Missioni Consolata - Settembre 2009

20 MC SETTEMBRE 2009 N ellapuntataprecedenteabbiamopresentatoil testouf- ficiale del racconto delle nozze di Cana insieme a una nostra traduzione letterale e abbiamo iniziato a riflet- tere sul tema del «3° giorno», rimasto in sospeso per ragioni di spazio. Riprendiamo il tema perché è una delle chiavi per ca- pire il racconto. I L « TERZO GIORNO » Il terzo giorno è un tema che attraversa tutta la Scrit- tura 1 . Citiamo solo tre esempi: nel «terzo giorno» Abramo sacrificò Isacco (Gen 22,4), Giona fu salvato dal pesce (Gn 2,1-2) e la regina Ester si presentò ad Assuero per salvare il suo popolo (Est 4,16; 5,1). Nel 538/9 a.C., con il ritorno dall’esilio concesso da Ci- ro il Grande, il sacerdote Esdra e il laico Neemia inaugu- rano il tempio ricostruito «nel terzo giorno» (Esd 6,16): probabilmente a questo testo si riferisce Gesù, quando scaccia i profanatori del tempio e dichiara: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere», parlando del tempio del suo corpo (Gv 2,19-21). Per i profeti del sec. VIII a.C. «il terzo giorno» è giorno di risurrezione (Os 6,2), ma anche di condanna (Am 4,4) perché gli atei, che usano la religione per i loro interessi, trasformano il giorno del Signore in giorno di mercato, credendo di potere comprare Dio con offerte e sacrifici (cf Is 1,15.17). Nel NT «terzo giorno» è espressione tecnica per indica- re la risurrezione di Gesù (Mt 16,21; 17,23; 20,19; 27,19; Lc 9,22; 13,32; 18,33; 24,7,21,46; At 10,40; 1Cor 15,4). Se- condo Rashì, acronimo di Rabbi Shlomo Yitzhaqi (1040- 1105), uno dei più famosi commentatori ebrei medievali della Bibbia, il «terzo giorno» coincideva con il primo gior- no di Pesàh -Pasqua (cf R AV S HLOMO B EKHO r, Meghillà di E- stèr , Milano 1996, 31, commento a 5,1, nota 1). Tale dato conferma anche la tradizione cristiana, che colloca la ri- surrezione nel «primo giorno della settimana» che è natu- ralmente la settimana della pasqua ebraica (cf Gv 21,1.19). Questi riferimenti sono sufficienti per metterci sull’av- viso che quando Gv usa l’espressione «il terzo giorno» per collocare lo sposalizio di Cana, è evidente che non si trat- ta di un dato «storico-cronologico», ma s’inserisce in una dinamica teologica e in una prospettiva biblica che dà la tonalità a tutto il brano: «il terzo giorno» è il giorno degli interventi di Dio, giorno di rivelazione. C ANA : UN « MIDRÀSH » CRISTIANO DELL ’ ESODO Affermiamo con convinzione che il racconto di Cana è un «midràsh» cristiano del racconto dell’alleanza che ini- zia in Egitto e si conclude ai piedi del Sinai (Es 19). L’au- tore del IV vangelo si trova davanti al ciclo della libera- zione dalla schiavitù, che va dai nove «segni», più la deci- ma «piaga», inflitti al faraone, fino alla fuga di Israele dal- l’Egitto e al dono della Toràh. Di tutto questo ciclo l’e- vangelista assume due fatti e ad essi si riferisce con il rac- conto di Cana che diventa così un commento cristiano della storia dell’alleanza. I due fatti sono: il 1° «se- gno/piaga» che tramuta l’acqua del Nilo in sangue (Es 7,14-25); è evidente l’analogia con l’acqua mutata in vi- no . Il secondo fatto è la manifestazione di Dio sul Sinai che avviene «al terzo giorno» (Es 19,11), quando, dopo la purificazione d’Israele, avviene la consegna delle tavole di pietra (Es 19,1-25). Per confermare questa lettura ci vengono in aiuto ancora due elementi letterari. Il primo riguarda il termine «segno» che Giovanni usa per definire quanto accade alle nozze di Cana: «Questo fu il principio dei segni compiuti da Gesù» (Gv 2,11); Gio- vanni infatti, non parla mai di miracolo , ma di « segno - s ē mêion », usando il vocabolario della bibbia greca della Lxx che nel libro dell’esodo (cf Es 7,9; 11,1) descrive i pri- mi nove interventi di Dio contro il faraone come «segni» (ebr.: mophèt ; gr.: s ē mêion). Purtroppo le traduzioni superficiali volgarmente tradu- cono con «piaghe» (ebr.: nega’ ; gr.: pl ē ghê ), termine che invece la Lxx usa soltanto per il decimo colpo, cioè la mor- te dei primogeniti. Il secondo motivo è interno al vange- lo stesso: bisogna leggere il testo come è stato pensato dall’autore, che lo costruisce secondo un suo disegno, per dirci qual è l’elemento più importante di tutto il brano. D IETRO UNO SCHEMA , UN PROGETTO Il racconto delle nozze di Cana ha un andamento cir- colare, tecnicamente detto «a chiasmo» o «circolare» o a incrocio, perché il primo elemento corrisponde all’ulti- mo, il secondo al penultimo e via via fino al punto cen- trale di tutta la narrazione. Ecco lo schema. A 2, 1 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e vi era là la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze sia Gesù che i suoi discepoli. B 3 Essendo venuto a mancare il vino , la madre di Gesù dice a lui : «Non hanno vino ». C 4 E Gesù le dice : « Che cosa a te e a me, donna ? Non è an- cora giunta la mia ora». 5 Sua madre dice ai servito- ri/diaconi : «Fate quello che vi dirà». D 6 Vi erano poi là, collocate ( per terra ), sei giare di pie- tra, per la purificazione dei giudei, contenenti cia- scuna due o tre barili (=da 80 a 120 litri ciascuna). C’ 7 E Gesù dice loro : «Riempite d’acqua le giare»; e le DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (42) (LC 24,46) a cura di Paolo Farinella biblista Così sta scritto I L RACCONTO DELLE NOZZE DI C ANA (7) OTTO PERSONAGGI IN CERCA DI SIMBOLI

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