Missioni Consolata - Settembre 2009

DOSSIER 34 MC SETTEMBRE 2009 cooperazione e sviluppo in- ternazionale), e la fondazione del miliardario Soros. Quest’ul- tima ha finanziato, ad esempio, la radio di Zinder. Mentre l’Acdi, nell’ambito di un programma di rinforzo della società civile in Sahel ha permes- so l’installazionedell’emittentedi Niamey. «L’investimento iniziale per far partire una radio è elevato e da soli non abbiamo abbastanza mezzi». Alternative espaces citoyens ha og- gi circa 550 membri che pagano una quota associativa e vi lavorano una trentina di persone, alcuni salariati altri volontari. ALTERNATIVA SÌ, MA SCOMODA Ma la vita per un’associazione co- me Alternative non è affatto facile e le battaglie sono sovente «scomode» per il potere. Ricorda il segretario generale: «Ab- biamo conosciuto molte difficoltà nel nostro percorso. Abbiamo vissu- to repressioni di tutti i tipi. Io stesso sono stato arrestato più volte, picchiato, umiliato. Altri mem- bri sono stati perseguitati. Compre- so il nostro presidente. Né possiamo dire che oggi queste vicende siano totalmente escluse. Noi esistiamo, prima di tutto, perché siamo un gruppo autonomo che si batte. Que- sto è legato alla nostra determina- zione. Facciamo parte di quelle organiz- zazioni che il regime al potere in Ni- ger vorrebbe vedere scomparire». Fin dall’inizio il gruppo di studen- ti è stato attivo nella lotta per la de- mocrazia: «Tutti i regimi che si sono succeduti dagli inizi degli anni ‘90ad oggi hanno accettato difficilmente il lavoro che faccia- mo: critichiamo, denunciamo, mobi- litiamo la gente per battersi e ap- profondire la democrazia, perché i diritti siano concreti». Nel 2005 Alternative ha animato l’importante movimento sociale di protesta. Per questo il regime ha chiuso la radio, che faceva uno straordinario lavoro di mobilitazio- ne. Tchangari è stato rinchiuso nella prigione di alta sicurezza, dove met- tono i criminali pericolosi. Il gover- no aveva preso misure economiche molto gravi con un impatto terribile sulla vita della gente: l’aumentodel- le imposte fisse (tva) su prodotti di base: riso, acqua, elettricità, farina di grano, latte, zucchero. I prezzi si sarebbero impennati di colpo, influenzando direttamente la vita della gente. «Abbiamo fatto un gran lavoro attraverso la radio affin- ché la popolazione comprendesse l’impatto di queste misure. Questo ha generato mobilitazioni straordi- narie a Niamey, con più di 100 mila persone nelle strade. E lo sciopero generale: in giro non c’erano nean- che le venditrici di frittelle. Il succes- so delle manifestazioni ha fatto pen- sare al governo che il nostro obietti- vo fosse quello di rovesciarlo. Cosa che non è neanche alla nostra porta- ta». In seguito al movimento l’Iva è stata tolta su alcuni prodotti e man- tenuta su altri. «È stato raggiunto un accordo, che per me è un bido- ne, perché frange della società ci- vile sono state comprate dal po- tere. Noi abbiamo rifiutato di par- tecipare alla negoziazione». IN PRIMA LINEA AI FORUM SOCIALI Asc partecipa a tutte le lotte del- la società civile contro le ingiustizie sociali reali, in parte dovute alle po- litiche neoliberali imposte dalle or- ganizzazioni finanziarie internazio- nali. È parte attiva del movimento al- termondialista, della dinamica del Forum sociale mondiale (Fsm) e di quello africano, fin dalla loro crea- zione. Assicura, inoltre, il segretariato del Forum sociale nigerino, e ha orga- nizzato il quinto Forum sociale afri- cano a Niamey (novembre 2008). Nel 2010 vorrebbero (il condizio- nale è d’obbligo, vista la situazione politica) organizzare il Fsm tematico sumigrazione, ambiente e sovranità alimentare. «Ci hanno ostacolati nel 2006, nel- l’organizzazione del Forum sociale nigerino. Dicevano che volevamo mobilitare migliaia di contadini con l’obiettivo di prendere il potere. Che avremmo messo nella testa della gente che è possibile avere uno sta- to che garantisce tutto». «Nel 2007 il governo ha minaccia- to di espellere i nostri partner dal paese, in particolare Oxfam, e di sciogliere la nostra organizzazione. Questo perché avevamo fatto un’inchiesta nella regione di Tilla- bery sulla situazione alimentare e volevamo organizzare un atelier per presentare i risultati. Le autorità era- no state invitate. Noi abbiamo voluto andare avanti perché siamo nel nostro paese, nes- suno può impedirci di fare un incon- tro. Se vogliono sciogliere le orga- nizzazioni hanno solo daå farlo. Noi ci siamo battuti affinché ci sia la de- mocrazia e il minimo è la possibilità di esistere come entità autonome, e siamo pronti a tutto per questo. La gente che gestisce il paese ci co- nosce ed è cosciente della nostra de- terminazione». ■ Archivio discografico di Radio «Ba- makam» di Bamako, che sostiene es- sere la prima radio privata del Mali.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=