Missioni Consolata - Aprile 2021

gricoltura di sussistenza e com- merciale e l’allevamento del be- stiame, ma si estende anche alla pesca, alla silvicoltura e all’ac- quacoltura. «Il peso relativo del- l’agricoltura», si legge ancora nel rapporto, «è aumentato in modo significativo dal 2012, quando il settore rappresentava il 59% di tutto il lavoro minorile: un cam- biamento che probabilmente ri- flette lo spostamento della distri- buzione regionale della popola- zione lavorativa minorile verso l’Africa, dove predomina il lavoro minorile agricolo». LAVORO IN FAMIGLIA E LAVORO DOMESTICO Più di due terzi di tutti i bambini coinvolti nel lavoro minorile sono collaboratori nell’attività della propria famiglia, mentre il lavoro retribuito e il lavoro in proprio rappresentano rispettivamente il 27% e il 4%. Questi numeri, continua il rap- porto, sottolineano un aspetto importante: non è necessario un datore di lavoro terzo perché i bambini siano coinvolti nel lavoro e ne subiscano le conseguenze. Quelli impiegati da datori terzi sono l’eccezione, la maggior parte dei bambini è impiegato nelle fattorie e nelle imprese di famiglia. Comprendere e affron- tare i motivi per cui le famiglie sono così dipendenti dal lavoro minorile è quindi fondamentale per eliminarlo, indipendente- mente dal fatto che il lavoro sia svolto come parte delle catene di fornitura locali, nazionali o glo- bali, o per la sola sussistenza fa- miliare. Un tema a sé è poi quello del la- voro domestico, cioè quello svolto «per e all’interno della pro- pria famiglia: prendersi cura di fratelli o membri della famiglia malati, infermi, disabili o anziani, pulire e fare piccole riparazioni, preparare e servire i pasti, lavare e stirare i vestiti», e attività simili. Queste attività sono una forma di produzione «non economica» che le Nazioni Unite non inclu- dono fra gli indicatori concordati a livello internazionale per misu- rare l’attività economica nazio- nale. Secondo le stime del 2016, tuttavia, almeno 800 milioni di bambini sono in qualche misura coinvolti nelle faccende domesti- che. Per 47 milioni di bambini l’impegno in casa occupa fra le 21 e le 42 ore settimanali, mentre per 7 milioni di loro supera le 43 ore. In entrambi i casi, è sulle bambine che ricade il maggior peso: due terzi dei bambini che partecipano al lavoro domestico sono femmine. LE CAUSE I motivi che costringono bambini e adolescenti a lavorare sono vari, si legge sul sito ufficiale della campagna delle Nazioni Unite @ : i bambini lavorano per- ché la loro sopravvivenza di- pende da questo, perché i loro genitori non hanno accesso a un lavoro dignitoso, perché i sistemi nazionali di istruzione e prote- zione sociale sono deboli e per- ché gli adulti approfittano della loro vulnerabilità. A volte sono credenze radicate a favorire il fe- nomeno, ad esempio l’idea che il lavoro aiuti a formare il carattere e sviluppare le proprie abilità, o la convinzione che sia giusto per loro seguire le orme dei genitori e quindi impararne il mestiere molto presto. Alcune situazioni, inoltre, spin- gono le famiglie povere a indebi- tarsi e a ripagare il debito con il lavoro dei propri figli. In alcuni casi il lavoro minorile si aggiunge al lavoro forzato: secondo un rap- porto Oil del 2017 sulla schiavitù moderna, su quasi 25 milioni di persone costrette al lavoro for- zato, circa 4,3 milioni erano bam- bini con meno di 18 anni. Fra questi, un milione di bambini era vittima di sfruttamento sessuale, tre milioni di altre forme di sfrut- tamento lavorativo e trecento- mila erano in lavori forzati imposti dalle autorità statali. Altre forme di lavoro forzato mi- norile coinvolgono i bambini i cui genitori sono in una condizione di schiavitù. «Un esempio co- mune», prosegue il rapporto, «è il lavoro minorile nel contesto del lavoro agricolo familiare. I geni- tori sono schiavi del debito con un proprietario terriero e i figli devono lavorare con loro». GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA La pandemia da nuovo coronavi- rus sta rischiando di annullare molti dei progressi fatti nell’ul- timo ventennio: «In tempi di crisi», ha detto lo scorso giugno Henrietta Fore, direttore esecu- tivo dell’Unicef, «il lavoro minorile diventa una strategia di adatta- mento per molte famiglie. Con l’aumento della povertà, la chiu- sura delle scuole e la diminu- zione della disponibilità dei ser- vizi sociali, sempre più bambini vengono spinti nel mondo del la- voro» @ . Secondo le proiezioni dell’Unicef riportate lo scorso settembre dal New York Times @ , 24 milioni di bambini abbandone- ranno la scuola a causa del Co- vid-19. Molti stanno già svolgendo lavori inadatti alla loro età e spesso pe- ricolosi: in Kenya, riporta il quoti- cooperando © Piergiorgio Pescali 70 aprile 2021 MC

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