Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

LIBEKI TUTTI Magistero della chiesa e schiavitù SUSSURRI EGRIDA Si parte dall'accettazione scontata di una società, costituita da schiavi e padroni. Ma, illuminata dai valori del vangelo, anche la chiesa, dopo una serie alterna di voci forti o deboli, arriverà a proclamare la decisa condanna di questo magnum scelus (crimine enorme). DI GIACOMO MAzzOTII O ttobre 2003: i vescovi del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali d 'Africa e Madagascar), riuniti a Dakar (Senegal) per la 13u Assemblea plenaria, affrontano La questione della tratta dei neri e la loro schiavitù. Durante un pellegrinaggio a Gorée, nella tristemente famosa <<Casa élegli schiavi», i vescovi chiedono perdono per le responsabilità della chiesa in guesto crinùne, inviondo un Messaggio dai toni forti e sofferti. Eccone qualche passaggio più significativo... «Abbiamo preso coscienza del trattamento subìto dall'uomo nero nelsuo incontro mancato con zl mondo europeo cristrano e ilmondoarabo musulmano. Da questo orribile pasticciO umano, noiabbiamo avuto la respon.rabilità del venditore, del compratore e della vittima. Abbiamo riconosciuto ilpeccato di prolungato silenzio della chiesa cattolica in lungh1 penodz; tra il xv e xrx secolo. CII e/letti devastanti di queste colpe sono incalcolabili... Siamo più che mai risoluti a !asciarci conformare all'immagine dell'uomo nuovo, con/idt.mdo nelle nostre possibilità, nsolut1 acombattere contro ogni attentato alla dignità dell'uomo, soprattutto del Nero, ancora oggi viflf· ma d1 ognisortedi commerao, in particolaredei bambim e delle donne... Perché fa svolta vissuta a Gorée sia effettiva, d impegniamo adare una contùtuità pastoralea questa <<puri/icovone della memoria»... Porteremo il nostro sguardo sulla tratta atlantica e transahariana, sulle sue radici e le conseguenze ,mtropologicheche hanno reso fragili le nostre società. Inviteremo 1 nostn' ricercatori a impegnarsi in un serio studio, con la preoccupazzone di riconciliare l' umamià nera con sestessa cdi impegnarla in nuoviprogressi... MC l ottobre-nov.mbre 2005 pagina 94 L a chiesa, fin dai suoi inizi , ha avuto una vasta esperienza della schiavitù; è nata e cresciuta, infat - ti, in un mondo dove possedere e commerciare schia\~ era considerato una cosa normale. Del resto, anche nella bibbia, rispecchiando il contesto storico in cui La schiavitù è universalmente praticata, accetta tale pratica e legifera su di essa. Persino Gesù non teme di proporre l'esempio dello schiavo che non si aspetta nulla dal padrone ed elogia i servi fedeli e responsabili; mentre Pietro e Paolo, nei loro scritti, fissando i doveri degli schiavi verso i padroni, riescono a far coesistere la sottomissione umana con la piena libertà dello spirito. Partendo dal principio paolina della piena uguaglianza e dignità eli tutti (schiavi compresi), la chiesa cercherà però di introdurre l'elemento della carità e del rispetto nel rapporto schiavo-padrone; ma, per 15 secoli, rimarrà silenziosa anche solo sulla possibilità di mettere in di - scussione un'istituzione così antica e radicata. Anche i prinù scrittori cristiani mantengono la posizione di san Paolo, ampliandone la riflessione teologica e arrivando ad asserire, come ad esempio sant'Agostino, che la schiavitù è un «atto digiustiz.ia di Dio», ossia la giusta punizione dei peccati dell 'uomo. Nel650, papa Martino 1 condanna coloro che osano parlare di libertà agli schiavi o li incoraggiano alla fuga. La legittimità della schiavitù viene incorporata nel Codice di diritto canonico, promulgato da Gregorio IX, nel 1226. I giuristi del tempo stabiliscono almeno quattro cause ritenute «giuste» (!) per possedere schiavi: la cattura in guerra (ptigionied di guerra non cristiani potevano essere trattenuti come schiavi); la comlanna per gravi delitti (i criminali potevano legittimamente essere ridotti in servitù); la vendita di se stessi da pane degli adulti, o dei minorenni da parte dei genitori; la nasa/a da genitori schiavi (i ftgli nati da una schiava erano automaticamente schiavi a vita). V erso il tramonto del medioevo, però, si verifica uno strano fenomeno storico. Mentre nel vecchio continente la schiavitù si estingue, nel Nuovo Mondo ne compare una «moderna>>: prima quella degli indios, poi quella dei negri, trasportati a milioni dall'Africa verso le Americhe. Ed è contro questa nuova forma eli oppressione che si leva la voce dei papi, i quali, nonostante alcune eccezioni, tentano di opporsi con la (debole) forza della loro autorità. Apre la lista Eugenio rv che, nella bolla Creator omnium, ìndirizzata ai vescovi delle Canarie, ill7 dicembre

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