Missioni Consolata - Settembre 2009

MC SETTEMBRE 2009 21 riempirono fino all’orlo. 8 E dice (=ordina) loro: «Ora co- minciate ad attingere e continuate a portare al maestro di tavola». Ed essi cominciarono a portare . 9 E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove (venisse), ma lo sapevano i servito- ri/diaconi che avevano attinto l’acqua, chiama lo sposo B’ 10 e gli dice : «Tutti servono per primo il vino buono e, quan- do sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato il vino buono ( lett.: bello ) fino ad ora». A’ 11 Questo principio dei segni Gesù fece in Cana di Galilea e manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cominciarono a credere in lui. Lo schema aveva prevalentemente lo scopo di facilita- re l’apprendimento a memoria, ma è indubitabile che al tempo stesso propone una visione non solo letteraria, ma di contenuto. Se si osserva, infatti, la struttura, si vede che tutta la narrazione converge verso il punto «D» che parla delle sei giare «di pietra collocate per terra» pronte per la «purificazione dei giudei» (Gv 2,6). Il riferimento al libro dell’Esodo è esplicito: le giare sono di pietra come le ta- vole della legge sono di pietra ; servono per la purifica- zione dei pii giudei, come i loro antenati ai piedi del Si- nai dovettero purificarsi per due giorni e «al terzo» rice- vere la dignità di popolo attraverso la Toràh , scritta sulla pietra. Da una parte il 1° segno che compie Mosè in ter- ra di Egitto è la trasformazione dell’acqua del Nilo in san- gue; il 1° «segno» che Gesù compie all’inizio della sua vi- ta pubblica è la trasformazione dell’acqua delle giare per la purificazione nel vino dell’alleanza. C ON M OSÈ E CON G ESÙ Se l’obiettivo dell’autore è di farci riflettere sulla libe- razione d’Egitto e il ripristino dell’alleanza, non lo fa per farci fare un ripasso della storia antica, ma vuole guidar- ci a una interpretazione nuova della rivelazione del Sinai, attraverso una nuova visione e una chiave interpretativa. Chi legge il racconto deve capire che si trova di fronte a un fatto straordinario di auto-rivelazione di Dio: Gesù è il nuovo Mosè di cui prende l’eredità, dando compi- mento alla profezia dello stessoMosè: «Il Signore, tuoDio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profe- ta pari a me: lui ascolterete... e gli porrò in bocca le mie parole, ed egli dirà loro quanto io gli comanderò» (Dt 18,15-18). Il tempo di Gesù è il tempo del nuovo profeta che riprende la storia da dove l’aveva lasciata Mosè, per portarla al compimento, al traguardo del regno di Dio. Se confrontiamo le due figure, Mosè e Gesù, vediamo una corrispondenza straordinaria che ci apre ancora di più una grande finestra sul racconto di Cana, letto alla lu- ce di Es 19-24 che descrive la nascita di Israele come po- polo perché riceve la coscienza della propria dignità con il dono della Toràh sul monte Sinai. Tra la figura di Mosè mediatore di alleanza sul monte Sinai e Gesù, la nuova al- leanza (cf Ger 31,31), vi sono almeno otto paralleli che sono sorprendenti: - Es 19, 3.20: Dio convoca (ekàlesen/ chiamò ) Mosè montagna; + Gv 2,2: Gesù è invitato (eklêth ē / fu chiamato ) alle nozze. - Es 19,25: Mosè scese (katèb ē ) dalla montagna (vv. 10.21.24); + Gv 2,12: Gesù, dopo le nozze, scese (katèb ē ) a Cafarnao. - Es 19,10: Mosè ordina al popolo di purificarsi/santificarsi (gr.: aghnìz ō ; ebr.: kadòsh) per due giorni; + Gv 2,6: Gesù fa riempire le sei giare di pietra pronte per la purificazione ( katharismòn ). - Es 19,8: il popolo farà tutto quello che Yhwh ha detto; + Gv 2,5: i servi devono fare tutto quanto Gesù dirà loro 3 . - Es 19,9: Dio si manifesta nella densità della nube + Gv 2,11: Gesù manifestò la sua gloria. - Es 24,12: al Sinai Dio scrive la Toràh su tavole di pietre (cf anche Es 31,18; 34,1.4); + Gv 2,6: a Cana vi sono sei giare di pietre giacenti a terra. - Es 19,9: scopo della rivelazione di Dio è pure credere a Mosè; + Gv 2,11: con la rivelazione della gloria di Gesù, i discepoli cominciano a credere in lui . - Es 19,3.7.25: Mosè media tra Dio e il popolo. + Gv 2,1.3.5: La madre-Israele, Maria , media il dono della Nuova Alleanza : « Stava lì anche la madre di Gesù... la madre di Gesù gli dice... disse la madre ai servi/diaconi» . T ORÀH DI PIETRA E L EGGE DEL P ARÀCLITO Da questo confronto di testi, il parallelo che l’autore fa tra Gesù e Mosè è molto evidente e riguarda due pro- spettive che non sono in opposizione perché l’alleanza antica non è stata ripudiata. L’alleanza di Mosè è rimasta incompiuta; senza compimento, «giace per terra» come le giare e Gesù, il nuovo profeta del regno, è stato mandato «perché si adempisse» la scrittura o la parola dei profeti (Gv 12,38; 17,12; 19,28.36; cf anche Mt 1,22; 2,15.23; 4,14; 12,17; 13,35; 21,4): egli manifesta i «segni» di una nuova èra. Come si vede il parallelo non è solo esteriore, ma sui comportamenti e anche sul vocabolario, come se da parte dell’autore del vangelo vi fosse una ricerca pun- tuale per usare il linguaggio della bibbia greca che uti- lizzavano i primi cristiani, la Lxx. Il successore di Mosè è anche più grande e prima di lui: «La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17-18); egli, in- fatti, che è il Lògos , porta non più la Legge scritta sulla pietra, ma la sua presenza stessa come garanzia del «prin- cipio dei segni» dei tempi nuovi. La sua umanità è la ta- vola di carne dove ora è scritta la Toràh dello Spirito, il Paràclito che insegnerà tutto quello che Gesù ha inse- gnato (Gv 14,26). Anticipando i tempi, rileviamo che quando giungerà la «sua ora», dal monte Calvario non scenderà più un profe- ta con due tavole di pietra, ma dal monte della Croce, do- ve brilla di gloria il fallimento di Dio, scenderà il dono Le tavole della legge (porta del Battistero di Firenze).

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