Missioni Consolata - Gennaio 2006

• ■ MISSIONI L'esperienza della cooperativa «Agape» (2) LE PIETRE SCARTATE Una società malata di competitività sforna sempre più persone con disagi affettivi e di comportamento. Troppe sono le «pietre scartate» verso le quali deve andare la solidarietà del credente. Occorre agire affinché, in terra, il «paradiso» non sia accessibile sempre e soltanto ai soliti fortunati. DI ORAZIO ANSELMI L a pietra scartata dai co- ( ( struttori è divenuta testata d'angolo, ecco l'opera del Signore» (Salmo l 18, 22-23). Le parole del salmista, che si ritrovano anche nel vangelo di Marco (12, 11-12) sono fondamentali per chi, come i missionari in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione, desiderano proclamare il «Regno di Dio», non solo a parole ma soprattutto con i fatti, incominciando dagli ultimi. Le pietre scartate non sono «privilegio» del Sud del mondo; chi osserva con occhio attento evigile può facilmente constatare che la loro presenza è ovunque nella nostra quotidianità. Papa Giovanni XXIII ci ha spiegato nella «Pacem in terris» che i segni del tempi non sono segni posti da Dio nel cielo, ma cose compiute dagl i uomini sulla terra. In questa enciclica il Santo padrè elencava tanti aspetti positivi del momento storico che si viveva; ma c'è anche il retro della medaglia, ci sono gli eventi negativi compiuti dagli uomini, da noi tutti, che seminano abbandono, disprezzo, segregazione. Sono segni presenti nella nostra società che continuamente · provoca «pietre scartate» verso le quali siamo chiamati ad annunciare, con interventi di accoglienza, la Buona notizia del vangelo. Le case di fraternità «Agape, Madre dell'accoglienza» sono luoghi in cui si concentrano le più diversificate storie di disagio e dissocialità: situazioni precarie, che producono marginalìtà e disturbi di comportamento e di personalità. Sono povertà estreme dove l'affetto e l'accoglienza sono state bandite. Sono storie frutto di una società sempre più egoista ed edonista dove vale solo il bello, il vincente, il tornaconto economico. In quest~ piramide, in negativo, sono tanti gli esclusi che popolano il nostro quotidiano, il cristianesimo si è r idotto ad una etichetta invece di un coinvolgimento con il cuore e un impegno di vita. Davanti a questa urgenza dilagante c'è bi sogno di persone che sappiano «curvarsi» davanti al fratello ferito e abbandonato ai cigli delle strade. !..'.evangelista Luca attraverso la parabola del «Buon samaritano» ci presenta l'essenzial ità del vangelo con le parole final i dèlla parabola: «Va' e anche tu fa lo stesso» (Le 10,37). Don Milani, il priore della Barbiana, davanti al suoi ragazzi «montal)ari», segregati ed esclusi dalla scuola ufficiale e senza possibil ità di inse'rimento nella vita sociale, aveva coniato il motto «I care» (mi interessa!). Gli interessava la vita di quei singoli ragazzi che v ivevano nell'abbandono e nell'esclusione, ne fece la sua forza profetica con una adesione e un compromesso personale e rispondendo ad una sfida del suo tempo. S. Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati e «perla del clero italiano», definisce le pietre scartate, (i condannati a morte) <<i miei santi impiccati». Il suo eroico ministero e la sua vicinanza fisica aquesti assassini incalliti, a questi derelitti della società, donò a ciascuno di loro, l'esperienza della solidarietà iniettando nei loro cuori la speranzaevangelica che Gesù ci ha donato dalla croce: «Oggi sarai con me in paradiso». La gratuità della salvezza è di tutti. Il Cafasso ha sempre insistito, nella formazione del clero del suo tempo, affinché ogni azione di preghiera, di studio, di impegno del vissuto nella semplicità dell'ordinario senza cercare lo straordinario, formassero la vita e coniassero lo spirito dei futuri pastori in profondità! Bisogna avere ------------------------------------------------------~---------------· MC GENNAIO 2006 ■ 41

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