Missioni Consolata - Gennaio 2006

DOSSIER - lavori socialmente utili di manutenzione del territorio in collaborazione con enti pubblici locali territoriali; . - attività ludiche, gite, viaggi e vacanze educative; · formazione professionale al lavoro anche attraverso la scuola o appositi enti accreditati; - momenti liturgici, incontro spirituale e preghiera - catechesi, formazione e revisione di vita personale. Questo permette di avere conti· nui feedback e fa sì che l'organizzazione sia sempre in continua evoluzione per riuscire a trovare sempre il giusto progetto per ogni singolo individuo, adeguato allo specifico tempo del cammino. la cooperativa dopo una prima fase di attivazione riabilitativa introduce i singoli soggetti in attività produttiva esterna presso aziende agricole o di ricezione turistica o di ristorazione della zona con contratti e relazioni personali tra l'ospite ed il datore di lavoro esterno o tramite lavori socialmente utili realizzati dalle cooperative presso enti pubblici della zona, come comuni o le comunità collinari (come raccolta differenziata della carta, manutenzione aree verdi o manufatti pubblici). In questa fase, l'ospite che lo desidera può acquisire la qualifica di socio o socio lavoratore della cooperativa. -- ----------------- UN «MONTE ATHOS DELLE DIVERSITA» La cooperativa si awia ad accogliere attualmente nelle sue 8 case di fraternità circa una cinquantina di ospiti, occupando stabilmente con contratti di lavoro o contratti a progetto più di 20 operatori professionali nelle diverse qualifiche, affiancati da consulenti e volontari. Rispetto agi i assetti di v ita nelle case di fraternità, dopo aver sperimentato l'organizzazione a coabitazione completa (tipo «casa famiglia>>), si è valutato che le autonomie personali e l'armonia complessiva dell'assetto sia garantita meglio da una contiguità discreta di operatori, che abitano con le loro famiglie in un'area circumlimitrofa alle case d'accoglienza ed a una rotazione in turno con ampi momenti di condivisione della quotidianità, ma anche della festa e della relazione umana, su progetti esistenziali condivisi. -Non è indifferente il fatto che molti operatori siano legati tra loro da relazioni familiari, che esaltano sostanzialmente e simbolicamente questa specifica dimensione di comunità di famiglie accoglienti in cammino, con gli amici di una più ampia famiglia allargata. Questo modello originale di case di fraternità in rete (di città e di campagna), è reso possibile dalle normative legislative e amministrative vigenti. Vi si valorizzano infatti, la individualizzazione e personalizzazione dei percorsi rispetto alle grandi aggregazioni troppo istituzionalizzanti e marginalizzanti. Il baricentro geografico del l'esperienza è inserito provvidenzialmente in un'area di grande bellezza e di forte impatto paesaggistico e simbolico, come l'Alto astigiano, contrassegnato da luoghi di forte dimensione spirituale ed estetica. Intriso di romanico, di percorsi di pellegrinaggio e di boschi incontaminati, ma soprattutto segnato dalle tracce dei grandi santi sociali e mistici piemontesi (il Cafasso, Don Bosco, l'Allamano, Domenico Savio, il cardinal Massaia). Aspiriamo a vedere in questa sorta di «monastero del cuore», policentrico, diffuso e dislocato, fatto d'incontri e di recupero di autonomia e libertà, un piccolo «Monte Athos delle diversità», che si fanno ricchezza e delle pietre scartate che ricostruendosi, costruiscono e realizzano la casa e il regno dell'uomo e del Dio vivente che abita con lui. Comunità pellegrina nel deserto e sulla strada che pone qui la sua tenda perché: «Signore, come stiamo bene qui ...». ■ L9ALTRO E IL MISTERO DELL9INCONTRO Lf incontro con l'altro, la sua misteriosa e meravigliosa incomprensibilità, accompagnata dalla sfida di conoscerlo e di accoglierlo, rappresentano il più stupefacente accostamento al profondo segreto della condizione umana. In questa ricerca di senso e questa pratica necessa· ria, dell'assumerci la responsabilità degli sguardi e dei volti che incontriamo sul nostro cammino, si dis· solvono le distinzioni tra credenti e non credenti, tra laici e religiosi, tra mistici e razionali. Non vi è infatti uomo che non sia così poco credente, da non dover accogliere la sfida del mistero, della vita e della morte: e così poco amorevole da non dover sospendere, talvolta, il giudizio sugli altri e su di sè. Così come il bisogno e la necessità di accogliere l'altro. suscita un amore libero e gratuito, frutto di una scelta, ma necessario ed ineludibile. Infatti se l'acco· glienza è puro, calcolo, tecnica, ragione o compro· messo, debilita, sfibra ed annichilisce. Ben sperimentano questa contraddizione (che oggi è di moda chiamare «burnout») coloro che fanno profes· sione di cura, di servizio sociale o di solidarietà in am· biente comunitario, istituzionale o sul territorio. Così come coloro che soffrono o hanno sofferto di relazioni umane interpersonali distorte o distruttive. In questo cammino di ricerca di senso, che può rendere ogni pratica di relazione e di cura amorevole per chi la esercita e per chi la riceve, per sfuggire ad un cinismo autodistruttivo o ad una dissipazione caotica, la cooperativa «Agape, Madre dell'accoglienza» si propone come luogo di formazione e ricerca in cui i lin· guaggi della psicologia, della clinica, della filosofia e della scienza, si intreccino e si fecondino con la ri· cerca dell'antropologia cristiana, la teologia dell'a· more trinitario e la buona notizia evangelica, gravida di speranza e di progetto divino-umano. La filosofia di Agape è volta a scoprire l'essere nell'ineluttabile provocazione della relazione personale, e sociale non solo nei suoi no n scontati aspetti emozio· nali e pragmatici, etici e morali, ma anche trascen· denti e mistici. L'incontro del sé e l'infinito, dall'esperienza alla rivelazione e ritorno, anche di fronte allo straniero, al folle, all'ostile, all'incomprensibile, al più piccolo, alla pietra scartata, che può divenire testata d'an· golo. ~~--------------------~----------------------------~------------------ 40 ■ MC GENNAIO 2006

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