Missioni Consolata - Gennaio 2005

stiani, come siete infelici! La mattina alla messa, la sera daUo stregone, l'amuleto in tasca, lo scapolare al collo». Anche il filosofo Norberto Bobbio, deceduto il 9 gennaio dello scorso anno, nel suo testamento spirituale scriveva: «Credo di non essermi mai allontanato dalla religione dei padri , ma dalla chiesa sl! Me ne sono allontanato ormai da troppo tempo per tornare di soppiatto all'ultima ora. Non mi considero né ateo né agnostico, come uomo di ragione e non di fede. So di essere immerso nel mistero che la ragione non riesce a penetrare sino in fondo, e che le religioni interpretano in vario modo». Nel 2001 uscì, tradotto dal - J'ingJese, un piccolo best seller di una donna statunitense, Joan Brady, dal titolo: Dio su una Harley. La trama fa sorddere. Si tratta di un'infermiera sulla quarantina, in crisi anche religiosa, quando una sera scorge sulla spiaggia, baciato da un raggio di luna, un uomo a cavalcioni di una potente moto, una Harley Davidson. Incominciano a chiacchierare, ma quando lei gli chiede il suo molte «mediazioni>> e molti s imboli. Tutti validi o alcuni inflazionati? Oppure è da molto tempo che abbiamo dimenticato qualcosa di molto importante? Piccoli segnali ci _giungono da molte parti, per dirci che c'è bisogno di qualcos'altro, anche senza ridurre i dieci comandamenti a sei. Quando, nel1530, Hans Holbein il Giovane (1497-1543) dipinse Le storie detta Passione (ora nel Museo di Basilea) e soprattutto lo straziante Cristo morto, in una ricerca esasperata della morte di Gesù, che appare in un abbandono assoluto, con nessuno che l'assiste e il colore livido di un corpo quasi in disfacimento, Dostoevskij mette in bocca al nome, lui risponde: «Dio». Lo mitico Harley Davidson. Dapprima la donna crede che sia scappato da un mankomio, principe Myskirn (nell'Tdtota) menpoi, a poco a poco deve arrendersi. tre osserva una copia di questo quaD misterioso motociclista conosce dro, questa inquietante domanda: tutto della sua vita, comprese le sue <<Ma Io sapete che osservando a !undifficoltà religiose: «Una religione go questo quadro si può perdere la che non funziona. Una religione do- fede?». ve tutto è scritto in maiuscolo... e poi Così quando nell925 uscì l'enddieci comandamenti, non sono for- elica di Pio XI suCristo Re, Teilhard se troppi?». de Chardin ebbe un moto di ribelE questoDio «in moto» le insegna lione e scrisse: «Lo voglio gridare: il come ridurre quei dieci comanda- vostro Cristo è troppo piccolo! Lamenti a sci. Ma anche cosl sono im- sciaternelo fare più grande; grande pegnativi, ma hanno il vantaggio di come il mondo!». essere su sua misura. Sono molti coloro che hanno bisogno di coman- «FIN DALLA MIA INFANZIA, damemi personali. Per concludere, MIO PADRE MI RACCONTAVA» le dice il Dio della moro, <<Vorrei che tu la smettessi di pensare a me come Dio... È un termine così antiquato! La tua concezione di Dio è piuttosto imprecisa ed è mia intenzione modillcare questa immagine... Voglio essere importante per te, Christine, e non un tizio grande e grosso che dall 'alto dei cieli prende nota dei tuoi errori>>. Abbiamo un cristianesimo con MC l gen"alo 2005 (Ester 4, 17) Un noto biblista, il gesuita JeanNoel Aletti, già da qualche anno, si sta chiedendo quale fosse la teologia delle prime comunità cristiane. È delparere che il messaggio cristiano non poteva essere espresso in concetti, ma come racconto. Scrisse infatti I: arte di raccontare di Gesù Cristo. La scrittura narrativa del Vangelo di Luca, Brescia 1991 e anche IL racconto come teologia, Roma 1996. Per cui i nostri contemporanei, a tutti i livelli, ne dovrebbero tener conto, perché troppo spesso dimenticano la natura propriamente narrativa, non solo del vangelo di Luca, ma di tutta la scrittura. Di fatto se dai vangeli, specie da quello di Luca, si eliminassero i racconti, in mano ci resterebbe ben poco. Anche se non è sufficiente fermarsi al racconto o alla composizione scenica, perché il racconto e ogni racconto occorre renderlo stimolante, esemplare, compararlo con l'insieme, per rendere evidente il suo insegnamento. Gesù, ad esempio, parla del regno dei cieli solo in parabole; non dice «il regno dei cieli è... », ma «il regno dei cieli è come... ». D'altra parte il Concilio ba dato corpo a rutta la rivelazione cristiana come «storia della salvezza>>, e la storia è composta in massima parte di fatti e di eventi signific::1tivi. TI noto teologo E. Schlllebeeckx nella prima pagina del suo volume dal titolo Gesù, storia di un vivente, del1973 , scrive: «Ho cercato di colmare l'abisso tra la teologia accademica e i bisogni concreti dei fedeli». E alla ftne del volume (p. 714) commenta: «Negli Atti (4,10-12) si racconta che Pietro guarllo storpio del villaggio quando gli raccontò la "storia di Gesù' '». Per dimostrare l'efficacia della narrazione o della <<fede narrativa», riporta quanto scrisse M. Buber, in relazione al racconto dello storpio degli Atti: «Mio nonno era paralitico. Un giorno gli chiesero di raccontare una storia del suo maestro, il grande Baal Shem. Allora mio nonno raccontò come il santo Baal Shem avesse l'abitudine di saltare e danzare mentre pregava. Mio nonno, dimenticando di essere paralitico, si alzò e raccontò; la storia lo eccitò al punto da mostrare, saltando e ballando, come avesse agito il maestro. Da quel momento egli fu guarito. Questo è il modo di raccontare storie». E se noi cristiani di og- ~M~ gifossimotuttiunpo' pa · ~ ralitici?

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