene ormai solo parziale. L'Africa sta dimostrando di es- sere pronta ad accettare la pre- senza di potenze emergenti come Cina e India, per lungo tempo alla testa del terzomondi- smo che ora sembrano diventate avanguardia del temuto «neoco- lonialismo alimentare». Non a caso questa presenza, per quanto riguarda l'acquisizione dei suoli agricoli (3) , è diventata forte, persino invadente, a par- tire dall'avvio della crisi alimen- tare del 2007-2008 con i prezzi di alcuni prodotti saliti alle stelle nel giro di poche settimane (il riso anche del 150 per cento) e risulta compatibile con la dispo- nibilità di terreni e le necessità di molti paesi africani che abbi- sognano di capitali, conoscenze e di infrastrutture per sostenere il proprio sviluppo. L'India non avrebbe la stretta necessità di cercare terreni col- tivabili altrove, ma il futuro preoccupa i responsabili del paese, uno tra quelli in cui l'au- mento dei redditi accresce la do- manda di cibo a un ritmo preoc- cupante. Oggi la produzione risi- cola e granaria dell'India, 230 milioni di tonnellate, è suffi- ciente, ma si prevede che nel 2020 la richiesta salirà fino a 250 milioni di tonnellate. Inoltre, lo scopo è quello di utilizzare sem- pre più terreni in patria per pro- duzioni di alto valore aggiunto, in parte per il crescente mercato interno di generi di non primaria necessità, in parte da destinare all'esportazione. Nelle mire produttive del co- losso indiano, in particolare Etiopia e Kenya, ma anche Mau- ritius e Sudafrica. Paesi che in 26 MC OTTOBRE 2010 INDIA # Miliardari indiani: a lato, Mukesh Ambani, quarto nella classifica mondiale; sopra, Lakshmi Mittal, quinto al mondo.

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