Missioni Consolata - Gennaio 2005

La predica, sovente, scrive sempre don Pranzato, come è stato da più parti denunciato, rappresenta «un vero tonnento dei fedeli. Personalmente resto convinto che il grosso e più temibile nemico della verità non sia tanto l 'errore, quanto la noia» (prefazione in Don Camillo. Il Vangelo dei semplici, 2001, p.11). AJ punto, e la cosa pare sia sufficientemente documentata, che Giovanni XXll1 avrebbe voluto affidare la stesura di un catechismo a uno «scrittore popolare», accettando la proposta che fosse Giovannino Guaresch.i, magari affiancato da un bravo teologo. Comunque le presentazioni dottrinali e persino le letture evangeliche sono in genere «esasperatamente intellcttualistiche, fredde, aride, in un linguaggio impervio, precluso alla gente comune». Questo lo dice il card. Giacomo Biffi. l ' ERESIA DEGU EUNOMIANI Non c 'è forse sotto sotto un d - gurgito di un errore antico, già condannato nei primi secoli (eunomiani), che consisteva nell' affermare che Dio lo si può conoscere con la ragione e definire perfettamente. Dio invece è ine ffabile. Per cui ogni discorso su Dio non è mai adeguato alla realtà descritta; si tratta sempre di un discorso analogico: Dio è chiamato luce perché ha verso le intelligenze un ruolo analogo, cioè simile, a quello della luce per gli occhi; è chiamato spirito perché conserva la vera vita, come l'alito conserva la vita del corpo. Coslla pensava Grigene, nato nell85. San Tommaso a sua volta scrive: «Poiché di Dio noi possediamo una conoscenza imperfetta, ci è possibile nominarlo solo imperfettamente, quasi balbettando... Imperfecte nominamus, quasibalbutiendo» (l Sent. 22,1,1,1 sol.). Mentre per secoli su Dio si è pensato di poter dire tutto e con estrema sicurezza, con definizioni su definizioni, i fedeli di oggi forse non A sinistra, alcuni primati delle chiese ortodosse a convegno. A destra, il patriarca Pavale della chiesa ortodosso serbo e il cardinale Franjo Kuharic vescovo di lagabria. Il peggiore nemico dello verità non è tonto l'errore quanto lo noia. Per far sì che i contenuti dottrinali arrivino ol cuore, è necessario tornare ol metodo evangelico del «raccontare» lo storia dello salvezza. Un metodo raccomandato sia nel dialogo ecumenico, che nello predicozione e catechesi. sopportano più un atteggiamento del genere. Nell'Apocalisse (14,6) si legge: «Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra». Un vangefo eterno: cosa potrebbe essere? Senza lettere, senza figure, senza immagini, cioè pura buona notizia? «SONO CRISTIANO SECONDO Il VANGELO, NON SECONDO I PARROCI» Affetmazioni del genere esprimono la crisi in cui si trova il cristianesimo e il cattolicesimo ai giorni nostri. È come piangeresullatteversato. Anche se le motivazioni di tali affermazioni non sono del tutto disinteressate o appaiono dettate, a volte, per motivi di comodo. Ignazio Silone. e con lui moltissimi altri, si definiva «un cristiano senza chiesa». Anche la moglie, EUsabeth Darina, irlandese e cattolica, morta nel luglio 2003, scriveva di sé: «lo, povera cristiana. Resto una credente, ma al di fuori di ogni chiesa. I motivi? Troppa rigidità e anche grettezza nel cattolicesimo irlandese. Dopo la guerra, a Roma, mi trovai seduta a pranzo accanto a Jacques Maritain, allora ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, e colsi l'occasione per chiedergli cosa pensasse del cattolicesimo irlandese. "Le cathoLicisme ir/.andais?- rispose senza esitare - C'est dujansénz'sme obscurantiste". Pronunciata da Maritain , mi.confermava rutto». Oggi forse il cattolicesin1o, specie in Europa, non pecca per oscurantismo, ma per complessità, oscurità, per r.roppe parole, per troppo raziocinio. Ernesto Balducci in L'uomo planetario (1985) riporta una canzone dello Zairc, dove si canta: <<CriMC l g41nnaio 2005 pagina 19

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