Missioni Consolata - Gennaio 2006

, DOSSIER ---- ---------------------------- - . - - - - - - - -- - - - - - IL MANICOMIO Note. e il sistema che gli stava alle spalle, ma alla fine Coda è stato condannato. È DENTRO DI NOI Siamo partiti dal nostro ambulatorio psichiatrico, lì al primo piano. Siamo passati ai danni prodotti dal neoliberismo su ogni aspetto della vita e dunque anche sulla salute, troppo spesso mercificata. Abbiamo parlato della trasformazione della psichiatria e sulla sua eccessiva medicalizzazione, a scapito del contesto, che invece è essenziale. (l) La prima esperienza è stata tentata aCo• chabamba, città boliviana di un milione di abitanti In cui unamultinazionale ebbe la ge• stione della rete idrico-fognaria e, senza tentennamenti, aumentò il prezzo delle bollette a20 dollari al mese, quando i l reddito medio è di 60 dollari. E con la chicca di una legge ad hoc che vietava la raccolta di acqua piovana per non danneggiare i profitti della multinazionale statunitense... (S) Per non parlare dei modelli alimentari alla McDonald's, per i quali consiglio la visione del film «Supersize me», che racconta di un giornalista che per un mese mangia solo da McDonald's, ingrassando adismisura e ritrovandosi con esami del sangue da paura, veramente a rischio di vita. (6) Luigi Bobbio. «Giuro di esercitare la medicina in libertàe indlpenden;z.a. Medici e industria», Einaudi 2004. In una vita da cui è bandito il dolore, esorcizzata la morte, esaltata la filosofia del vincente, il manicomio è dentro di noi, nel nostro dividere il mondo in buoni e cattivi (11 ), in giusto e sbagliato, senza appelli, né legittimi dubbi. ■ (2) Consigliamo lavisione di «Family life», un film del regista Ken Loach, che, nonostante gli anni, mantiene un suo profondo significato. (7) Informatore anonimo, «La Mala Ricetta. Dieci geniali mosse del marketing farmaceutico», Fratelli Frilli Editori, Genova 2000. (8) Per Raffaello Cortina Editore, 1998. (3) Si veda il film «Matti da slegare» di Marco Bellocchio. (9) Ein Italia... Qualche tempo fa, sono usci• ti gl i indici dei consumi nel nostro paese e saltava agli occhi che negli ultimi 2 o 3anni è raddoppiata la vendita di Ferrari e quadruplicata quella delle imbarcazioni oltre i 14 metri... Dati che fanno pensare, se parago· nati ai «nuovi poveri» che si stimano sull'or• (4) Si veda il libro«Portami su quello che canta», storie di ordinario sadismo in manicomio edel coraggio di Pino eVittorio che hanno testimoniato l'accaduto, due semplici infermieri psichiatrici contro il professor Coda Al Centro diurno: la testimonianza di una volontaria di «Volpi» «Salve buonasera grazie e arrivederci» DCentro diurno è un posto particolare dove la terapia principale consiste nello stare insieme per parlare, ascoltare, fare le piccole cose della quotidianità. Perché il pregiudizio e l'esclusione sociale siano meno pesanti. L a follia di Cosimo Piovasco di Rondò, il protagonista del «Barone Rampante» di Italo Calvino, trovava spazio in un'infinita distesa di alberi, tra parenti facoltosi e impalpabili storie d'amore con bionde chiome attraenti dai nomi di fiori dolci e sottili. Niente di simile per il «matto» dei giorni nostri. No, il Centro diurno è una sede decisamente più terrena, così descrivibile: una piccola Asi un po' speciale con dei pazienti molto, molto colorati e le pareti in festa. È strano entrare in questo ambiente apparentemente incolto, disomogeneo e confusionario. È un flusso continuo di stimoli, appena si varca la soglia che vuole dividere i matti dai normodotati. Il Centro diurno è un vulcano carico di personalità, malattie e realtà diverse, ognuna con la stessa dignità e volontà di essere. Subito si viene investiti da mille domande, travolgimenti emotivi e fisici, abbracci, strette di mano, saluti ptù o meno calorosi, sguardi fugaci che scrutano il vestito del nuovo arrivato le scarpe la borsa, nel tentativo di riconoscere qualcosa di familiare e partecipare ali' accoglienza del nuovo venuto. Anna, vecchia e giovane ballerina del Bal6n (mercato popolare che raccoglie il più vasto panorama di differenze in Torino), ti invita caldamente a ballare con lei, accompagnando la musica con ancheggiamenti e singolari passi di danza... Paolo ti parla di quando era medico, che poi è diven- , tato alcolista, ma ora ne è uscito e vorrebbe un lavoro, sinonimo di dignità e normalità; mentremi parla sento forte il suo alito di birra, e non capisco se parli di ex alcolismo per convincere me o se stesso. Poi c'è Irma, non parla tanto, quanto basta per lamentarsi di 248 euro di sussidio che non possono essere sufficienti per chi ha la pretesa di fare due pasti al giorno. Come loro mille altri, desiderosi di raccontarsi e dividere un pò la noia degli stessi problemi di sempre... I 1 Centro diurno è uno spazio piccolo, adatto ad un ambiente familiare, dove poco più di 40 persone al giorno fanno pranzo e cena, mentre altre 20 si alternano nelle attività che scandiscono le giornate di molti di loro. Nell'aria si respira calore, l'ambiente, spoglio e un po' trasandato, trova vita negli occhi di medici e operatori, che più che un mestiere paiono aver scelto una vocazione... Qui ognuno si racconta attraverso un vestito, una mania, un movimento fisico ricorrente, un tic ossessivo... E il Centro si riempie di rumori e silenzi che si alternano secondo una disordinata sequenza. E tutti trovano qui il proprio spazio, più o meno confortevole, nelle attività terapeutiche, nei gruppi lavoro, nello sport, nel gruppo lettura, nello «spazio Donna»... Sì, perché qui come altrove le donne sono uguali e diverse da tutte e parlano di amore, di sensazioni fisiche, di sesso e dei problemi di tutte le donne, forse non di cellulite e make-up, ma qui tutti i mesi bisogna confrontarsi con le difficoltà economiche, con i pregiudizi e con gli psicofarmaci, e il tempo per le follie moderne manca. Sui volti di molti di loro il tempo si è fermato e alle volte la sensazioneè che abbia vinto la loro natura puerile, come confrontarsi con eterni bambini, pensieri confusi (apparentemente incomprensibili) e capricci, e nell'essersi fermato è il tempo stesso che gli infligge l'eterna condanna ad essere diversi, incompleti, incompresi, ignorati. Tutto parla di loro nel Centro, i disegni del]'arte terapia, qualche trofeo sportivo, i colori, i rumori e la musica, variegata come loro; arrivare in questo spazio pieno di diversità induce a ritrovarsi e a cercare di esprimersi. Ogni gesto qui si carica di culto, apparecchiare la tavola diventa una tappa del percorso di crescita e di cura, in esso ri- ------------------~----------------------~----------------------~~-~- 34 ■ MC GENNAIO 2006

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